Il Cocco della Zia
di
passodalfiume
genere
confessioni
Erano alcuni giorni che vedevo mio nipote Carlo depresso.
Gli volevo bene come un figlio, mi ero presa a cura di lui da quando la madre l'ex moglie di mio fratello se n'era andata una decina di anni prima e in quegli anni mi ero sempre impegnata a sopperire la mancanza di un ruolo materno nella sua vita.
Quando mio fratello era impegnato nei suoi lunghissimi viaggi per lavoro Carlo si trasferiva a casa mia.
Un piccolo monolocale poco fuori Milano.
Spazio ce n'era poco e non era possibile garantire alcun tipo di privacy, dormivamo anche nello stesso letto, questo contribuì a diventare molto intimi.
Così anche se dovetti insistere non poco riuscì a farmi confessare quale fosse il problema.
A scuola subiva degli atti di bullismo da parte di alcuni suoi compagni di classe , questo la diceva lunga sulla sua natura, Carletto aveva 19 anni non era riuscito ancora a diplomarsi ed essendo il più grande della sua classe avrebbe dovuto quanto meno farsi rispettare ed invece eccolo a subire molestie da dei ragazzini più piccoli di lui.
Mi sentivo in colpa forse lo avevo cresciuto con un amore troppo morboso e questo aveva influito per farlo diventare uno smidollato, ma non avrei permesso che dei coglioncelli facessero gli stronzi con lui.
Quando però gli dissi che mi sarei occupata della cosa e che sarei andata direttamente dal preside a parlarne, lui mi supplicò di non farlo.
La sua situazione in classe già era difficile e ci mancava solo che fosse accusato di essere una spia o il cocco della zia.
Provai a farlo ragionare ma lui disperato mi disse che ci avrebbe pensato lui a far smettere i suoi aguzzini dal tormentarlo.
Qualche giorno dopo mi chiese se poteva parlarmi, mi raccontò che aveva raggiunto un compromesso con i suoi bulli, a quanto pare mi avevano visto ad una recente riunione docente familiari e non si erano risparmiati sui “complimenti” così in cambio di un paio delle mie mutandine loro avrebbero smesso di farlo oggetto dei loro scherzi.
All’inizio mi arrabbiai moltissimo, ma lui mi convinse in qualche modo che era un piccolo sacrificio ,che avrebbe potuto prendere la mia biancheria di nascosto e assecondare la richiesta ma che aveva preferito essere onesto con me e chiedermelo direttamente.
Immaginai che quello fosse il suo modo di mostrarsi responsabile e per quanto rimanevo convinta che quella fosse la via piu sbagliata da seguire ,non mi sentii pronta ad abbandonare mio nipote, gli dissi che ci avrei dovuto pensare.
Quella notte non riuscii a chiudere occhio ma la mattina dopo quando lo vidi a colazione ,ancora piu depresso, decisi, andai in camera mia, presi il primo paio di slip dal cassetto, le misi in borsa e tornai da lui.
In auto davanti scuola, pioveva a dirotto e avevo dovuto accompagnarlo, vinsi l’imbarazzo e gliele diedi.
Carlo era sorpreso, si era convinto che non avrei mai acconsentito. Le prese ,era un perizoma nero molto semplice con un tassello in tulle semi trasparente davanti e un fiocchettino di raso in vita, notai subito la strana luce nei suoi occhi.
Rimasi sconcertata quando davanti ai miei occhi se le portò al viso e cominciò ad annusarne il cavallo.
Mi ringraziò ma pareva non soddisfatto, disse che dovevano essere usate.
Quello era un problema visto che di certo non andavo in giro con un paio di mutandine usate in borsetta, lui mi fece notare che quelle che avevo indosso potevano andare benissimo e che inoltre non le cambiavo da ieri, ed era vero anche se restava il mistero di come lui potesse saperlo.
Mi disse che quella mattina dopo aver fatto la doccia, aveva messo la sua biancheria sporca nel cesto e l'aveva trovato vuoto.
