Pasqua a Marina di Ravenna

di
genere
confessioni

Questa storia riguarda il mio passato una storia vecchia di 30 anni di quando ragazzina frequentavo la quarta superiore.
Gianmaria era lo sfigato per eccellenza, in classe tutti lo faceva l'oggetto dei lo scherzi persino i professori lo sfottevano e quei pochi che avevano provato ad avvicinarsi se ne erano quasi subito pentiti soprattutto le ragazze perché tra le altre cose , Gianmaria era anche un viscido e un sessuomane.
Gianmaria era brutto ,talmente brutto da essersi meritato il soprannome di Goblin, era il più basso della classe, magro come un chiodo, aveva una testa enorme un naso adunco e orecchie a sventola fuori misura, si ostinava a radersi i capelli quasi a zero e la forma del cranio era a dir poco bizzarra.
per finire la sua pelle era di uno strano colore olivastro come una persona di colore anemica dovuto dal fatto che sua madre era di origine etiope.

Tutti lo sfottevano, non passava giorno che qualcuno non gli tirasse qualche Tiro mancino eppure lui non reagiva mai si limitava a sorridere, a prendersi gli insulti e a starsene per i fatti suoi.
Un giorno per la gita di Pasqua la nostra scuola aveva organizzato un viaggio a Marina di Ravenna, saremmo rimasti fuori per un intero weekend, i miei compagni di classe litigarono per chi dovesse avere in camera con loro il povero Gianmaria che per fortuna alla fine se lo accollò il professore di educazione fisica non con poco dispiacere.
Gianmaria ci faceva arrabbiare non che facesse qualcosa di particolare, ci innervosiva anche solo averlo intorno e facevamo di tutto per escluderlo dalle nostre attività, la sua presenza mandava ai matti, ci tirava fuori il peggio.
l'ultimo giorno prima di partire e tornare per Milano decidemmo di fargli uno scherzo, siccome una volta si era sbilanciato nel dire che tra tutte le sue compagne di classe Io ero quella con cui avrebbe avuto volentieri una relazione, cosa che quando la venni a sapere mi venne un conato di vomito, per tanto i miei compagni di classe decisero che l'esca per il loro scherzo sarei stata proprio io.
Lo scherzo era semplice avrei dovuto mostrarmi interessata nei suoi confronti proporgli di appartarsi in camera mia, convincerlo a spogliarsi e una volta nudo gli altri miei compagni di classe avrebbero fatto irruzione nella stanza per prenderlo in giro ma come spesso capita le cose non andarono per nulla così.
Gianmaria che forse del tutto stupido non era capì subito che c'era qualcosa di strano nel mio interesse soprattutto perché non riuscivo a nascondere il disgusto dal mio volto mentre parlavo con lui, per convincerlo che le mie intenzioni erano del tutto oneste dovetti mostrarmi più che disponibile , lo tempestai di domande personali fingendomi interessata alle cose che diceva, dovetti far appello a tutta la mia forza di volontà per reprimere il ribrezzo che provavo mentre con gli occhi mi divorava e mi riempiva di complimenti osceni, soprattutto sul mio seno sempre stato un po' troppo prosperoso, i miei compagni se la ridevano poco lontani un po' pregustando lo scherzo che gli avrebbero fatto un po’ osservando l'imbarazzo in cui mi avevano cacciato.
Cercando di cambiare un po’ la location sperando di stemperare l'atmosfera per me troppo pesante, lo invitai a ballare visto che l'albergo in cui dimoravamo aveva organizzato una serata d’addio in piscina con tanto di DJ, certo non potevo immaginare che quel vigliacco del DJ avrebbe messo una lunga sezione di balli lenti, a quel punto non potendo tirarmi indietro e gli concessi anche quello e prima che me ne rendessi conto le cose cominciarono subito a farsi difficile per me.
Gianmaria era un polipo, facevo in tempo a togliergli una mano dal mio culo che un'altra si posava sul seno, qualcuno aveva portato dell'alcol di contrabbando alla serata, tutti si erano fatti almeno un sorso persino i professori, e io per fare la figa ma anche per trovare il coraggio di portare avanti l'inganno, avevo bevuto parecchio così ero piuttosto brilla e le mie capacità di reazione si erano abbassate ,il tempo sembrava scorrere a rallentatore e la mia difesa era molto lenta, gli concessi di baciarmi più volte, la sua lingua si aggrovigliò con la mia e per la prima volta avevo assaggiato la sua saliva amara, disgustosa sembrava di succhiare una cipolla marcia, mentre le sue mani si infilavano dappertutto.
