Il maratoneta

di
genere
gay

Nella padella l'aglio aveva appena cominciato a sfrigolare quanto la porta si apre ed entra lui, terminato il suo consueto allenamento pomeridiano: il sudore scorre a rivoli dalla fronte, la maglietta fradicia, il fiatone che il defaticamento non aveva ancora attenuato. L'odore acre del sudore si mescola a quello dell'aglio.
Riso pollo e verdura va bene? Fantastico!, risponde, vado a farmi una doccia e arrivo.
Con gli occhi della mente lo vedo sfilarsi le scarpe e metterle sul balcone; aprire l'acqua nella doccia il più calda possibile, e nel vapore che annebbia il bagno sgusciare fuori dalla maglietta appallottolandola nel cesto del bucato...
Regolando il fuoco butto i cubetti di pollo infarinato nella padella... i pantaloncini, invece, pur finendo anch'essi nel cesto vengono minuziosamente piegati in due, chissà perché poi... ancora i calzini, uno appallottolato dentro l'altro che non si spaino...
Il pollo si è bello dorato, è il turno delle verdure; peperoni, zucchine, fagiolini... infine gli slip abbassati alle ginocchia poi sfilati dalle gambe, i testicoli raggrinziti e il pene ridotto a un bottone...
Bagno la pietanza con un goccio di vino, copro la padella ed entro in bagno.
Lui è voltato, gli occhi chiusi, il viso rivolto al soffione della doccia... il getto si frange sulle spalle, ruscella ai lati della schiena, torna a riunirsi ai lombi, scompa fra i glutei e ricompare all'attaccatura delle cosce con dei giochi d'acqua intrecciati; come la vita, si frange, compare, scompare e si intreccia

A volte, osservare quel corpo con tanto passato, nudo sotto l’acqua, segnato da tanta strada corsa e percorsa... da speranze, da illusioni e delusioni mi suscita una gran tenerezza; allora la mia mano appoggiata alla spalla si muove ad una dolce carezza; altre volte quel corpo con tanto passato, nudo sotto l’acqua, segnato da tanta strada corsa e percorsa… da speranze, da illusioni e delusioni mi accende di desiderio, e la mia mano appoggiata alla spalla preme affinché quel corpo si pieghi e si apra per accogliermi dentro sé…
Appoggio una mano alla spalla, premo, e quel corpo si piega in avanti; divarico i glutei, scopro il buco; lo lubrifico brevemente e appoggio il glande; una leggera pressione e sono dentro.
Mi muovo lentamente, non voglio godere, non ancora, ma voglio che lui senta che gli sono dentro, che nulla, nessuna esperienza, nessun passato, nessun orifizio sia solo suo; che lui mi appartenga e che io possa usare di lui come mi pare; lui accompagna il mio dondolio, mi spinge fuori e mi riaccoglie, accetta ed asseconda le mia variazioni di ritmo e di profondità…
Mi ritraggo e torno in cucina, la cena è pronta; mangiamo.
Dopo cena lo prendo per mano e lo porto a letto, gli slaccio la cintura dell’accappatoio e lo scopro; vedo la sua fatica che a ondate lo accompagna verso l’incoscienza, ma lo desidero, lo desidero ora di un desiderio struggente e prepotente; lo desidero al di là della sua voglia e della sua stanchezza… glielo prendo in bocca, richiamo le sue poche energie residue nel suo sesso che si gonfia riempiendomi la gola… da dentro la bocca lo accarezzo con la lingua, non c’è apparente movimento, ma presto comincio a sentire le pulsazioni; continuo con il mio ritmo lento e ben presto arrivano le convulsioni e sento il suo gusto schizzarmi in gola.
Lo volto sulla pancia, ormai è al limite dell’incoscienza… lo allargo, lo penetro, e ricominicio da dove avevo sospeso; è completamente passivo, l’unico segno di partecipazione è il suo respiro che si sincronizza con i miei colpi… ho voglia, ho voglia di lui, ho voglia di cibarmi del suo corpo, ho voglia di entrare nella sua vita come sto entrando nel suo culo, ho voglia di lasciare un segno, uno spruzzo, nel suo intimo, ho voglia di riempirlo del mio piacere… vengo abbondantemente e gli resto dentro ancora un po’...
Lui respira sommessamente… lo pulisco, lo ricompongo e lo copro con il lenzuolo.
Lo osservo ancora un attimo dalla soglia e poi torno in cucina.
scritto il
2017-12-16
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