Destinazione Schiavitù
di
suo schiavo
genere
sadomaso
Un maritino e la sua mogliettina vennero assunti come governanti in casa di uno scapolo facoltoso e assai disordinato che aveva proprio bisogno di quei due collaboratori domestici. Vennero da lui ingaggiati con l'intesa che dovevano “Occuparsi di Tutto”. Lo stipendio era buono e fin dal primo giorno si rimboccarono le maniche e si diedero subito da fare per rimediare a una situazione che si presentava davvero caotica. Furono lodati dal “Padrone” che una sera rincasò porgendo loro degli inaspettati pacchi dono, uno per “Lei” l'altro per “Lui”. I pacchi contenevano le loro nuove “Divise da Lavoro” e le istruzioni su come usarle. Si trattava di tute color carne molto aderenti che andavano indossate senza altri indumenti sotto o sopra, che li avrebbero trasformati in due “Molluschi”. Le provarono non senza un certo sconcerto mettendosi a ridere per l'effetto che destavano e cominciarono a girare di stanza in stanza in questa tenuta da palombari per star dietro ai loro abituali compiti. Il “Padrone” li guatava e distribuiva ad entrambi diversi complimenti non per quello che facevano ma per quanto erano “Bellini” così conciati. A sera chiese che “Lei” gli portasse in camera una tisana. Prontamente fu accontentato ma ella non uscì dalla stanza se non dopo un'ora abbondante. Il maritino rimase perplesso. La sera dopo fu convocato “Lui” per la solita tisana in camera e fu trattenuto ancora più a lungo. Ne uscì ben consapevole di quale significato poteva aver avuto la visita resa dalla sua mogliettina al “Padrone” il giorno innanzi. La terza sera furono chiamati entrambi, sfavillanti nella loro tenuta a recare non più la tisana ma una bottiglia di Champagne che insieme si scolarono prima di dar luogo a una parata di sesso a tre. Passò del tempo durante il quale le faccende da sbrigare nelle ore diurne si erano ridotte mentre il carico di impegno notturno ormai a corpo nudo si fece sempre più serrato. Il “Padrone” rientrava spesso con dei doni. Una volta portò due paia di calze autoreggenti, un'altra due paia di scarpette con tacchi a spillo e poi tanti altri accessori femminili che loro dovevano utilizzare e anche tanti strumenti di repertorio sadico (fruste, morsi, plug) che servivano a ravvivare i loro incontri. Il maritino fu trasformato in un frocetto tale che sua moglie non gli dava più udienza. Ad entrambi dopo un anno di rodaggio venne sottoposto un regolare contratto di schiavitù a vita che essi sottofirmarono di buon grado, ormai assimilati nel ruolo che gli era stato assegnato. A termini di “Regolamento BDSM” dovettero rinunciare ad essere retribuiti anche se il loro “Padrone” a fine anno era tanto benevolo da provvederli di una bella “Mancia”, utile ad alimentare un gruzzolo che di anno in anno non faceva che aumentare, visto che per tutte le loro normali esigenze erano completamente spesati. Passò un decennio di continua dedizione e devozione a colui che li dominava, il quale, pur continuando a svillaneggiarli e a seviziarli come non mai, si risolse anche a designarli eredi universali di tutti suoi averi. Dopo Trent'anni di onorato servizio sotto la sua potestà, in occasione della di lui scomparsa, al termine di una lunga e penosa malattia incamerarono una fortuna considerevole tale da poter vivere di rendita. Dopo un adeguato periodo di strettissimo lutto riuscirono a ripristinare decentemente i loro equilibri coniugali e fatti sapienti di come avevano imparato tutto della sottomissione e dunque anche dell'arte del dominio assoldarono una coppietta di provincia fresca di nozze da svezzare un po' alla volta per farne delle repliche di quanto era stati loro, Quel nuovo “Lui” fu tormentato in tutte le maniere sotto gli occhi di “Lei”. “Lei” fu trascinata a comportarsi da meretrice nei confronti ora dell'uno e ora dell'altra. Bastava un colpo di “Gong” per richiamarli agli ordini a fornire prestazioni che avrebbero fatto impallidire d'invidia un “Magnaccia”. Stipularono anch'essi un “Accordo” articolato in diciassette punti con il quale si consegnavano di mente e di corpo a servire (“Lui” con il nome di “Trippa”, “Lei” con quello di “Tetta”) ogni esigenza e pretesa che luridamente venivano ordinati di esaudire, col culo in vampa se mai si azzardavano a non ubbidire presto e bene, esposti come furono a continuo ludibrio e zozzaggini di ogni tipo da parte dei loro “Supremi”.
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Commenti dei lettori al racconto erotico