Il mio primo fidanzatino 7: sempre più innamorata
di
beast
genere
zoofilia
Ormai erano passati 5 giorni dalla prima volta che ero stata deflorata dal mio fidanzato, siccome ero stata sverginata in modo un po’ violento, animalesco oserei dire, ne ero uscita con la passerina assai infiammata e avevo deciso di sospendere i rapporti completi per qualche giorno, in modo da dare il tempo alla mia povera vagina di riprendersi, l’avevo spalmata due volte al giorno con una crema lenitiva e finalmente sembrava non farmi più tanto male.
Anche i graffi che mi aveva involontariamente fatto sui fianchi erano spariti, e ora avevo una voglia matta di essere nuovamente sua.
Questa notte sarei andata da lui e finalmente avremmo fatto di nuovo l’amore.
Ah dimenticavo, per chi non avesse letto i sei capitoli precedenti, il mio fidanzato si chiamava Bleck, ed era uno splendido esemplare di pastore tedesco!
Si avete capito bene, mi ero fidanzata e avevo fatto l’amore con un cane.
Posso capire che siate scandalizzati, probabilmente anche schifati, ma la mia non era una passione insana, io ero veramente innamorata di lui dal primo giorno che lo avevo visto, quando ci eravamo trasferiti in quella casa con giardino alle pendici della collina di Torino.
Non era un cane qualsiasi, era il cane dei nostri vicini, era un bellissimo ed enorme pastore tedesco di circa quattro anni, con uno splendido pelo di media lunghezza, ruvido e nero sulla schiena e morbido color caramello sulla pancia, aveva una grossa testa, maschia e massiccia, una bocca enorme, con grandi denti bianchissimi, una lingua rosa e lunga quasi mezzo metro, con un bel naso che mi ficcava sempre tra le gambe facendomi gemere per la voglia, petto potente e grosse zampe forti e muscolose.
Ero invaghita di lui da sempre e qualche mese fa avevo cominciato a fargli le seghe attraverso la recinzione che separa i nostri giardini, poi finalmente i nostri vicini dovendo assentarsi per un fine settimana, mi avevano chiesto di andare a dargli da mangiare e mi avevano dato la chiave che apriva un piccolo cancello tra le due proprietà.
Non mi era sembrato vero, il mio sogno si sarebbe avverato.
E così era stato, quel sabato notte ero andata da lui e avevo potuto abbracciarlo per la prima volta, senza essere separati da quella maledetta recinzione.
Donargli la mia verginità, essere sua, fare l’amore con lui era stato bellissimo, meraviglioso, intenso, ma durante la prima monta mi aveva lasciato con i fianchi coperti di graffi e la patata dolorante.
Per poterlo tornare a trovare senza problemi mi ero fatta di nascosto una coppia della chiave del cancelletto e nei giorni seguenti ero andata da lui diverse volte, ma mi ero limitata a fargli delle seghe o dei mezzi pompini, la figa mi doleva troppo per dargliela ancora, ma ora il dolore era passato ed ero pronta per accogliere il suo bellissimo pene per la seconda volta.
Non vedevo l’ora, non stavo più nella pelle, quella sera il tempo sembrava scorrere lentissimo, ma finalmente, dalla mia cameretta, dove mi ero rinchiusa a pensare a lui mentre guardavo svogliatamente qualche video su Youtube, sentii i miei che si ritiravano per la notte.
Aspettai ancora per essere sicura che dormissero profondamente e poi sgattaiolai fuori di casa, era estate e faceva caldo, per cui indossavo solo un leggero completo di biancheria intima, raggiunsi la recinzione camminando scalza, con l’erba leggermente umida che mi faceva il solletico sotto la pianta dei piedi.
Lui era già lì ad attendermi, eccitato e uggiolante.
Controllai che le tapparelle dei vicini fossero tutte giù e mi introdussi velocemente nel loro giardino.
Bleck cominciò a farmi delle feste incredibili, sembrava impazzito dalla gioia e dalla voglia, mentre io cercavo di calmarlo implorandolo di non fare troppo casino.
Mi saltò con le zampe sulle spalle, leccandomi tutta la faccia con la sua lingua umida, lo lasciai fare e risposi ai suoi baci aprendo la bocca e limonando con lui, aveva il fiato caldo e non particolarmente gradevole, ma ormai di lui mi piaceva ogni cosa e quindi immagino che il mio giudizio sia poco obiettivo.
