Sul divano con papà 3

di
genere
incesti

Madonna che spavento mi ero presa!
Sentire il rumore della chiave che girava nella toppa, proprio mentre stavo per essere scopata da mio padre mi aveva fatto ghiacciare il sangue nelle vene.
Per fortuna avevamo fatto in tempo a ricomporci prima che mamma comparisse in soggiorno, ma non dimenticherò mai il panico che ci prese quando sentimmo quel rumore...

Ora la situazione era tornata assolutamente normale, avevamo cenato tutti insieme in cucina, io e papà come sempre eravamo seduti uno di fronte all'altra, ma avevamo fatto in modo da non incrociare mai i nostri sguardi, per paura di lasciar trasparire qualche emozione che tradisse i rispettivi sentimenti ma soprattutto gli inevitabili sensi di colpa.
Guardavo mamma trafficare attorno al tavolo, una donna ancora molto piacevole, ma che evidentemente per mio padre aveva perso ogni attrattiva.
Probabilmente erano mesi se non anni che non facevano sesso, ma a loro stava bene così, si volevano bene, andavano d’accordo anche se ormai non era più la passione di un tempo che li teneva uniti.
Ma chi ero io per giudicarli?
Erano una coppia come milioni di altre, eravamo una famiglia come milioni di altre, o almeno lo eravamo stati fino a questa sera...
Tutto sommato a me andava bene così, la vita in casa procedeva tranquilla, snocciolata in giornate, in settimane una simile all'altra, senza scossoni, senza drammi.
Almeno fino a questa sera...
Da questa sera in avanti nulla sarebbe stato più lo stesso, avevo quasi scopato con mio padre, era stato fichissimo e non avevo nessun rimpianto in merito, anzi...

Dopocena ci spostammo sul divano del salotto a guardare un po’ di tv, evitai accuratamente di sedermi vicino a papà, scegliendo un posto vicino al bracciolo.
Mamma era sempre la prima ad andare a dormire, e anche quella sera ci diede la buonanotte e si ritirò che non era nemmeno finito il film in prima serata.
Eravamo di nuovo sul divano, io e lui, soli.

Con la mamma in casa, nessuno dei due se la sentiva di ripetere la performance di qualche ora prima, per cui ci limitammo a metterci vicini, lui seduto al suo solito posto e io accoccolata contro di lui, con la testa appoggiata alla sua spalla.
Il momento magico sembrava passato, per cui ci limitammo a stare teneramente vicini, godendo del calore dei rispettivi corpi, finché non venne anche per me l’ora di andare a nanna.
Diedi al mio amato papà un tenero bacio sulle labbra e mi andai a preparare per la notte.

Andai in bagno e dopo essermi lavata mi infilai il mio leggero pigiama di cotone, morbidi pantaloni grigi di flanella leggera e una canottierina con sottili spalline di cordoncino.
Ero appoggiata al lavandino con lo spazzolino in mano e la bocca piena di dentifricio quando qualcuno da fuori spense la luce, la porta si aprì e papà entrò di soppiatto.

Solo la debole luce azzurra del carica batterie dello spazzolino elettrico illuminava le nostre figure.
Anche lui indossava i pantaloni del pigiama, erano molto classici, in cotone a righe bianche e azzurre, e come me portava una canottiera che metteva in risalto i potenti pettorali.
I folti peli del petto uscivano dalla scollatura della canotta in morbidi ciuffi riccioluti.

Era dietro di me, vedevo riflesso nello specchio il suo volto che svettava sopra le mie spalle, nei suoi occhi si riflettevano i bagliori azzurri della spia del carica spazzolino.
Ma vi leggevo anche altri bagliori, lampi di una bramosia sessuale che la mia iniziativa di qualche ora prima aveva risvegliato, e che ora lo stavano dominando, impedendogli di dormire, impedendogli di resistere al prepotente richiamo del sesso.

Si appoggiò a me, il suo ventre contro la mia schiena, il suo inguine contro il mio sedere.
Il suo pene non era ancora completamente eretto, ma al contatto con i miei glutei si rizzò immediatamente, lui lo mise a posto in modo che di adagiasse esattamente nel solco tra le mie natiche.
Mi fece posare lo spazzolino, poi mi mise le mani sulle spalle, scostò i miei capelli da un lato e mi annusò lentamente il collo, risalendo dalla spalla verso l’orecchio, ridiscese verso la spalla sfiorandomi la pelle con la bocca socchiusa, facendomi sentire il suo alito caldo.
Brividi e pelle d’oca partirono come impazziti, e nel basso ventre rispose un formicolio di eccitazione.
Ritornò al mio orecchio e cominciò a mordicchiarlo delicatamente, sussurrandomi quanto mi volesse, quanto volesse la mia fichetta acerba, facendomi impazzire di struggimento e di voglia.
Le sue mani lasciarono le mie spalle e scesero accarezzandomi le braccia fino alle mani, mi accarezzarono le dita, i polpastrelli, e poi si infilarono sotto la canottierina, per risalire lungo il mio ventre fino ai piccoli seni, i miei capezzoli già eccitati, duri e appuntiti risposero al tocco delle sue ruvide dita con un fremito.
Me li strinse delicatamente tra pollice e indice, strizzandoli e accarezzandoli mentre mi mordeva il collo con dolcezza.
Mi stavo sciogliendo come burro, la mia patata si stava bagnando sempre di più per l’eccitazione, non capivo più niente.

Il mio bacino si muoveva in su e in giù contro il suo.

Attraverso i pantaloni potevo sentire il suo pene premere nel solco tra i miei glutei, la mia patata era sempre più bagnata e aveva ormai completamente intriso il tessuto del pigiama.

