La collegiale prima della verifica di chimica

di
genere
dominazione

"Radicata nella tradizione e negli standard svizzeri, l'istituto offre un'eccellente formazione internazionale che infonde valori duraturi, ispira l'eccellenza accademica e fornisce un passaporto per un futuro luminoso..."
Così c'era scritto sulla brochure che poco meno di un anno prima mi misero in mano i miei genitori annunciandomi senza possibilità di replica che sarei andata in collegio.
Mi sembrò di subire una ingiustizia terribile, una punizione smisurata, in fondo quello che era successo non era così grave, era stato solo un gioco innocuo.
Una mattina avevo indossato dei leggins neri see trougth, ero consapevole che fossero semitrasparenti e che sotto si vedesse il perizoma Lilla che indossavo, gli avevo comprati e indossati proprio per quello.
Mi è sempre piaciuto stuzzicare l'appetito dei maschi e quell'indumento sembrava perfetto per quello scopo ma, le cose c'erano un po' sfuggite di mano quella mattina.
I miei compagni di classe avevano cominciato a darmi il tormento appena scesa dall'auto di mio padre, fin dalla Campanella di inizio lezioni e continuato tutta la mattina.
Mi avevano convinta, con la promessa che mi avrebbero offerto il pranzo all'intervallo a sedermi negli ultimi banchi insieme ad alcuni di loro.
Ero stata paziente avevo lasciato che mi fotografassero il culo e la passerina celata nelle mutandine perfettamente in vista sotto al tessuto semitrasparente. Alla fine per accontentarli forse anche perché un po' eccitata da tutte quelle attenzioni durante l'intervallo ero rimasta con loro in classe gli avevo offerto la visione del mio culetto lasciato che si masturbassero facendo delle mie chiappe il bersaglio delle loro eiaculazioni.
Gli accordi non erano proprio quelli avrebbero dovuto venire nei fazzoletti che mi ero premurata di distribuire prima di iniziare ma, dopo che il primo sparse il suo seme tra le mie natiche anche gli altri vollero seguirne l'esempio.
In cinque vennero sui miei leggins senza che io potessi fare niente prima che quella pettegola della bidella ci beccasse sul fatto e ci portasse tutti in presidenza.
La cosa più imbarazzante e fu mostrare al preside e al vicepreside il mio culo lordato di sperma.
Il vicepreside con l'approvazione del preside volle scattarmi qualche foto come prova del mio misfatto e non potei che assecondare la sua richiesta.
Certo era stato divertente anche se le cose erano finite fuori controllo, era stato un gioco senza vittime ma l'Istituto che frequentavo all'epoca non l'ha presa alla leggera.
Tutti i protagonisti di quella vicenda si beccarono il sette condotta rischiando di perdere l'anno.
La cosa fu presa talmente sul serio che fu istituita una commissione di inchiesta con tanto di audizioni di tutti coloro che erano stati coinvolti.
Dopo la testimonianza di quei vigliacchi dei miei compagni di classe gran parte della colpa ricadde su di me, finendo per passare da potenziale vittima a istigatrice di atti osceni e fui espulsa.
I miei genitori mi urlarono contro per tre giorni poi passarono una settimana a chiudersi in un ostinato silenzio fingendo che nemmeno esistessi e infine, mi annunciarono quella che per me era una decisione drastica.
L'espatrio in Svizzera...
Per me fu traumatico lasciare Milano le mie amiche i miei locali preferiti. Leggendo e rileggendo la brochure dell'Istituto avevo il timore di infilarmi in una specie di monastero di clausura.
I giorni che seguirono li passai a masturbarmi in continuazione rinchiusa nella mia cameretta come una reclusa in un carcere di massima sicurezza ,visto che qualunque altro svago mi era stato negato tranne che le dita ,la mia passerina ipersensibile e la mia fervente immaginazione , ci diedi sotto parecchio.
