Maturità, terza ed ultima parte
di
beast
genere
etero
La vidi lasciare la cucina, con quel passo vagamente ancheggiante, il suo meraviglioso fondoschiena, a malapena contenuto nella leggera culotte mi mandava un messaggio subliminale: “seguimi, seguimi...”
Mi aveva appena baciato, un bacio tenero e languido nello stesso tempo, io avevo risposto con un bacio molto più intenso, prendendola per la nuca e tirandola verso di me per mangiarla di baci.
I nostri corpi si erano schiantati uno contro l’altro come se fossero due metà di uno stesso essere, la mia erezione aveva premuto contro il suo ventre, scavando dentro di lei un solco di desiderio che era culminato con la sua frase, sussurrata nel mio orecchio: “Voglio essere tua…”.
Un abisso di lussuria e perdizione mi si era spalancato davanti, un abisso in cui sapevo benissimo che sarei precipitato senza alcuna possibilità di scampo.
E così fu.
Mi mossi e uscii anche io dalla cucina, attraversai il soggiorno, in cui le altre ragazze dormivano accampate sul divano o sui tappeti.
Giulia non era tra loro.
Percorsi il corridoio e scostai la porta del bagno, era lì, che mi aspettava al buio.
I suoi occhi mandavano bagliori luminescenti, illuminati dai raggi della luna che filtravano attraverso le persiane socchiuse.
Entrai e ci allacciammo in un abbraccio denso, le bocche si cercarono e trovarono come se non si fossero ancora staccate da quel primo bacio in cucina
Le mie mani, come fossero due serpenti si infilarono sotto la sua leggera canottierina, abbrancando i suoi piccoli seni, i suoi capezzoli erano piccoli bottoncini sensibili, un lungo sospiro le scivolò dalle labbra.
Le sue mani, con quelle dita delicate e fresche si infilarono sotto la mia t-shirt risalendo attraverso il pelo che ricopriva il mio torso, accarezzandomi fino al petto, facendomi accapponare la pelle, poi ridiscesero infilandosi direttamente dentro i pantaloni del pigiama.
Mi afferrò il pene delicatamente, iniziò a strizzarlo come per constatarne la consistenza, mmmmmm mugolai, con il polpastrello del pollice spalmò sulla cappella la goccia densa di sperma lubrificante che era uscita a testimonianza della mia eccitazione, mi tirò giù i pantaloni lungo le cosce liberando completamente il cazzo ormai duro, teso e vibrante come una corda di violino.
Anche le mie mani lasciarono i suoi capezzoli e con un gesto vagamente violento le tirarono giù la culotte, sfilandogliela dalle lunghe gambe.
Potevo chiaramente sentire il dolce profumo della sua eccitazione risalire dal suo pube fino alle mie narici dilatate.
Abbrancai i suoi glutei e li strinsi, la sollevai e me la portai in grembo, lei si aggrappò alle mie spalle e appoggiò i piedi sul bordo del lavabo dietro di me.
Il mio cazzo strusciava sulla sua figa bagnata e viscida, allargandone le labbra e facendola sospirare.
Aveva una figa bellissima, piccola, stretta, rosa pallido, avevo dimenticato com’è la vagina quando non ha ancora subito il trauma di uno o più parti.
Lasciai uno dei suoi glutei con la mano per cercare di indirizzare il mio membro nella giusta direzione e proprio mentre stavo per trovarla e farlo entrare nella piccola spaccatura la sentii sussultare.
Un dubbio mi fece ghiacciare il sangue nelle vene, mi fermai e le domandai in un sussurro: “Sei vergine?”
“Certo” rispose lei, “E voglio che sia tu la persona con cui farlo la prima volta”
Mi fermai, mi staccai guardandola negli occhi perplesso, mentre il mio pene si smosciava di colpo.
Lei comprese che la cosa mi aveva sorpreso e che mi preoccupava, lasciai la presa sul suo sedere e la feci scendere a terra.
Giulia mi guardò negli occhi e senza nessun tentennamento mi disse:
“Ti voglio, ti voglio dalla prima volta che sono entrata in questa casa e ti ho visto, mi piaci da morire, voglio essere tua e voglio perdere la mia verginità con te, questa notte, la notte prima dell’esame di maturità, sarà bellissimo, sono maggiorenne, per cui non ti devi preoccupare, devi solo lasciarti andare e essere uomo, essere uomo per me”.
