La maturità 4, raccontata da lei

di
genere
prime esperienze

Alla fine era arrivato il temuto esame di maturità.
Io, claudia e Reby ci trovavamo quasi ogni pomeriggio a casa di Valentina Beastelli per studiare insieme.
Ci piaceva molto trovarci a casa sua, era una casa bellissima, i suoi genitori erano entrambi architetti e la casa era sistemata benissimo, grande e accogliente.
Ci piazzavamo in soggiorno, sbattute sui grandi divani o sdraiate sui soffici tappeti per terra, spargendo la nostra roba dappertutto.
La mamma era molto gentile ma un po’ rompipalle, sempre intorno a chiederci come andava e a rimpinzarci di roba da mangiare, povera Vale, doveva essere imbarazzante.
Il padre invece... quello era l’altro motivo per cui mi piaceva un casino andare da loro.
Era un figo assurdo, o almeno a me sembrava tale, me lo mangiavo con gli occhi dal primo anno di liceo, no, forse dal secondo, in effetti in prima io e Vale non eravamo ancora così amiche come ora, e poi allora ero solo una ragazzina, non capivo un cazzo di uomini, correvo dietro agli “One direction” come una scema.
Il signor Beastelli era abbastanza alto, capelli tagliati cortissimi, neri con qualche filo grigio, ben messo, faceva un sacco di sport: karate, pilates, power yoga, a sentire Vale tradiva la moglie, e non mi stupirebbe per niente se fosse vero.
Aveva degli avambracci pelosi che mi facevano sciogliere di voglia ogni volta che ci pensavo, e le mani... aveva delle mani fantastiche, nodose, forti, grandi, pensare di averle addosso, di sentirle stringermi o frugarmi nelle mutande mi faceva eccitare da morire, mi ero masturbata un sacco di volte pensando che le sue mani mi scandagliassero la figa o che un suo dito mi entrasse dietro, mmmm, non avete idea di quanto mi piacessero le sue mani.
Lui lo sapeva di essere figo, e sapeva anche di piacermi, mi aveva beccato un sacco di volte mentre lo guardavo, mentre me lo mangiavo con gli occhi e mi pareva proprio che a lui la cosa non dispiacesse.
Era molto attento a non farsi beccare da sua figlia, ma diverse volte lo avevo colto mentre mi lanciava lunghe occhiate affamate al mio corpo o al mio fondoschiena, soprattutto ora che era estate e che il mio sederino rimaneva più in vista del solito.
In questi giorni poi... eravamo sempre da loro ed ero sicura che ricambiasse il mio interesse per lui, quando eravamo certi che nessuno ci vedesse con gli occhi ci lanciavamo dei messaggi carichi di desiderio reciproco.
Tre giorni fa decisi di farmi avanti, lo raggiunsi in cucina con la scusa di volere dell’acqua e lo baciai, un bacio veloce, ma le nostre lingue si toccarono, fu veramente eccitantissimo, accarezzai i suoi avambracci pelosi, mi strusciai contro il suo ventre e potei sentire quanto era eccitato, attraverso la stoffa dei calzoni potevo sentire il suo cazzo duro che pregava per essere liberato.
Purtroppo Vale entrò in cucina sul più bello e non potemmo andare oltre, ma tanto avevo avuto le mie conferme, ora non avevo più dubbi, mi voleva almeno quanto io volevo lui.
Nei giorni successivi non riuscii più a incontrarlo, aveva la notte sensazione che cercasse di evitarmi in ogni modo, così suggerii alle altre di passare a casa dei Beastelli la notte prima dell’esame.
Lui entrò in casa mentre eravamo tutte e quattro in soggiorno, non sapeva ancora che avremmo passato lì la notte, e quando la moglie glielo disse sul suo volto passarono emozioni contrastanti, i nostri sguardi si incrociarono, e fu come una specie di promessa silenziosa.
Quella notte sarei stata sua, lo sapevo io, lo sapeva lui.
Marito e moglie se ne stettero tutta la sera in cucina, poi venne l’ora di coricarsi e se ne andarono a dormire, passando per il soggiorno in modo da augurarci la buonanotte.
