La furia di Luca

di
genere
corna

Passarono i giorni e poi le settimane.
Tutto sembrava tornato esattamente come prima, Amedeo preso da mille impegni e preoccupazioni, Luca rinchiuso nella sua camera era tornato a ignorarmi.
Ero frustrata , amavo Amedeo eppure volevo di nuovo sentire il cazzo di Luca dentro di me più di ogni altra cosa.
Volevo essere chiavata, Amedeo aveva cercato di darmi le sue attenzioni ma le sue prestazioni ,erano sempre state poco soddisfacenti a causa dello stress che provava.
Così la mia voglia crebbe giorno dopo giorno, a poco serviva a cercare sollievo nell'autoerotismo, stavo consumando dita e sex toys, anzi tutto sembrava accrescere la mia fame ,il mio desiderio.
Dovevo fare qualcosa e se Luca non si faceva avanti, avrei trovato io il modo per indurlo a darmi ciò di cui avevo bisogno.
Cominciai con piccole cose, rinunciai alla mia privacy, la porta della mia camera qualunque cosa facessi rimase sempre socchiusa, il mio pudore si abbassò, cominciai a vestire in casa in maniera provocante, come provocanti erano i miei atteggiamenti.
Una mattina mi feci trovare in cucina intenta a preparare la sua colazione scalza ,indossando soltanto una t-shirt bianca corta che mi si incollava addosso, mi scopriva l'ombelico e un perizoma rosa.
Amedeo rimase perplesso soprattutto perché vestivo così in presenza del figlio e mi chiese di indossare qualcosa di più appropriato.
Fu inutile dirgli che eravamo una famiglia e non avrebbe dovuto creare problemi.
Amedeo cercando di mantenere la calma mi invitò a porre rimedio a quello che per lui era un problema.
Andai in camera sbuffando ,arrabbiata sia perché mi si impediva di fare ciò che volevo, ciò che mi serviva in quel momento e anche perché Luca , forse intimorito dalla presenza del padre, ha stento mi aveva degnato di uno sguardo, sguardo che aveva invece tenuto fisso sul suo dannato smartphone.
Ma era chiaro che forse stavo azzardando troppo, dovevo fare più attenzione.
Per non destare troppi sospetti nel padre nel tentare di sedurre il figlio, provai a seguire una strategia più indiretta.
Quando era giorno di lavatrice, di proposito lasciavo la mia biancheria intima nella pila di vestiti puliti di Luca e la lasciavo nella sua camera.
Non so se lui pensasse a una svista, o intuisse il mio invito, ma ogni volta ci si dilettava e quando ritrovavo i miei indumenti nel cesto della biancheria sporca, lordati di sperma, non sapevo resistere, li indossavo per sentire ancora una volta il tepore del suo seme sulla mia pelle.
Poi finalmente arrivò la mia occasione, Amedeo mi disse che per due giorni sarebbe andato a Milano, c'era un problema con un grosso cliente insoddisfatto e non poteva rischiare di perderlo.
Mentendo gli dissi che mi sarebbe mancato ma in cuor mio fremevo di gioia, in quei due giorni sarei riuscita ad ottenere ciò che volevo da Luca suo figlio.
Era il ponte del primo maggio Luca sarebbe stato a casa da scuola, per due giorni avrei avuto la possibilità di stremarlo e alla fine costringerlo a fare ciò di cui io avevo bisogno.
Per vincere la sua resistenza ci voleva un attacco frontale, i miei vestiti sparirono, con la scusa di un caldo inatteso per quel periodo dell'anno, giravo per casa solo in biancheria e non la biancheria di tutti i giorni, quella che in un'espressione del feticcio del padre era minimalista e a stento copriva, fatta di pizzi ,raso e trasparenze.
Finalmente sentivo di nuovo lo sguardo di Luca su di me, e quello sguardo accendeva in me un ardore cocente, eppure il figlio di Amedeo sembrava non voler cogliere ciò che avevo da offrirgli.
Toccava a me prendere iniziativa, la mattina del secondo giorno mentre lui era steso sul letto a leggere una rivista entrai in camera sua.
La scusa era perfetta, volente o nolente dovevo fare le pulizie della sua camera.
Luca si rassegnò e mi lasciò fare ciò che dicevo di essere venuta a fare.
Mentre raccattavo i suoi vestiti in giro, ripulivo la sua scrivania, passavo il folletto, assumevo posizioni tali da espormi ai suoi sguardi, tutto ciò che mi vestiva era un grembiule corto bianco, parte di un costume da cameriera sexy che il padre mi aveva comprato da utilizzare in uno dei nostri giochi erotici, delle scarpe dal tacco vertiginoso, un completino intimo nero.
Speravo che avrebbe notato il plung che avevo inserito all'interno del mio ano coperto appena da una sottile striscia di tessuto che correva tra le natiche nude.
Luca apprezzò.
Mi morsi il labbro e non riuscii a trattenere il sospiro quando voltandomi verso di lui lo trovai nudo, col suo uccello eretto si masturbava lentamente e non mi staccava gli occhi di dosso.
Mi diedi un contegno, mi aveva fatto aspettare troppo, ora era lui che avrebbe dovuto tribolare, fingendomi disinteressata gli dissi che doveva alzarsi dal letto per darmi la possibilità di rifarlo.
