Io me medesima

di
genere
masturbazione


Per quest'anno le vacanze le faccio da sola e quindi ho pensato di andare in un luogo dove non sono mai stata, in un luogo dove nessuno mi conosce e dove non potrò essere riconosciuta se non per quel che sono, dove potrò essere me stessa con i miei pensieri.
Ho scelto come destinazione la costa calabra, Trebisacce, costa ionica, mai stata; abito in un alberghetto a tre stelle, una cosa semplice e pulita, la signora che lo gestisce è gentile e ci sa fare con i clienti, una cinquantenne in grado ancora di cucinare da se per i clienti dell'albergo, affabile con tutti e prodiga di consigli sul meglio da vedere della sua città e zone limitrofe.
Oggi non ho molta voglia di mare, sono malinconica e ho voglia di stare sola con me, non che abbia stretto legami di amicizia particolari; certo le occasioni non mancano e anzi devo dire in tutta franchezza che è difficile per una donna sola starsene un po' tranquilla per i fatti propri. Così oggi ho preso le mie cose e mi sono incamminata senza nessuna meta, tanto per rimanere sola con i miei pensieri.
Così incamminatomi verso il confine della città a cui l'albergo è vicino e percorrendo via Sibari credo di aver percorso diversi chilometri, quindi stanca e vogliosa di riposarmi mi incammino verso il mare che dista poche decine di metri dalla strada, incamminandomi in un tratturo, fatto un cento metri arrivo alla spiaggia, deserta.
Mi sfilo gli shorts e sono in costume, mi tolgo il rimanente, sandali e cappello e mi tuffo nello spettacolare mare per nu bagno rinfrescante, poi una volta uscita, visto che non avevo portato con me nessun asciugamano mi sdraio sui ciotoli che formano la spiaggia, caldissimi, e così cullata da quel calore mi addormento.
Non so se ho dormito mezz'ora o più, ma mi sveglio di soprassalto, eppure non c'è anima viva intorno a me, mi guardo intorno, bevo un sorso d'acqua dalla bottiglietta di minerale che avevo portata con me, acqua divenuta calda nel frattempo, mi giro per farmi asciugare il costume anche dietro e osservo la campagna.
Sullo sfondo prima della strada un casolare mezzo diroccato e poi nessuno, nemmeno a lavorare i campi, faccio un rapido confronto col mio Friuli, dove in un posto così trovi sempre qualcuno in giro o per divertimento o per lavoro, qui nessunno, eppure siamo a due passi da Trebisacce, avrò percorso si e no due chilometri.
Deciso di alzarmi e incamminarmi, forse per tornare in albergo non so, mi infilo gli shorts di jeans, rimetto i sandali, il cappello di paglia e gli occhiali da sole, non chiudo il bottone degli shorts, così per gioco, non so nemmeno io perché, mi incammino lungo la spiaggia in cerca di un altro passaggio per la strada, non mi va di ripassare per gli stessi luoghi, mi allontano ancora dalla città e mentre cammino mi sfilo le spalline del costume e lo abbasso, ora sono a seno nudo e cammino senza pensieri.
Guardo il mare alla mia sinistra e la campagna spoglia alla mia destra, mentre cammino un piede davanti all'altro, guardo i miei piedi e mi piacciono, unghie laccate di rosso mattone, lo stesso alle mani, costume intero rosso, lo scelto a posta ovviamente tra quelli che avevo, jeans, penso che mi piaccio.
Guardo il mio seno che balla libero cadenzato dai miei passi, vedo i capezzoli irti, sento che mi danno scosse di un piacere leggero, li sfioro con le mani, il piacere aumenta con una scossa elettrica che si diffonde come calore in tutto il mio petto, dandomi brividi alla colonna vertebrale.
Mi fermo a guardare il mare, le braccia sui fianchi, le mani scivolano sui glutei sotto gli shorts, il costume è abbastanza sgambato, non certo un perizoma ma lascia ampie porzioni di pelle scoperta; sposto la stoffa che metto in mezzo ai glutei, ora è come un perizoma ma c'è troppa stoffa mi da un po' fastidio.
E' un attimo e penso anche di toglierlo, ma non ho con me nemmeno un pareo e non mi va di girare a seno al vento per la città, o meglio non posso, se fosse per me lo farei.
Un appunto per la prossima volta: metti un pareo o un bikini o entrambi!
Sospito al contatto della pelle delle mie mani con la consistenza tonica dei miei glutei, tiro fuori le mani e le guardo, non so cosa vorrei trovarci, le passo sulle mie cosce e sento le vibrazioni che mi trasmettono a tutto il corpo, ora vorrei essere presa da qualcuno, ma non c'è nessuno.
Mi accovaccio, le mie mani sono ancora sulle mie cosce, lentamente le passo su tutto il corpo arrivando ai lati dei seni, li stringo e poi li rilascio di colpo, sospiro ancora chiudendo gli occhi.
Apro gli occhi e a poche centinaia di metri vedo passare una barca, con un braccio dietro di me mi puntello per non cadere indietro, allargo le cosce e come parlando a qualcuno ma rivolta al mare gli dico: scopami.
Mi porto la mano libera dentro il costume, afferro la mia vulva e la stringo come a volerla strizzare, la testa mi gira, la voglia è grande, affondo con la mano, mi sento rispondere e allora affondo due dita in me, mi masturbo così, a occhi chiusi davanti al mare, due dita dentro e il palmo che struscia sul resto, comprimo il clitoride ricevendone scosse elettriche, sento le mie dita bagnarso di un liquido vischioso, intanto che affondo in me, la sensazione di perdita della realtà aumenta, ho un cortocircuito in cui non so chi sono, è il mio orgasmo rapido e incontrollato, veloce arriva a squotermi, nonostante la mano che mi puntella ditro cado a sedere.
Ansimo, mi rialzo, tiro fuori le mie dita, le lecco, mi guardo intorno paurosa di qualcuno che potrebbe avermi vista, la barca non c'è più, mi tiro su il costume, mi riaassetto come posso, mi sciacquo in acqua dita e faccia e poi mi incammino verso la strada seguendo un sentiero.
Passo accanto ad un casolare dove un vecchietto seduto davanti alla porta mi sorride e mi saluta, io lo guardo e gli sorrido, immagino mi abbia vista, magari voglio credere che sia così, e passo oltre, ora voglio solo rientrare in albergo.

scritto il
2017-07-13
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