Sesso in spiaggia

di
genere
etero

Caldo, un caldo fottuto, il sole picchia impietoso, non tira nemmeno un alito di brezza, sono quasi tentato di abbandonare il campo di battaglia ma decido di provare a resistere un’altra mezz’ora, mi giro con una certa fatica sul lettino e la vedo, Dio che carina, è sdraiata due lettini più in là a pancia in giù, sembra addormentata e posso approfittare per guardarla come si deve.
Avrà circa trentacinque anni, un gran bel corpo, un gran bel culo.
Quando un culo da sdraiato non perde la sua forma, ammosciandosi come una mozzarella di bufala ma rimane bello tondo, tornito come un bignè alla crema, sodo come un uovo lasciato a bollire per dieci minuti, vuol dire che è un culo di tutto rispetto.
Come se non bastasse, il costume le si è spostato e lascia scoperta una chiappa quasi per intero.
Oddio, non che il resto del costume copra poi molto, ma mi sembra anche giusto, quello non è di certo un culo che debba andare nascosto, peccato che non si veda il seno, sarei proprio curioso di vedere se sia all’altezza di quel meraviglioso fondoschiena.
Ops! Come se avesse avuto sentore dei miei apprezzamenti, la tipa si solleva sui gomiti inarcando la schiena e mi guarda, per fortuna ho gli occhiali da sole e non si dovrebbe capire che la sto guardando, ma ho la testa è girata verso di lei, e il mio costume presenta una bozza abbastanza inequivocabile, forse è meglio che mi giri di nuovo a pancia in giù.
Lei mi guarda mentre mi giro come un tricheco spiaggiato e sorride, non a me, sarebbe troppo bello, sorride a se stessa, compiaciuta della mia mezza erezione, sorride ben conscia di essere lei, o meglio quel gran culo che si porta dietro ad aver causato quel bozzo imbarazzante che mi deforma il costume.
Si gira anche lei, sembra farlo apposta, anzi, sono abbastanza sicuro che lo stia facendo apposta, e questa cosa mi fa gonfiare ancora di più il bozzo là sotto.
Adesso è a pancia in su, il seno contenuto in uno striminzito reggiseno color verde fluo mette in risalto la forma perfetta e i piccoli capezzoli appuntiti.
Lo sapevo cazzo, è proprio il tipo di seno che mi fa impazzire, non troppo grosso, non troppo piccolo.
Non riesco a non guardarlo, Dio benedica l’inventore degli occhiali da sole che nascondono i miei sguardi concupiscenti, e benedica le tette delle donne!
Rettifico, non è carina, è proprio una gnocca da paura!
Si alza di nuovo sui gomiti, ora si mette seduta, mi guarda spavalda mentre aggiusta lo schienale del lettino in modo da alzarlo un po’.
Bon, tanto è evidente che sto guardando lei, tolgo gli occhiali da sole e scopro il gioco, ci guardiamo, ma lei abbandona subito la sfida e si mette a sfogliare una rivista, stavo per abbandonare anche io ma per fortuna faccio in tempo a vedere che lei continua a lanciarmi sguardi di sottecchi, diamine, non avessi il cazzo in tiro mi avvicinerei con qualche scusa per provare ad attaccare discorso, ma in questo stato è proprio meglio che non mi alzi.
Il gioco degli sguardi prosegue per un po’, lei si aggiusta una tetta dentro la coppa del costume, ma lo fa in modo languido e sembra proprio si stia accarezzando.
Passa un minuto ed è lei che si alza, mentre lo fa mi guarda, le labbra increspate da un mezzo sorriso.
Si infila le infradito con un movimento sexy, prende il telefono e una piccola pochette e mi passa di fianco sempre guardandomi, sembra voglia sfidarmi, sembra voglia vedere se ho il coraggio di seguirla.
Cazzo se ho il coraggio, sarei proprio un coglione se non la seguissi.
Mi alzo brandendo velocemente l’asciugamano e drappeggiandomelo attorno alla vita a mo’ di pareo, in modo da nascondere il mio eccitamento e mi incammino dietro di lei imprecando per il calore mostruoso della sabbia che mi ustiona le piante dei piedi, raggiungo saltellando la passerella di legno, non sono di certo un esempio di maschio tutto d’un pezzo, ma la sabbia sembra proprio lava infuocata, per fortuna lei è già molto lontana e non mi vede ballonzolare come una rana spastica.
La scorgo raggiungere la fila delle cabine, piccole casette di legno a righe bianche e azzurre, mi fiondo dietro di lei, ma sembra sparita, cazzo e ora dove cazzo si è ficcata, cazzo, cazzo, cazzo.
Poi vedo la porta di una cabina accostata, possibile? mi avvicino, la dischiudo un po’ di più e sbircio dentro, nella penombra scorgo due occhi in cui si riflette per un attimo un riflesso della lama del cielo azzurro che splende fuori.
Entro, lei non urla, tace, mi guarda, la guardo, mi avvicino di più, il caldo della cabina è tremendo, ma penso che valga la pena di provare a resistere.
Una sua mano mi sfiora il petto, mi accarezza i riccioli di peli neri che circondano i miei capezzoli e scendono giù verso l’ombelico e il pube.
L’altra mano mi passa sul fianco, prende la piccola maniglia e chiude la porta dietro di me, tira anche il chiavistello in modo che nessuno possa entrare.
Siamo io e lei, lo spazio è minuscolo e caldo come un forno, nell’aria bollente aleggia il profumo del legno cotto dal sole misto a quello di doposole al cocco.
