Nelle mani di mio genero – 3
di
duke69
genere
dominazione
Avrei voluto chiamare mia figlia, ma non ne avevo né il permesso, né la possibilità: Paolo mi aveva sottratto lo smartphone e nel periodo di training non potevo avere nessun contatto con l’esterno.
Paolo sarebbe rientrato per il weekend e per tutta la settimana ero proprietà di Luca, almeno nel periodo delle otto ore di training. La sera e la notte ero libera di riposarmi, tuttavia quel bastardo di Paolo mi controllava a distanza, aveva messo telecamere ovunque in tutta la casa controllando ogni mia azione; veniva registrato anche tutto quello che avveniva in palestra. Avevo sempre l’obbligo di indossare gli indumenti da Lui imposti, e ahimè, la sera della prima giornata di training dimenticai di indossare le scarpe con i tacchi a spillo. Quando me ne accorsi, forse, era troppo tardi: dovevo solo sperare di non essere stata vista.
Le successive giornate di training procedevano similmente alla prima, ma sempre con delle varianti agli esercizi che Luca si divertiva a ingegnare. Il ghigno stampato nella faccia di Luca ad inizio sessione era tutto un programma. Nella seconda giornata di palestra continuò a praticare gli squirtraining sempre lavorandomi sapientemente con le sue mani ma tenendomi costantemente un vibratore in culo, ovviamente acceso! I primi orgasmi erano semplicemente fantastici, ma superato un certo numero di volte diventavano dolorosi; ben cosciente di questo, continuava a non darmi tregua prolungando gli squirtraining di qualche orgasmo aggiuntivo.
Le varianti sugli esercizi comportavano l’aggiunta della componente dolorosa a quella della classica fatica. Dovevo svolgere l’esercizio dei pettorali su panca, usando dei cavetti di cui, una estremità era opportunamente collegata a clip pinzate sui capezzoli e l’altra estremità era legata al manubrio del bilanciere. Tali cavetti, di lunghezza ben definita, passavano intorno ad una staffa posizionata più in alto del bilanciere, così quando il bilanciere scendeva eccessivamente verso il petto, aumentava la tensione dei cavi e le pinze stiravano i capezzoli dolorosamente fino a staccarsi.
Mi demoliva con gli squat che dovevo fare impalandomi su dildo in silicone, che avevano sempre dimensioni costanti durante la medesima settimana: l’allargamento del buco del culo era una prerogativa di Paolo che metteva in pratica nel fine settimana, per poi indicare a Luca la dimensione dei dildo da utilizzare per la settimana successiva.
Tra gli esercizi più faticosi, addominali e glutei ricoprivano un ruolo di primo piano e dovevo farli in tutte le salse!
Finalmente la prima settimana di palestra si concluse, era venerdì e Paolo sarebbe rientrato la sera.
“Ciao Troia, sei contenta di rivedermi?”
Si presentò elegante in giacca e cravatta dinnanzi a me, seminuda così come dovevo stare di fronte a lui.
“Si Signore!”
“Luca mi ha riferito che hai lavorato sodo e che stai godendo come una vera troia. Nel tempo libero mi sono goduto qualche filmato... Debby, che porca! Ti è piaciuto?”
“Si Signore, stancante ma …proficuo”
“Sono contento che tu stia apprezzando tutto questo. Tra una ventina di giorni avrai già un altro aspetto da fare invidia a quella zoccola di tua figlia. Sarà fiera di te. A fine mese organizzerò una cena e la farò venire in villa così potrete rivedervi”.
Dopo una settimana di fatica e torture era l’unica notizia che poteva farmi tornare il sorriso: riabbracciare mia figlia. I miei occhi si illuminarono di gioia ma Paolo, consapevole di ciò, stava per stroncare il mio momento felice.
“…tuttavia la mia soddisfazione è frenata da una tua mancanza: ti avevo dato delle precise regole ma tu non le hai rispettate sempre”.
Nooohh! Come cazzo aveva fatto a saperlo? Forse erano passati dieci, quindici minuti da quando avevo dimenticato di calzare le scarpe con i tacchi a spillo al momento in cui me ne accorsi. Come aveva potuto cogliere quel momento su così tante ore di registrazione? Cercai in qualche modo di scusarmi e di giustificare la mia mancanza.