Sentii il suo sguardo accarezzarmi il corpo, appena coperto da una culotte e da una canottierina di cotone leggero, bastò quello sguardo a farmi sciogliere come se fossi in calore.
Noi quattro facemmo le ore piccole studiando, ripassando, ma soprattutto chiacchierando e ridendo come delle sceme.
Dalle due in poi crollammo ad una ad una, io probabilmente fui l’ultima ad addormentarmi sognando ad occhi aperti di fare sesso con il padre di Valentina.
Nel mezzo della notte mi svegliai per qualcosa che mi aveva sfiorato e vidi il suo volto a pochi centimetri dal mio, aprii gli occhi e lo avrei baciato, ma lui si sollevò e si allontanò rapidamente.
Mi alzai anch’io e lo raggiunsi in cucina, mi aspettava appoggiato al mobile, mi accostai a lui, sentii il calore del suo corpo fondersi col mio, lo guardai negli occhi e alzandomi sulla punta dei piedi gli diedi un tenero bacio, le nostre labbra si toccarono, le nostre lingue si sfiorarono, un brivido mi corse lungo la spina dorsale.
Sentii la sua mano portarsi dietro la mia testa, afferrarmi per la nuca e tirarmi verso di lui.
Le bocche si toccarono di nuovo, ma questa volta non fu un bacio sfiorato, fu fame, voglia, desiderio sessuale troppo a lungo trattenuto.
La sua bocca era vorace, sembrava volesse mangiarmi, la sua lingua mi penetrava cercando la mia, sondava, scavava, suggeva.
Mi fece venire in mente Cappuccetto Rosso alle prese con la grande bocca del lupo cattivo.
Un lupo molto cattivo, cattivo ed infoiato.
Attraverso il contatto dei nostri corpi potevo sentire quanto fosse eccitato, eravamo eccitati entrambi e trasmettevamo l’un l’altro la reciproca voglia animalesca.
Il suo pene spingeva eretto contro i pantaloni del leggero pigiama, mi mossi facendo ondeggiare e strusciare il bacino contro il suo pube eccitandolo ancora di più, potevo quasi immaginare la forma del suo cazzo attraverso la stoffa.
Anche io ora stavo eccitandomi, dal basso ventre potevo quasi sentire la mia vagina sciogliersi di desiderio, bagnarsi, colare, uggiolare per la voglia incontenibile.
Mi staccai a fatica dalla sua presa, lo guardai e mentre stavo per andarmene gli dissi in un languido sussurro che volevo essere sua.
Me ne andai rifugiandosi nel bagno, lasciando la porta accostata.
Non passarono che una ventina di secondi prima che lui mi raggiungesse, si chiuse la porta alle spalle e mi agguantò, tirandomi nuovamente a sé con le sue mani forti.
I nostri corpi si allacciarono di nuovo, le nostre bocche si aprirono, le nostre lingue si intrecciarono.
Non era come baciare un coetaneo, lui baciava in un altro modo, la sua lingua non esplorava timidamente, lui sapeva cosa fare e sapeva come farlo, il suo bacio era come una promessa di qualcosa di più grande, di definitivo di vero.
Le sue mani nodose si infilarono sotto la mia canottierina sformandone il leggero tessuto elasticizzato, presero i miei seni e li strinsero delicatamente, le dita cercarono i miei capezzoli e li strizzarono facendomi gemere.
Mi aggrappai ai suoi avambracci pelosi, sentivo i muscoli tendersi mentre mi accarezzava il seno, iInfilai anche io le mani sotto la sua t-shirt e risalii lungo il suo addome passando le dita tra i peli come un rastrello che passa nell’erba alta, arrivai ai pettorali, sodi tesi, presi suoi capezzoli già duri tra le dita.
Là in basso ero bagnata fradicia, sentivo gli umori colarmi lungo l’interno coscia.
Mi tolse la culotte con un gesto esperto, mi prese per il sedere e come se fossi leggerissima mi sollevò in braccio a lui.