Ma nonostante tutta quella attività non riuscii a mitigare l'ansia ,anzi la notte prima della partenza non riuscii a chiudere occhio.
Come estensione della mia pena sugli abiti che avrei potuto portare lì con me ci furono parecchie restrizioni.
Quell'ipocrita di mia madre che spesso vestiva in maniera molto più provocante ,che fin da piccola avevo ammirato e da cui mi ero fatta ispirare crescendo e cercando di imitarne il gusto per la moda divenne un severo censore.
Persino mio padre, che mi aveva sempre spinto a seguirne l'esempio, si era sempre detto innamoratissimo di me, mai fatto alcun problema quando al mare indossavo uno dei micro bikini di mia madre, una mini troppo corta ,un abitino attillato o dei leggins che lasciavano poco all'immaginazione e che, questa è una cosa che non ebbi mai il coraggio di confessargli, avevo beccato una notte in bagno dopo un rapporto con mia madre, rapporto a cui avevo partecipato a mio modo fantasticando e dandomi piacere da sola nel mio letto ascoltandoli nel loro rumoroso amplesso, ripulirsi la punta dell'uccello ancora grondante non prima di aver annusato le mie mutandine bianche di cotone ,quelle che lui scherzando le definiva da verginella.
Mutandine da verginella che avevo indossato tutto il giorno e nelle quali ero venuta poco prima bagnandole tutte e che una volta smesse, ancora fumanti ,avevo messo nel cesto della biancheria sporca neanche 10 minuti prima, nemmeno lui che vi era sempre stato complice in tutto non mostrò alcuna clemenza nel eliminare tutte le cose più carine che avevo, compreso il complètino intimo in ecopelle nero, il primo di uno dei suoi tanti regali.
Adoravo quel completino ,guêpière ,reggicalze e perizoma chi mi aveva regalato dopo un viaggio di lavoro di ritorno da Praga.
Ero molto legata a quel capo di lingerie, sanciva il rapporto intimo tra me e mio padre, era stato il primo di molti regalini che lui mi avrebbe fatto tra scarpe, tantissime biancheria intima, e abitini molto sexy.
La sera in cui tornò a casa approfittando che mia madre era ad una delle sue lezioni yoga entrò in camera mia e chiedendomi di non dirle niente me lo diede.
Ero così entusiasta di quel regalo che dopo averlo baciato più e più volte sulla bocca, lo avevo indossato lì davanti a lui senza pensarci due volte.
Per lui ero bellissima, mi chiese se poteva scattarmi qualche foto da mandare ai colleghi per mostrare quanto bella fosse la figlia.
Ero un po' in imbarazzo, non mi depilavo da almeno una settimana, i peletti castani della mia passerina sbordavano dagli slip, lui controllò. La sua faccia era talmente vicina che potevo sentire il suo alito scaldarmi la micia. Mi chiese di prendere le forbicine dal cassetto della mia scrivania, quando tornai da lui mi fece sollevare prima una gamba poi l'altra e per finire abbassò lo slip abbastanza per sfoltirmi i peletti della figa nella parte superiore del mio pube.
Dopo aver risistemato le mutandine osservò con l'attenzione il mio inguine celato sotto il tessuto lucido e prima di mettermi in posa per le sue foto ci schioccò sopra un bacio rumoroso.
Questo bacio mi aveva provocato un intimo solletichino e mi rese molto più disponibile ad assumere tutte le pose che mi chiese di fare per le sue fotografie molte delle quali mi esponevano il culo a suo dire la parte migliore di me.
Dopo aver raccolto tutto il materiale che gli serviva e avermele mostrate ,come annunciato le inviò ai suoi colleghi su una chat di gruppo, i quali mi riempirono di complimenti e apprezzamenti di ogni sorta, invitandoci ad alcune pose di coppia.
Le pose richieste erano imbarazzanti ma farle con il mio papino sembrava divertente.