In effetti non avendo dormito, mi ero alzata troppo tardi per fare la doccia e cambiarmi, gli chiesi se non ci fosse un'altra soluzione ma lui scosse la testa erano già un paio di giorni che cercava di evitare i suoi bulli ma, quel giorno durante l’ora di ginnastica se li sarebbe trovati davanti e senza quello che avevano chiesto per lui sarebbe andata a finire molto male.
Guardai la scuola di mio nipote odiandola, se non c’era altra soluzione dovevo fare un piccolo sacrificio, sollevai il sedere infilai le mani sotto l’orlo della mini che indossavo e sfilai via le mutandine e gliele porsi.
Era un tanga brasiliano colore verde pastello a vita bassa il davanti completamente trasparente.
Carletto mi ringraziò e le prese ma, doveva verificare una che sembrassero sul serio usate ,non feci in tempo a capire cosa volesse dire che li davanti a me ripeté l'identico atto di poco prima portandosi i miei slip sul viso e annusarli.
L'imbarazzo raggiunse il culmine, da qualche notte avevo delle inspiegabili perdite e ultimamente finivo per svegliarmi la mattina con le mutandine sempre bagnate e osservarlo inebriarsi con l'odore delle secrezioni della mia passerina che impregnavano il tessuto, mi riempiva di vergogna.
Un sorriso compiaciuto si allargó sul suo viso.
Senza parole, non potei far altro che sentirlo ringraziarmi e vederlo andar via ,solo quando mi ripresi dallo shock realizzai che si era portato via anche l’altro paio di slip. Così dovetti andare a lavoro senza mutandine indossando una minigonna che non solo era già corta di suo, ma era fatto di un tessuto stretch che ne riduceva le dimensione ad ogni passo, sarebbe stato inevitabile che quella mattina volente o no ,in ufficio, in un ufficio dove ero l’unica donna, avrei finito per dare spettacolo.
Tornai a casa verso le 19, l’ano mi doleva ancora dopo che due colleghi accortisi del fatto che non indossavo l’intimo, preso come un invito ,mentre eravamo nel magazzino della cancelleria mi chiesero, come altre volte, di dar loro un pò di sollievo.
Sperai che la mia bocca li avrebbe soddisfatti ma non fu così, anche dopo essersi svuotati nella mia gola profonda mi chiesero molto di più, In piedi davanti agli scaffali pieni di faldoni ,a turno in base all’anzianità di servizio mi sodomizzarono riempendomi a turno di sborra il retto fino all'orlo.
Corsi in bagno a fare la doccia ,avevo addosso lo sperma dei miei colleghi che mi appiccicava dappertutto, finito andai in cucina, Carlo stava preparando la cena, un paio di spinacine e del purè, da quando viveva con me aveva sempre cercato di contribuire in casa.
Con indosso soltanto la vestaglietta corta e nient’altro lo abbracciai da dietro, lui cercò di liberarsi ma gli resi le cose molto difficili, quando riuscii a farlo e finendo per strofinargli le mie tette contro la schiena.
Gli ci volle un po' ma alla fine riuscì a liberarsi, mi afferrò per le spalle allontanandomi con le braccia.
Mi teneva ferma a meno di un metro da lui, i suoi occhi sgranati puntavano in basso verso di me, la vestaglietta si era aperta ed attraverso i lembi di seta e cotone il mio corpo si mostrava completamente nudo.
Non era certo la prima volta che mi vedeva in quelle condizioni, ho sempre avuto uno scarso senso del pudore, ne nessuno imbarazzo a farmi vedere da lui mezza nuda.
Era già successo molte volte durante le nostre convivenze.
Cercando di trarlo dall’imbarazzo, in un attimo di decenza, chiusi la vestaglietta e gli chiesi come era andata a scuola.
Carletto ci mise un pò a riprendersi e mi rispose che era andata bene ,prima di rimettersi a cucinare.
Più tardi in salotto dopo cena ci rilassammo sul divano a guardare la TV, c’era il Trono di Spade, non gli chiesi nulla della storia della mutandine, decisi di aspettare che fosse lui ad affrontare l’argomento.
La TV mi ha sempre annoiata ed ero stravolta dalla giornata fin troppo piena di emozioni ,forse complice anche un bicchiere di vino di troppo, come avevo fatto altre volte , mi rannichiai vicino a lui, poggiai la testa sul suo addome e mi appisolai.