“Signore, ti chiedo scusa, è stato un attimo una breve dimenticanza. Era la prima giornata di palestra, faticosissima! Ero distrutta e mi dolevano i piedi”.
“Le regole sono regole Debora!”
“Si Signore, mi dispiace!”
“Quindi sono le scarpe! Beh, era solo un bluff! immaginavo che saresti caduta nella trappola e ci sei caduta con tutte le scarpe! In ogni caso, apri bene quelle cazzo di orecchie: se dovessi scoprire che tu trasgredisci solo a una delle mie regole nella speranza di avere la fortuna di non essere vista, e quindi di farla franca, prima mi spello le mani sul tuo culo, poi chiamo Luca e facciamo i turni di notte solo per farti sborrare fino al mattino? Ti è chiaro troia!”
“Si Signore!”
Un tranello…e chi poteva immaginarlo, sadico e pure astuto! Una lacrima scendeva lungo la guancia. Come poteva essere diventato così feroce? Per quanto conoscessi Paolo, sapevo che non sarebbe arrivato a fare tutto quello che minacciava. Però la cosa peggiore era che mi sentivo pian piano in suo potere e che mi rendevo conto che, in quel momento, non c’era altra via d’uscita.
Mi prese per mano e mi condusse in prossimità di un divano. Dall’armadio adiacente prese il paddle in pelle nera che purtroppo avevo già provato. Quindi si sedette lasciandomi in piedi di fronte a lui.
“Tra poco ceneremo insieme a lume di candela, come due fidanzatini; ma prima ci facciamo un aperitivo. Prendi un crodino dal frigo e versamelo in un bicchiere. Servimelo con una scorza di limone e sbrigati che ho sete”.
Gli portai il crodino e cominciò a sorseggiare.
“Dopo anche tu avrai il tuo aperitivo! Adesso mettiti nella posizione che conosci! E mi raccomando culo bene in alto e cerca di ingoiare il cazzo, altrimenti non smetterò di gonfiarti le chiappe!”
Iniziai a spompinarlo impegnandomi a fare il miglior lavoro possibile per soddisfarlo, placarlo ed evitare conseguenze peggiori. Tuttavia, sapevo bene che in fondo in fondo avrei voluto dimostrare di essere all’altezza e di sapere come far godere un uomo. La situazione che stavo vivendo era paradossale: riuscivo ancora ad eccitarmi nonostante fossi ridotta ad essere una schiava nelle mani un sadico. In effetti, lavorargli il cazzo era come averlo in pugno, almeno fino a quando non cominciava a scoparmi in gola e a percuotere le mie povere natiche.
“Allora Debora quanti colpi ti meriti?”
Avevo la mente annebbiata, stava per scoparmi la bocca e di lì a poco mi avrebbe martoriato il sedere; non sapevo che cosa rispondere cosciente del fatto che dovevo sempre pesare le risposte e allora detti la prima una risposta ragionevole che mi passava per la testa.
“Quaranta”.
“Mi prendi per il culo, troia! Quaranta li hai presi l’ultima volta, si deve andare a salire, sarebbero stati cinquanta, ma siccome hai detto quaranta ne avrai trenta per chiappa! Quanto fa trenta per due, troia!”
Scoppiai in un singhiozzo urlando: “SESSANTAAA!!”
Quindi cominciò a battere e io a contare:
“Uno Grazie Signore!”
…e così via fino a sessanta. Non si risparmiava e cercava di imprimere sempre maggiore forza in ciascun colpo che sferzava. Il culo bruciava da impazzire, era rosso fuoco, Paolo me lo fece vedere nello specchio dell’armadio: ci teneva che io vedessi quel capolavoro. Il viso era completamente disfatto dal dolore, dalla fatica e dalle lacrime che uscivano a causa dei conati di vomito derivanti dalle profonde penetrazioni in gola. Anche questa volta avevo ingoiato tutto, intorno al cinquantesimo colpo...credo.