Sapevo che nonostante tutte le sue parole avrei dovuto lasciar perdere, sarà stata anche maggiorenne ma ero ben consapevole che quello che stavamo per fare era sbagliato.
Stavo per provare a dirglielo ma lei mi zittì mettendomi un dito sulla bocca, poi mi guardò e senza dire altro abbassò la testa fino a portarla all’altezza del mio membro ormai mezzo moscio.
Solo il fatto che si stesse avvicinando alla mia cappella con la bocca lo fece rinvigorire, senza dire una parola, senza toccarlo con le dita, lo prese tra le labbra e cominciò a succhiarmelo dolcemente, in pochi secondi me lo fece rizzare di nuovo, non so dove avesse imparato ma era proprio brava.
Quando si rese conto di averlo riportato in tiro si sollevò, mi baciò e mi disse che dovevamo fare in fretta prima che qualcuno si svegliasse e gli venisse voglia di venire in bagno.
Così arrapato come non mai e incapace di discernere il bene dal male mi sedetti sul wc e me la feci accomodare in grembo, prendendola a cavalcioni sopra di me.
Giulia si alzò sulla punta dei piedi in modo da poter prendere il mio uccello e indirizzarne la punta contro la vagina, era bagnata e scivolosa per l’eccitazione e in un attimo la mia cappella fu dentro, sentivo il caldo umido della sua carne avvolgere la punta del mio pene, che si tese ancora di più.
Lei si fermò un secondo e poi cominciò a scendere facendolo entrare sempre più profondamente.
Io non sentii nessun ostacolo, solo una breve resistenza e poi fui dentro quasi per intero, da lei nessun lamento, solo un gemito quasi impercettibile mentre scendeva sul mio palo di carne mordicchiandosi il labbro inferiore.
La tenevo con una mano sul sedere e con l’altra le sorreggevo la schiena, lei cominciò a muoversi in su e in giù lungo il mio cazzo facendosi scopare o meglio scopandomi lentamente.
Ora la impalavo fino ai testicoli e mi stavo eccitando sempre di più, ad un certo punto mi sollevai in piedi e tenendola appesa a me le diedi tre colpi di reni particolarmente intensi e profondi, facendola gemere, poi mi spostai verso il lavabo e la feci appoggiare con le natiche sul bordo di ceramica, in modo da poterla penetrare ancora più a fondo e scopare più violentemente.
Lei mi cingeva aggrappandosi con braccia e gambe in modo spasmodico, la sentivo tremare, era quasi sul punto di venire e ad un certo punto mentre stava per raggiungere l’orgasmo mi morse una spalla facendomi eccitare ancora di più.
Venne, stringendosi a me disperatamente, stringendo il mio cazzo con i muscoli vaginali, graffiandomi la schiena con le unghie.
Sentirla venire e godere così fece venire anche me, sarei voluto uscire prima di arrivare all’eiaculazione, ma Giulia mi fermò stringendomi a se con forza e non riuscì ad estrarre il mio pene in tempo, e il primo getto di sperma partì mentre ero ancora dentro di lei.
Ormai era tardi per evitare il rischio di metterla incinta, così andai avanti spingendo più a fondo possibile, godendomi ogni schizzo, ogni colpo, riempiendole la pancia della mia crema bollente, lei mi serrava con le sue gambe ancora tremanti per gli spasmi dell’orgasmo.
Ci fermammo, la mia fronte appoggiata alla sua, il mio sudore le colava sul viso e sulla pancia mentre il mio pene lentamente le si ammosciava dentro.
Eravamo sudati fradici, esausti, ansimanti, ma anche appagati, soddisfatti, felici.
Incoscientemente felici.
Mi staccai, lei si asciugò e ripulì sommariamente con una salvietta che si sporcò un poco di sangue, si infilò velocemente culotte e canottiera, mi diede un tenero bacio sulla guancia e mi disse:
“Grazie, è stato meraviglioso e sono certa che domani l’esame andrà benissimo”.
Si girò e uscì dal bagno per tornare in soggiorno tra le altre compagne di classe addormentate.