Non so quanto tempo fosse passato al mio risveglio ero da sola, la vestaglia aperta, i capezzoli mi dolevano e in bocca sentii l'inconfondibile sapore dello sperma , forse parte di quello che avevo ingoiato quella mattina dai miei colleghi in ufficio era risalito in uno sgradito reflusso, non ci feci troppo caso andai in bagno a lavarmi i denti e poi dritta a letto.
Passò una settimana, tutto sembrava tranquillo, ma una sera tornata da lavoro trovai mio nipote con di nuovo la stessa patetica espressione sul viso, i suoi aguzzini volevano un altro contributo.
Gli dissi subito che non avrei ceduto un altro paio delle mie mutandine, scosse la testa sconsolato ,mi disse che volevano ben altro, volevano qualche foto sconcia di me ,minacciandolo che se si fosse rifiutato o se non fosse riuscito a convincermi, avrebbero mostrato a tutti l'intimo che gli aveva consegnato, accusando Carlo di fronte a tutta la scuola di essere un viscido depravato che rubava l’intimo della zia.
Ebbi un impeto di rabbia era ora di smettere di sottostare al loro gioco.
Carlo però mi supplicò con le lacrime agli occhi e di lasciargli gestire quella cosa a suo modo.
Non avevo scelta, gli dissi di darmi il suo smartphone, andai in bagno e dopo qualche minuto tornai da lui con ciò che mi aveva chiesto.
Una foto di me con la camicetta aperta e la gonna sollevata che mostravo impudica la mia biancheria intima, un completino di cotone bianco abbastanza anonimo.
Carletto la guardò con attenzione e non pareva soddisfatto, c’erano state delle precise istruzioni, avrei dovuto indossare un intimo sofisticato, calze, regicalze e slip , nel tentativo di portarli dalla sua parte si era vantato che indossavo spesso quel tipo di biancheria.
In camera da letto fui sorpresa nel realizzare quanto chiare fossero le sue idee su cosa avrei dovuto indossare e su quali pose avrei dovuto mettermi.
Ero stesa sul mio letto con indosso solo la lingerie che aveva scelto per me, un completino viola molto sexy composto da perizoma, reggicalze, reggiseno push up e per completare l'opera delle calze autoreggenti nere e scarpe rosse ,quelle con il tacco più vertiginoso che possedevo.
Tutta la mia biancheria è pensata più per sedurre che per essere comoda ,ogni singolo pezzo è stato accuratamente scelto da me per suscitare emozioni, emozioni che mai avrei pensato di suscitare nel cuore di mio nipote.
Dopo avermi fatto posare in atteggiamenti molto provocanti Carletto mi chiese un ultimo sforzo.
Tenevo le mani sul viso per l'imbarazzo mentre lui stava tra le mie gambe fotografando a distanza ravvicinatissima la mia intimità, rizzai la schiena quando sentii un suo dito accarezzare il cavallo dei miei slip direttamente sul solco della mia ipersensibile fica, mi disse che se le mie mutandine fossero state bagnate l’immagine sarebbe stata piu credibile, provaii a fermarlo a dirgli che forse era troppo, lui mi rispose che se non riuscivo a bagnarmi poteva aiutarmi lui.
Senza darmi il tempo di rispondergli mi ritrovai la sua bocca incollata come una ventosa al mio monte di venere.
Só che una persona normale non avrebbe accettato quella situazione, eppure qualcosa dentro di me, un fuoco che mi divorava l'anima ,mi confondeva le idee e mi fu impossibile oppormi al suo entusiasmo.
Così, anche se con la voce lo imploravo di fermarsi, le mie viscere ribollivano ,il sangue fluiva veloce fino alle tempie, pompato da un cuore impazzito e le mie mani anziché allontanarlo lo tenevano fermo sopra il mio inguine.
Venni tra gli spasmi , direttamente sulla sua lingua famelica riempiendogli la bocca del mio miele.
Ancora scossa tremante sperando che quel piacere tardasse a sparire ,lo viddi sollevarsi leccandosi le labbra, nei suoi occhi bruciava una passione ardente, quello non era più mio nipote era un giovane uomo che sapeva come darmi piacere.
