Linea 6 lungomare

di
genere
esibizionismo

Tutto ebbe inizio con una ragazza bionda piuttosto giovane e carina che correva sotto la pioggia battente, sperando di prendere la metropolitana leggera per salvarsi dal temporale.
Eravamo in piena stagione turistica in una nota località balneare sulla riviera romagnola, la città era strapiena di gente.
Quel diluvio universale ci aveva preso tutti di sorpresa.
Certo fin dalle prime ore il cielo era rimasto in parte coperto da delle nuvole minacciose ,però di continuo faceva capolino il sole cocente d'agosto.
il meteo quella mattina diceva che non avrebbe piovuto e invece il tempo era cambiato così rapidamente , all'improvviso un autentico diluvio si era scatenato sul lungomare, scatenando il panico tra i presenti.
Nella fretta non solo mi ero separata dal mio ragazzo Luca, solo sul trenino avevo scoperto di aver lasciato appesi sotto all'ombrellone i pantaloncini e la maglietta con cui quella mattina ero arrivata in spiaggia.
In pratica tutto quello che indossavo era la mia borsa nera con dentro cellulare portafogli e chiavi, le infradito e per finire, il bikini dorato a triangolo con laccetti, una misura più piccola del necessario, che avevo messo per far colpo sul mio tato.
La sera prima avevamo litigato di brutto, Luca aveva cominciato a stressarmi fin dall'albergo lamentandosi del mio modo di vestire.
Mi ero decisa ad indossare un abitino leggero, un tubino nero senza spalline in tessuto stretch semitrasparente che lasciava poco all'immaginazione. Avevo provato a farlo ragionare sul fatto che stavamo andando in discoteca , di certo non ci pensavo proprio ad andarci vestita da monaca e inoltre, proprio indossando un abito come quello, c'eravamo conosciuti ma lui non voleva sentir ragioni ,né io avrei cambiato idea o mi sarei lasciata imporre da lui le scelte di moda.
il litigio era stato furibondo, tutto l'albergo ci aveva sentito urlare , la reception minacciava di chiamare i carabinieri , cosa paradossale visto che Luca era proprio un carabiniere, e se non fosse stato per il nostro amico Antonio, sempre saggio e maturo, intervenuto con l'impegno di dirimere la situazione, di sicuro, carabiniere o no gli avrei messo le mani addosso.
A serata inoltrata mentre il mio ragazzo ancora arrabbiato mi sottoponeva alla tortura del silenzio ignorandomi e passando il tempo a parlare con alcuni suoi amici.
Così non mi sembrò di fare nulla di male quando due ragazzi Nord africani, vedendomi ballare da sola avevano cercato di attaccare bottone offrendomi da bere. Io che non reggo molto bene l'alcol ,ero già abbastanza brilla avendo mandato giù cocktail per tutta la serata e così, senza far troppi giri di parole, avevo finito per pomiciare con entrambi.
Luca mi aveva beccato con la lingua infilata nella gola di uno ,mentre avevo le mani di entrambi tra le gambe e le mutandine tirate giù fino alle ginocchia.
Ne era scoppiato un parapiglia generale , qualcuno aveva tirato fuori anche un coltello a serramanico, solo grazie all'intervento dei buttafuori che distribuirono sberle e calci a tutti la cosa non degenerò così male da finire sul giornale.
Avevamo dormito separati lui a casa di un amico io in albergo con il povero Antonio che dovette sorbirsi le mie lacrime e le mie stronzate da ubriaca.
La mattina dopo ci eravamo ritrovati al bar pentiti e stravolti ,dopo un'infinità di scuse reciproche, un cappuccino, una brioche e un lungo bacio, anche se la mia bocca sapeva un po' di sperma, non tutto della notte passata con Antonio era definito nella mia mente, avevamo fatto pace e deciso di andare al mare.
Il vagone era affollato, il trenino non era pensato per ospitare tutte quelle persone contemporaneamente , stavamo l'una sull'altra, uomini e donne ,anziani e bambini bagnati di sudore e pioggia, ci schiacciavamo e ci privavamo dell'aria a vicenda, Il caldo e l'odore erano insopportabile. I finestrini erano sigillati e ciliegina sulla torta, l'aria condizionata a quanto pare era rotta.
Mi mancava l'aria quasi svenivo ,fuori tuonava il cielo era pieno di fulmini, tirava un vento violento e pioveva a dirotto ,così tanto che sarebbe stato impensabile farsi largo tra la gente e scendere.
Cercai di scorgere tra la folla il mio Luca ma il mio scarso metro e sessanta mi rendeva impossibile guardare al di là delle spalle di tutti coloro che mi stavano intorno.