Lui obbedì restando in piedi, il suo cazzo puntava diritto verso di me, dovetti combattere contro l'impulso di inginocchiarmi davanti a lui spalancare la bocca e ingoiarlo fino alla radice.
Mentre sistemavo le lenzuola, prona in avanti Luca non si scollò di dosso un attimo, sentivo il suo uccello premermi contro.
Bugiarda , offrendogli la visione del mio culo, mentre le sue mani mi correvano ovunque ,gli chiesi di darmi un po' di spazio, ma Luca come speravo fece esattamente l'opposto, finalmente passò all'azione.
In maniera rude mi spinse sul letto, finii a gattonare sul materasso mentre lui mi assaliva, pretendendo di sembrare credibile mentre cercavo di respingerlo e al contempo non facevo niente per impedirgli di fare il suo comodo.
Vincendo la mia tenue resistenza, tenendomi in una ferrea stretta le mani dietro la schiena, spostato di lato lo slip, puntò il suo cazzo all' ingresso della mia fica fradicia e con soli due colpi di reni fu dentro di me.
Ecco finalmente Luca mi chiavava come l'ultima volta, feroce ,arrabbiato, famelico, senza riguardo, senza alcun rispetto, mi sbatteva il suo uccello dentro la passera con rudezza mentre io, dovendo mantenere la parte, lo supplicavo di fermarsi, gli dicevo di quanto fosse sbagliato quello che stava facendo e intanto allargavo le cosce, sollevavo il sedere per agevolargli il compito.
Vinta dai miei istinti la mia farsa non poteva durare a lungo.
La mia maschera cadde quando cominciai a latrare come una cagna in calore che viene montata.
Mentre mi scopava in maniera brutale , soffocati dal mie mugolii e i miei lamenti, lo sentivo sussurrarmi qualcosa.
Riprendendo un minimo il controllo di me provai a dare un senso alle sue parole, parole che erano di accusa.
Mi accusava di essere una troia, di aver rovinato la sua famiglia, di avergli portato via la madre.
Provocandomi un dolore acuto strappò il plug dal mio ano e lo sostitui con il suo pollice.
Non c'era rispetto in quel che faceva non c'era amore.
C'era desiderio carnale, c'era rabbia e odio e sofferenza, eppure tutto quello mi donava un piacere intenso.
A suo modo Luca mi puniva per ciò che inconsapevolmente gli avevo fatto.
Su quel letto, sotto di lui, succube di ogni suo capriccio, avevo smesso di essere una persona ,ero un oggetto su cui scaricare il proprio astio.
Ogni colpo un insulto, rincarato ad ogni mio gemito, una tortura erotica, nel tentativo di farmi confessare la mia indole e il piacere che provavo nell'essere presa, di essere trattata in quel modo.
Mentre mi scopava da dietro, si domandava se anche con il padre facevo così o se quello era un privilegio che avevo concesso solo a lui.
I rapporti con Amedeo non erano mai stati così accesi ,così carichi di emozioni e passione e in una resa totale ammisi che ciò che riusciva a farmi provare lui non aveva paragoni.
A quelle mie parole Luca sembrò infuriarsi, forse perché sentiva che stavo tradendo il padre non solo con il corpo ma anche con l'anima, mi trascinò giù dal letto, caddi per terra, senza nemmeno darmi il tempo di realizzare il suo intento, mi piantò il suo uccello in gola.
Tenendomi la testa tra le sue mani ,mi scopò la faccia.
Provavo dolore e al contempo piacere, di nuovo mi mancava il fiato, e mentre il suo cazzo mi scorreva in gola rischiavo l'asfissia.
tenevo le mani sulle sue cosce cercando di ridurre il ritmo, ma lui era più forte di me.
Prepotente mi trascinò di nuovo sul letto, questa volta supina, spalancò e sollevò le mie cosce, ero una bambola nelle sue mani, piazzò di nuovo il suo cazzo dentro la mia fica e riprese a chiavarmi.
Dove trovava tutta quell'energia quel ragazzo?
Possibile che l'odio lo spingesse oltre ogni limite?
A suo modo voleva punirmi ,mi odiava, e scoparmi con foga era a suo modo di dimostrarmi il suo odio e io, io volevo essere punita.
Quando il suo seme rovente mi inondò la passera, travolta dall'orgasmo urlai così forte da spaventare il povero Luca.
In un attimo di pietà , mentre suo uccello era ancora dentro di me, mi chiese se stavo bene.
Lentamente ,con gli occhi socchiusi, annuii e lui, con un vigore ritrovato , ancora insoddisfatto della lezione impartitami, riprese a chiavarmi rude e arrabbiato e così andò avanti per tutto il giorno senza darmi tregua se non quella che gli serviva a recuperare un minimo di energie.
Quando Amedeo ritorno la sera ci ritrovo tranquilli seduti sul divano a guardare la TV.
Per fortuna aveva avuto il tempo di indossare qualcosa, mi alzai lo baciai con ancora il sapore del figlio sulla lingua.
Amedeo non sembrò badarci, lo accompagnai in cucina dove avevo preparato la sua cena sperando che non avrebbe notato l'efluvio di secrezioni e sperma che ancora colava tra le mie cosce dalla mia fica nuda sotto la camicia da notte.

scritto il
2024-11-05
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