In questa fine di domenica pomeriggio

di
genere
gay

In questa fine di domenica pomeriggio, sotto il mio cullare finalmente si assopisce, e così, senza dover vincere le sue ritrosie e il suo imbarazzo, posso osservarlo senza fretta: le ciglia lunghe e folte e la bocca carnosa che mi hanno fatto innamorare; il petto glabro e fintamente adolescenziale il cui profilo è interrotto da due capezzoli violacei, e i fianchi ossuti ai quali mi tengo aggrappato stringendolo con le caviglie.
Per tutto il pomeriggio mi ha permesso di giocare con il suo corpo e con il suo sesso, lasciandosi condurre più volte fino al limite dell’orgasmo, orgasmo che poi avevo rallentato, raffreddato, e annullato per poi tornare a stimolarlo in un continuo ed estenuante equilibrismo fra eccitazione e piacere.
In un paio di occasioni lo avevo spinto troppo in avanti, e così avevo potuto bere il nettare colloso e biancastro del suo godimento; ma si era appunto trattato di piccole sbadataggini che nulla avevano tolto al pomeriggio, trascorso troppo veloce, io che mi ero nutrito del suo languore, e lui dei piccoli spuntini golosi che gli avevo preparato nudo in cucina mentre lui, pudicamente coperto l’inguine con un lenzuolo, riprendeva fiato sul letto arruffato.
E così, in in questa fine di domenica pomeriggio, mentre fuori cala la sera e si accendono le luci della città, ed io non sono ancora sazio dalla sua bellezza, chiedo un ultimo sforzo all’inconsapevolezza del suo sonno prima di avventurarci, allacciati, nella notte incombente.
Mi piego su di lui, facendo attenzione a non perdere la sua penetrazione, gli sfioro con un bacio le labbra dischiuse, e rialzandomi ricomincio a dondolarmi su di lui mentre il suo sesso torna a scavarmi al ritmo che impongo.
Assaporo tutta la piacevolezza del sentire la lunghezza e lo spessore della sua carne viva che circondo e abbraccio con le mie viscere, e sento il suo glande carezzare e stimolare il centro profondo del mio piacere. Avverto un calore interno che pian piano si estende a tutto il corpo e che mi porta ad accelerare e approfondire il dondolare. Sento il mio respiro farsi roco e accelerato, fino a che oltrepasso il punto di non ritorno e mi avvio all’orgasmo puntellandomi alle reni per farmi colmare più completamente dall’estasi.
Lo sento pulsare ed eiaculare dentro di me, ed ora sono libero di venire anche io; ancora poche spinte e il mio orgasmo sale, percepisco il fluire dello sperma e le pulsazioni che dal profondo lo proiettano lungo i condotti, l’asta e infine in una fontanella di liquido denso e biancastro.
Lo tengo dentro di me fino a sentire il suo rilassamento, poi mi stacco e con tutta la delicata amorevolezza che provo, lo pulisco leccando dal suo petto la miscela di sudore e sperma.
Poi mi corico al suo fianco, lo abbraccio e finalmente mi assopisco anche io, in questa domenica pomeriggio che si sta finalmente tramutando in sera.
scritto il
2018-02-11
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