Provai a mettermi sulla punta dei piedi per aumentare l'altezza , il tram frenò bruscamente facendoci finire tutti l'uno addosso all'altro, a peggiorare la situazione già critica di suo una volta aperte le porte salirono altri passeggeri aumentando la ressa e il disagio per tutti, eravamo come sardine schiacciate in una lattina.
Mi ritrovai letteralmente pigiata in mezzo ad un gruppetto di uomini, sentivo i loro corpi sudati aderire al mio ,scarsamente difeso dal poco tessuto che il bikini aveva da offrire.
Chiedendo scusa cercai di avere un po' di spazio ma praticamente era impossibile ottenerne, in quel momento qualcosa mi scivolò tra le gambe sul davanti.
Il bikini bagnato di pioggia e sudore mi aderiva addosso come una velina, uno di loro approfittando della totale mancanza di spazio, trovandosi davanti una bella bionda praticamente seminuda ,non aveva voluto rinunciare alla possibilità di allungare una mano.
Nella calca ero rimasta in bilico ancora sulla punta dei piedi, un corpo inerme in mezzo a decine di altri. Con una mano stavo aggrappata al sostegno metallico sopra di me che a stento ero riuscita a raggiungere ,non potevo muovere l'altro braccio intrappolato in modo innaturale e quasi doloroso dietro la schiena dalla mia stessa borsa.
Ero in trappola, totalmente indifesa mentre la mano misteriosa faceva scorrere agili e rapidi le dita sul solco della mia passerina sopra le mutandine del mio bikini.
Non so perché non dissi nulla forse per la vergogna ,forse per la sorpresa, forse per i postumi di una serata troppo alcolica, forse per essere esausta da quell'esperienza.
In un estremo atto di resistenza provai a divincolarmi, beccandomi pure un rimprovero da un signore anziano e senza riuscire a far desistere dal suo intento il mio aggressore che anzi, alla prima mano accompagnò la seconda e contemporaneamente superato l'orlo dei miei sleep mi scavavano nella carne viva in entrambi i buchi disponibili.
Chiunque fosse il mio ospite, era dotato di una grande manualità in poco tempo l'imbarazzo era scomparso sostituito da una grande eccitazione.
Dovetti fare appello a tutta la mia forza di volontà e mordermi le labbra fino al dolore per non gemere.
L'anziano che prima mi aveva rimproverato incuriosito dalla mia espressione stravolta, un po' preoccupato mi chiese se stavo bene, avrei potuto chiedere il suo aiuto e invece vi limitai a rassicurarlo, proprio in quell'istante in maniera del tutto inattesa un dito si fece largo tra le mie natiche e affondò nel mio ano facendomi sussultare e finendo tra le braccia dell'uomo che mi stava di fronte.
Il tizio avendo realizzato ciò che stava accadendo, invece di correre mi aiuto si approfittò del mio stato e prese a palparmi le tette.
Ora erano almeno due i miei molestatori, mentre uno si occupava delle mie parti basse l'altro si dedicava al mio seno.
Vinta dagli eventi mi ritrovai nuda, gli slip abbassati fino a mezza coscia, le coppe del reggiseno ribaltate in modo da esporre le tette.
Un grosso uccello , il primo di molti da lì in poi, mi premeva contro il sentiero rado di peli pubici sopra il mio inguine strofinandosi in maniera sempre più insistente mentre dietro un altro mi scivolava tra le natiche.
La mia borsa era sparita, di solito quella cosa mi avrebbe mandato in panico ma a quel punto non me ne importava più niente ,nelle mani ormai libere mi ritrovai ad ospitare un terzo e poi un quarto estraneo.
Ero troppo bassa rispetto ai miei ospiti , la ressa nel vagone non accennava diminuire lo spazio non mi consentiva di pormi in maniera tale da permettere la penetrazione, penetrazione che a quel punto desideravo più di ogni altra cosa.
I nostri corpi erano fusi in un unico essere fatto di carne , secrezioni e sospiri, sentivo i loro genitali, non so dire di quanti, strofinarsi contro la mia pelle calda e madida di sudore.
Il piacere era intenso e feci di tutto per restituirlo.
A metà corsa avendo un po' di spazio a disposizione mi inginocchiai davanti a loro e a turno ospitai il cazzo di ognuno nella mia bocca vorace.
Mentre ricevevo sul viso un abbondante scarica di sborra, l'ennesima di una lunga serie sentì qualcuno fare il mio nome.
Luca mi aveva trovato ,nel suo viso era dipinta la disperazione e la vergogna io, che non potevo più negare la mia natura ,nuda ,circondata da degli estranei e ricoperta di sperma ,mi limitai a sorridere e a fargli con la mano un ironico saluto militare.
scritto il
2024-09-03
1 . 3 K
visite
1 2
voti
valutazione
6.7
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

La collegiale: ritorno a Milano

racconto sucessivo

Il canneto
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.