Il canneto

di
genere
prime esperienze

Era l'estate del 1997 ,l'anno del mio diploma.
I miei dovevano lavorare nel ristorante che gestivano da qualche tempo, così dopo gli esami, per non farmi rinunciare alle mie meritate vacanze, decisero di mandarmi per un paio di settimane poco prima di Ferragosto a Viareggio dai miei zii.
Non ché li amassi particolarmente , Zia Ida sorella di mia mamma era una stronza pettegola arrogante oltre misura, aveva sposato un ingegnere pieno di soldi. Quella maledetta si divertiva a parlar male dei miei genitori, del ristorante, criticando aspramente il modo in cui mio padre cucinava anche se a dire il vero era piuttosto bravo ed apprezzato, al punto tale da essersi meritato persino un articolo su un giornale locale.
Mi diceva che eravamo dei morti di fame, lamentandosi col marito di quanto guadagnassero i miei genitori e della vita da stracciona che faceva la sua povera sorella e biasimandoli per come mi educavano o di come mi mandavano vestita in giro.
La odiavo.
Zio Carmine suo marito era un viscidone che fottendosene della parentela si prendeva delle confidenze al limite della molestia.
In casa loro le serrature erano del tutto prive di chiave e non c'era alcun tipo di privacy, così me lo ritrovavo di continuo davanti, mentre facevo la doccia o i miei bisogni in bagno, mentre mi cambiavo in camera mia.
Se mi lamentavo mi rispondeva che ero in famiglia e che non dovevo essere timida.
A sua moglie ,mia zia ,quella pazza psicopatica gelosa da morire, neanche provai a dirgli come lui si comportava con me, di sicuro mi avrebbe accusato di essere una troietta che cercava di sedurre il marito per fammi mettere incinta e fottergli i soldi dell'aborto ,come le avevo sentito dire ad un innocente cameriera durante una serata in pizzeria.
Una sera dopo cena feci l'errore di addormentarmi sul divano mentre guardavamo la partita di Supercoppa tra la mia Juventus e il Vicenza.
Zia Ida era una stronza epocale ma cucinava benissimo, mi ero abbuffata di melanzane alla parmigiana e polpette fritte e per non fare torto al marito che continuava a riempirmi il bicchiere, avevo anche bevuto un po' di vino.
Sostenendo che avendo ormai 18 anni, compiuti ad aprile di quell'anno, potevo bere tranquillamente.
La moglie se ne era andata a dormire accusando uno dei suoi soliti mal di testa, annoiata non condividendo l'interesse per l'evento sportivo lasciandoci soli.
Alla doppietta del grande Pippo Inzaghi mi svegliai ritrovandomi il naso di mio Zio tra le natiche, intento ad annusarmi il culo e tutto quello che c'era nel mezzo attraverso la stoffa dei pantaloncini di cotone del pigiama.
Quando si accorse che ero sveglia si limitò a sorridermi e a dirmi che non aveva saputo resistere alla tentazione.
E se questi erano i miei zii, mia cugina Valeria la loro figlia invece era una ragazza deliziosa.
Più grande di me di un paio d'anni ,simpatica da morire, dolcissima ,intelligente e bellissima.
Le volevo un bene dell'anima, tanto bene che con lei non mi ero mai lamentata una sola volta dei suoi genitori.
Né mai mi sarei permessa di dire qualcosa sul padre con il quale sembrava avesse un ottimo rapporto.
Non eravamo solo cugine eravamo amiche e perché no anche complici quando era necessario.
La sera mi portava fuori con lei ,non tutte le sere ma spesso. Mi presentava i suoi amici si raccomandava con loro di trattarmi bene e quando qualcuno di loro faceva un po' troppo il pagliaccio lei mi difendeva come una tigre avrebbe fatto con la sua cucciola.
Forse ero un po' innamorata di Valeria e così, qualunque cosa mi dicesse di fare io lo facevo senza pensarci.
Un giorno mentre passeggiavamo sulla spiaggia Valeria mi chiese se volevo vedere qualcosa di straordinario.
Curiosa la seguì fino ad una casa isolata in fondo alla spiaggia.
L'edificio era messo un po' male era evidente che mancava di manutenzione da parecchio, il cortile era pieno di rottami, lavatrici usate vecchi televisori, persino alcune barche, motorini e carcasse di auto.
Le disse che se voleva mostrarmi una discarica ce n'era una molto più grande non lontano dalla scuola che frequentavo a Milano.
Valeria mi chiese di avere pazienza, suonò al campanello con insistenza e dopo un po' dalla porta d'ingresso uscì un omone tutto trasandato e sporco dall'area minacciosa e un bel po' arrabbiato.