Quattro in particolare piacquero molto ai colleghi di mio padre.
La prima, lui con indosso solo gli slip neri, mi stava alle spalle e da dietro mi strizzava e sollevata i seni verso l'alto mentre io gli accarezzavo la testa.
Nell'altra io mantenevo la medesima posizione mentre lui faceva scivolare i miei slip fino a metà dell'inguine esponendo parte del pelo pubico.
Io ero preoccupata ma lui mi disse di non vergognarmi perché ero bellissima e lo lasciai fare.
Nella terza eravamo stretti in un abbraccio sensuale il mio petto nudo premuto contro il suo torace , le sue mani mi afferravano e dividevano le natiche esponendo la sottile striscia di pelle che scorreva tra di esse.
Nell'ultima la più indecente, io stavo in ginocchio davanti a lui e gli abbassavo gli slip mentre lui un po' rude mi teneva per i capelli.
Il pene in tensione di mio padre deformava e bagnava il tessuto delle sue mutande di cotone nero il mio viso era talmente vicino che potevo sentirne l'odore e mi riempiva il palato fino a quasi poterne pregustare il sapore sulla lingua.
Ero imbarazzata eppure eccitattissima, la mia fica si era bagnata.
Cominciai a fare vergognose ipotesi su quello che sarebbe potuto succedere ma che non avvenne.
Quella volta ci fermammo lì o almeno, non andammo fino in fondo.
Papà aveva inteso le mie emozioni soprattutto perché il mio corpo mi tradiva.
La saliva mi colava dai lati della bocca, il rossore sul viso, il fiato corto, i capezzoli eretti e infine la colina che oltrepassato l'ostacolo delle mie mutandine mi scivolava all'interno delle cosce ,smascheravano ogni mia bugia.
Papà ammise di essere eccitato anche lui la sua erezione palesava il suo stato d'animo, mi chiese di riguardare insieme le nostre foto e se poteva stemperare la tensione accumulata masturbandosi lì davanti a me.
Io mi limitai a fare spallucce come se la cosa non mi interessasse non mi coinvolgesse ma solo all'idea già ero tutta un fremito.
Ci sedemmo sul mio letto l'uno accanto all'altra , fianco contro il fianco.
Provai a coprirmi ma lui mi chiese di non farlo sostenendo che ero bellissima così.
Mentre tenevo in mano il suo smartphone e facevo scorrere le immagini ,lui tirato fuori l'uccello si masturbava alternando lo sguardo tra me e lo schermo del dispositivo.
Desideravo più di ogni altra cosa partecipare al suo gioco ma le mie mani erano impegnate.
All'apice della passione si mise in piedi e senza più alcun freno morale, puntando verso di me il suo generoso uccello, venne più e più volte sul mio seno rimasto nudo per tutto il tempo.
Ero felice di averlo reso orgoglioso ,di averlo compiaciuto.
Prima di lasciarmi e dopo essersi ripulito il cazzo con le mutandine che avevo su prima di indossare il suo regalo mi chiese di mantenere il segreto.
Ne fui lieta, essere complici ci avvicinava ancora di più, lo baciai per suggellare il nostro compromesso e lui mi lasciò mentre ancora il suo seme caldo scivolava sulla mia pelle ,mi appiccicava alle tette e i capezzoli

Ma, ormai tutto quello sembrava un ricordo lontano.
I miei genitori esclusero dalla valigia tutto ciò che per loro poteva essere troppo provocante o sconcio e quindi ad imbarco mi presentai letteralmente come una stracciona e con solo con un piccolo trolley al seguito.
Decollai lasciando a Milano in pratica tutto il mio guardaroba pieno delle cose che quegli stessi genitori severi avevano lasciato che comprassi, indossarsi per anni e ora era diventato un reliquiario della vergogna.

Ma nonostante le cose scritte su quel pezzo di carta la vita tra le mura di quel posto era ben diversa da come me l'aspettavo.
