L'ausiliaria: Indagine sotto copertura
di
passodalfiume
genere
tradimenti
Era passato quasi un mese dall'incidente del vicolo, la stagione turistica era nel vivo del suo periodo.
Del tizio tatuato non seppi più nulla sembrava essere sparito del tutto, lentamente tornai alla mia consuetudine vita quotidiana.
Poi un giorno il destino bussò alla mia porta.
Quando i miei due colleghi mi proposero di partecipare ad una loro indagine rimasi decisamente sorpresa.
Non avevano mai dimostrato grande considerazione di me, le uniche attenzioni che mi concedevano o erano sconcezze a cui ormai ero abituata o erano quando gli dovevo portare il caffè, fagli le fotocopie o altre stronzate del genere da servetta.
Così essere coinvolta in quella cosa fuori dalla mia usuale routine fatta di scartoffie , lunghissime ronde per la città ad appioppare multe a dei poveri disgraziati, mi sembrava entusiasmante e persino eccitante.
Accettai senza pensarci due volte, a quanto pare c'era un locale sul lungomare, un club privato, su cui gravava il sospetto di gravi attività illecite.
Quando chiesi loro quale fossero queste attività illecite rimasero sul vago, appellandosi al segreto istruttorio, si limitarono a dirmi che sospettavano un giro di spaccio , gioco d'azzardo e probabilmente prostituzione.
Erano arrivate parecchie segnalazioni da parte di residenti , albergatori e turisti, si era reso necessario aprire un'indagine e chiedevano la mia collaborazione, certo gli feci notare subito che ero solo una semplice ausiliaria e che forse non avevo i requisiti adatti ma i due mi rassicurarono, sostenendo che per quel compito ero perfetta, ben più che adatta per ciò che loro avevano in mente.
Una ragazza giovane, molto carina, che non passava inosservata quale ero io ,era il perfetto cavallo di Troia per entrare nel locale e cominciare a dare qualche occhiata in giro, a ficcanasare in cerca di prove
Fin da quando avevo 14 anni sono sempre entrata ovunque grazie alla mia bellezza non c'è mai stata porta che è rimasta chiusa , locali notturni ,discoteche, feste ,concerti, mi bastava fare un po' di moine e mettere esposta un po' di pelle per accedervi senza problemi, quindi non potevo che essere d'accordo con loro sul fatto che o quello che si chiama il physique de ruole, quindi diedi loro conferma che potevano contare su di me, garantendogli il massimo impegno ma che soprattutto non li avrei delusi.
Furono contenti di quelle mie parole però ci tennero a precisare che affinché l'indagine fosse andata a buon fine mi sarei dovuta prestare ad ogni loro richiesta, eseguire ogni loro indicazione senza fare alcuna domanda o avere esitazioni ma, più di ogni altra cosa di mantenere l'assoluto riserbo fino ad indagini ultimate, dovevo tenere il segreto con tutti, non solo parenti amici, ma persino all'interno della stazione di polizia.
L'ultima parte mi parve un po' strana, i due mi dissero che indagini così particolari era meglio non fidarsi di nessuno, Il segreto era la chiave per il successo, aggiungendo che quella per loro era una grande prova di fiducia nei miei confronti.
Accettai senza riserve, pronta a tutto.
Mi dissero che si trattava di un'indagine sotto copertura. I due colleghi ,a quanto pare con molta esperienza di fatto in quel genere di cose, anche se io non avevo mai sentito di indagini che li avessero visti coinvolti, avevano deciso di entrare nel locale a turno accompagnati da me.
Il locale era un club privato aperto solo alle coppie, con una quota di iscrizione di 250 euro, rimasi un po' seccata quando scoprì che avrei dovuto anticipare quella cifra di tasca mia ,loro mi rassicurarono che finite le indagini avrei ottenuto il rimborso e se le cose fossero andate bene anche un encomio da parte del capitano.
Ci pensai un po', ma li rassicurai che mi sarei fatta dare la cifra da mio marito e che lui non mi avrebbe fatto particolari problemi o domande su cosa dovessi farci con quei soldi.
Il giorno dopo mi presentai in ufficio con la cifra stabilita in contanti, la consegnai ad uno dei due colleghi il quale dopo averla contata se la mise nella tasca dei pantaloni.