Le mani di papà lasciarono i miei seni e scesero lungo i fianchi, facendomi rabbrividire di voglia, arrivarono all’orlo dei miei pantaloni e me li abbassarono fino alle caviglie, li sfilai completamente scalciandoli con i piedi e sporsi il bacino all'indietro offrendogli il mio culetto sodo.
I miei seni erano piccoli e pativo il confronto con certe mie compagne di scuola molto più dotate di me, ma del mio fondoschiena non potevo certo lamentarmi, anzi, era uno dei miei punti forti.
Papà si accucciò dietro di me e con le mani mi allargò i glutei, infilando la sua faccia proprio lì in mezzo e cominciando a darmi dei leggeri colpetti con la lingua.
La sua barba ispida mi punzecchiava, ma quei colpi di lingua nella zona anale... mmmmm
Mi appoggiai con entrambe le mani al bordo del lavabo lasciando che la sua lingua esplorasse una parte di me che nessuno aveva mai esplorato.
Usava la lingua come un caldo punteruolo, penetrando per qualche centimetro dentro il mio ano.
Intanto da davanti, con le dita di una mano mi accarezzava il clitoride facendo compiere a indice e medio dei piccoli cerchi attorno a quel bottone così sensibile.
Nessuno dei ragazzi con cui ero stata me lo aveva mai fatto, era una cosa eccitante da morire, mi stava quasi per portare all’orgasmo, però non era giusto, volevo che anche lui provasse un po’ di piacere, per cui lo obbligai a rialzarsi e appoggiarsi al mio posto con il sedere contro il mobile del lavabo, gli sfilai i pantaloni facendo rimbalzare verso l’alto il suo membro duro come la pietra.

Era la prima volta che lo vedevo per bene, non che ne avessi visti molti dato che avevo solo diciotto anni e qualche mese, ma mi sembrava proprio un bell’arnese.
Non eccessivamente lungo, ma bello largo, spesso e carnoso.
Grosse vene rigonfie ne percorrevano la superficie per tutta la lunghezza, la cappella rimaneva completamente nascosta dalla pelle del prepuzio.

Avvicinai la bocca e senza toccarlo con le mani cercai di prenderlo tra le labbra, si mosse verso l’alto con un fremito.
Non riuscivo quasi a farlo entrare da quanto era grosso, lo umettai meglio con la saliva e lo accolsi di nuovo tra le labbra.

Dio, ma vi rendete conto? avevo il cazzo di mio padre in bocca ed era la cosa più eccitante che avessi mai fatto nella vita.

Papà, con gli occhi chiusi e la testa reclinata all’indietro, si teneva al bordo del lavabo mentre andavo su e giù lungo la punta del suo membro, visto che non mi stava in bocca se non per un minima parte mi aiutai con entrambe le mani, spompinando con la bocca e nello stesso tempo masturbandolo fino all’attaccatura dei grossi testicoli.

Andai avanti per un bel po’, stringendolo e tirandogli in giù la pelle ogni volta che le mani scendevano verso la base, liberando ogni volta la cappella e al tempo solleticandola con la lingua.
Rischiavo di soffocare, lo tirai fuori e mi fermai un istante per prendere fiato, lunghe strisce di bava vischiosa mi colavano dalle guance, cadendo sul tappeto.

Ma papà doveva essere in dirittura d’arrivo e mi implorò di non fermarmi, mi mise una mano sulla nuca, quasi obbligandomi a riprenderlo in bocca, così ripresi il mio pompino, volevo a tutti costi farlo venire…
“ti prego tesoro, non fermarti, non fermarti proprio ora, ti prego, continua cosi, così, siii, siiiii, guarda che sto per venire, siiiiiiii, ohh, ohhhhhh siiiiiii“

Lo sentii contrarsi e vibrare tra le mie mani e il primo getto di seme bollente mi schizzò in bocca, senza che avessi il tempo di allontanarmi, estrassi velocemente la cappella, non tanto perché non volessi che continuasse a venirmi in gola, quando per il perverso piacere di vedere i getti del suo sperma schizzarmi addosso e colpirmi il viso.

Uno, due, tre, quattro getti collosi di sborra mi vennero letteralmente sparati addosso, depositandosi in lunghe strisce di roba bianca e densa sulla fronte e sulle guance.

Lui muggiva come un toro ferito a morte, ansimava come un orso in calore.

Era una cosa meravigliosa, vedere e sentire mio padre godere come un animale e sapere di essere io la protagonista femminile di quella scena hard, sentire il suo seme colarmi dal viso e gocciolare sui miei piccoli seni.

Quando anche l’ultima fuoriuscita di materiale fu terminata mi rialzai e prima che si rendesse conto di quello che stavo per fare, lo baciai sulla bocca, con la faccia e le labbra piene del suo seme colloso.
Da subito reagì al mio bacio tra lo stupito e lo schifato, ma dopo il primo momento di istintivo ribrezzo per aver sentito in bocca il sapore salato del suo stesso sperma, la cosa dovette eccitarlo, perché fu lui a cercare le mie labbra e a leccare via ogni goccia di sborra dalla mia faccia.
Mi teneva la testa e mi leccava le guance, mi baciava, raccoglieva il suo seme con la lingua e me lo portava alle labbra.

Stavamo ancora baciandoci quando sentimmo un rumore provenire dalla camera matrimoniale e un po’ spaventati e un po’ divertiti ci tirammo su i pantaloni e ci dividemmo, lui giù per il corridoio, io rifugiandomi velocemente in camera mia.

Mi infilai nel lettino ancora eccitata e mi addormentai col sorriso sulle labbra, col sorriso e con qualche goccia di sperma che non avevamo fatto in tempo a ripulire...
di
scritto il
2018-12-09
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