Nelle mani di mio genero – 2

di
genere
dominazione

La palestra si trovava nel seminterrato della villa di cui oramai facevo parte, lo spazio a disposizione era notevole così come la varietà di attrezzature ben distribuite in tutto il locale. Mi feci trovare pronta alle 8 in punto, rigorosamente in biancheria intima, capezzoli in vista e tacchi a spillo.
Luca arrivò subito dopo, mi salutò gentilmente accarezzandomi i capelli e girandomi intorno come a studiarmi per capire quale tipo di sevizia mettere in atto. Ricordando quanto imposto da Paolo lo salutai:
“Buongiorno Signore!”
“Lascia perdere il Signore, è una forma di espressione che non sopporto! Piuttosto, io ti chiamerò Debby, mi piace perché fa molto puttana, che poi è quello che realizzerai di essere veramente. Allora Debby, normalmente sono molto professionale nella mia attività di trainer tuttavia la richiesta di Paolo è stata abbastanza chiara per cui dovrai lavorare sodo per otto ore al giorno dal lunedì al venerdì per almeno 4 settimane, alternando duri esercizi ginnici ad intense attività sessuali che di volta in volta diversificheremo”
Sentivo le sue parole scorrere nel mio cervello e di tanto in tanto focalizzavo l’attenzione su alcune di queste: puttana, settimane, duri, intense…. Cominciavo ad avere paura di quanto stava per accadermi, anche se in fondo potevo ancora sperare nell’unico aspetto positivo: avrei goduto come non mi era mai capitato e avrei recuperato una buona forma fisica. Ma, avrei dovuto solo continuare a sentire il discorso di Luca per ricredermi su quanto auspicato e considerare che l’aspetto negativo della cosa avrebbe avuto la meglio.
“Questo è il mio mese di ferie e ho accettato la richiesta di Paolo gratuitamente, perché addestrarti sarà per me un vero divertimento e comunque il tuo culo sarà il mio compenso. Ora cambiati, quella è la tua borsa dove c’è tutto ciò che ti serve: calze, scarpe da ginnastica e asciugamano. Per il momento tieni perizoma e reggiseno, e raccogliti i capelli con un elastico”.
Cominciai a cambiarmi e mentre prendevo l’occorrente dalla borsa potevo vederne il contenuto: falli, cunei anali, mutandine con fallo interno, pinze per capezzoli, creme, indumenti in pelle e altri accessori di cui non comprendevo l’utilizzo.
“Suderai come non ti è mai capitato in vita tua, quindi hai a disposizione quelle due bottiglie di acqua da 1 litro. L’acqua dovrai centellinarla, perché nel tempo dovrai abituarti ad usarne sempre meno, ma, per aiutarti, abbiamo pensato di darti quel catino che userai per raccogliere quanto riuscirò a toglierti dal corpo ogni volta che ti farò squirtare. Hai comunque il permesso di poter decidere di raccogliere anche il tuo piscio. Diversamente sarò io a decidere se vorrò pisciare e sborrare nella tua bocca; e… arriverà il momento che mi ringrazierai per questo!”.
Avevo le lacrime agli occhi mi sentivo umiliata come mai avrei potuto immaginare. Non riuscivo a trovare la forza di ribellarmi, condizionata dal pensiero che tutto ciò poteva capitare a Clara. Il fatto di poter fare da scudo e proteggere mia figlia mi consolava e forse era proprio questo che mi dava la forza di resistere.
Prima di salire sul tapis roulant, Luca verificò che il mio abbigliamento fosse in ordine e che avessi fatto quanto mi aveva chiesto. Mi fece pesare e registrò il peso: 74kg. Subito dopo prese la coda dei capelli tirandomi la testa all’indietro e leccandomi il collo fino ai lobi delle orecchie. Quindi iniziò a baciarmi con passione infilandomi la lingua in bocca e sputandoci dentro a più riprese. Contemporaneamente mi fece allargare le gambe e cominciò ad accarezzarmi la fica, stirandomi le grandi labbra e penetrandomi pian piano con un dito. Continuò così per qualche minuto intimandomi di rimanere immobile, in piedi con le gambe divaricate e di non piegare mai le ginocchia.
Ero fradicia, con una incredibile voglia di godere.