Mentre ci baciavamo ne approfittai per infilargli sulle zampe davanti un paio di miei vecchi calzini di cotone che legai con due fettucce, avevo preso spunto da alcuni video di zoofilia che avevo visto in rete e speravo in quel modo di proteggere i miei fianchi dalle sue unghiacce.
Rapidamente mi diressi verso il fondo del giardino, c’era un gruppetto di alberi e avemmo potuto farci gli affari nostri senza timore di essere sgamati dai suoi padroni o da qualche altro vicino ficcanaso.
Bleck mi seguì tutto contento, agitando la sua codona.
Controllai che non fossimo in vista e mi accosciai prendendo la facciona di Bleck con le mani, lui ne approfittò per darmi un’altra gran slinguata e insalivandomi tutta, dalla pancia mi risalì un brivido di voglia mentre cominciavo a bagnarmi.
Allargai le ginocchia e la sua testa si tuffò verso il mio inguine annusandomi e spingendo col naso umido contro le mie mutandine già abbondantemente fradice.
Il suo olfatto ipersviluppato aveva già captato l’odore della mia eccitazione e la sua lingua si mise lappare attraverso il tessuto di cotone, cercando di raggiungere l’origine dei miei umori vischiosi.
Dio che voglia!
Passai la mano nella sua folta pelliccia, scendendo lungo la pancia fino ad arrivare al pisello, che già buttava i primi schizzi odorosi, lo presi delicatamente tra le dita attraverso l’astuccio di peli, accennando un inizio di sega, il nodo si formò immediatamente a testimonianza della sua eccitazione e della sua disponibilità al rapporto sessuale.
Mi sfilai le mutandine fradice e mi misi a quattro zampe nell’erba.
Bleck mi balzò addosso in un lampo, le sue zampe mi cinsero alla vita stringendomi in una morsa d’acciaio, la punta del suo cazzo, già perfettamente posizionata mi batteva sulla passera, inondandola con tutta una serie di schizzi del suo caldo liquido lubrificante, tre quattro colpi esplorativi e in pochi attimi centrò il bersaglio e fu dentro. Lanciai un debole urlo per la sorpresa, era successo tutto così di corsa, l’altra volta era stato molto più complicato, avevamo fatto un sacco di tentativi prima che il suo pene a punta trovasse la giusta via, era saltato giù e su diverse volte senza riuscire a mettermelo dentro, ma si vede che ora eravamo stati più fortunati o che aveva fatto tesoro della nostra prima esperienza e ora era già pronto per scoparmi come un forsennato.
E così fece, appena sentì il calore umido della mia vagina, si rese conto di aver infilato il cazzo nel posto giusto e cominciò a montarmi, dando dei gran colpi di reni, scopandomi come un ossesso.
In men che non si dica il suo cazzo si era gonfiato ed ora era tutto dentro di me, spingendo e sollecitandomi la figa per tutta la sua lunghezza, era entrato anche il nodo, per fortuna gonfiandosi completamente solo una volta dentro.
Andò avanti a sbattermi per una trentina di secondi, non di più, poi si fermò interdetto e potei chiaramente sentire la sua carne del suo cazzo pulsare dentro di me prima che partisse con una serie ripetuta di potenti schizzi che mi riempirono la pancia di sborra bollente.
Si fermò definitivamente, il pene che pulsava ancora al ritmo esagerato del suo cuore, con la lingua calda e gocciolante che mi sbatteva contro una guancia.
Mi girai per baciarlo ma lui come fosse infastidito allontanò il muso e scese dalla mia schiena, torcendo il suo pene che si girò al contrario, rimanendo bloccato dentro di me dal nodo ancora duro e pulsante, così gonfio e grosso che non poteva uscire dalla mia piccola fessura.
Rimanemmo un bel po’ in quella posizione imbarazzante, una col culo contro quello dell’altro, sapevo che dovevo aspettare che gli si ammosciasse il nodo per potersi liberare e ne approfittai per rivivere mentalmente la scena appena vissuta, era stato fantastico ma era durato così poco, ed io ero ancora tremendamente eccitata.
Cominciai a toccarmi con due dita della mano destra pensando all’enorme cazzo che stava ancora dentro di me, girai le mie dita attorno all’imboccatura della mia figa e mi titillai il clitoride finché non raggiunsi l’orgasmo e venni scuotendomi tutta, sempre allacciata al cazzo di Bleck.