Mi dissero che quel giorno tutti e tre avremmo continuato con le nostre solite faccende ma che finito il turno ,ci saremmo incontrati a casa di uno di loro per discutere i dettagli e iniziare la nostra indagine.
Il luogo dell'appuntamento era dall'altra parte della città e dovetti farmi accompagnare in auto da mio marito.
Mentre mi lasciava sul marciapiede percepivo chiaramente il suo disagio ,lo rassicurai dicendogli che era solo la visita ad un paio di colleghi, che avremmo finito per parlare di noiose cose di lavoro.
Gli promissi che lo avrei richiamato quando sarei stata pronta per tornare a casa un paio d'ore , tre o quattro al massimo, lui sembrava un po' preoccupato, soprattutto vedendo come mi ero vestita per l'occasione.
I miei colleghi, forse per testare la mia affidabilità, mi avevano chiesto di indossare qualcosa di carino per appuntamento, di audace, un po' da troia ,si spinse a dire uno dei due.
Si ricordarono di un vestitino che avevo indossato ad una cena tra colleghi e gli era piaciuto particolarmente.
Era un tubino nero in tessuto elasticizzato che mi lasciava le spalle scoperte ,mi aderiva addosso come una seconda pelle, come una velina semitrasparente, cortissimo, tanto che a stento copriva la passera.
Anche per il resto mi avevano dato precise indicazioni, scarpe con il tacco vertiginoso, quelle nere con la suola rossa che avevo avuto il coraggio di indossare al funerale di un nostro collega.
Avendomi vista mezza nuda negli spogliatoi mille volte si erano espressi anche su quale intimo avrei dovuto indossare, calze autoreggenti satinate nere con riga dietro, niente reggiseno in modo che le mie tette fossero libere sotto il tessuto stretch del vestito e per finire, l'immancabile perizoma nero che faceva parte del mio corredo quotidiano.
Mio marito guardandomi conciata in quel modo manifestava una certa ansia, ci volle un po' per rassicurarlo e convincerlo a lasciarmi andare.
Devo ammettere che anch'io, salendo in ascensore fui colta da qualche dubbio su se quella fosse la cosa giusta da fare.
Non avevo capito il motivo di quella loro richiesta ma ricordando le promesse fatte il solenne impegno preso alla totale obbedienza e non feci alcuna domanda ,come mi era stato detto semplicemente eseguii senza pensarci.
Nell'appartamento c'era la solita atmosfera conviviale , come già lo era al lavoro ma senza divisa era di certo più informale e piacevole.
La casa del mio collega era una vera discarica, si vedeva la mancanza di un tocco femminile o quantomeno di una brava donna delle pulizie.
C'erano riviste e DVD porno sparsi ovunque, un quadro di un apprezzabile dipinto di una ragazza nuda cosce aperte che si dava piacere da sola Era la cosa più bella dell'arredo di uno squallore infinito. quadro a cui però mancava la cornice , probabilmente persa da molto tempo e stava appeso sbilenco in malo modo al muro.
Il divano di pelle nera su cui ero seduta , che sicuramente aveva visto giorni migliori e che stranamente mi sembrava appiccicoso al tatto, era decisamente basso e profondo, costringendomi a più riprese a riportare l'orlo del vestito ad una posizione più decente, non che servisse a molto, i miei colleghi non fecero alcun mistero sul fatto che avevano costantemente una perfetta visione delle mie mutandine ricamate tra le mie cosce, sotto la cui trasparenza si intravedeva il sentiero di peli neri appena accennato che mi decorava la passerina.
Era molto imbarazzante ma grazie all'alcol con cui continuavano a riempirmi il bicchiere, in breve tempo la vergogna sparì sciogliendo anche i freni inibitori.
Mentre i due mi parlavano di quanto fosse importante essere credibili in quell'operazione cominciavo a sentire gli effetti dell'alcol su di me.
Mi convinsero che per dare il massimo della autenticità ai nostri ruolo di partner, di amanti, avremmo dovuto fare un po' di pratica di intimità.
Cominciamo con i baci, baciavo uno e l'altro giudicava il mio grado di credibilità e lo stesso faceva l'altro mentre la mia lingua si mescolava a quella del suo collega.
