Però che culo
di
Lucrezia
genere
saffico
Non è che voglia proprio parlare di fortuna, no quella non c'entra, io voglio proprio parlare di quella parte anatomica che termina alla confluenza delle gambe; due masse muscolari che aiutano nella deambulazione favorendo l'avanzamento della persona.
Detto così non ha nulla di poetico.
In realtà ci riflettevo oggi a posteriori pensando ad un culo in particolare, quello della mia compagna di vita.
E' che vendendolo spesso a volte lo do per scontato, è come un quadro, la prima volta ne rimango ammirata, lo guardo e lo riguardo, lo ammiro da ogni angolazione possibile, poi assimilatolo non ci fai più caso; come il custode di una pinacoteca, dopo tanti anni che passi per i corridoi pieni di opere d'arte, in realtà passi appunto, non ti soffermi più a guardare come i primi giorni.
E invece ieri dopo aver fatto l'amore, come tante altre volte nella posizione del cosiddetto sessantanove, mi soffermo a guardarlo.
Certo la posizione aiuta, la vicinanza fa meditare, e così mi soffermo sulle forme; la leggera piega sotto il gluteo destro ad esempio, con lo stesso che quando in piedi quasi la nasconde, ma ora da sdraiata, con la pelle e i muscoli quasi in tensione essa appare.
La posso assimilare ad un sorriso, mentre l'altro gluteo quasi non ha la stessa piega; piccole differenze che rendono una persona unica.
Le chiappe, tanto per parlare semplice, poi sono ben sviluppate, un muscolo "alla brasiliana" per intenderci, che nasconde il "solco della pesca", quante metafore, anche se in questa posizione, da sdraiata su di me, è aperto e in bella evidenza.
Posso passarci un dito senza che questo venga bloccato, arpionato, dalle due masse muscolari citate, come succede quando è all'inpiedi.
Ora no, il passaggio è libero e in effetti mi scopro divertita a passare il mio dito per vederlo sussultare; passo leggera sfiorando appena la pelle sensibile di quella parte così nascosta del nostro corpo, ed ogni volta che lo accarezzo gentile con il polpastrello o con l'unghia, sento il gentile peso del suo corpo sopra di me sussultare leggermente e la cosa mi diverte.
Così gioco con il suo ano, ancora bagnato dei nostri umori, con le unghie mi diverto a farla sussultare, passo da una piega all'altra con una lentezza esasperante e contemporaneamente soffio con le labbra, l'effetto è sconvolgente, tra il solletico e il piacevole.
Ad un certo punto la mia bella scalcia, non ce la fa a resistere alla mia dolce tortura e così si alza e nuda com'è si appoggia alla finestra, poi si gira, viene verso di me e si china sul mio volto, ma non vuole me, cerca le sigarette che sono finite sotto l'altro cuscino, così mi scavalca ed io ho la splendida occasione di guardare il suo seno.
Non faccio nulla, non mi muovo, non la bacio, non tiro fuori la lingua per farle assaporare un altro sussulto del suo splendido corpo, no io la guardo e basta; vedo i suoi capezzoli eretti, forse complice anche la posizione ma a me piace pensare che l'azione di prima sul suo ano abbia prodotto effetti.
Trova le sigarette, ne prende una, si alza, prende l'accendino e l'accende, si gira di nuovo e con il suo incedere ondeggiante si riavvicina alla finestra, la apre e si appoggia al davanzale.
Un braccio a proteggersi il seno dal telaio della finestra ed a celarlo da indiscreti e lubrici sguardi, mentre il mio di sguardo indugia ancora sulla sua figura nuda, mi soffermo su quelle chiappe scultoree e penso che sì, in quella posizione il suo "sorriso" non si vede più.
E allora mi dico: che culo! Son proprio fortunata ad essere amata da un essere così meraviglioso.
Lù
Detto così non ha nulla di poetico.
In realtà ci riflettevo oggi a posteriori pensando ad un culo in particolare, quello della mia compagna di vita.
E' che vendendolo spesso a volte lo do per scontato, è come un quadro, la prima volta ne rimango ammirata, lo guardo e lo riguardo, lo ammiro da ogni angolazione possibile, poi assimilatolo non ci fai più caso; come il custode di una pinacoteca, dopo tanti anni che passi per i corridoi pieni di opere d'arte, in realtà passi appunto, non ti soffermi più a guardare come i primi giorni.
E invece ieri dopo aver fatto l'amore, come tante altre volte nella posizione del cosiddetto sessantanove, mi soffermo a guardarlo.
Certo la posizione aiuta, la vicinanza fa meditare, e così mi soffermo sulle forme; la leggera piega sotto il gluteo destro ad esempio, con lo stesso che quando in piedi quasi la nasconde, ma ora da sdraiata, con la pelle e i muscoli quasi in tensione essa appare.
La posso assimilare ad un sorriso, mentre l'altro gluteo quasi non ha la stessa piega; piccole differenze che rendono una persona unica.
Le chiappe, tanto per parlare semplice, poi sono ben sviluppate, un muscolo "alla brasiliana" per intenderci, che nasconde il "solco della pesca", quante metafore, anche se in questa posizione, da sdraiata su di me, è aperto e in bella evidenza.
Posso passarci un dito senza che questo venga bloccato, arpionato, dalle due masse muscolari citate, come succede quando è all'inpiedi.
Ora no, il passaggio è libero e in effetti mi scopro divertita a passare il mio dito per vederlo sussultare; passo leggera sfiorando appena la pelle sensibile di quella parte così nascosta del nostro corpo, ed ogni volta che lo accarezzo gentile con il polpastrello o con l'unghia, sento il gentile peso del suo corpo sopra di me sussultare leggermente e la cosa mi diverte.
Così gioco con il suo ano, ancora bagnato dei nostri umori, con le unghie mi diverto a farla sussultare, passo da una piega all'altra con una lentezza esasperante e contemporaneamente soffio con le labbra, l'effetto è sconvolgente, tra il solletico e il piacevole.
Ad un certo punto la mia bella scalcia, non ce la fa a resistere alla mia dolce tortura e così si alza e nuda com'è si appoggia alla finestra, poi si gira, viene verso di me e si china sul mio volto, ma non vuole me, cerca le sigarette che sono finite sotto l'altro cuscino, così mi scavalca ed io ho la splendida occasione di guardare il suo seno.
Non faccio nulla, non mi muovo, non la bacio, non tiro fuori la lingua per farle assaporare un altro sussulto del suo splendido corpo, no io la guardo e basta; vedo i suoi capezzoli eretti, forse complice anche la posizione ma a me piace pensare che l'azione di prima sul suo ano abbia prodotto effetti.
Trova le sigarette, ne prende una, si alza, prende l'accendino e l'accende, si gira di nuovo e con il suo incedere ondeggiante si riavvicina alla finestra, la apre e si appoggia al davanzale.
Un braccio a proteggersi il seno dal telaio della finestra ed a celarlo da indiscreti e lubrici sguardi, mentre il mio di sguardo indugia ancora sulla sua figura nuda, mi soffermo su quelle chiappe scultoree e penso che sì, in quella posizione il suo "sorriso" non si vede più.
E allora mi dico: che culo! Son proprio fortunata ad essere amata da un essere così meraviglioso.
Lù
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