La Frusta e il Collare

Se il collare è un mancipio mutuato dal mondo animale come supremo segno di appartenenza, la “Frusta” costituisce, ancora prima che venga librata su natiche, schiene e altri parti del corpo, il simbolo più sublime del “Dominio”. È anch'essa un “Totem”, quasi una metafora del “Cazzo Padronale”, che per suo verso e modo vale da flagello in carne senza osso. È lo strumento perfetto in grado di comminare pene e materializzare di volata la enorme ed insindacabile strapotenza di chi la impugna, e lo stato di precarietà in cui vive chi se la vede minacciare e ne riceve un assaggio. Ben oltre la forza delle parole, degli incoraggiamenti, dei richiami verbali e delle ammonizioni, essa dispensa un immediato e tangibile richiamo a conformarsi agli ordini ricevuti senza lasciar spazio al discutere o all'obiettare intorno ai propri compiti, nel vano tentativo di sottrarsi a ciò che viene imposto e che si deve più o meno tristemente subire. Quanti colpi eroga, come bisogna farli scandire uno per uno, per subito ringraziare di averli ricevuti, viene graduato in base ad un preciso codice secondo il quale ad ogni inazione o esitazione corrisponde una reazione uguale e contraria che giustamente infiamma in maniera più o meno estesa i bellissimi glutei dello schiavo e converte esso lui di botto a più miti consigli. Ogni sua inosservanza o negligenza va subito sottolineata e ricondotta nell'alveo della mansuetudine, prima che la disciplina cui è tenuto scappi di mano e degeneri in sbandamenti o incertezze o dia adito a diserzioni di sorta. È vivamente consigliabile di vibrare non meno di cinquanta e non più di cento sferzate alla volta, per non correre il rischio di restare inascoltati e sotto traccia o al contrario di esagerare, all'unico scopo di educare e di rafforzare il “Tipo” nel sussiego che lo deve ispirare, a cominciare dal derma e dai muscoli fino al midollo dell'apparato scheletrico che gli funziona da impalcatura.