“Devi scusarmi se non sono riuscito a donarti la giusta razione di sborra! Purtroppo per te, devo dirti che sono rientrato nel primo pomeriggio e ho scopato con Clara. Cazzo che scopata! Sai una curiosità della tua cara figlia zoccola: gli piace ripulire l’uccello dopo averlo preso in fica, e io lo faccio continuamente, trenta secondi in fica e trenta in bocca! Ma ti garantisco che dopo l’addestramento, tu sarai dieci volte più troia di Clara!”
Il riferimento a Clara mi aveva umiliato più di quanto non lo fossi già. Mi fece ripulire e ricomporre ma il supplizio non era ancora finito.
“Cara Debora, ricordati che la punizione è più efficacie se la teniamo sempre presente e non dimentichiamo i nostri errori. Per questo ti ho preparato questa speciale sedia”.
Sadico bastardo! Si trattava di una sedia in legno il cui sedile era fatto di piccoli aculei, sempre in legno!
“Signore, ti prego questo no! Ho il sedere infiammato, farà un male cane!”
“Sono sicuro che puoi resistere, almeno per l’aperitivo, poi per la cena mettiamo della crema lenitiva e ti faccio cambiare sedia”.
“Si Signore!”, risposi sconsolata.
Era il momento dell’aperitivo! Mi lasciò seduta e mentre gli aculei facevano il loro lavoro sulla mia carne martoriata, si spostò verso il frigorifero, aprì la parte alta del freezer, estrasse un contenitore in plastica e lo mise a scongelare nel forno a microonde. Quindi me lo portò.
Non credevo ai miei occhi! Si trattava di uno di quei contenitori sterili utilizzati per campionare le urine e dentro aveva una imprecisata sostanza lattiginosa semifluida…SPERMA??!!
“Oddiooo! Signore, che cos’è?!”
“È il tuo aperitivo, gentilmente offerto da Luca! È lo sperma raccolto in tutta la settimana ogni volta che ti ha inculato ed è venuto nel profilattico. Lo ha conservato per te! D’altra parte ti avevo detto che avresti ingoiato litri di sborra. Fai presto a mangiarlo, e usa il cucchiaino, perché prima finisci e prima alzi il culo da quella sedia.”
Ero impietrita! Non potevo credere stesse accadendo. Lo ingoiai tutto. Personalmente lo sperma in sé non mi aveva mai creato disgusto; nelle mie relazioni del passato spesso era capitato che il mio partner mi venisse in bocca e che ingoiassi tutto, ma l’eccitazione dell’atto sessuale rendeva la cosa naturale. Stavo perdendo ogni briciolo di dignità e mi sentivo come la più depravata delle puttane.
Finalmente alzai il mio sedere da quel martirio, ma stava per arrivare il colpo di grazie di Paolo.
“Il freezer è bello pieno di sborra tutta per te. Merito mio e non solo…una bella raccolta fatta nelle settimane passate. Alcuni campioni sono passati anche dalla bocca di Clara quando sono riuscito a stimolarla ad essere più puttana. Per cui fissati queste altre regole:
Ne mangerai un vasettino freddo come dessert ogni santo giorno dopo pranzo;
Ne mangerai un vasettino scongelato come aperitivo ogni santo giorno prima di cena;
Quando sarò assente ingoierai di fronte a quella telecamera, seduta in quel tavolo;
Ripulirai i vasettini passando le dita e ingoiando proprio tutto.
Lascerai i vasettini sul tavolo fronte la telecamera per la mia successiva ispezione.
Inutile dirti che se salterai un pasto o lascerai residui nei vasettini, sarai punita a dovere. E adesso Troia, voglio che mi ringrazi per tutte le proteine che ti ho conservato!”.
“Grazie Signore! Grazie per tutto lo sperma che hai collezionato per me, tua umile schiava!”
“Ancora non mi piace come ti esprimi: sborra è la parola che d’ora in poi devi usare. Ripeti Puttana!”
“Grazie Signore! Grazie per tutta la sborra che hai collezionato per me, tua umile schiava!”
Mi sentivo uno straccio, distrutta dalla stanchezza con il culo incandescente e con il sapore di sperma che mi ricordava quanto stessi sprofondando nella perversione più totale.