Io ero di sicuro spaventata, me la stavo letteralmente facendo addosso ,Valeria invece era tranquilla salutò l'uomo e gli chiese se c'era Flavio.
Il tizio dopo aver citato una squadrata da capo a piedi, rientrò in casa urlando il nome del figlio.
Quando vidi arrivare Flavio capii subito che c'era qualcosa che non andava in quel ragazzo, oggi avremmo detto che Flavio soffriva di un disturbo cognitivo dello spettro autistico, e avremo diagnosticato un qualche tipo di Asperger, all'epoca non c'era tutta quella informazione né alcun tipo di sensibilità verso i diversamente abili, quindi per me e mia cugina e per tutti quelli che lo conoscevano il povero Flavio era solo un ritardato.
Flavio era un ragazzo sulla trentina alto di sicuro più alto di me e del mio metro e 56, magro ma per qualche motivo con un fisico piuttosto definito.
Quando vide né mia cugina non parte né particolarmente contento né particolarmente contrariato.
Mia cugina lo salutò, lui restò immobile con le mani sui fianchi nemmeno ci guardava in faccia, si limitava a fissare un punto nel vuoto senza battere ciglio.
Credo che fosse a disagio per il fatto che entrambe eravamo mezze nude con indosso soltanto i costumi da bagno. Io un costume intero sgambato rosa fluo e mia cugina Valeria un bikini a rigoni nero e verde.
Valeria gli chiese se gli andava di fare un giro, il ragazzo non rispose, semplicemente quando ci avviamo verso la spiaggia lui ci venne dietro.
Ero io quella disagio non capivo perché mia cugina si portasse dietro quello strano tipo.
Dopo venti minuti di silenzio imbarazzante e camminata arrivammo in un canneto.
Il posto era decisamente isolato Valeria si sedette sulla sabbia e io ne seguii l'esempio.
Le chiesi cosa aveva in mente, mi sorrise con le sue bellissime labbra e i suoi occhi luminosi dicendomi di stare tranquilla e aspettare.
Chiamò Flavio che era rimasto ad almeno cinque metri da noi sempre immobile, sempre con le mani sui fianchi, sempre con lo sguardo perso nel vuoto.
Flavio si avvicinò e mia cugina gli disse di farsi ancora più vicino, quando fu a meno di un metro lei si mise in topless e disse a me di fare lo stesso.
Ero imbarazzatissima, piena di vergogna provai a rifiutarmi con tutta la forza ma lei fu più convincente.
Ci ritrovammo entrambe con le tette di fuori davanti al povero Flavio che appariva nervoso.
Non so perché Valerisa lo volesse torturare ma quando glielo chiesi, mi rispose di aspettare ancora un pochino, un sorriso compiaciuto si allargò sul suo bellissimo viso e mi disse di guardare davanti a me.
Flavio sotto i pantaloncini aveva un enorme erezione, Valeria lo fece avvicinare ancora e ancora e quando fu abbastanza vicino, gli calò i calzoni mettendo a nudo quello che senza ombra di dubbio era il più grosso cazzo che avrei mai visto in tutta la mia vita. Mentre si rizzava davanti ai nostri occhi Valeria mi chiese se ne avevo mai visto uno così, all'epoca anche se avevo l'età per prendere la patente o per votare, a parte qualche pomiciata in discoteca, non avevo alcuna esperienza in fatto di uomini, quella era la prima volta che ne vedevo uno in assoluto. Rimasi senza parole, mi limitai a scuotere la testa.
Lei sorrise e accarezzandomi la spalla chiedendomi se mi piaceva, ammutolita non risposi.
Chiese a Flavio di avvicinarsi ancora e a me, se volevo provare a toccarlo, scossi la testa in maniera energica senza però riuscire a staccare lo sguardo da quel colosso di pelle e corpi cavernosi.
Lei mi incitò a provare, mi lasciai vincere dal suo ascendente su di me e allungare la mano sfiorandolo appena con la punta delle dita lungo l'asta.
Valeria mi invitò a mettere da parte gli indugi, che non c'era nulla di male, che anzi a Flavio quella cosa piacevole. Così guidando la mia mano la strinse intorno al cazzo del ragazzo.
Mi ritrovai a fargli una sega, Valeria mi dava precise indicazioni su come prenderlo, su come muovere la mano, su come fare scivolare la pelle intorno al suo glande fino a lasciarlo scoperto.
Il cazzo di Flavio era enorme e tra me e me ,mi dissi che se tutti i ragazzi erano messi così non avrei mai fatto sesso.
Senza rendermene conto la mia mano si muoveva da sola, Valeria sembrava orgogliosa di me mi chiese se volevano annusarlo.
Le chiesi a mia volta se avrei dovuto farlo, lei mi incoraggiò a seguire il mio istinto.