In quell'anno appena passato avevo imparato e sperimentato cose al limite della decenza ,della perversione e della depravazione più spinta.
La prima sera nel dormitorio dopo aver bevuto vodka e fumato Spinelli, fui coinvolta in una piccola orgia saffica con altre sei ragazze e quello era niente.
Avevo usato droghe e alcol di ogni tipo, tutte sostanze sempre reperibili a qualunque ora del giorno della notte ,bastava pagare un bidello o fargli qualche favorino per ottenerle.
In meno di un anno ero passata dall'essere praticamente vergine a troia esperta.
Avevo fatto sesso con uomini e donne, con colleghe di collegio, professori, personale non docente e non di rado anche parenti in visita e infine per non farvi mancare nulla, persino accettato denaro in cambio di prestazioni sessuali.
Il preside dell'Istituto insieme a molte altre ragazze appena maggiorenni e dell'ultimo anno tutte molto carine, disinibite e disponibili ,ci aveva selezionato per essere inserite nel suo piccolo giro di ragazze da inviare a quelle che lui definiva feste eleganti in giro per mezza Europa.
Ovunque, da Roma a Milano ,da Parigi a Vienna a Bruxelles a Londra a Mosca, ovunque girasse denaro, molto denaro e fosse gradita una ragazza giovane, carina , di classe con un po' di cultura e soprattutto con pochi freni morali e disposta a tutto per un bel po' di denaro, arrivavamo noi.
Un jet privato ci caricava a Zurigo e con la massima riservatezza ci portava a destinazione e la mattina dopo ci riportava il collegio, mi divertivo, avevo un trattamento di favore all'interno dell'Istituto, i miei voti salivano senza particolari sforzi ma soprattutto tolta la quota del 20%, che restava al preside, stavo tirando su un bel po' di soldi.
La vita scorreva e io la passavo tra le lezioni, scopate in giro per l'istituto e feste in cui venivo scopata per soldi.
Tutte le settimane sentivo i miei genitori, in realtà il più delle volte facevo delle lunghe videochiamate con mio padre, mia madre si limitava a poche chiacchiere, mentre col mio papi passavo ore a parlare.
Rimasi un po' stranita quando mi resi conto che lui si chiudeva nella mia stanza a Milano sostenendo il fatto che in quel modo poteva percepire maggiormente la mia presenza ,che la stanza era piena di il mio odore e che era un modo per sentirmi li accanto a lui.
Di nascosto da quella arpia di mia madre tramite corriere mi inviava un po' delle mie cose più carine , soprattutto la biancheria intima, biancheria che mi chiedeva di indossare ad ogni nostra videochat.
Non ne potevo essere certa, ad ogni chiamata l'inquadratura era sempre concentrata sul suo viso ma dall'espressione, quando mi chiedeva di mostrargli dei dettagli in close up di quella biancheria o di assumere certe pose ebbi la netta l'impressione che il mio dolce Paperino ,come lo chiamavo io i momenti più intimi si masturbasse guardandomi.
Una volta, visto che ansimava in maniera palese, presi coraggio e glielo chiesi direttamente ma lui si limitò a dirmi che da quando ero partita gli mancavo tantissimo, che sembravo ogni giorno più bella.
Gli risposi che mi mancava anche lui , l'idea che si stesse masturbando disteso sul mio letto mi fece provare un certo farfalio alla fichetta.
Chiaramente evitai di dirgli che forse la pelle è luminosa e distesa ,il colorito acceso del mio viso ,non erano solo l'effetto di una corretta dieta e di una buona idratazione ma di tutto lo sperma che la sua dolce Paperina , come mi chiamava lui nei momenti più intimi, ultimamente prendeva in faccia, mandava giù per la gola in maniera abbondante fino a riempire il pancino, o di quello che è regolarmente le farcivano retto e figa.
