La prima volta (cap. I)

di
genere
sadomaso

Fa freddo, fa molto freddo..la catena che ho al collo mi costringe a restare fuori, sotto la pioggia.
Le mani legate dietro la schiena m’impediscono di togliere le mollette che da quasi mezzora mi schiacciano i capezzoli.
Tremo per il freddo, sono sfinita..se chiamo il mio padrone sarò liberata e poi frustata è la prassi, devo solo aspettare, prima o poi verrà qui.

-ADDESTRAMENTO-

Lui è il prof DeAngelis, ha una cattedra universitaria è un signore di 50 anni, non è sposato e non ha figli..io sono una sua tirocinante ho 27 anni.
Con il tempo è uscito fuori che abbiamo gli stessi gusti e le stesse passioni, ha avuto molte schiave e schiavi mentre io sono alla mia prima esperienza.
Abbiamo deciso di iniziare insieme questa nuova esperienza.
La prima sessione durerà 4 giorni

Giorno 1
Abbiamo appuntamento nella sua casa in campagna, è un posto molto isolato, non ci sono vicini e strade limitrofe.
Arrivo molto presto, sono ansiosa..esco dalla macchina e cammino verso la porta d’ingresso, lui è li ad aspettarmi..ci salutiamo calorosamente come sempre mi fa entrare e mi offre la colazione, chiacchieriamo del più e del meno finita la colazione mi chiede se sono pronta a iniziare, ho il cuore in gola, l’ansia mi assale però resto calma e rispondo con un secco SI.
-Bene Sara, di sopra c’è il bagno voglio che ti fai una bella doccia, mettici il tempo che vuoi rilassati e quando hai finito vieni da me, ovviamente dovrai essere completamente nuda..mi troverai in giardino-
Io vado spedita in bagno, mi spoglio e inizio a farmi la doccia, sono eccitatissima mi tocco i miei piccoli seni e la mia figa, ci vuole poco per arrivare all’orgasmo, mi ricompongo finisco la doccia e mi asciugo velocemente, i vestiti li lascio in bagno.
Esco fuori, non ho mai camminato scalza all’aperto, ho un pò di difficoltà per colpa delle pietre, lo vedo in lontananza che mi fa segno con la mano.
Arrivo al suo cospetto
-ora le cose si fanno serie Sara, da ora in poi dovrai chiamarmi padrone e dovrai parlare solo se interrogata-
Subito dopo lo vedo armeggiare con un collare d’acciaio spesso, me lo serra al collo e lo chiude con un lucchetto, aggancia un guinzaglio di cuoio al collare e lo tira per farsi seguire, le pietre sotto i piedi fanno male..molto male ma il padrone non rallenta, gli dico che i piedi mi fanno male ma lui stizzito tira di più.
Arriviamo dicono un vecchio capanno degli attrezzi, è fatiscente..mi lega le mani e i piedi a una colonna, rimango con la schiena esposta.
-Ho detto che non devi parlare se non sei interrogata e tu ti sei lamentata..sarai punita-
Lo vedo armeggiare in un armadietto, prende una frusta molto lunga.
-devi contare il numero delle frustate-
Senza preavviso sento il rumore della frusta librarsi per aria e poi un dolore mai sentito prima, la natica destra brucia tanto ma nello stesso tempo quel dolore mi eccita.
-ho detto che devi contare, ricomincerò da capo-
Arriva un altra frustata, questa volta sulla natica sinistra, per non contraddirlo dico 1.
Le frustate continuano, sembrano infinite..arrivo a 30, inizio a piangere e lamentarmi, si ferma e viene vicino al mio orecchio.
-dobbiamo arrivare a 50, se ti lamenti ancora arriviamo a 60-
Mi zittisco e sopporto in silenzio, arrivati a 50 si ferma, accarezza il mio culo poi mi tocca la figa
-è bagnata, sei una schiava puttana- mi molla altre 2 frustate.
Vengo liberata le gambe quasi non mi reggono e mi accascio a terra, piango tanto però poi penso che la cosa m’è piaciuta, e ringrazio il padrone.
Tira nuovamente il guinzaglio, mi porta in un giardino nascosto tra le siepi, c’è una gabbia molto piccola
Per entrare mi devo inginocchiare e rannicchiare è scomoda ma ci riesco a stare, ovviamente viene chiusa e serrata con un grosso lucchetto.
-Per oggi abbiamo finito Sara, resterai qui dentro da sola per tutto il giorno e tutta la notte, se hai bisogno di bere puoi usare la cannuccia che vedi pendere, per i tuoi bisogni fisiologici..beh ci siamo capiti, arrangiati-

Lo vedo andare via, non ci credo che resterò l’intera giornata qui dentro, le ore passano e per fortuna è una bella giornata, non mi riesco a muovere qui dentro..faccio fatica, arriva sera le ossa mi fanno male devo fare pipì non ce la faccio più, la gabbia purtroppo ha una base chiusa, se la faccio rimarrà qui dentro, non ce la faccio più la devo fare..sento il liquido caldo tra le cosce, mi sporco tutta con la mia urina, la puzza mi fa quasi vomitare però il pensiero di convivere anche con il vomito mi blocca…
Ormai è notte, vorrei dormire ma non ci riesco..ho paura che non tornerà più, mi sento umiliata…Aspetto con ansia il suo ritorno.
scritto il
2018-11-05
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