Allargai le gambe e lo cinsi alla vita posando i piedi nudi sul bordo del lavabo in modo che il suo cazzo potesse strusciare direttamente contro la mia figa fradicia.
Sentii una delle sue mani armeggiare lì sotto in modo da indirizzare il suo pene nella giusta direzione e ebbi un momento di incertezza.
Fu una questione di un attimo, ma lui se ne accorse, si bloccò e divenne di ghiaccio, dovetti confessare di essere vergine.
Mi fece scendere, il cazzo gli si smosciò.
Che palle, questa cosa della verginità, sembrava più importante per lui di quanto non lo fosse per me!.
Dovetti essere molto convincente per impedire che se ne andasse e mi lasciasse da sola.
Lo convinsi prima con le parole e poi con la bocca.
Presi il suo cazzo mezzo moscio tra le labbra e cominciai a succhiarglielo come avevo fatto tante volte con Fabio, il ragazzo con cui ero stata un paio di mesi poco tempo fa.
Il cazzo si ridestò immediatamente e tornò a erigersi di fronte al mio viso.
Ora lo potevo guardare bene, era bellissimo, anche se mi sembrava un po’ troppo grosso per la mia prima volta.
Il padre di Valentina si sedette sul wc e mi prese nuovamente a cavalcioni.
Ora però i miei piedi toccavano il pavimento e potevo condurre il gioco.
Prima che potesse cambiare idea afferrai il suo pene, lo indirizzai nella mia vagina e mi ci si sedetti sopra, facendolo entrare lentamente.
Ero così bagnata ed eccitata che sentii solo un leggero strappo, fu più una sensazione di fastidio che un vero e proprio dolore, pensavo che perdere la verginità avrebbe fatto molto più male di così.
Cominciai a muovermi avanti e indietro sopra di lui, ormai lo avevo dentro quasi completamente, lo sentivo strusciare sulle pareti della mia vagina, mai niente e nessuno era entrato così profondamente dentro di me, così intimamente.
Era bellissimo, non tanto la parte fisica dell’atto sessuale, che pur era fantastica, quanto piuttosto il suo coinvolgimento emotivo, mi sentivo completamente sua, avevo la sensazione che fossimo un unico essere, uniti da quello che stavamo facendo uno dentro l’altra, uno per l’altra.
Il movimento, la penetrazione, lo sfregamento delle carni presero un ritmo più costante, più veloce, il piacere aumentava, e sentirlo sospirare per il piacere, sentire le gocce del suo sudore che mi colavano addosso, sentire le sue mani che mi stringevano forte, sentirmi sua mi portò velocemente all’orgasmo.
Inarcai la schiena all’indietro lasciandomi completamente andare all’ondata di piacere che stava per travolgermi come un treno lanciato alla massima velocità, lui mi sostenne per la schiena e per la nuca e sentendomi gemere aumentò ancora la potenza dei colpi di reni, entrandomi dentro ancora più in profondità, strinsi le gambe e venni.
Lui si sollevò dal wc portandomi con se e mi fece appoggiare con il sedere al bordo del lavabo in modo che le sue spinte e la penetrazione incontrassero resistenza e potessero andare ancora più a fondo, mi aggrappai a lui con le gambe e con le braccia, afferrai la sua carne con le unghie e lo sentii venire dentro di me e venni di nuovo anche io, a pochi secondi dal primo orgasmo, venni, eccitata dai suoi gemiti, dalle sue strette, dai suoi colpi, venni come non ero mai venuta prima, quando mi davo soddisfazione da sola con le dita o con qualche oggetto.
Venni e lo amai, come fosse un dio, come fosse una divinità cui ero stata offerta per un atto sessuale primitivo.
Ero distrutta, le gambe mi tremavano per la potenza del doppio orgasmo consecutivo, mi staccai da lui, il suo pene era sporco del mio sangue, dei mei umori e del suo sperma, mi ripulii velocemente con una salvietta, mi infilai la culotte e scapai in soggiorno, sapendo che da domani sarebbe cominciata una nuova bellissima avventura, e che l’esame di maturità sarebbe andato benissimo.
di
scritto il
2018-07-15
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