Il Ladro Galante
di
suo schiavo
genere
gay
Un ladro diciamo “Gentiluomo”, dormiva di giorno e lavorava di notte, visitando appartamenti di soli scapoli in fama di passivi. Per prima cosa a colpo d'occhio individuava la stanza da letto, vi si dirigeva, vi entrava, si spogliava e guadagnava quatto il materasso, introducendosi sotto le coperte accanto al padrone di casa per penetrarlo con calma nel tepore del suo giaciglio. L'astante ancora tutto assonnato e frastornato di solito riceveva volentieri quel tanto di asta, anche se non si capacitava bene se stava dormendo e sognando o se era desto. Svolta tale incombenza, che gli sembrava onesta come contropartita di quanto avrebbe razziato, il ceffo di cui vi parlo si sfilava dal coito e senza far rumore perlustrava di qua e di là gli altri vani in cerca di oggetti di valore da portar via. Poi spariva e correva a vendere la refurtiva ad un ricettatore compiacente. Tanto compiacente che anche a lui rendeva qualche servizio extra. L'ultima vittima che aveva saccheggiato, risvegliatasi al mattino e resasi conto di essere stato depredata ma anche deliziosamente ripulita dietro, affisse un avviso sul portoncino d'ingresso con scritto: “Se non sei un fantasma ti prego ritorna, ho dell'altro che può interessarti. Hai dimenticato di frugare nel cassetto in alto a destra della scrivania che c'è nel mio studio dove conservo diversi orologi di marca”. A fronte di tale richiesta che sembrava più che altro una supplica, il nostro dopo pochi giorni concesse il bis e si trattenne più a lungo che poté a mestierare il culo del suo postulante. Dopo di che con sua buona pace s'impossesso degli orologi che gli erano sfuggiti la prima volta e al momento di involarsi aggiunse una postilla al messaggio che lo aveva fatto tornare: “Se hai altra roba per me forse capito da queste parti la settimana prossima. P.S.: Mi complimento per come hai incassato il colpo”.
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