Io mi sedetti nudo sul wc, la faccia sulle mani, non sapevo cosa pensare, era stata forse la scopata più bella della mia vita, ma ora?...
bracciobeast
Mi aveva appena baciato, un bacio tenero e languido nello stesso tempo, io avevo risposto con un bacio molto più intenso, prendendola per la nuca e tirandola verso di me per mangiarla di baci.
I nostri corpi si erano schiantati uno contro l’altro come se fossero due metà di uno stesso essere, la mia erezione aveva premuto contro il suo ventre, scavando dentro di lei un solco di desiderio che era culminato con la sua frase, sussurrata nel mio orecchio: “Voglio essere tua…”.
Un abisso di lussuria e perdizione mi si era spalancato davanti, un abisso in cui sapevo benissimo che sarei precipitato senza alcuna possibilità di scampo.
E così fu.
Mi mossi e uscii anche io dalla cucina, attraversai il soggiorno, in cui le altre ragazze dormivano accampate sul divano o sui tappeti.
Giulia non era tra loro.
Percorsi il corridoio e scostai la porta del bagno, era lì, che mi aspettava al buio.
I suoi occhi mandavano bagliori luminescenti, illuminati dai raggi della luna che filtravano attraverso le persiane socchiuse.
Entrai e ci allacciammo in un abbraccio denso, le bocche si cercarono e trovarono come se non si fossero ancora staccate da quel primo bacio in cucina
Le mie mani, come fossero due serpenti si infilarono sotto la sua leggera canottierina, abbrancando i suoi piccoli seni, i suoi capezzoli erano piccoli bottoncini sensibili, un lungo sospiro le scivolò dalle labbra.
Le sue mani, con quelle dita delicate e fresche si infilarono sotto la mia t-shirt risalendo attraverso il pelo che ricopriva il mio torso, accarezzandomi fino al petto, facendomi accapponare la pelle, poi ridiscesero infilandosi direttamente dentro i pantaloni del pigiama.
Mi afferrò il pene delicatamente, iniziò a strizzarlo come per constatarne la consistenza, mmmmmm mugolai, con il polpastrello del pollice spalmò sulla cappella la goccia densa di sperma lubrificante che era uscita a testimonianza della mia eccitazione, mi tirò giù i pantaloni lungo le cosce liberando completamente il cazzo ormai duro, teso e vibrante come una corda di violino.
Anche le mie mani lasciarono i suoi capezzoli e con un gesto vagamente violento le tirarono giù la culotte, sfilandogliela dalle lunghe gambe.
Potevo chiaramente sentire il dolce profumo della sua eccitazione risalire dal suo pube fino alle mie narici dilatate.
Abbrancai i suoi glutei e li strinsi, la sollevai e me la portai in grembo, lei si aggrappò alle mie spalle e appoggiò i piedi sul bordo del lavabo dietro di me.
Il mio cazzo strusciava sulla sua figa bagnata e viscida, allargandone le labbra e facendola sospirare.
Aveva una figa bellissima, piccola, stretta, rosa pallido, avevo dimenticato com’è la vagina quando non ha ancora subito il trauma di uno o più parti.
Lasciai uno dei suoi glutei con la mano per cercare di indirizzare il mio membro nella giusta direzione e proprio mentre stavo per trovarla e farlo entrare nella piccola spaccatura la sentii sussultare.
Un dubbio mi fece ghiacciare il sangue nelle vene, mi fermai e le domandai in un sussurro: “Sei vergine?”
“Certo” rispose lei, “E voglio che sia tu la persona con cui farlo la prima volta”
Mi fermai, mi staccai guardandola negli occhi perplesso, mentre il mio pene si smosciava di colpo.
Lei comprese che la cosa mi aveva sorpreso e che mi preoccupava, lasciai la presa sul suo sedere e la feci scendere a terra.
Giulia mi guardò negli occhi e senza nessun tentennamento mi disse:
“Ti voglio, ti voglio dalla prima volta che sono entrata in questa casa e ti ho visto, mi piaci da morire, voglio essere tua e voglio perdere la mia verginità con te, questa notte, la notte prima dell’esame di maturità, sarà bellissimo, sono maggiorenne, per cui non ti devi preoccupare, devi solo lasciarti andare e essere uomo, essere uomo per me”.