Cenammo, la seconda nota positiva della giornata! Poi finalmente andai a riposare, ne avevo proprio bisogno, mai mi ero sentita così esausta…in tutti i sensi! Ma che cosa mi avrebbe riservato il weekend?
Continua…
Paolo sarebbe rientrato per il weekend e per tutta la settimana ero proprietà di Luca, almeno nel periodo delle otto ore di training. La sera e la notte ero libera di riposarmi, tuttavia quel bastardo di Paolo mi controllava a distanza, aveva messo telecamere ovunque in tutta la casa controllando ogni mia azione; veniva registrato anche tutto quello che avveniva in palestra. Avevo sempre l’obbligo di indossare gli indumenti da Lui imposti, e ahimè, la sera della prima giornata di training dimenticai di indossare le scarpe con i tacchi a spillo. Quando me ne accorsi, forse, era troppo tardi: dovevo solo sperare di non essere stata vista.
Le successive giornate di training procedevano similmente alla prima, ma sempre con delle varianti agli esercizi che Luca si divertiva a ingegnare. Il ghigno stampato nella faccia di Luca ad inizio sessione era tutto un programma. Nella seconda giornata di palestra continuò a praticare gli squirtraining sempre lavorandomi sapientemente con le sue mani ma tenendomi costantemente un vibratore in culo, ovviamente acceso! I primi orgasmi erano semplicemente fantastici, ma superato un certo numero di volte diventavano dolorosi; ben cosciente di questo, continuava a non darmi tregua prolungando gli squirtraining di qualche orgasmo aggiuntivo.
Le varianti sugli esercizi comportavano l’aggiunta della componente dolorosa a quella della classica fatica. Dovevo svolgere l’esercizio dei pettorali su panca, usando dei cavetti di cui, una estremità era opportunamente collegata a clip pinzate sui capezzoli e l’altra estremità era legata al manubrio del bilanciere. Tali cavetti, di lunghezza ben definita, passavano intorno ad una staffa posizionata più in alto del bilanciere, così quando il bilanciere scendeva eccessivamente verso il petto, aumentava la tensione dei cavi e le pinze stiravano i capezzoli dolorosamente fino a staccarsi.
Mi demoliva con gli squat che dovevo fare impalandomi su dildo in silicone, che avevano sempre dimensioni costanti durante la medesima settimana: l’allargamento del buco del culo era una prerogativa di Paolo che metteva in pratica nel fine settimana, per poi indicare a Luca la dimensione dei dildo da utilizzare per la settimana successiva.
Tra gli esercizi più faticosi, addominali e glutei ricoprivano un ruolo di primo piano e dovevo farli in tutte le salse!
Finalmente la prima settimana di palestra si concluse, era venerdì e Paolo sarebbe rientrato la sera.
“Ciao Troia, sei contenta di rivedermi?”
Si presentò elegante in giacca e cravatta dinnanzi a me, seminuda così come dovevo stare di fronte a lui.
“Si Signore!”
“Luca mi ha riferito che hai lavorato sodo e che stai godendo come una vera troia. Nel tempo libero mi sono goduto qualche filmato... Debby, che porca! Ti è piaciuto?”
“Si Signore, stancante ma …proficuo”
“Sono contento che tu stia apprezzando tutto questo. Tra una ventina di giorni avrai già un altro aspetto da fare invidia a quella zoccola di tua figlia. Sarà fiera di te. A fine mese organizzerò una cena e la farò venire in villa così potrete rivedervi”.
Dopo una settimana di fatica e torture era l’unica notizia che poteva farmi tornare il sorriso: riabbracciare mia figlia. I miei occhi si illuminarono di gioia ma Paolo, consapevole di ciò, stava per stroncare il mio momento felice.
“…tuttavia la mia soddisfazione è frenata da una tua mancanza: ti avevo dato delle precise regole ma tu non le hai rispettate sempre”.
Nooohh! Come cazzo aveva fatto a saperlo? Forse erano passati dieci, quindici minuti da quando avevo dimenticato di calzare le scarpe con i tacchi a spillo al momento in cui me ne accorsi. Come aveva potuto cogliere quel momento su così tante ore di registrazione? Cercai in qualche modo di scusarmi e di giustificare la mia mancanza.