Quella sera chiusa la telefonata, dopo qualche istante, presa dall'impeto del momento gli mandai una foto con l'inquadratura molto ravvicinata del tassello sul cavallo umido delle mie mutandine scrivendogli che anche lui mi mancava tantissimo.
Passò qualche settimana ed era già Natale non vedevo l'ora di tornare a Milano e riabbracciare mia madre ma soprattutto mio padre.
La sera dell'Immacolata , una settimana prima della chiusura delle lezioni per le vacanze di Natale, il preside aveva organizzato una festicciola per alcuni amici intimi e facoltosi in un attico di Zurigo.
Visto che ero una delle più richieste, fui fra quelle che furono selezionate per l'evento.
Tutte le ragazze invitate sembravano degli angeli arrivati dal paradiso, bellissime, provocanti ed eleganti.
Era impossibile stabilire chi era la più bella, il preside non aveva badato a spese e aveva commissionato ad una boutique di Parigi gli abiti per tutte le ragazze, tanto i soldi arrivavano dalle rette costosissime che pagavano i nostri genitori.
Io indossavo scarpe aperte dal tacco vertiginoso, un tubino argentato che mi lasciava la schiena scoperta il cui orlo inferiore a stento arrivava a coprirmi le natiche, sotto di esso indossavo un microscopico perizoma nero.
Avevo curato ogni dettaglio dal trucco leggero e sensuale che intensificava il mio sguardo ,sollevava gli zigomi e accendeva le mie labbra, alla messa in piega che rendeva lisci e lunghissimi i miei capelli dorati, agli accessori come la lunga catena dorata che correva lungo la schiena nuda come il guinzaglio di un docile cucciolo, ai bracciali che tintinnavano ai polsi, agli orecchini che mi brillavano appesi alle orecchie.
Non fu facile competere con le altre ragazze per attrarre gli sguardi di moltissimi uomini intervenuti alla festa.
Il rapporto era di una ragazza e ben cinque uomini ma alla fine fu è avvicinata da un gruppetto di tre persone.
Mi offrirono da bere dell'ottimo champagne.
Due erano piuttosto anziani credo più vecchi di mio padre, venivano da Berlino lavoravano per una società finanziaria che si occupava di investimenti.
Avevano sentito parlare molto bene di me e dissero subito che sarebbero stati disposti a pagare molto per passare la serata in mia compagnia, la cosa mi lusingava e mi faceva intravedere già un bel po' di grano, forse persino anche qualche regalino prezioso come i 6000 euro di anello che avevo al dito della mano sinistra regalo di un industrialotto bresciano dopo che per tutta la notte ,avevo concesso il mio ano al suo autista di colore.
Il terzo mio ospite era un bel ragazzo sulla trentina dall'aspetto mediorientale un po' nerd ma piuttosto carino, scoprì che si trattava del CEO di una nota piattaforma multimediale indiana specializzata nella telefonia e nei social media , anche lui mi riempii di complimenti.
All'istituto aveva imparato ad affinare le mie doti linguistiche quindi sorprese abbastanza i miei tre ospiti discutendo con loro in inglese in tedesco persino in spagnolo e francese, quasi tutte erano lingue obbligatorie le altre le avevo imparate durante il mio percorso scolastico a Milano.
Parlammo di tutto evitando con accuratezza la politica la religione e lo sport che personalmente mi annoiava.
L'indiano stuzzicò il mio interesse quando mi disse che se avessi voluto avrebbe potuto rendermi celebre.
Mi fece il nome da alcune attrici indiane, onestamente non ne conoscevo nemmeno una ma mi assicurò che nel suo paese in buona parte dell'Asia soprattutto in Cina erano famosissime , richiestissime , strapagate e ammirate e che tutte erano passate per il suo ufficio prima di trovare la celebrità.
