Maturità, parte seconda

di
genere
etero

Era l’anno della maturità per nostra figlia.
Tensione, emozioni, paure, si accumulavano nella nostra e in altre migliaia di famiglie che avevano un figlio in procinto di sostenere questo esame così importante.
Casa nostra era particolarmente grande e così mia figlia ospitava spesso altre tre compagne per studiare insieme a loro.
Erano tutte molto carine, ma Giulia, una delle sue amiche più care, lo era in modo particolare.
Ogni volta che la vedevo il sangue cominciava a ribollirmi nelle vene, non tanto per quanto fosse carina e sexy, quanto piuttosto per il modo con cui da sempre mi guardava.
Sembra incredibile ma era abbastanza evidente che avesse un debole per me, un debole ricambiato per altro, e la settimana scorsa lo aveva dimostrato, seppur in segreto, dandomi un bacio sulle labbra.
Le nostre lingue si erano sfiorate, mille stelline avevano offuscato la mia vista e da quel momento avevo capito che probabilmente sarei stato dannato per l’eternità.
Nei giorni seguenti avevo cercato di non trovarmi in casa quando c’era lei, rientravo giusto prima di cena, telefonavo per sapere se l’accampamento di studentesse fosse terminato, insomma ero sempre riuscito ad evitare di incontrarla.
Arrivammo alla notte che precede la prima prova scritta, purtroppo mia figlia e le sue amiche decisero di passarla da noi, dormendo tutte insieme in modo di farsi coraggio una con l’altra.
Lo venni a sapere solo tornando a casa per cena.
Loro stavano mangiando in soggiorno sdraiate sul tappeto, tutto intorno sparsi per ogni dove libri, quaderni e fogli vari.
Mia moglie faceva avanti e indietro dalla cucina portando loro bibite, panini e vari generi di conforto pre-esame.
C’era agitazione ma anche allegria, grandi battute, sonore risate, gridolini, il tutto per cercare di sdrammatizzare il momento e non dare troppo spazio all’ansia.
Salutai, feci una carezza sulla testa a mia figlia cercando di non guardare dalla parte di Giulia e mi rifugiai in cucina.
Venne l’ora di andare a dormire, le quattro maturande si prepararono per la notte, avrebbero dormito accampandosi alla buona in soggiorno.
Verso mezzanotte io e mia moglie ci ritirammo in camera nostra, mentre le ragazze andarono avanti a studiare, scherzare e ridacchiare ancora per un bel pezzo.
Mi alzai verso le tre e mi recai in cucina per andare a bere un sorso d’acqua.
Per arrivarci passai per il soggiorno, solo la luce della luna che filtrava dalle persiani illuminava l’ambiente, contribuendo a rendere ancora più particolare la scena.
Le quattro fanciulle erano addormentate, o almeno così sembrava, ed io non potei evitare di lanciare qualche occhiata ai loro corpi giovani e seminudi.
Giulia in particolare era veramente bellissima, dormiva quasi abbracciata a mia figlia, indossando solo una corta canottierina e una culotte di maglina che mettevano in risalto lo splendido fondoschiena.
Una delle due sottili spalline era scesa, la parte bassa della schiena e le spalle erano completamente scoperte, i capelli raccolti in una coda di cavallo lasciavano esposto anche il lungo collo, Dio come avrei voluto chinarmi per darle un bacio, un leggero innocente bacio su una guancia, che ci sarebbe stato di male?
Mi avvicinai in punta di piedi, mi inginocchiai di fianco a lei, mi accostai e le diedi un leggero bacio su una spalla. Nonostante la notte fosse calda, la sua pelle era fresca, leggermente umida, profumava di sapone e di crema per il corpo.
Giulia si girò languidamente, aprì un occhio, mi guardò assonnata e quando capì che ero io mi fece un dolcissimo sorriso, il cuore mi si fermò per un istante, il tocco delle mie labbra sulla sua pelle fresca, il suo sguardo amoroso mi sconquassarono fino nel midollo.
Mi alzai e mi rifugiai in cucina sperando che non ci fosse un seguito alla pazzia che avevo appena compiuto.
Aspettai trattenendo il fiato, e capii mentre la vidi entrare che la mia vita probabilmente sarebbe crollata, sprofondandomi in un abisso di cui non riuscivo nemmeno a immaginare il fondo.
Appoggiato con la schiena al mobile della cucina la vedi arrivare, a causa del sonno il suo passo era meno leggiadro del solito, ma mi fece ugualmente attorcigliare lo stomaco, si avvicinò lentamente, trattenni il fiato, mi raggiunse, si appoggiò a me, il suo corpo, come se fosse nudo si adagiò aderendo al mio come se fosse stato creato appositamente per quello.
Sentivo il battito del suo cuore, sentivo i suoi capezzoli appuntiti come matite appena temperate perforarmi l’addome, le sue mani risalirono lungo i miei avambracci, mi afferrarono dolcemente le spalle per aggrapparsi e tirarsi verso di me alzandosi sulla punta dei piedi.
Le sue labbra raggiunsero le mie, le toccarono, la sua lingua raggiunse la mia, la toccò, e da quel momento la mia perdizione fu totale e assoluta.
Si allontanò un poco guardandomi negli occhi, la mia mano destra, come avesse una volontà propria si sollevò e andò a posarsi dietro la sua nuca, la tirai a me e la baciai.
Un bacio lungo, tenero e intenso allo stesso tempo, il suo fiato era caldo e profumato, le sue labbra erano morbide come non ne avevo mai conosciuto nella mia vita, la sua lingua, piccola, tenera, delicata.
I nostri corpi erano schiacciati uno contro l'altro, e non c'era possibilità alcuna che lei non si rendesse conto della micidiale erezione che deformava la forma dei pantaloni del mio pigiama.
Se ne rendeva conto eccome, anche perché cominciò ad ondeggiare a destra e sinistra il bacino in modo da strusciarsi contro il mio ventre e contro il pene, facendomi eccitare ancora di più, facendolo tendere come la corda di un arco.
Si staccò, mi guardò negli occhi, poi avvicinò le labbra al mio orecchio e mi sussurrò: "voglio essere tua!"
Il mio cuore fece un balzo, lo stomaco mi si attorcigliò, avrei voluto rispondere, avrei voluto scappare, avrei voluto farla mia in quell'istante, ma non feci in tempo a fare nulla di tutto ciò perché lei si slacciò dal mio abbraccio e se andò ancheggiando leggermente, lasciandomi inebetito, con lo sguardo perso nel vuoto e con il cuore perso nelle tenebre.
di
scritto il
2018-07-11
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