Prese il suo premio, la foto della mia fica ancora pulsante ,gonfia dilatata e fradicia di umori, mi ringraziò sostenendo che gli stavo salvando la vita.
Mentre cercavo di riprendermi me lo ritrovai nudo dalla cinta in giu a cavalcioni sopra il mio torace, vincolata sotto il peso del suo corpo, le braccia bloccate sotto le sue gambe ,arsa da un desiderio che mai avevo conosciuto prima e il suo uccello davanti ai miei occhi, uccello che avevo visto altre volte nella quotidianità priva di pudore della nostra piccola casa ma mai cosi da vicino.
Era lo stesso eppure totalmente diverso, poggiato tra l’incavo dei miei seni prosperosi ,i miei capezzoli erano irti pompati dal sangue e dall’eccitazione, appena coperti sotto il pizzo e il tulle del mio reggiseno.
Le mani di Carlo così posarono al lati del mio seno stringendolo contro la sua erezione, con movimento pelvico il suo glande umettato e gonfio appariva e spariva tra le mie tette ,i minuti che seguirono mi parvero interminabili, il ritmo crebbe finché il meato al centro del suo fungo carnoso si riempì di madreperla ed eruttò sotto il mio sguardo ipnotizzato il suo seme denso e rovente.
La sua sborra piovve su di me con un abbondanza a cui poche volte nella mia vita ero stata testimone, tra i seni, sul collo, in pieno viso, sulle labbra nella mia bocca rimasta spalancata per vegetazione ,tutto era ricoperto del suo sperma.
Mentre stavamo stesi l'uno di fianco all'altra mi confessò che da qualche tempo altre volte si era sfogato su di me in quel modo.
A volte mentre condividevamo il letto di notte ed io ero sprofondata nel sonno si dava sollievo masturbandosi e facendo della la mia pelle nuda, delle mie curve e non di rado anche del mio viso, il bersaglio delle sue eiaculazioni.
Aggiunse che ero diventata la sua ossessione che si sentiva in colpa per aver abusato di me così tante volte mentre dormivo.
Ai suoi occhi Ero bellissima ,dolce ,disinibita ,il mio modo di vestire di andare in giro per casa mezza nuda ,di coricarmi con lui a letto indossando poco e niente era per lui un piacevole supplizio , un continuo invito, un atto di seduzione costante.
Riuscì a farmi sentire in colpa eppure al contempo lusingata e desiderata, mi sporsi verso di lui gli accarezzai i capelli e lo baciai sono guancia.
Posai la mia testa sulla sua spalla e posi la mano sul suo petto, con quel mio gesto volevo fargli capire che lo perdonavo, ma Carletto lo interpretò in maniera diversa.
Mi prese la mano e se la portò attorno al suo uccello che nonostante la eiaculazione recente non aveva perso un minimo di vigore.
Era grosso più di quanto avevo valutato in precedenza.
Capii che non sarebbe servito a nulla contraddirlo e mentre gli stringevo le dita intorno al cazzo mi dissi, che fino a lì non c'era niente di male.
Me lo ripetei mille volte ,quando la mia bocca lo accolse accogliente e il suo rovente sperma mi riempì la gola, mentre le sue dita mi stimolavano la vagina.
Non c'era niente di male mi ripetei mentre si fece largo dentro la mia fica, niente di male quando afferrandomi per i fianchi cominciò a scoparmi con forza e vigore.
Niente di male.
Quella frase divenne il mio mantra mentre mi prendeva e mi annegava nella sborra l'utero.
Niente di male ,mormorai con il fiato rotto dall'orgasmo provato ,distesa sul letto con il corpo bollente madido di sudore ,sfinita a cosce spalancate.
Mio nipote mi aveva riempito la fica, il suo sperma tra le grandi labbra della mia passera mescolate alle secrezioni nella mia vagina colava fuori copioso inzuppando le mie mutandine l'interno delle mie cosce e lenzuolo sotto di me.
Niente di male mi ripetei all'infinito fino a che non cadi tra le braccia di Morfeo in un sonno profondissimo.