La celebrità era solo un sogno ,non mi interessava diventare famosa, volevo solo divertirmi ,fare tanto sesso e guadagnare una montagna di soldi con cui comprarmi cose carine, come ad esempio la Lamborghini che mi sarei regalata al compimento del mio ventunesimo compleanno e di cui avevo un poster nella mia camera all'istituto.
Non avevo progetti particolari per il mio futuro, ero troppo giovane per averne ,tutto ciò che contava per me era il presente e godermelo in tutti i suoi aspetti nel modo più assoluto.
Quando dissi loro quelle cose, i tre uomini ammisero di essere meravigliati nel trovarsi davanti a una ragazza così giovane e già con le idee così chiare.
Risposi che in quanto ragazza con le idee chiare forse era arrivato il momento di dare un senso alla serata.
I tre risero per la mia sfacciataggine.
Passammo gli affari, l'imprenditore indiano mi voleva tutta per sé ma i due tedeschi offrivano molto di più a malincuore dovetti rinunciare alla sua offerta.
Accompagnata dai miei due nuovi ospiti ci spostammo su un divanetto.
C'era abbastanza spazio per tutti e tre , su quello opposto a noi diviso da un bellissimo tavolino di cristallo, una delle ragazze del mio gruppo già si dava da fare con un tizio ,il cui aspetto un po' mi intimoriva.
Era un uomo dell'est Europa sembrava un malavitoso Russo dai capelli brizzolati e dagli occhi color ghiaccio, pieno muscoli ben definiti che si delineavano sotto la costosa camicia di seta, di cicatrici e tatuaggi visibili la dove la pelle era nuda.
Mentre i miei accompagnatori mi baciavano dappertutto e infilavano le loro mani dentro il mio vestito lui mi guardava intensamente quasi dimenticandosi della ragazza che , con tutto l'impegno possibile cercava con la sua bocca di dargli piacere.
Mi desiderava, lo sentivo e quel suo aspetto rude da cattivo ragazzo mi eccitava, avrei voluto che fossero le sue mani e la sua bocca a scaldarmi la pelle.
Sembrò leggermi nella mente ,fece un cenno ad tizio che doveva essere una sua guardia del corpo, un ragazzo sulla trentina dal fisico definito in completo nero e dopo avergli detto qualcosa lo mandò da noi.
Non so cosa disse ai due tedeschi ma a quanto pare fu qualcosa che gli spaventò a tal punto da lasciarmi lì sul divano e darsela a gambe senza darmi la minima spiegazione.
Piuttosto irritata gli dissi parlando in inglese che mi aveva fatto perdere un bel po' di soldi ,lui rimase in silenzio e a parlare fu il suo scagnozzo. Disse che i soldi non erano un problema che Dimitri mi avrebbe offerto il doppio di quello che avevo pattuito con i due tedeschi ma, che avrei dovuto guadagnarmeli.
Disse all'altra ragazza di andare via, lei sembrò molto risentita, la sua guardia del corpo gli allungò un rotolone di banconote, quello fu sufficiente a calmarla ma non ad evitare che mi lanciasse uno sguardo pieno di odio mentre si allontanava in cerca di un altro cliente.
Mi sedetti accanto a lui ,aveva ancora l'uccello di fuori in piena erezione, direi che facendo un paragone partendo dal gomito mi sarebbe arrivato al polso.
Sapevo benissimo cosa dovevo fare.
Presi l'iniziativa, mi resi conto che se volevo gestirlo bene avrei dovuto usare entrambe le mani e con esse guidarlo alla bocca da cui colava la mia saliva.
Mentre cercavo di ospitarlo tra le mie labbra Dimitri fece scivolare una mano lungo la schiena sollevò il vestito e la infilò dentro le mutandine saggiandomi prima l'ano e poi con insistenza la vagina trovandola tutta bagnata.
Disse qualcosa in russo che il suo compare subito tradusse con il complimento per il fatto che ero una bellissima donna, molto arrapante aggiungendo il fatto che mi aveva desiderato fin dal primo momento in cui mi aveva visto entrare nella sala.