I miei sussulti aiutarono la fuoriuscita del suo pisello, liberandomi e permettendo a buona parte dello sperma con cui mi aveva riempita di colare fuori e formare dei lunghi rivoli all’interno delle mie cosce.
Bleck si diede una veloce ripulita al pisello, e poi si dedicò a leccare via tutto il seme che mi colava lungo le gambe, sentire la sua lingua leggermente ruvida che quasi golosamente portava via ogni goccia di quella crema odorosa dalle mie gambe era una sensazione bellissima, mi faceva sentire amata, coccolata, desiderata.
Inarcai la schiena in modo da offrirgli meglio il mio deretano e lui mi leccò anche quello, con lunghe lappate dal basso verso l’alto, sollecitando il mio clitoride ancora così ricettivo e facendomi quasi venire per una seconda volta, poi si allontanò di due metri e si mise a guardarmi con mezzo metro di lingua che gli pendeva dalle fauci, sembrava sorridere.
Ma che bello era il mio amore?
Bello ed evidentemente non ancora pago della scopata appena conclusa, infatti dopo poco si avvicinò nuovamente, annusando molto concentrato i nostri fluidi che avevano bagnato l’erba tutto intorno a noi.
Io mi ero sdraiata nell’erba a pancia in su, con gli occhi chiusi, cercando di riprendermi un attimo, le cosce ancora tremanti divaricate e la figa esposta, ancora leggermente schiusa e profumata dagli umori del nostro recente amplesso.
Sentii il suo naso sfiorarmela delicatamente, i suoi baffi farmi il solletico, potevo immaginare il mio odore che risaliva dalle sue narici fino al cervello, facendo ripartire la sua eccitazione, la sua voglia di montarmi ancora.
La sua bocca cominciò a leccare, prima timidamente, poi più intensamente, entrando sempre più in profondità tra le labbra, divaricandole e preparandole per accogliere nuovamente il suo membro.
Gli presi le orecchie e mi aggrappai a lui, mentre la sua lingua bollente mi dava delle sciabolate affamate, penetrandomi e tagliandomi in due per il piacere.
Il suo inarrestabile lavoro di lingua mi portò velocemente ad un punto di non ritorno e venni per la seconda volta, aggrappandomi a lui, tirando in su il bacino per fare entrare quella lingua meravigliosa ancora più a fondo dentro di me.
Mi girai e mi misi a quattro zampe, ero esausta e avrei voluto pormi riposare ancora un po’, ma mi sembrava giusto che anche lui potesse avere una seconda opportunità di godere.
Bleck mi saltò in groppa, era meno agitato e ansioso della monta di poco prima, ma il suo bacino si mise ugualmente ad ondeggiare dandomi dei colpi leggeri, come per esplorare e trovare la giusta via alla penetrazione.
Sentii la punta del suo pene toccarmi le grandi labbra e farsi velocemente strada, entrando un po’ di più ad ogni colpo di reni. Presto lo sentii tutto dentro, ad ogni colpo lo sentivo aumentare di dimensione e durezza, i colpi accelerarono e si fecero più profondi, la stretta delle zampe si fece più feroce, sentivo in nodo gonfiarsi oltre le labbra, dentro di me, questa volta ero più preparata e riuscii a godere della penetrazione, che era meno selvaggia e mi dava tempo si assaporare le sue spinte animalesche, anche la mia vagina era più sensibile e potevo chiaramente sentire la carne del suo pene strusciare contro le pareti del mio sesso e spingere fino all’utero, così come potei chiaramente percepire le pulsazioni che precedettero il suo orgasmo e i singoli spruzzi di sperma bollente colpirmi fino in fondo e riempirmi la pancia di seme per la seconda volta, venni per la terza volta.
Ci fermammo nuovamente per una decina di minuti poi ci separammo, Bleck mi leccò golosamente e si andò a sdraiare nell’erba poco distante, guardandomi con i suoi occhioni adoranti.
Ero veramente esausta, l’amplesso durava poco, ma aveva un’intensità tale che mi lasciava completamente senza forze.
Mi trascinai a quattro zampe fino a lui e mi sdraiai al suo fianco, appoggiando la testa al suo torace che andava su e giù come un mantice, nell’attesa che il cuore riprendesse a battere normalmente.
Fu un momento dolce, tenero, bellissimo.
La consapevolezza di essere completamente sua, il senso del peccato, del proibito del nostro rapporto, la consapevolezza che se mi avessero scoperta sarei sicuramente stata condannata dalla maggior parte delle persone per bene, mi rendeva ancora più felice ed intimamente legata a lui.