Gli volevo bene come un figlio, mi ero presa a cura di lui da quando la madre l'ex moglie di mio fratello se n'era andata una decina di anni prima e in quegli anni mi ero sempre impegnata a sopperire la mancanza di un ruolo materno nella sua vita.
Quando mio fratello era impegnato nei suoi lunghissimi viaggi per lavoro Carlo si trasferiva a casa mia.
Un piccolo monolocale poco fuori Milano.
Spazio ce n'era poco e non era possibile garantire alcun tipo di privacy, dormivamo anche nello stesso letto, questo contribuì a diventare molto intimi.
Così anche se dovetti insistere non poco riuscì a farmi confessare quale fosse il problema.
A scuola subiva degli atti di bullismo da parte di alcuni suoi compagni di classe , questo la diceva lunga sulla sua natura, Carletto aveva 19 anni non era riuscito ancora a diplomarsi ed essendo il più grande della sua classe avrebbe dovuto quanto meno farsi rispettare ed invece eccolo a subire molestie da dei ragazzini più piccoli di lui.
Mi sentivo in colpa forse lo avevo cresciuto con un amore troppo morboso e questo aveva influito per farlo diventare uno smidollato, ma non avrei permesso che dei coglioncelli facessero gli stronzi con lui.
Quando però gli dissi che mi sarei occupata della cosa e che sarei andata direttamente dal preside a parlarne, lui mi supplicò di non farlo.
La sua situazione in classe già era difficile e ci mancava solo che fosse accusato di essere una spia o il cocco della zia.
Provai a farlo ragionare ma lui disperato mi disse che ci avrebbe pensato lui a far smettere i suoi aguzzini dal tormentarlo.
Qualche giorno dopo mi chiese se poteva parlarmi, mi raccontò che aveva raggiunto un compromesso con i suoi bulli, a quanto pare mi avevano visto ad una recente riunione docente familiari e non si erano risparmiati sui “complimenti” così in cambio di un paio delle mie mutandine loro avrebbero smesso di farlo oggetto dei loro scherzi.
All’inizio mi arrabbiai moltissimo, ma lui mi convinse in qualche modo che era un piccolo sacrificio ,che avrebbe potuto prendere la mia biancheria di nascosto e assecondare la richiesta ma che aveva preferito essere onesto con me e chiedermelo direttamente.
Immaginai che quello fosse il suo modo di mostrarsi responsabile e per quanto rimanevo convinta che quella fosse la via piu sbagliata da seguire ,non mi sentii pronta ad abbandonare mio nipote, gli dissi che ci avrei dovuto pensare.
Quella notte non riuscii a chiudere occhio ma la mattina dopo quando lo vidi a colazione ,ancora piu depresso, decisi, andai in camera mia, presi il primo paio di slip dal cassetto, le misi in borsa e tornai da lui.
In auto davanti scuola, pioveva a dirotto e avevo dovuto accompagnarlo, vinsi l’imbarazzo e gliele diedi.
Carlo era sorpreso, si era convinto che non avrei mai acconsentito. Le prese ,era un perizoma nero molto semplice con un tassello in tulle semi trasparente davanti e un fiocchettino di raso in vita, notai subito la strana luce nei suoi occhi.
Rimasi sconcertata quando davanti ai miei occhi se le portò al viso e cominciò ad annusarne il cavallo.
Mi ringraziò ma pareva non soddisfatto, disse che dovevano essere usate.
Quello era un problema visto che di certo non andavo in giro con un paio di mutandine usate in borsetta, lui mi fece notare che quelle che avevo indosso potevano andare benissimo e che inoltre non le cambiavo da ieri, ed era vero anche se restava il mistero di come lui potesse saperlo.
Mi disse che quella mattina dopo aver fatto la doccia, aveva messo la sua biancheria sporca nel cesto e l'aveva trovato vuoto.
In effetti non avendo dormito, mi ero alzata troppo tardi per fare la doccia e cambiarmi, gli chiesi se non ci fosse un'altra soluzione ma lui scosse la testa erano già un paio di giorni che cercava di evitare i suoi bulli ma, quel giorno durante l’ora di ginnastica se li sarebbe trovati davanti e senza quello che avevano chiesto per lui sarebbe andata a finire molto male.