Sotto alla sua guida ,sempre tenendolo saldamente nella mia mano annusai prima gli enormi testicoli celati sotto un folto pelo castano ,poi l'asta su entrambi i lati e per finire la punta.
Lei mi chiese che odore aveva, anche se avevo la sensazione che lo conoscesse benissimo, provai a descriverlo.
Sapeva di sudicio, piscio e sudore eppure c'era un aroma che non riuscivo a distinguere un odore intenso pungente, un odore forte e muschiato qualcosa che al contempo mi ripulsava e attraeva.
Valeria mi suggerì di assaggiarlo, rimasi confusa senza capire cosa intendesse allora lei me lo mostrò.
Si sostituì a me nella presa andando sotto il ragazzo cominciò a baciargli i testicoli poi risalii lungo l'asta e una volta sulla punta la sfiorò con la lingua per poi infilarsela tra le labbra carnose.
Ero allibita, sapevo benissimo che ai ragazzi piaceva farsi fare quelle cose ma un fatto era, farselo raccontare, sbirciarlo su una rivista porno rubata a mio fratello , un altro vederlo dal vivo.
Vista la sorpresa sul mio viso Valeria scoppiò a ridere per la mia inesperienza, la supplicai di non prendermi in giro lei mi consolò e mi chiese se volevo farlo anch'io.
Ero tentata ma mi mancava la fiducia così lei mi propose di farlo insieme.
Seguendo il suo esempio dai due lati opposti di quella poderosa mazza di carne, esattamente come aveva fatto lei in precedenza, partendo dai testicoli risalimmo con le nostre bocche le nostre lingue insieme verso la punta lucidandola con la nostra saliva.
Arrivati lì lei mi invitò a fare ciò che le avevo visto fare un attimo prima.
Persa nel più totale panico con il cuore in gola, il fiato corto rimasi immobile fissando la punta del cazzo di Flavio a pochi centimetri dal mio mio naso.
Valeria fosse un po' impaziente mi forzò leggermente la mano ponendo le sue una sotto il mio mento l'altra dietro la mia nuca e spingendomi la testa contro il pene del suo amico ma chiedendomi con dolcezza di aprire bene la bocca e tirare fuori la lingua.
Il cazzo di Flavio mi scorreva nel palato, seguendo le precise indicazioni di mia cugina cercai di controllare quella che le chiamò il riflesso faringeo e tenere a bada i conati di vomito, anche quando, costretta a mantenere l'opposizione tra le mani di mia cugina, l'uccello di Flavio mi arrivò fino in fondo alla gola.
Mi mancava il fiato ero rossa in viso ,avevo le lacrime agli occhi eppure ciò che provavo era un misto tra umiliazione e piacere. Valeria vi costrinse in quella posizione per un bel po' ,poi finalmente lasciò la presa e mi consentì nuovamente di respirare.
Tossii chiedendole se voleva ammazzarmi, lei rise domandandomi se non mi era piaciuto, provai a negarlo ma non fui convincente e alla fine fui costretta ad ammettere che era stata un'esperienza strana ed eccitante.
Flavio se ne stava sempre lì in piedi davanti a noi nudo dalla cintola in giù sempre con le mani sul fianco ,sempre con lo sguardo perso nel vuoto.
Valeria mi invitò a riprovarci ma questa volta da sola, prendendomi il mio tempo e gestendo da sola il ritmo che avrei ritenuto ideale.
Ero eccitata ,la mia passerina si era tutta bagnata ,sul mio seno i capezzoli si erano drizzati, morivo dalla voglia di riprovarci.
Flavio sembrava continuare a ignorarci mentre il suo cazzo appariva e spariva dentro la mia bocca.
Valeria ci guardava con piaciuta guidandomi e dandomi le ultime indicazioni fino a condurre il nostro ospite al piacere dell'orgasmo, orgasmo che senza alcun preavviso mi eruppe nella gola.
Colta di sorpresa provai a tirarmi indietro un po' spaventata neanche avessi potuto annegare in quel fiume di di sperma sparatomi direttamente in gola ma, Valeria tenendomi un piede dietro la schiena mi costrinse a rimanere in quella posizione finché Flavio non si fosse completamente svuotato.
Messa le corde con la mia faccia schiacciata sul suo pube peloso, l'asta affondata nella mia gola ,seguì il vecchio adagio o bere o annegare e senza poterne sprecare nemmeno una goccia , come mi invitò a fare mia cugina, deglutii ogni centilitro del suo sperma.
Dopo essere scivolato via dalla mia bocca, tirato su il pantaloncino, Flavio corse via sparendo tra le fronde del canneto senza dire niente, neanche un grazie.
Io e Valeria ci guardammo negli occhi e scoppiamo a ridere.
scritto il
2024-09-03
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