Con questi pensieri che giravano nella mia testa, felice e appagata mi addormentai adagiata al suo petto, abbracciata alla sua folta pelliccia, l’odore acre del suo sesso che risaliva fino alle mie narici nel caldo di quella meravigliosa notte d’estate.
Anche i graffi che mi aveva involontariamente fatto sui fianchi erano spariti, e ora avevo una voglia matta di essere nuovamente sua.
Questa notte sarei andata da lui e finalmente avremmo fatto di nuovo l’amore.
Ah dimenticavo, per chi non avesse letto i sei capitoli precedenti, il mio fidanzato si chiamava Bleck, ed era uno splendido esemplare di pastore tedesco!
Si avete capito bene, mi ero fidanzata e avevo fatto l’amore con un cane.
Posso capire che siate scandalizzati, probabilmente anche schifati, ma la mia non era una passione insana, io ero veramente innamorata di lui dal primo giorno che lo avevo visto, quando ci eravamo trasferiti in quella casa con giardino alle pendici della collina di Torino.
Non era un cane qualsiasi, era il cane dei nostri vicini, era un bellissimo ed enorme pastore tedesco di circa quattro anni, con uno splendido pelo di media lunghezza, ruvido e nero sulla schiena e morbido color caramello sulla pancia, aveva una grossa testa, maschia e massiccia, una bocca enorme, con grandi denti bianchissimi, una lingua rosa e lunga quasi mezzo metro, con un bel naso che mi ficcava sempre tra le gambe facendomi gemere per la voglia, petto potente e grosse zampe forti e muscolose.
Ero invaghita di lui da sempre e qualche mese fa avevo cominciato a fargli le seghe attraverso la recinzione che separa i nostri giardini, poi finalmente i nostri vicini dovendo assentarsi per un fine settimana, mi avevano chiesto di andare a dargli da mangiare e mi avevano dato la chiave che apriva un piccolo cancello tra le due proprietà.
Non mi era sembrato vero, il mio sogno si sarebbe avverato.
E così era stato, quel sabato notte ero andata da lui e avevo potuto abbracciarlo per la prima volta, senza essere separati da quella maledetta recinzione.
Donargli la mia verginità, essere sua, fare l’amore con lui era stato bellissimo, meraviglioso, intenso, ma durante la prima monta mi aveva lasciato con i fianchi coperti di graffi e la patata dolorante.
Per poterlo tornare a trovare senza problemi mi ero fatta di nascosto una coppia della chiave del cancelletto e nei giorni seguenti ero andata da lui diverse volte, ma mi ero limitata a fargli delle seghe o dei mezzi pompini, la figa mi doleva troppo per dargliela ancora, ma ora il dolore era passato ed ero pronta per accogliere il suo bellissimo pene per la seconda volta.
Non vedevo l’ora, non stavo più nella pelle, quella sera il tempo sembrava scorrere lentissimo, ma finalmente, dalla mia cameretta, dove mi ero rinchiusa a pensare a lui mentre guardavo svogliatamente qualche video su Youtube, sentii i miei che si ritiravano per la notte.
Aspettai ancora per essere sicura che dormissero profondamente e poi sgattaiolai fuori di casa, era estate e faceva caldo, per cui indossavo solo un leggero completo di biancheria intima, raggiunsi la recinzione camminando scalza, con l’erba leggermente umida che mi faceva il solletico sotto la pianta dei piedi.
Lui era già lì ad attendermi, eccitato e uggiolante.
Controllai che le tapparelle dei vicini fossero tutte giù e mi introdussi velocemente nel loro giardino.
Bleck cominciò a farmi delle feste incredibili, sembrava impazzito dalla gioia e dalla voglia, mentre io cercavo di calmarlo implorandolo di non fare troppo casino.
Mi saltò con le zampe sulle spalle, leccandomi tutta la faccia con la sua lingua umida, lo lasciai fare e risposi ai suoi baci aprendo la bocca e limonando con lui, aveva il fiato caldo e non particolarmente gradevole, ma ormai di lui mi piaceva ogni cosa e quindi immagino che il mio giudizio sia poco obiettivo.
Mentre ci baciavamo ne approfittai per infilargli sulle zampe davanti un paio di miei vecchi calzini di cotone che legai con due fettucce, avevo preso spunto da alcuni video di zoofilia che avevo visto in rete e speravo in quel modo di proteggere i miei fianchi dalle sue unghiacce.