Guardai la scuola di mio nipote odiandola, se non c’era altra soluzione dovevo fare un piccolo sacrificio, sollevai il sedere infilai le mani sotto l’orlo della mini che indossavo e sfilai via le mutandine e gliele porsi.
Era un tanga brasiliano colore verde pastello a vita bassa il davanti completamente trasparente.
Carletto mi ringraziò e le prese ma, doveva verificare una che sembrassero sul serio usate ,non feci in tempo a capire cosa volesse dire che li davanti a me ripeté l'identico atto di poco prima portandosi i miei slip sul viso e annusarli.
L'imbarazzo raggiunse il culmine, da qualche notte avevo delle inspiegabili perdite e ultimamente finivo per svegliarmi la mattina con le mutandine sempre bagnate e osservarlo inebriarsi con l'odore delle secrezioni della mia passerina che impregnavano il tessuto, mi riempiva di vergogna.
Un sorriso compiaciuto si allargó sul suo viso.
Senza parole, non potei far altro che sentirlo ringraziarmi e vederlo andar via ,solo quando mi ripresi dallo shock realizzai che si era portato via anche l’altro paio di slip. Così dovetti andare a lavoro senza mutandine indossando una minigonna che non solo era già corta di suo, ma era fatto di un tessuto stretch che ne riduceva le dimensione ad ogni passo, sarebbe stato inevitabile che quella mattina volente o no ,in ufficio, in un ufficio dove ero l’unica donna, avrei finito per dare spettacolo.
Tornai a casa verso le 19, l’ano mi doleva ancora dopo che due colleghi accortisi del fatto che non indossavo l’intimo, preso come un invito ,mentre eravamo nel magazzino della cancelleria mi chiesero, come altre volte, di dar loro un pò di sollievo.
Sperai che la mia bocca li avrebbe soddisfatti ma non fu così, anche dopo essersi svuotati nella mia gola profonda mi chiesero molto di più, In piedi davanti agli scaffali pieni di faldoni ,a turno in base all’anzianità di servizio mi sodomizzarono riempendomi a turno di sborra il retto fino all'orlo.
Corsi in bagno a fare la doccia ,avevo addosso lo sperma dei miei colleghi che mi appiccicava dappertutto, finito andai in cucina, Carlo stava preparando la cena, un paio di spinacine e del purè, da quando viveva con me aveva sempre cercato di contribuire in casa.
Con indosso soltanto la vestaglietta corta e nient’altro lo abbracciai da dietro, lui cercò di liberarsi ma gli resi le cose molto difficili, quando riuscii a farlo e finendo per strofinargli le mie tette contro la schiena.
Gli ci volle un po' ma alla fine riuscì a liberarsi, mi afferrò per le spalle allontanandomi con le braccia.
Mi teneva ferma a meno di un metro da lui, i suoi occhi sgranati puntavano in basso verso di me, la vestaglietta si era aperta ed attraverso i lembi di seta e cotone il mio corpo si mostrava completamente nudo.
Non era certo la prima volta che mi vedeva in quelle condizioni, ho sempre avuto uno scarso senso del pudore, ne nessuno imbarazzo a farmi vedere da lui mezza nuda.
Era già successo molte volte durante le nostre convivenze.
Cercando di trarlo dall’imbarazzo, in un attimo di decenza, chiusi la vestaglietta e gli chiesi come era andata a scuola.
Carletto ci mise un pò a riprendersi e mi rispose che era andata bene ,prima di rimettersi a cucinare.
Più tardi in salotto dopo cena ci rilassammo sul divano a guardare la TV, c’era il Trono di Spade, non gli chiesi nulla della storia della mutandine, decisi di aspettare che fosse lui ad affrontare l’argomento.
La TV mi ha sempre annoiata ed ero stravolta dalla giornata fin troppo piena di emozioni ,forse complice anche un bicchiere di vino di troppo, come avevo fatto altre volte , mi rannichiai vicino a lui, poggiai la testa sul suo addome e mi appisolai.