Il bikini a triangolo coi laccetti sotto il pareo che indossavo non offriva alcuna protezione alle sue mani dalle dita stranamente lunghe, sottili e inaspettatamente veloci, mi assediavano da tutte le parti, non avendo più risorse finiì per arrendermi e offrirgli ben più di quello che avrei mai offerto a lui o a chiunque altro prima di lui fino a quel giorno, così fattosi strada sotto il tessuto , quel poco di tessuto che mi nascondeva le parti più intime, il mio ano immacolato e la mia vagina ancora in rodaggio subirono un assalto simultaneo.
Tutti ci guardavano, la vergogna che provavo mi mischiava il sangue, miei amici avevano smesso di ridere , quello che stava succedendo era palese per tutti e ci osservavano disgustati ,increduli, anche Alberto il ragazzo che mi interessava e per cui avevo indossato quel bikini sperando in un suo approccio a scherzo finito, se ne stava a bordo vasca con espressione sconvolta mentre io mi avvinghiavo a Gianmaria, un po' per farmi scudo col suo corpo in maniera che almeno in parte potessi restare coperta, un po' perché esausta non avevo più la forza di oppormi, ero pratica della masturbazione, da ragazzina mi masturbavo regolarmente, più volte al giorno, ogni volta che potevo ma ciò che mi fece provare Gianmaria mentre le sue dita frenetiche mi scavavano dentro era fuori scala. La vescica iperstimolata e piena per le cose che avevo bevuto tutta la serata stava per esplodermi e quando supplicai Gianmaria di lasciarmi andare perché altrimenti avrei corso il pericolo di farmela addosso, lui con aria crudele mi fissò negli occhi e mi suggerì di farla lì davanti a tutti e lì capì che quella era la sua vendetta per averlo fatto oggetto insieme agli altri di tutte le cattiverie subite degli anni.
Mancò pochissimo che quella cosa accadesse e fu solo grazie all'intervento di un professore accortosi che stavamo dando spettacolo che interrumpe tutto e non finì per pisciarmi addosso.
Dopo aver subito una bella ramanzina da parte del professore riuscì a svincolarmi da quella situazione corsi in camera senza nemmeno badare alle mie amiche che cercavano di fermarmi e capire cos'era successo.
Dopo essermi liberata non ebbi il coraggio di tornare in piscina ero sicura che quello che era successo mi avrebbe rovinato la reputazione e la mia vita.
Qualcuno bussò alla mia porta, erano alcuni miei compagni di classe, alcuni erano venuti per sincerarsi di come stavo altri invece solo per prendermi in giro altri ancora convinti che avessi ricevuto un'offesa si proposero di andare a cercare Gianmaria e conciarlo per le feste.
Orgogliosa comero dissi loro che ci avrei pensato io, che quel mostro me l'avrebbe pagata cara.
Quella notte non riuscì a chiudere occhio piena di rabbia , umiliata, mi girai e rigirai nel letto pensando cose terribili da fare al povero Gianmaria.
In piena notte come una furia saltai fuori dalla mia camera scesi i due piani che ci separavano e andai verso la camera che lo ospitava.
Il professore con cui divideva la camera non c'era ,sapevamo tutti che i prof una volta messi i ragazzi a letto se ne andavano in giro per Marina di Ravenna a spassarsela.
Con il cuore in gola e con una strana sensazione nello stomaco entrai nella stanza di Gianmaria, nella semioscurità lo vi disteso su un fianco sul suo letto, volevo piombargli addosso e dargli una grandinata di schiaffi sulla faccia, chiusi la porta alle mie spalle e avanzai verso di lui determinata a portare a termine il mio intento di vendetta ma, quando si voltò supino rimasi letteralmente pietrificata.
Gianmaria era nudo come un verme e anche se non completamente eretto il suo uccello era colossale, ammetto che passati tanti anni non ne ho mai incontrato un altro di quelle dimensioni, enorme con pochi e radi peli pubici, sproporzionato rispetto al resto del corpo.
Restava lì impressionante e docile, posato su un lato e per estensione quasi raggiungeva il vertice dell'anca sinistra, largo e lungo come il braccio di un bambino, la punta arrotondata della sua cappella lucida e umettata faceva bella mostra di sé, in parte celata sotto la guaina del prepuzio.
Mi domandai se non stessi sognando, scossi la testa per verificarlo, mentre la logica mi invitava a lasciare al più presto la stanza l'istinto e la feroce curiosità mi portò più vicina al suo letto.