“Sei proprio una gran troia! Sei già completamente bagnata. Paolo farà di te una bella puledra da monta! Che cosa dici se continuiamo con due dita?”
Senza volerlo riuscii ad emettere un soffiato “Oh Si”, ma non resistetti e piegai per un attimo le ginocchia.
Mi percosse con due forti manate sul sedere ancora infiammato dalla sera precedente; il rumore degli schiaffi riempì tutta la sala. Faceva un male cane!
“Presta bene attenzione a rispettare quanto ti viene comandato. Deludimi un'altra volta e ti faccio correre per un’ora con la tuta in pelle coperta dalle caviglie al collo!”
Cominciai, più che mai, a rendermi conto di quanto Luca fosse sadico. Continuò a masturbarmi ancora per qualche minuto prima con due dita e quindi con tre, poi si fermò, mi liberò la fica e mi mise le dita in bocca.
“Ripulisci bene, succhia via tutto e comincia ad abituarti a bere il tuo succo”.
La masturbazione era stata lenta ma si era fermato prima che potessi venire, non mi sentivo appagata e avevo voglia di godere ma avevo paura di perdere il controllo.
Mi fece salire sul tappeto, caricò il programma di corsa, incominciai a camminare con velocità sempre più sostenute fino a correre. La corsa era blanda; tutto il programma di lavoro sembrava impostato correttamente dal punto di vista tecnico in funzione della mia età e del mio peso, destinato inevitabilmente a scendere in poco tempo. Ai quaranta minuti la velocità del tappeto ha cominciato a diminuire fino a una camminata molto lenta. Ero quasi al limite, non avevo più fiato e le gambe mi dolevano.
“Ora blocchiamo momentaneamente il tappeto, voglio sentire quanto è stretto il tuo buco del culo: mettiti in ginocchio, schiacciati i capezzoli sul tappeto e solleva il culo più che puoi. Mani sulle chiappe e allarga!”
Con difficoltà nel mantenere l’equilibrio riuscii ad obbedire. Sentivo culo e fica completamente esposti a disposizione di Luca, che in breve tempo mi infilava un dito nel culo spingendolo pian piano tutto dentro.
“È già bello lubrificato dal sudore e mi sembra anche abbastanza accogliente! Adesso facciamo un gioco: io riempio il tuo culo da troia e tu devi indovinare quante dita ospita”.
Subito dopo sentii una lenta penetrazione progressivamente sempre più dolorosa man mano che le sue dita si facevano largo dentro di me; il dolore era lancinante e cominciai a piangere e supplicare.
“Ahi, ahi, ti prego, piano! Quattro, quattro dita!!!”
“Brava zoccola, hai indovinato al primo colpo! …la fortuna dei principianti!”
Mi lavorò a lungo girando e rigirando le dita, entrando e uscendo dal culo, quindi mi portò la mano alla bocca e mi chiese di leccargli le dita:
“Usa la lingua come se fosse un gelato”.
“…brava così. Poi succhiami le dita una per una”.
Finita quest’ultima umiliazione mi fece levare il perizoma completamente zuppo e mi fece indossare una speciale mutanda avente un fallo incorporato da infilare nel culo. Si assicurò che il fallo fosse completamente dentro premendo con la mano e dando qualche colpo deciso.
“….tra poco noterai la differenza che c’è tra correre con un cazzo nel culo e correre senza, e vedrai come a fine giornata sentirai il fuoco dentro…ah ah ah”.
Avviò nuovamente il tapis roulant impostando una velocità moderata: dieci minuti interminabili, sentivo sempre più fastidio e il bruciore aumentava gradualmente. Stavo cedendo, quando fortunatamente Luca ridusse la velocità fino ad una andatura da camminata.
”Fai respiri profondi e continua a camminare in tal modo facciamo scendere il battito cardiaco. Come ti senti il culo Debby?”
“Brucia, e sono un bagno di sudore!”
“Bene, vedrai che raggiungeremo l’obiettivo: ridurremo il tuo peso di una quindicina di kg, rassoderemo ogni parte del tuo corpo e diventerai una milf strafiga pronta alla monta.”