Sapevo che nonostante tutte le sue parole avrei dovuto lasciar perdere, sarà stata anche maggiorenne ma ero ben consapevole che quello che stavamo per fare era sbagliato.
Stavo per provare a dirglielo ma lei mi zittì mettendomi un dito sulla bocca, poi mi guardò e senza dire altro abbassò la testa fino a portarla all’altezza del mio membro ormai mezzo moscio.
Solo il fatto che si stesse avvicinando alla mia cappella con la bocca lo fece rinvigorire, senza dire una parola, senza toccarlo con le dita, lo prese tra le labbra e cominciò a succhiarmelo dolcemente, in pochi secondi me lo fece rizzare di nuovo, non so dove avesse imparato ma era proprio brava.
Quando si rese conto di averlo riportato in tiro si sollevò, mi baciò e mi disse che dovevamo fare in fretta prima che qualcuno si svegliasse e gli venisse voglia di venire in bagno.
Così arrapato come non mai e incapace di discernere il bene dal male mi sedetti sul wc e me la feci accomodare in grembo, prendendola a cavalcioni sopra di me.
Giulia si alzò sulla punta dei piedi in modo da poter prendere il mio uccello e indirizzarne la punta contro la vagina, era bagnata e scivolosa per l’eccitazione e in un attimo la mia cappella fu dentro, sentivo il caldo umido della sua carne avvolgere la punta del mio pene, che si tese ancora di più.
Lei si fermò un secondo e poi cominciò a scendere facendolo entrare sempre più profondamente.
Io non sentii nessun ostacolo, solo una breve resistenza e poi fui dentro quasi per intero, da lei nessun lamento, solo un gemito quasi impercettibile mentre scendeva sul mio palo di carne mordicchiandosi il labbro inferiore.
La tenevo con una mano sul sedere e con l’altra le sorreggevo la schiena, lei cominciò a muoversi in su e in giù lungo il mio cazzo facendosi scopare o meglio scopandomi lentamente.
Ora la impalavo fino ai testicoli e mi stavo eccitando sempre di più, ad un certo punto mi sollevai in piedi e tenendola appesa a me le diedi tre colpi di reni particolarmente intensi e profondi, facendola gemere, poi mi spostai verso il lavabo e la feci appoggiare con le natiche sul bordo di ceramica, in modo da poterla penetrare ancora più a fondo e scopare più violentemente.
Lei mi cingeva aggrappandosi con braccia e gambe in modo spasmodico, la sentivo tremare, era quasi sul punto di venire e ad un certo punto mentre stava per raggiungere l’orgasmo mi morse una spalla facendomi eccitare ancora di più.
Venne, stringendosi a me disperatamente, stringendo il mio cazzo con i muscoli vaginali, graffiandomi la schiena con le unghie.
Sentirla venire e godere così fece venire anche me, sarei voluto uscire prima di arrivare all’eiaculazione, ma Giulia mi fermò stringendomi a se con forza e non riuscì ad estrarre il mio pene in tempo, e il primo getto di sperma partì mentre ero ancora dentro di lei.
Ormai era tardi per evitare il rischio di metterla incinta, così andai avanti spingendo più a fondo possibile, godendomi ogni schizzo, ogni colpo, riempiendole la pancia della mia crema bollente, lei mi serrava con le sue gambe ancora tremanti per gli spasmi dell’orgasmo.
Ci fermammo, la mia fronte appoggiata alla sua, il mio sudore le colava sul viso e sulla pancia mentre il mio pene lentamente le si ammosciava dentro.
Eravamo sudati fradici, esausti, ansimanti, ma anche appagati, soddisfatti, felici.
Incoscientemente felici.
Mi staccai, lei si asciugò e ripulì sommariamente con una salvietta che si sporcò un poco di sangue, si infilò velocemente culotte e canottiera, mi diede un tenero bacio sulla guancia e mi disse:
“Grazie, è stato meraviglioso e sono certa che domani l’esame andrà benissimo”.
Si girò e uscì dal bagno per tornare in soggiorno tra le altre compagne di classe addormentate.
Io mi sedetti nudo sul wc, la faccia sulle mani, non sapevo cosa pensare, era stata forse la scopata più bella della mia vita, ma ora?...
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