Avevo già visto altri uccelli prima di quella sera, quello di mio padre, in casa nostra non c'era molta privacy si andava spesso in giro mezzi nudi né molto spazio e non di rado capitava che dovessimo condividere persino i momenti più intimi in bagno, uno lo vidi da lontano ,quello del mio vicino che amava passare le giornate a spiarmi, poi ci fu quello di un estraneo su una metropolitana affollata mentre le mie amiche ignare parlavano di scuola e di ragazzi, quelli di alcuni miei compagni di classe in una delle tante serate alcoliche, che avevano invitato me e la mia amica Valentina a fare da giudice a chi ce l'avesse più lungo e infine quello di quel gran figo di mio cugino Diego che durante una vigilia di Natale si era masturbato davanti a me guardando insieme sul mio letto un porno in VHS preso dalla collezione di mio fratello, e anche se quello di mio padre e quello di Diego mi erano sembrati enormi, nessuno avrebbe mai potuto reggere il confronto con quello di Gianmaria.
Divorata dalla curiosità cercando di fare più attenzione possibile per non svegliare il mio ospite, non riuscì a resistere all'istinto di toccare quella arnese fatto di vene e pelle.
Era morbido e tiepido all'inizio ma più lo toccavo più la sua consistenza cambiava, divenne caldo e ad ogni mio tocco sempre più grosso, rigido e pesante.
Era diventato talmente grosso che per reggerlo dovevo usare entrambe le mani.
Ne ero affascinata ma al contempo anche spaventata, tempo addietro avevo letto la storia di una principessa e del suo incontro con un enorme drago.
Trovai un parallelo tra la sua vicenda e la mia, in quegli istanti stavo rivivendo le sue stesse emozioni.
Cercai di mettere da parte il panico e con dovizia quasi scientifica continuai a testarne consistenza ed elasticità, anche i suoi testicoli erano enormi ,due piccole pagnotte piene di carne.
Non avevo grandissima pratica sulla masturbazione maschile ,ciò che sapevo l'avevo visto nei porno di mio fratello, da mio cugino Diego, dal mio vicino guardone, dai miei compagni di classe che ripetevano quella pratica spesso in mia presenza nella tavernetta che usavamo frequentare nei pomeriggi dopo la scuola non solo per fumare e bere o ascoltare la musica ma per pomiciare ,o dal tizio sulla metropolitana.
Ma tenere l'uccello di Gianmaria tra le mani era affascinante lo manipolavo chiedendomi quanto duro sarebbe diventato o se avrebbe mai smesso di crescere, poi senza alcun preavviso il suo grosso cazzo ebbe uno spasmo , poi un altro, un altro ancora e dal centro della sua punta proiettarono in rapida successione tre lunghe lingue di sperma che compirono una traiettoria precisa dal suo glande al mio viso che avevo tenuto vicino per osservare i dettagli.
Avrei dovuto essere disgustata eppure ero talmente presa dal mio atto ha appena compiuto , la sua sborra densa e calda che mi incollava le dita della mano, mi appiccicava il viso.
Presa dallo studio di quella sostanza non mi accorsi di aver svegliato Gianmaria , fu solo quando la sua mano mi spostò una ciocca di capelli che mi svegliai dall’ipnosi.
lo guardai terrorizzata e piena di vergogna per essere stata colta in flagrante, feci per alzarmi e scappare via ma lui mi afferrò per un braccio supplicandomi di non lasciarlo ,non subito almeno.
Stava in piedi davanti a me nudo come un orribile Goblin, non riuscivo a guardarlo negli occhi rossa in viso e col fiato spezzato dall'affanno, ma i miei occhi non si staccavano un attimo dal suo che uccello puntava arrogante verso di me, ogni parte del mio corpo fremeva e ardeva.
Rimasi in silenzio ad ascoltare quello che dal suo punto di vista doveva essere una dichiarazione d'amore, mi confessò che tutti i giorni si ammazzava di seghe per me, lo faceva anche in classe durante le lezioni. Adorava a guardare il mio culo perfetto posato sullo sgabello durante le ore di disegno tecnico, adoravano usare il profumo che lasciavo nell'aria al mio passaggio.
Durante l'intervallo o l'ora di ginnastica quando tutti erano altrove si infilava in classe rovistava tra le mie cose e si masturbava sul mio banco, sullo sgabello su cui poi sedevo sugli indumenti che lasciavo in giro, come la sciarpa che d'inverno usavo per coprirmi il viso dal freddo e che lui riempiva di sperma.