Rapidamente mi diressi verso il fondo del giardino, c’era un gruppetto di alberi e avemmo potuto farci gli affari nostri senza timore di essere sgamati dai suoi padroni o da qualche altro vicino ficcanaso.
Bleck mi seguì tutto contento, agitando la sua codona.
Controllai che non fossimo in vista e mi accosciai prendendo la facciona di Bleck con le mani, lui ne approfittò per darmi un’altra gran slinguata e insalivandomi tutta, dalla pancia mi risalì un brivido di voglia mentre cominciavo a bagnarmi.
Allargai le ginocchia e la sua testa si tuffò verso il mio inguine annusandomi e spingendo col naso umido contro le mie mutandine già abbondantemente fradice.
Il suo olfatto ipersviluppato aveva già captato l’odore della mia eccitazione e la sua lingua si mise lappare attraverso il tessuto di cotone, cercando di raggiungere l’origine dei miei umori vischiosi.
Dio che voglia!
Passai la mano nella sua folta pelliccia, scendendo lungo la pancia fino ad arrivare al pisello, che già buttava i primi schizzi odorosi, lo presi delicatamente tra le dita attraverso l’astuccio di peli, accennando un inizio di sega, il nodo si formò immediatamente a testimonianza della sua eccitazione e della sua disponibilità al rapporto sessuale.
Mi sfilai le mutandine fradice e mi misi a quattro zampe nell’erba.
Bleck mi balzò addosso in un lampo, le sue zampe mi cinsero alla vita stringendomi in una morsa d’acciaio, la punta del suo cazzo, già perfettamente posizionata mi batteva sulla passera, inondandola con tutta una serie di schizzi del suo caldo liquido lubrificante, tre quattro colpi esplorativi e in pochi attimi centrò il bersaglio e fu dentro. Lanciai un debole urlo per la sorpresa, era successo tutto così di corsa, l’altra volta era stato molto più complicato, avevamo fatto un sacco di tentativi prima che il suo pene a punta trovasse la giusta via, era saltato giù e su diverse volte senza riuscire a mettermelo dentro, ma si vede che ora eravamo stati più fortunati o che aveva fatto tesoro della nostra prima esperienza e ora era già pronto per scoparmi come un forsennato.
E così fece, appena sentì il calore umido della mia vagina, si rese conto di aver infilato il cazzo nel posto giusto e cominciò a montarmi, dando dei gran colpi di reni, scopandomi come un ossesso.
In men che non si dica il suo cazzo si era gonfiato ed ora era tutto dentro di me, spingendo e sollecitandomi la figa per tutta la sua lunghezza, era entrato anche il nodo, per fortuna gonfiandosi completamente solo una volta dentro.
Andò avanti a sbattermi per una trentina di secondi, non di più, poi si fermò interdetto e potei chiaramente sentire la sua carne del suo cazzo pulsare dentro di me prima che partisse con una serie ripetuta di potenti schizzi che mi riempirono la pancia di sborra bollente.
Si fermò definitivamente, il pene che pulsava ancora al ritmo esagerato del suo cuore, con la lingua calda e gocciolante che mi sbatteva contro una guancia.
Mi girai per baciarlo ma lui come fosse infastidito allontanò il muso e scese dalla mia schiena, torcendo il suo pene che si girò al contrario, rimanendo bloccato dentro di me dal nodo ancora duro e pulsante, così gonfio e grosso che non poteva uscire dalla mia piccola fessura.
Rimanemmo un bel po’ in quella posizione imbarazzante, una col culo contro quello dell’altro, sapevo che dovevo aspettare che gli si ammosciasse il nodo per potersi liberare e ne approfittai per rivivere mentalmente la scena appena vissuta, era stato fantastico ma era durato così poco, ed io ero ancora tremendamente eccitata.
Cominciai a toccarmi con due dita della mano destra pensando all’enorme cazzo che stava ancora dentro di me, girai le mie dita attorno all’imboccatura della mia figa e mi titillai il clitoride finché non raggiunsi l’orgasmo e venni scuotendomi tutta, sempre allacciata al cazzo di Bleck.
I miei sussulti aiutarono la fuoriuscita del suo pisello, liberandomi e permettendo a buona parte dello sperma con cui mi aveva riempita di colare fuori e formare dei lunghi rivoli all’interno delle mie cosce.