Non so quanto tempo fosse passato al mio risveglio ero da sola, la vestaglia aperta, i capezzoli mi dolevano e in bocca sentii l'inconfondibile sapore dello sperma , forse parte di quello che avevo ingoiato quella mattina dai miei colleghi in ufficio era risalito in uno sgradito reflusso, non ci feci troppo caso andai in bagno a lavarmi i denti e poi dritta a letto.
Passò una settimana, tutto sembrava tranquillo, ma una sera tornata da lavoro trovai mio nipote con di nuovo la stessa patetica espressione sul viso, i suoi aguzzini volevano un altro contributo.
Gli dissi subito che non avrei ceduto un altro paio delle mie mutandine, scosse la testa sconsolato ,mi disse che volevano ben altro, volevano qualche foto sconcia di me ,minacciandolo che se si fosse rifiutato o se non fosse riuscito a convincermi, avrebbero mostrato a tutti l'intimo che gli aveva consegnato, accusando Carlo di fronte a tutta la scuola di essere un viscido depravato che rubava l’intimo della zia.
Ebbi un impeto di rabbia era ora di smettere di sottostare al loro gioco.
Carlo però mi supplicò con le lacrime agli occhi e di lasciargli gestire quella cosa a suo modo.
Non avevo scelta, gli dissi di darmi il suo smartphone, andai in bagno e dopo qualche minuto tornai da lui con ciò che mi aveva chiesto.
Una foto di me con la camicetta aperta e la gonna sollevata che mostravo impudica la mia biancheria intima, un completino di cotone bianco abbastanza anonimo.
Carletto la guardò con attenzione e non pareva soddisfatto, c’erano state delle precise istruzioni, avrei dovuto indossare un intimo sofisticato, calze, regicalze e slip , nel tentativo di portarli dalla sua parte si era vantato che indossavo spesso quel tipo di biancheria.
In camera da letto fui sorpresa nel realizzare quanto chiare fossero le sue idee su cosa avrei dovuto indossare e su quali pose avrei dovuto mettermi.
Ero stesa sul mio letto con indosso solo la lingerie che aveva scelto per me, un completino viola molto sexy composto da perizoma, reggicalze, reggiseno push up e per completare l'opera delle calze autoreggenti nere e scarpe rosse ,quelle con il tacco più vertiginoso che possedevo.
Tutta la mia biancheria è pensata più per sedurre che per essere comoda ,ogni singolo pezzo è stato accuratamente scelto da me per suscitare emozioni, emozioni che mai avrei pensato di suscitare nel cuore di mio nipote.
Dopo avermi fatto posare in atteggiamenti molto provocanti Carletto mi chiese un ultimo sforzo.
Tenevo le mani sul viso per l'imbarazzo mentre lui stava tra le mie gambe fotografando a distanza ravvicinatissima la mia intimità, rizzai la schiena quando sentii un suo dito accarezzare il cavallo dei miei slip direttamente sul solco della mia ipersensibile fica, mi disse che se le mie mutandine fossero state bagnate l’immagine sarebbe stata piu credibile, provaii a fermarlo a dirgli che forse era troppo, lui mi rispose che se non riuscivo a bagnarmi poteva aiutarmi lui.
Senza darmi il tempo di rispondergli mi ritrovai la sua bocca incollata come una ventosa al mio monte di venere.
Só che una persona normale non avrebbe accettato quella situazione, eppure qualcosa dentro di me, un fuoco che mi divorava l'anima ,mi confondeva le idee e mi fu impossibile oppormi al suo entusiasmo.
Così, anche se con la voce lo imploravo di fermarsi, le mie viscere ribollivano ,il sangue fluiva veloce fino alle tempie, pompato da un cuore impazzito e le mie mani anziché allontanarlo lo tenevano fermo sopra il mio inguine.
Venni tra gli spasmi , direttamente sulla sua lingua famelica riempiendogli la bocca del mio miele.
Ancora scossa tremante sperando che quel piacere tardasse a sparire ,lo viddi sollevarsi leccandosi le labbra, nei suoi occhi bruciava una passione ardente, quello non era più mio nipote era un giovane uomo che sapeva come darmi piacere.