Dai baci passammo al petting in cui entrambi valutavano la mia reazione e la mia spontaneità, apprezzarono molto il mio modo di usare le mani, la mia tecnica affinata negli anni di fare le seghe, di come la mia figa reagiva mentre le loro dita la esploravano, di come i miei capezzoli fossero carnosi sotto la loro lingua.
Passammo al sesso orale , mentre uno mi divorava la fica io con la mia bocca dilettavo l'altro.
Ammirarono la mia capacità di trattenere il fiato, la mia resistenza e la mia propensione a mandare giù tutto fino all'ultima goccia.
Passata neanche mezz'ora dall'inizio della nostra pratica, le mie mutandine finirono sul tavolino davanti a noi tra le riviste porno le bottiglie di alcol e i bicchieri ormai vuoti ,a far compagnia al vestito di cui mi ero disfatta al quarto giro di cocktail.
Se non si contavano le scarpe col tacco altissimo e le autoreggenti, sarei stata completamente nuda mentre a turno i miei due colleghi, in quella che loro definivano una prova pratica, come la prima di una grande Opera a teatro, mi scopavano la fica senza neanche prendersi disturbo di indossare un preservativo.
Tre ore e mezza dopo, quando risalii in macchina di mio marito, ero sudata , appiccicosa, sudicia, il mio alito puzzava di alcol, sborra e piscio, mentre le mie mutandine zuppe non riuscivano a trattenere l'efluvio di sperma con cui mi ero lasciata farcire la fica a più riprese dai miei colleghi.
Lui mi guardò con l'aria di un cane bastonato, lo rassicurai dicendogli che avevamo solo parlato di lavoro, bevendo qualche birra, mangiando patatine fritte e dei disgustosi kebab pieni di cipolla e salse speziate , kebab che io ho sempre odiato, da cui si spiegava la puzza del mio alito, dicendogli che ero tutta sudata perché lui in casa non aveva l'aria condizionata.
Sembrò credermi e ne fui lieta, lo avvisai che avrebbe dovuto aver pazienza perché nelle settimane a seguire ,avendo un affare molto importante in ballo di cui non gli potevo parlare, avrei passato molto tempo con loro.
Lui con la sua incrollabile fiducia, si rassegnò, accese la macchina e mi riportò a casa.
Del tizio tatuato non seppi più nulla sembrava essere sparito del tutto, lentamente tornai alla mia consuetudine vita quotidiana.
Poi un giorno il destino bussò alla mia porta.
Quando i miei due colleghi mi proposero di partecipare ad una loro indagine rimasi decisamente sorpresa.
Non avevano mai dimostrato grande considerazione di me, le uniche attenzioni che mi concedevano o erano sconcezze a cui ormai ero abituata o erano quando gli dovevo portare il caffè, fagli le fotocopie o altre stronzate del genere da servetta.
Così essere coinvolta in quella cosa fuori dalla mia usuale routine fatta di scartoffie , lunghissime ronde per la città ad appioppare multe a dei poveri disgraziati, mi sembrava entusiasmante e persino eccitante.
Accettai senza pensarci due volte, a quanto pare c'era un locale sul lungomare, un club privato, su cui gravava il sospetto di gravi attività illecite.
Quando chiesi loro quale fossero queste attività illecite rimasero sul vago, appellandosi al segreto istruttorio, si limitarono a dirmi che sospettavano un giro di spaccio , gioco d'azzardo e probabilmente prostituzione.
Erano arrivate parecchie segnalazioni da parte di residenti , albergatori e turisti, si era reso necessario aprire un'indagine e chiedevano la mia collaborazione, certo gli feci notare subito che ero solo una semplice ausiliaria e che forse non avevo i requisiti adatti ma i due mi rassicurarono, sostenendo che per quel compito ero perfetta, ben più che adatta per ciò che loro avevano in mente.
Una ragazza giovane, molto carina, che non passava inosservata quale ero io ,era il perfetto cavallo di Troia per entrare nel locale e cominciare a dare qualche occhiata in giro, a ficcanasare in cerca di prove
Fin da quando avevo 14 anni sono sempre entrata ovunque grazie alla mia bellezza non c'è mai stata porta che è rimasta chiusa , locali notturni ,discoteche, feste ,concerti, mi bastava fare un po' di moine e mettere esposta un po' di pelle per accedervi senza problemi, quindi non potevo che essere d'accordo con loro sul fatto che o quello che si chiama il physique de ruole, quindi diedi loro conferma che potevano contare su di me, garantendogli il massimo impegno ma che soprattutto non li avrei delusi.