“Signore, ti chiedo scusa, è stato un attimo una breve dimenticanza. Era la prima giornata di palestra, faticosissima! Ero distrutta e mi dolevano i piedi”.
“Le regole sono regole Debora!”
“Si Signore, mi dispiace!”
“Quindi sono le scarpe! Beh, era solo un bluff! immaginavo che saresti caduta nella trappola e ci sei caduta con tutte le scarpe! In ogni caso, apri bene quelle cazzo di orecchie: se dovessi scoprire che tu trasgredisci solo a una delle mie regole nella speranza di avere la fortuna di non essere vista, e quindi di farla franca, prima mi spello le mani sul tuo culo, poi chiamo Luca e facciamo i turni di notte solo per farti sborrare fino al mattino? Ti è chiaro troia!”
“Si Signore!”
Un tranello…e chi poteva immaginarlo, sadico e pure astuto! Una lacrima scendeva lungo la guancia. Come poteva essere diventato così feroce? Per quanto conoscessi Paolo, sapevo che non sarebbe arrivato a fare tutto quello che minacciava. Però la cosa peggiore era che mi sentivo pian piano in suo potere e che mi rendevo conto che, in quel momento, non c’era altra via d’uscita.
Mi prese per mano e mi condusse in prossimità di un divano. Dall’armadio adiacente prese il paddle in pelle nera che purtroppo avevo già provato. Quindi si sedette lasciandomi in piedi di fronte a lui.
“Tra poco ceneremo insieme a lume di candela, come due fidanzatini; ma prima ci facciamo un aperitivo. Prendi un crodino dal frigo e versamelo in un bicchiere. Servimelo con una scorza di limone e sbrigati che ho sete”.
Gli portai il crodino e cominciò a sorseggiare.
“Dopo anche tu avrai il tuo aperitivo! Adesso mettiti nella posizione che conosci! E mi raccomando culo bene in alto e cerca di ingoiare il cazzo, altrimenti non smetterò di gonfiarti le chiappe!”
Iniziai a spompinarlo impegnandomi a fare il miglior lavoro possibile per soddisfarlo, placarlo ed evitare conseguenze peggiori. Tuttavia, sapevo bene che in fondo in fondo avrei voluto dimostrare di essere all’altezza e di sapere come far godere un uomo. La situazione che stavo vivendo era paradossale: riuscivo ancora ad eccitarmi nonostante fossi ridotta ad essere una schiava nelle mani un sadico. In effetti, lavorargli il cazzo era come averlo in pugno, almeno fino a quando non cominciava a scoparmi in gola e a percuotere le mie povere natiche.
“Allora Debora quanti colpi ti meriti?”
Avevo la mente annebbiata, stava per scoparmi la bocca e di lì a poco mi avrebbe martoriato il sedere; non sapevo che cosa rispondere cosciente del fatto che dovevo sempre pesare le risposte e allora detti la prima una risposta ragionevole che mi passava per la testa.
“Quaranta”.
“Mi prendi per il culo, troia! Quaranta li hai presi l’ultima volta, si deve andare a salire, sarebbero stati cinquanta, ma siccome hai detto quaranta ne avrai trenta per chiappa! Quanto fa trenta per due, troia!”
Scoppiai in un singhiozzo urlando: “SESSANTAAA!!”
Quindi cominciò a battere e io a contare:
“Uno Grazie Signore!”
…e così via fino a sessanta. Non si risparmiava e cercava di imprimere sempre maggiore forza in ciascun colpo che sferzava. Il culo bruciava da impazzire, era rosso fuoco, Paolo me lo fece vedere nello specchio dell’armadio: ci teneva che io vedessi quel capolavoro. Il viso era completamente disfatto dal dolore, dalla fatica e dalle lacrime che uscivano a causa dei conati di vomito derivanti dalle profonde penetrazioni in gola. Anche questa volta avevo ingoiato tutto, intorno al cinquantesimo colpo...credo.
“Devi scusarmi se non sono riuscito a donarti la giusta razione di sborra! Purtroppo per te, devo dirti che sono rientrato nel primo pomeriggio e ho scopato con Clara. Cazzo che scopata! Sai una curiosità della tua cara figlia zoccola: gli piace ripulire l’uccello dopo averlo preso in fica, e io lo faccio continuamente, trenta secondi in fica e trenta in bocca! Ma ti garantisco che dopo l’addestramento, tu sarai dieci volte più troia di Clara!”