Prese il suo premio, la foto della mia fica ancora pulsante ,gonfia dilatata e fradicia di umori, mi ringraziò sostenendo che gli stavo salvando la vita.
Mentre cercavo di riprendermi me lo ritrovai nudo dalla cinta in giu a cavalcioni sopra il mio torace, vincolata sotto il peso del suo corpo, le braccia bloccate sotto le sue gambe ,arsa da un desiderio che mai avevo conosciuto prima e il suo uccello davanti ai miei occhi, uccello che avevo visto altre volte nella quotidianità priva di pudore della nostra piccola casa ma mai cosi da vicino.
Era lo stesso eppure totalmente diverso, poggiato tra l’incavo dei miei seni prosperosi ,i miei capezzoli erano irti pompati dal sangue e dall’eccitazione, appena coperti sotto il pizzo e il tulle del mio reggiseno.
Le mani di Carlo così posarono al lati del mio seno stringendolo contro la sua erezione, con movimento pelvico il suo glande umettato e gonfio appariva e spariva tra le mie tette ,i minuti che seguirono mi parvero interminabili, il ritmo crebbe finché il meato al centro del suo fungo carnoso si riempì di madreperla ed eruttò sotto il mio sguardo ipnotizzato il suo seme denso e rovente.
La sua sborra piovve su di me con un abbondanza a cui poche volte nella mia vita ero stata testimone, tra i seni, sul collo, in pieno viso, sulle labbra nella mia bocca rimasta spalancata per vegetazione ,tutto era ricoperto del suo sperma.
Mentre stavamo stesi l'uno di fianco all'altra mi confessò che da qualche tempo altre volte si era sfogato su di me in quel modo.
A volte mentre condividevamo il letto di notte ed io ero sprofondata nel sonno si dava sollievo masturbandosi e facendo della la mia pelle nuda, delle mie curve e non di rado anche del mio viso, il bersaglio delle sue eiaculazioni.
Aggiunse che ero diventata la sua ossessione che si sentiva in colpa per aver abusato di me così tante volte mentre dormivo.
Ai suoi occhi Ero bellissima ,dolce ,disinibita ,il mio modo di vestire di andare in giro per casa mezza nuda ,di coricarmi con lui a letto indossando poco e niente era per lui un piacevole supplizio , un continuo invito, un atto di seduzione costante.
Riuscì a farmi sentire in colpa eppure al contempo lusingata e desiderata, mi sporsi verso di lui gli accarezzai i capelli e lo baciai sono guancia.
Posai la mia testa sulla sua spalla e posi la mano sul suo petto, con quel mio gesto volevo fargli capire che lo perdonavo, ma Carletto lo interpretò in maniera diversa.
Mi prese la mano e se la portò attorno al suo uccello che nonostante la eiaculazione recente non aveva perso un minimo di vigore.
Era grosso più di quanto avevo valutato in precedenza.
Capii che non sarebbe servito a nulla contraddirlo e mentre gli stringevo le dita intorno al cazzo mi dissi, che fino a lì non c'era niente di male.
Me lo ripetei mille volte ,quando la mia bocca lo accolse accogliente e il suo rovente sperma mi riempì la gola, mentre le sue dita mi stimolavano la vagina.
Non c'era niente di male mi ripetei mentre si fece largo dentro la mia fica, niente di male quando afferrandomi per i fianchi cominciò a scoparmi con forza e vigore.
Niente di male.
Quella frase divenne il mio mantra mentre mi prendeva e mi annegava nella sborra l'utero.
Niente di male ,mormorai con il fiato rotto dall'orgasmo provato ,distesa sul letto con il corpo bollente madido di sudore ,sfinita a cosce spalancate.
Mio nipote mi aveva riempito la fica, il suo sperma tra le grandi labbra della mia passera mescolate alle secrezioni nella mia vagina colava fuori copioso inzuppando le mie mutandine l'interno delle mie cosce e lenzuolo sotto di me.
Niente di male mi ripetei all'infinito fino a che non cadi tra le braccia di Morfeo in un sonno profondissimo.
7
7
voti
voti
valutazione
6.2
6.2
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Pasqua a Marina di Ravennaracconto sucessivo
La verifica di chimica
Commenti dei lettori al racconto erotico