Bleck si diede una veloce ripulita al pisello, e poi si dedicò a leccare via tutto il seme che mi colava lungo le gambe, sentire la sua lingua leggermente ruvida che quasi golosamente portava via ogni goccia di quella crema odorosa dalle mie gambe era una sensazione bellissima, mi faceva sentire amata, coccolata, desiderata.
Inarcai la schiena in modo da offrirgli meglio il mio deretano e lui mi leccò anche quello, con lunghe lappate dal basso verso l’alto, sollecitando il mio clitoride ancora così ricettivo e facendomi quasi venire per una seconda volta, poi si allontanò di due metri e si mise a guardarmi con mezzo metro di lingua che gli pendeva dalle fauci, sembrava sorridere.
Ma che bello era il mio amore?
Bello ed evidentemente non ancora pago della scopata appena conclusa, infatti dopo poco si avvicinò nuovamente, annusando molto concentrato i nostri fluidi che avevano bagnato l’erba tutto intorno a noi.
Io mi ero sdraiata nell’erba a pancia in su, con gli occhi chiusi, cercando di riprendermi un attimo, le cosce ancora tremanti divaricate e la figa esposta, ancora leggermente schiusa e profumata dagli umori del nostro recente amplesso.
Sentii il suo naso sfiorarmela delicatamente, i suoi baffi farmi il solletico, potevo immaginare il mio odore che risaliva dalle sue narici fino al cervello, facendo ripartire la sua eccitazione, la sua voglia di montarmi ancora.
La sua bocca cominciò a leccare, prima timidamente, poi più intensamente, entrando sempre più in profondità tra le labbra, divaricandole e preparandole per accogliere nuovamente il suo membro.
Gli presi le orecchie e mi aggrappai a lui, mentre la sua lingua bollente mi dava delle sciabolate affamate, penetrandomi e tagliandomi in due per il piacere.
Il suo inarrestabile lavoro di lingua mi portò velocemente ad un punto di non ritorno e venni per la seconda volta, aggrappandomi a lui, tirando in su il bacino per fare entrare quella lingua meravigliosa ancora più a fondo dentro di me.
Mi girai e mi misi a quattro zampe, ero esausta e avrei voluto pormi riposare ancora un po’, ma mi sembrava giusto che anche lui potesse avere una seconda opportunità di godere.
Bleck mi saltò in groppa, era meno agitato e ansioso della monta di poco prima, ma il suo bacino si mise ugualmente ad ondeggiare dandomi dei colpi leggeri, come per esplorare e trovare la giusta via alla penetrazione.
Sentii la punta del suo pene toccarmi le grandi labbra e farsi velocemente strada, entrando un po’ di più ad ogni colpo di reni. Presto lo sentii tutto dentro, ad ogni colpo lo sentivo aumentare di dimensione e durezza, i colpi accelerarono e si fecero più profondi, la stretta delle zampe si fece più feroce, sentivo in nodo gonfiarsi oltre le labbra, dentro di me, questa volta ero più preparata e riuscii a godere della penetrazione, che era meno selvaggia e mi dava tempo si assaporare le sue spinte animalesche, anche la mia vagina era più sensibile e potevo chiaramente sentire la carne del suo pene strusciare contro le pareti del mio sesso e spingere fino all’utero, così come potei chiaramente percepire le pulsazioni che precedettero il suo orgasmo e i singoli spruzzi di sperma bollente colpirmi fino in fondo e riempirmi la pancia di seme per la seconda volta, venni per la terza volta.
Ci fermammo nuovamente per una decina di minuti poi ci separammo, Bleck mi leccò golosamente e si andò a sdraiare nell’erba poco distante, guardandomi con i suoi occhioni adoranti.
Ero veramente esausta, l’amplesso durava poco, ma aveva un’intensità tale che mi lasciava completamente senza forze.
Mi trascinai a quattro zampe fino a lui e mi sdraiai al suo fianco, appoggiando la testa al suo torace che andava su e giù come un mantice, nell’attesa che il cuore riprendesse a battere normalmente.
Fu un momento dolce, tenero, bellissimo.
La consapevolezza di essere completamente sua, il senso del peccato, del proibito del nostro rapporto, la consapevolezza che se mi avessero scoperta sarei sicuramente stata condannata dalla maggior parte delle persone per bene, mi rendeva ancora più felice ed intimamente legata a lui.
Con questi pensieri che giravano nella mia testa, felice e appagata mi addormentai adagiata al suo petto, abbracciata alla sua folta pelliccia, l’odore acre del suo sesso che risaliva fino alle mie narici nel caldo di quella meravigliosa notte d’estate.
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