Furono contenti di quelle mie parole però ci tennero a precisare che affinché l'indagine fosse andata a buon fine mi sarei dovuta prestare ad ogni loro richiesta, eseguire ogni loro indicazione senza fare alcuna domanda o avere esitazioni ma, più di ogni altra cosa di mantenere l'assoluto riserbo fino ad indagini ultimate, dovevo tenere il segreto con tutti, non solo parenti amici, ma persino all'interno della stazione di polizia.
L'ultima parte mi parve un po' strana, i due mi dissero che indagini così particolari era meglio non fidarsi di nessuno, Il segreto era la chiave per il successo, aggiungendo che quella per loro era una grande prova di fiducia nei miei confronti.
Accettai senza riserve, pronta a tutto.
Mi dissero che si trattava di un'indagine sotto copertura. I due colleghi ,a quanto pare con molta esperienza di fatto in quel genere di cose, anche se io non avevo mai sentito di indagini che li avessero visti coinvolti, avevano deciso di entrare nel locale a turno accompagnati da me.
Il locale era un club privato aperto solo alle coppie, con una quota di iscrizione di 250 euro, rimasi un po' seccata quando scoprì che avrei dovuto anticipare quella cifra di tasca mia ,loro mi rassicurarono che finite le indagini avrei ottenuto il rimborso e se le cose fossero andate bene anche un encomio da parte del capitano.
Ci pensai un po', ma li rassicurai che mi sarei fatta dare la cifra da mio marito e che lui non mi avrebbe fatto particolari problemi o domande su cosa dovessi farci con quei soldi.
Il giorno dopo mi presentai in ufficio con la cifra stabilita in contanti, la consegnai ad uno dei due colleghi il quale dopo averla contata se la mise nella tasca dei pantaloni.
Mi dissero che quel giorno tutti e tre avremmo continuato con le nostre solite faccende ma che finito il turno ,ci saremmo incontrati a casa di uno di loro per discutere i dettagli e iniziare la nostra indagine.
Il luogo dell'appuntamento era dall'altra parte della città e dovetti farmi accompagnare in auto da mio marito.
Mentre mi lasciava sul marciapiede percepivo chiaramente il suo disagio ,lo rassicurai dicendogli che era solo la visita ad un paio di colleghi, che avremmo finito per parlare di noiose cose di lavoro.
Gli promissi che lo avrei richiamato quando sarei stata pronta per tornare a casa un paio d'ore , tre o quattro al massimo, lui sembrava un po' preoccupato, soprattutto vedendo come mi ero vestita per l'occasione.
I miei colleghi, forse per testare la mia affidabilità, mi avevano chiesto di indossare qualcosa di carino per appuntamento, di audace, un po' da troia ,si spinse a dire uno dei due.
Si ricordarono di un vestitino che avevo indossato ad una cena tra colleghi e gli era piaciuto particolarmente.
Era un tubino nero in tessuto elasticizzato che mi lasciava le spalle scoperte ,mi aderiva addosso come una seconda pelle, come una velina semitrasparente, cortissimo, tanto che a stento copriva la passera.
Anche per il resto mi avevano dato precise indicazioni, scarpe con il tacco vertiginoso, quelle nere con la suola rossa che avevo avuto il coraggio di indossare al funerale di un nostro collega.
Avendomi vista mezza nuda negli spogliatoi mille volte si erano espressi anche su quale intimo avrei dovuto indossare, calze autoreggenti satinate nere con riga dietro, niente reggiseno in modo che le mie tette fossero libere sotto il tessuto stretch del vestito e per finire, l'immancabile perizoma nero che faceva parte del mio corredo quotidiano.
Mio marito guardandomi conciata in quel modo manifestava una certa ansia, ci volle un po' per rassicurarlo e convincerlo a lasciarmi andare.
Devo ammettere che anch'io, salendo in ascensore fui colta da qualche dubbio su se quella fosse la cosa giusta da fare.