La guardo, mi guarda, le nostre teste si avvicinano, sento il suo alito caldo ma profumato sfiorarmi, dischiudo le labbra e mi avvicino ancora, sento le gocce di sudore che scendono in rivoli caldi lungo le mie braccia, lungo la schiena, infilandosi in mezzo ai glutei.
Sto per baciarla ma invece delle sue labbra, incontro un suo dito. Mi ferma, le sue mani si posano sulle mie spalle, mi afferrano, mi fanno ruotare su me stesso, ci scambiamo di posto, ora lei ha la schiena alla porta e io mi trovo sul fondo di quella minuscola casetta di legno.
Mi spinge verso il basso obbligandomi a sedere sulla piccola asse cha funge da panca.
Si inginocchia di fronte a me allargandomi le cosce e tuffandoci la testa in mezzo, la sua bocca mi azzanna il pisello attraverso il costume, sono piccoli morsetti che mi fanno sussultare, baci, lunghe leccate, mi annusa, passa la lingua lungo l’orlo del costume infilandola leggermente all’interno e facendomi rabbrividire per il piacere.
Prendo i suoi capelli e li raccolgo con le mani dietro la nuca in modo da non farle soffrire troppo quel caldo allucinante.
Io sto morendo di caldo, sudo come un maiale, ma lei sembra non fare nessun caso alla temperatura, scosta l’orlo del costume con un dito facendo fuoriuscire i miei testicoli, li assaggia, li lecca… Dio mio, sembra una professionista, si capisce che le piace far godere un uomo, che le piace il cazzo.
Infila le mani oltre l’orlo del mio costume e con un gesto autoritario lo tira giù, il mio cazzo rimbalza verso l’alto come una molla, lei mi guarda sorridendo, lo prende con una mano, lo tira verso il basso e lo lascia andare, splat! Il cazzo rimbalza di nuovo verso l’alto sbattendo sulla mia pancia.
Che gioco divertente, lo prende tirandolo di nuovo in avanti, ma questa volta per indirizzarlo verso la sua bocca affamata, le sue labbra si schiudono per accoglierlo e spingono la pelle del mio prepuzio verso il basso, in modo da liberare la cappella.
Lo fa in modo magistrale perché la sensazione è proprio quella di farlo entrare lentamente tra le labbra umide di una fica.
Con una mano lo tiene in direzione, con l’altra mi stringe e massaggia leggermente i testicoli mentre la bocca comincia il suo lavoro salendo il scendendo lungo la mia asta di carne.
Tiene le labbra molto serrate tanto che la cappella fa sempre una certa fatica a penetrarla, è proprio come se le stessi scopando la fica e non la bocca.
Nell’aria bollente una lama di luce che filtra da una minuscola fessura tra le assi fa brillare il pulviscolo che aleggia nel caldo soffocante.
Chiudo gli occhi, mi appoggio alla parete di legno dietro di me e mi abbandono al lavoro meraviglioso di quella bocca.
Ad un certo punto le mani non si limitano a tenermi il membro in posizione ma si mettono anche loro ad andare avanti e indietro assecondando il succhiare della bocca, stringono la mia carne amplificando la sensazione della penetrazione e di imminente scoppio nucleare, eccolo, sta arrivando, lo sento montare.
La avverto che non resisterò a lungo, che se non si ferma e non lo estrae dalla bocca non sarò capace di trattenermi oltre, lei mi guarda da sotto in su, i suoi occhi sorridono e continua imperterrita, oddio, arriva, arriva eccolo... la prima vera esplosione la sorprende, nonostante se la aspettasse, sembra volersi ritrarre, ma è solo un istante, subito riprende il lavoro stringendomi l’asta alla base e tirando verso il basso assecondando con il movimento della bocca i miei sussulti eiaculatori.
Vengo, vengo, oh sì…
Lei beve tutto, getto dopo getto, sempre guardandomi fissa negli occhi per vedere riflesso nella mia faccia l’effetto dell’orgasmo, poi, certa che ormai non ne esca più nemmeno una goccia lo estrae e lo guarda estasiata, con le labbra socchiuse lo ripercorre ancora un paio di volte in su e in giù per tutta la lunghezza, come per ripulirlo definitivamente.
Madonna Santa, che pompino.
Si alza, appoggia le mani sulla panca, una di qua e una di là e mi bacia, è il primo bacio e sulle sue labbra sento ancora l’odore del mio cazzo e del mio sperma, ed è eccitantissimo.
Si solleva completamente mi guarda dall’alto per un’ultima volta, un messaggio muto ma lo capisco perfettamente, mi tiro su il costume, ci infilò il cazzo ancora mezzo turgido ed esco.
Fuori l’aria è fresca, il contrasto con l’atmosfera torrida della cabina mi colpisce facendomi rizzare i peli delle braccia , mi avvio quasi barcollando verso le docce della spiaggia, ecco il primo getto fresco che... mi sveglia!
Dove sono? cosa succede? cazzo stavo sognando, era solo un cazzutissimo sogno, il getto che mi ha svegliato è quello della pistola ad acqua di un bambino stronzo che si diverte a schizzare i bagnanti.
Mi sollevo sui gomiti ancora intontito e mi guardo intorno, la figa è sempre lì sul lettino alla mia destra, che mi guarda divertita.
Cazzo avrà da ridere, poi mi rendo conto di una pressione lì in basso e controllo, cazzo il mio pisello è così duro che è mezzo uscito dal costume, meno male che non sono venuto nel sonno…

bracciobeast
di
scritto il
2018-07-30
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