La mistress che piscia in bocca ai preti (cap 1)

di
genere
dominazione

Anche se la ragazza che avevi sottomesso era l’amica di tua figlia, maledetto Pifferaio, quella storia aveva sapore di incesto. Poco dopo averti conosciuto, mi hai ipnotizzato e convinto a diventare una padrona, una feroce dominatrice di povere pecorelle smarrite. Mi hai quasi costretto ad acquistare fruste, stivali e manette con catene. Ad allestire la mia mansarda come una inquietante sala di torture.

Solo in pochi capiscono che il Femdom è un’arte sociale, che un numero limitato di donne sanno eseguire con sapienza e con il gusto di fare del male sapendo di fare del bene. Una padrona non è uguale all’altra: l’emozione con cui si sottomette un uomo e lo si riduce in cattività è un sentimento a modo suo nobile. Una mistress si sente come un ponte, un tramite necessario a estrapolare quel bisogno di sentirsi prigioniero. Per poi scegliere di diventare libero.

Maledetto Pifferaio! È colpa tua se da Escort - tranquilla, rilassata, erotica, elegante - mi sono trasformata in una Mistress rivestita di cuoio nero e costretta a frustare a sangue gli uomini di tutta Roma. Non passa giorno in cui preti, politici, manager di multinazionali, attori del cinema e professionisti di ogni razza non mi stringano d’assedio, chiedendomi di vendergli un paio di mutandine umide di fica o di essere sfondati da uno dei miei strapon da collezione.

“Madame L. ti prego, mi avevi promesso quello stivale tacco dodici!”
“Madame L. ricordi?!? Avanzavo trenta scudisciate dalla volta scorsa..!!”
“Madame L. eccomi da te con l’anal-plug infilato, come vi avevi chiesto su whatsapp…”.

È cazzutamente faticoso gestire decine di schiavi che non si accontentano di essere legati come prigionieri e presi a schiaffi, sputati in faccia e calciati con forza nelle palle. Questi mentecatti verminosi, che pagano centinaia di euro per una sessione, si aspettano che la loro padrona li maltratti psi-co-lo-gi-ca-men-te, si trasformi nella loro maestra delle elementari e li insulti con cognizione di causa. Magari facendo collegamenti al loro vissuto e alla loro storia personale.

Voi non avete idea di cosa comporti praticare la dominazione psicologica. Non è come avere decine di clienti a cui vendere un vino specifico in base all’occasione. O come piazzare un nuovo modello di brugola esagonale a tutti i ferramenta della zona. Bisogna studiare, guardare video in Rete, provare i toni di voce, allenarsi a colpire con la frusta per ore intere. Occorre essere preparate, aggiornate sulle tendenze di moda e allineate rispetto a chi va per la maggiore. Ovvero a queste fottutissime dominatrici dell’est Europa, perfide dentro senza sforzo alcuno, diventate celebri per la loro cattiveria genetica. Donne cresciute nella violenza che non vedono l’ora di massacrare di botte dei poveri ingenui a caro prezzo. E fargliela pagare per tutte le percosse ricevute.

Prendi quel sottosegretario che è venuto qui ieri sera. Era ancora con i nervi a fior di pelle per aver lavorato al ministero quasi 48 ore senza sosta. Era schizzato come una iena, cercava lo scontro sebbene volesse rilassarsi pensando alla sua padrona. Mi ha chiesto di strofinare i miei piedi odorosi sul suo volto e di schiacciargli i coglioni camminandogli sopra.

Dopo un po’ si alzato, come in preda a una ribellione da impiegato del catasto. Ha iniziato a fare il matto, evidentemente alterato da sostanze ingerite. Quando ha rovesciato il tavolino del salotto con un calcio, ho preso la frusta e ho dovuto iniziare a urlargli contro: “Sei un fallito di merda! Tutto il tuo lavoro da sottosegretario fa cagare, sei un essere inutile che dovrebbe tornare a consegnare pizze in bicicletta”.

Ha miracolosamente funzionato. La mia esperienza da psicologa ha trovato il tasto giusto da schiacciare. Una volta ammansito e immobilizzato con una camicia di forza (strumento molto richiesto dai miei clienti), gli ho infilato in bocca un morsetto per i denti - come quello dei cavalli - e l’ho sdraiato di fianco su un tappeto. Poi l’ho lasciato lì per una mezz’ora, impossibilitato a muoversi. Poteva solo mugolare e sbavare. Ma quando la sua lurida saliva ha macchiato il mio tappeto, ho preso la palla al balzo e gli ho infilato i tacchi dappertutto: sul torace, sulle cosce, sulle mani e perfino su una guancia.

Capirete che da una serata così si esce stravolte. Mica come il cliente, calpestato e felice, svuotato da ogni tossina malevola della giornata. Noi mistress ci carichiamo di energia che poi non sempre riesce a essere smaltita. A volte serve una corsa in mezzo al parco, a volte un bagno caldo con musica rilassante. A volte le vere coccole di un uomo, che ristabilisca quell’equilibrio emotivo spesso sconquassato.

Per questo, Pifferaio, ti maledico! Perché da Escort il lavoro era piacevole e anche un po’ monotono. Ma rilassante. Ora, da dominatrice, sono costretta a squadernarmi come un ottovolante, con picchi emozionali - è giusto confessarlo - maledettamente piacevoli. Entrare nel ruolo di padrona è faticoso: ma il godimento nel sottomettere personaggi potenti e intoccabili è paradisiaco. Un privilegio a beneficio di poche persone. E Madame L., caro il mio Pifferaio, è una delle pochissime che piscia regolarmente in bocca a ministri e cardinali.

Se penso che tutto è iniziato in quel fatidico giorno in cui ti ho conosciuto…

[CONTINUA]
scritto il
2018-12-29
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