Non avevo capito il motivo di quella loro richiesta ma ricordando le promesse fatte il solenne impegno preso alla totale obbedienza e non feci alcuna domanda ,come mi era stato detto semplicemente eseguii senza pensarci.
Nell'appartamento c'era la solita atmosfera conviviale , come già lo era al lavoro ma senza divisa era di certo più informale e piacevole.
La casa del mio collega era una vera discarica, si vedeva la mancanza di un tocco femminile o quantomeno di una brava donna delle pulizie.
C'erano riviste e DVD porno sparsi ovunque, un quadro di un apprezzabile dipinto di una ragazza nuda cosce aperte che si dava piacere da sola Era la cosa più bella dell'arredo di uno squallore infinito. quadro a cui però mancava la cornice , probabilmente persa da molto tempo e stava appeso sbilenco in malo modo al muro.
Il divano di pelle nera su cui ero seduta , che sicuramente aveva visto giorni migliori e che stranamente mi sembrava appiccicoso al tatto, era decisamente basso e profondo, costringendomi a più riprese a riportare l'orlo del vestito ad una posizione più decente, non che servisse a molto, i miei colleghi non fecero alcun mistero sul fatto che avevano costantemente una perfetta visione delle mie mutandine ricamate tra le mie cosce, sotto la cui trasparenza si intravedeva il sentiero di peli neri appena accennato che mi decorava la passerina.
Era molto imbarazzante ma grazie all'alcol con cui continuavano a riempirmi il bicchiere, in breve tempo la vergogna sparì sciogliendo anche i freni inibitori.
Mentre i due mi parlavano di quanto fosse importante essere credibili in quell'operazione cominciavo a sentire gli effetti dell'alcol su di me.
Mi convinsero che per dare il massimo della autenticità ai nostri ruolo di partner, di amanti, avremmo dovuto fare un po' di pratica di intimità.
Cominciamo con i baci, baciavo uno e l'altro giudicava il mio grado di credibilità e lo stesso faceva l'altro mentre la mia lingua si mescolava a quella del suo collega.
Dai baci passammo al petting in cui entrambi valutavano la mia reazione e la mia spontaneità, apprezzarono molto il mio modo di usare le mani, la mia tecnica affinata negli anni di fare le seghe, di come la mia figa reagiva mentre le loro dita la esploravano, di come i miei capezzoli fossero carnosi sotto la loro lingua.
Passammo al sesso orale , mentre uno mi divorava la fica io con la mia bocca dilettavo l'altro.
Ammirarono la mia capacità di trattenere il fiato, la mia resistenza e la mia propensione a mandare giù tutto fino all'ultima goccia.
Passata neanche mezz'ora dall'inizio della nostra pratica, le mie mutandine finirono sul tavolino davanti a noi tra le riviste porno le bottiglie di alcol e i bicchieri ormai vuoti ,a far compagnia al vestito di cui mi ero disfatta al quarto giro di cocktail.
Se non si contavano le scarpe col tacco altissimo e le autoreggenti, sarei stata completamente nuda mentre a turno i miei due colleghi, in quella che loro definivano una prova pratica, come la prima di una grande Opera a teatro, mi scopavano la fica senza neanche prendersi disturbo di indossare un preservativo.
Tre ore e mezza dopo, quando risalii in macchina di mio marito, ero sudata , appiccicosa, sudicia, il mio alito puzzava di alcol, sborra e piscio, mentre le mie mutandine zuppe non riuscivano a trattenere l'efluvio di sperma con cui mi ero lasciata farcire la fica a più riprese dai miei colleghi.
Lui mi guardò con l'aria di un cane bastonato, lo rassicurai dicendogli che avevamo solo parlato di lavoro, bevendo qualche birra, mangiando patatine fritte e dei disgustosi kebab pieni di cipolla e salse speziate , kebab che io ho sempre odiato, da cui si spiegava la puzza del mio alito, dicendogli che ero tutta sudata perché lui in casa non aveva l'aria condizionata.
Sembrò credermi e ne fui lieta, lo avvisai che avrebbe dovuto aver pazienza perché nelle settimane a seguire ,avendo un affare molto importante in ballo di cui non gli potevo parlare, avrei passato molto tempo con loro.
Lui con la sua incrollabile fiducia, si rassegnò, accese la macchina e mi riportò a casa.
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