Il riferimento a Clara mi aveva umiliato più di quanto non lo fossi già. Mi fece ripulire e ricomporre ma il supplizio non era ancora finito.
“Cara Debora, ricordati che la punizione è più efficacie se la teniamo sempre presente e non dimentichiamo i nostri errori. Per questo ti ho preparato questa speciale sedia”.
Sadico bastardo! Si trattava di una sedia in legno il cui sedile era fatto di piccoli aculei, sempre in legno!
“Signore, ti prego questo no! Ho il sedere infiammato, farà un male cane!”
“Sono sicuro che puoi resistere, almeno per l’aperitivo, poi per la cena mettiamo della crema lenitiva e ti faccio cambiare sedia”.
“Si Signore!”, risposi sconsolata.
Era il momento dell’aperitivo! Mi lasciò seduta e mentre gli aculei facevano il loro lavoro sulla mia carne martoriata, si spostò verso il frigorifero, aprì la parte alta del freezer, estrasse un contenitore in plastica e lo mise a scongelare nel forno a microonde. Quindi me lo portò.
Non credevo ai miei occhi! Si trattava di uno di quei contenitori sterili utilizzati per campionare le urine e dentro aveva una imprecisata sostanza lattiginosa semifluida…SPERMA??!!
“Oddiooo! Signore, che cos’è?!”
“È il tuo aperitivo, gentilmente offerto da Luca! È lo sperma raccolto in tutta la settimana ogni volta che ti ha inculato ed è venuto nel profilattico. Lo ha conservato per te! D’altra parte ti avevo detto che avresti ingoiato litri di sborra. Fai presto a mangiarlo, e usa il cucchiaino, perché prima finisci e prima alzi il culo da quella sedia.”
Ero impietrita! Non potevo credere stesse accadendo. Lo ingoiai tutto. Personalmente lo sperma in sé non mi aveva mai creato disgusto; nelle mie relazioni del passato spesso era capitato che il mio partner mi venisse in bocca e che ingoiassi tutto, ma l’eccitazione dell’atto sessuale rendeva la cosa naturale. Stavo perdendo ogni briciolo di dignità e mi sentivo come la più depravata delle puttane.
Finalmente alzai il mio sedere da quel martirio, ma stava per arrivare il colpo di grazie di Paolo.
“Il freezer è bello pieno di sborra tutta per te. Merito mio e non solo…una bella raccolta fatta nelle settimane passate. Alcuni campioni sono passati anche dalla bocca di Clara quando sono riuscito a stimolarla ad essere più puttana. Per cui fissati queste altre regole:
Ne mangerai un vasettino freddo come dessert ogni santo giorno dopo pranzo;
Ne mangerai un vasettino scongelato come aperitivo ogni santo giorno prima di cena;
Quando sarò assente ingoierai di fronte a quella telecamera, seduta in quel tavolo;
Ripulirai i vasettini passando le dita e ingoiando proprio tutto.
Lascerai i vasettini sul tavolo fronte la telecamera per la mia successiva ispezione.
Inutile dirti che se salterai un pasto o lascerai residui nei vasettini, sarai punita a dovere. E adesso Troia, voglio che mi ringrazi per tutte le proteine che ti ho conservato!”.
“Grazie Signore! Grazie per tutto lo sperma che hai collezionato per me, tua umile schiava!”
“Ancora non mi piace come ti esprimi: sborra è la parola che d’ora in poi devi usare. Ripeti Puttana!”
“Grazie Signore! Grazie per tutta la sborra che hai collezionato per me, tua umile schiava!”
Mi sentivo uno straccio, distrutta dalla stanchezza con il culo incandescente e con il sapore di sperma che mi ricordava quanto stessi sprofondando nella perversione più totale.
Cenammo, la seconda nota positiva della giornata! Poi finalmente andai a riposare, ne avevo proprio bisogno, mai mi ero sentita così esausta…in tutti i sensi! Ma che cosa mi avrebbe riservato il weekend?
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