Non so bene perché ma anelavo più di ogni altra cosa la sua approvazione.
Non c'entravano i soldi o meglio non era solo quello, Dimitri era un vero uomo ,quello che leggendo un articolo sul web, avevo scoperto definirsi, un Sigma.
Un uomo che si elevava sopra gli uomini e sopra le donne, chi non ha nessun pari, un autentico capo branco, un leader, capace di esprimere un potere che andava ben oltre la sua ricchezza o l'evidente prestanza fisica. Sentirmi dire quel genere di complimenti mi fece il gemere, mi accese e presa da un impulso irrefrenabile salì a cavalcioni su di lui sollevai il vestito spostai di lato gli slip ormai zuppi, guidai il suo enorme uccello dentro la mia fica egli in una sala gremita di uomini e donne come presa dal diavolo cominciai a scoparlo senza sosta.
Dimitri mi mise a nudo i seni, mi baciò i capezzoli mentre le sue forti mani mi afferravano il culo e il suo enorme cazzo scorreva rapido dentro la mia fica fradicia.
Mi chiavò a lungo, in molti modi diversi, intorno a noi si era formato un capannello di persone, molti dei quali eccitati dalla scena a loro volta si cimentavano in effusioni roventi, mi sembrava di essere al centro del mondo, un autentico faro di lussuria che attraeva se decide di falene vogliose.
Il suo uccello trovò ospitalità in ogni pertugio del mio corpo.
Prima di concludere volle condividermi con il suo socio ,mi ritrovai schiacciata in un sandwich di Carne fatto di sudore , secrezioni e gemiti.
il cazzo di Dimitri piantato nel mio culo sodo, mentre quello del suo compare mi scorreva nella fica.
Dimitri ci guidava entrambi come il padrone con le sue bestie dettando il ritmo e così facendo ci portò all'unisono all'estasi.
Il loro seme mi riempiva la mia fica e il retto, sentii la vagina contrarsi in una serie di spasmi compulsi sempre più ravvicinati e sempre più violenti.
Mentre urlavo di piacere e bagnavo i cuscini del divano sotto di noi davanti a tutti i presenti, ebbi la sensazione che quella in assoluto fosse la prima in cui avevo provato un autentico orgasmo.
La mattina dopo ,mentre il pulmino dell'Istituto ci riportava indietro ero stravolta, stanca e dolorante.
Sul polso faceva sfoggio un Rolex Daytona omaggio del mio ospite Russo e nella borsetta avevo più soldi di quanti l'avessi mai avuto.
Osservai il sole sorgere l'orizzonte ripensando a quella notte indimenticabile, le poche regole dell'Istituto in quella faccenda erano comunque molto restrittive, non avrei potuto rivedere Dimitri a meno che non si fosse trattato di un evento organizzato eppure avrei dato tutto quello che avevo per potermi sentire ancora una volta il suo cazzo dentro la fica.
La mattina che era cominciata benissimo.
Ero riuscita a dormire un paio d'ore e al mio risveglio mi ero sentita eccezionalmente riposata, avevo fatto una doccia, indossato la mia divisa da collegiale, e mi stavo avviando verso la mia classe insieme ad altre miei compagne, alcune delle quali erano state presenti con me alla serata a Zurigo.
Ero felicissima e facevo sfoggio del mio Rolex con tutte le mie amiche spiegandogli come lo avessi ricevuto suscitando in loro tantissima gelosia poi però tutto andò malora, tutto si rovinò quando Rupert uno dei bidelli ci venne a dire che il professore Donatelli Quel grandissimo bastardo, aveva in progetto di fare una verifica di chimica.
Verifica a cui nessuna si era preparata essendo ormai imminenti le vacanze di Natale.

-cerca :la verifica di chimica-
scritto il
2024-08-29
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