Finalmente si spiegava perché trovassi sempre banco e sgabello appiccicosi ed ebbe senso lo strano odore che trovavo sulla sciarpa ogni volta che la indossavo.
Avrei dovuto sentirmi oltraggiata e furiosa, eppure non fu così, mi sentivo stranamente lusingata da quelle sue attenzioni.
Mentre mi descriveva con dovizia di particolari gli atti compiuti il mio onore sentivo la colina rilasciata dalla mia passerina inzuppare il tassello delle mutandine e strisciare lungo l'interno delle mie cosce.
Non so come fece a convincermi non so perché mi arresi a lui ,forse avevo ancora troppo alcol nelle vene forse non riuscivo più a tenere a bada la mia natura, mi ritrovai stesa sul suo letto completamente nuda a cosce spalancate , col cuore che mi batteva forte nel petto, con Gianmaria sopra di me che invano provava ad infilare il suo enorme uccello dentro la mia passerina, per quanto morissi dal desiderio e la mia fica fosse dilatata e ben lubrificata sembrava non esserci verso.
Gianmaria non volle darsi per vinto, si abbassò tra le mie ginocchia intuendo cosa si accingeva a fare cercai di fermarlo, non avevo mai lasciato a nessuno il privilegio di leccarmi la passerina, ma lui paziente mi chiese di stare tranquilla di lasciarlo fare e a quel punto non avevo più motivo di resistergli.
Mi divorò letteralmente la fica, non posso essere certa di aver mai più provato quel livello di piacere con il sesso orale praticato da un altro uomo.
Il Goblin non solo aveva dita espertissime sapeva come usare la lingua che aveva anch'essa proporzioni smisurate , si muoveva, strisciava dentro di me come una serpe e sembrava scavarmi così in profondità da arrivarmi allo stomaco.
Dovetti mordermi la mano per non gemere troppo forte ed evitare che qualcuno passando nel corridoio fuori alla stanza potesse sentirmi, dopo il lavoro di cesello di Gianmaria la mia fica era pronta lubrificata e dilatata a dovere.
Gianmaria premuroso ma senza mancare di decisione spinse la punta del suo cazzo tra le grandi labbra.
Fu faticoso, confuso e di certo non poco doloroso almeno all'inizio.
Poi il dolore sfumò e si trasformò in profondo piacere che ad ondate mi investiva, mentre lui con movimento lento del bacino aveva cominciato a scoparmi facendo scorrere il suo cazzo enorme dentro di me.
Andammo avanti a lungo con ritmi sempre più incalzanti, non so dire per quanto tempo ma mi prese più volte, i modi diversi e non di rado umilianti, ero totalmente vinta a lui, ubbidivo ubbidiente ad ogni suo capriccio, godendo mentre lui giocava con ogni centimetro di pelle e ogni pertugio del mio corpo. Sembrava essere instancabile ad ogni scarica riversata dentro di me, nella mia bocca ,sul mio viso ,sul mio seno ,sul mio culo ,seguiva una nuova erezione e il mio corpo ormai arreso ,domato, la ospitava.
Avevo già assaggiato lo sperma prima da allora come direttamente dalla mano di mio cugino Diego in cui la fatidica notte della vigilia di Natale, dei fazzolettini ricolmi che mio fratello lasciava in giro in camera sua e che io collezionavo curiosa e golosa, leccandolo dal tavolino di vetro quando i miei amici dopo scuola nella tavernetta quando sfidavano me e la mia amica Valentina a farlo per soldi, raccolto dai miei leggins e disinvolta portato alla lingua, quando quel tizio in una metropolitana affollata approfittando della mia passività, tirato fuori l'uccello si era strofinato contro di me e mi aveva sborrato sul culo.
Ma nessuno di essi aveva lo stesso sapore o consistenza di quello di Gianmaria che sembrava caramello per densità, il suo odore era forte quasi selvatico, il sapore aspro eppure con una nota dolce, forse era così che doveva essere la sborra di un Goblin ma nessun libro di storia Fantasy di tutti quelli che avevo letto ed erano stati parecchi, lo aveva mai raccontato.
Prima di lasciare la stanza lo supplicai di tenere segreto ciò che era avvenuto, lui mi sorrise ricordandomi che non avrebbe avuto nessuno a cui raccontarlo o che gli avrebbe creduto, lo trovai un po' triste eppure tenero.
Per la prima volta lo vidi sotto la luce diversa non quello di un mostro schifoso ma di un ragazzo pieno di passione e con il cazzo più grosso che avessi mai visto...
scritto il
2024-08-25
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