Spento il tapis roulant, mi fece bere dell’acqua e mi portò al centro della sala dove, per terra, era posizionato un tappeto ricoperto con un telo in nylon.
“Levati la mutanda con il cazzo nel culo, lo so che ti dispiace, ma dobbiamo seguire il programma di addestramento. È il momento dello squirtraining. Sdraiati a terra, supina. Allarga le gambe, piegale e prendile con le mani all’altezza delle ginocchia tirandole verso il busto”.
Si mise comodo sedendosi vicino e cominciò a masturbarmi penetrandomi la fica con le dita. Iniziò con un lento movimento “avanti-indietro” quindi aumentò il ritmo per poi rallentare e ricominciare. Mi portava al limite e poi si fermava, era tremendamente metodico. Sudavo terribilmente e lo guardavo con supplica, volevo esplodere, desideravo l’orgasmo. Man mano che procedeva con la sua tortura sentivo che la soglia del massimo piacere era sempre più vicina e la sensibilità era sempre più alta. Poi iniziò con dei movimenti rotatori sempre più veloci finché non esplosi in un orgasmo e in un contemporaneo urlo liberatorio.
“Cazzo! Sei una fontana! Da qui a stasera ti spremerò come un limone. Prendi il catino che cominciamo a riempirlo”
A quel punto collegai la presenza del nylon al catino: raccolsi il liquido accumulato nel nylon e lo lasciai scolare nel catino. Quindi rimisi il nylon sopra il tappeto e mi rimisi in posizione.
Luca riprese con il suo lavoro facendomi venire una seconda, una terza e una quarta volta. Man mano che procedeva non aveva più bisogno di penetrarmi: era sufficiente sfregarmi il clitoride e le grandi labbra, gonfie come mai le avevo viste. Le contrazioni dei muscoli pelvici erano sempre più frequenti e continuavo disperatamente a squirtare. Ogni volta che venivo e perdevo inevitabilmente la posizione lasciando la presa delle mani alle ginocchia, Luca mi strizzava i capezzoli torcendoli e allungandoli: sporgevano in modo inverosimile dritti e turgidi attraverso i buchi fatti sul reggiseno. Quindi riprendevo subito la posizione prima che potesse farmi urlare di dolore. Credo di avere contato dieci orgasmi, non avevo più la cognizione del tempo e lui non si fermava più. Gli ultimi orgasmi me li procurò con le dita nel culo.
Finalmente fece una pausa, quindi travasai nel catino tutto il liquido che si era riversato nel nylon: la quantità era imbarazzante. A quel punto realizzai quella che era la mia paura: perdere il controllo! Ma in realtà chi non lo avrebbe perso nella medesima situazione?
Non mi era mai capitato di squirtare in modo così violento ed esplosivo; per tutto il tempo in cui venivo masturbata mi sono sentita una vera Troia. In fondo in fondo mi piaceva, ma non riuscivo ad accettarlo! Avevo sempre condotto una vita sessuale praticamente normale, con poche, banali trasgressioni. Sono state tante le volte che avrei voluto trasgredire e mettere in pratica le mie più eccitanti fantasie; la stessa complicità nel tradimento di Clara era dettata dalla voglia di trasgredire.
Dopo qualche minuto che si era assentato per concedere di riprendermi, Luca rientrò in sala e mi diede una bottiglia vuota da mezzo litro, un imbuto e una tazza personalizzata con il mio nome:
“Versa il succo del catino nella bottiglia poi tappala e mettila in frigo, ma prima riempiti la tazza.”
Ci sedemmo l’una di fronte all’altro e mi fece bere il mio succo imponendomi di guardarlo sempre negli occhi. Dovevo sorseggiarlo, berlo lentamente. Il sapore era dolciastro e leggermente salino, ma stavo ingoiando il mio stesso succo e questo mi dava un senso di nausea, una sensazione più forte dello stesso sapore.
“Ti piace? Lo trovi dissetante?”
“No, mi da un senso di nausea”
“Allora rimediamo subito, dammi la tazza!”
La prese in mano quindi ci sputò dentro, la mescolò con il dito e me la ridiede. Avevo i brividi da quanto mi sentivo umiliata e mi rendevo conto che non c’erano limiti alla depravazione che stavo vivendo. Ancora una volta Luca stava dando prova di essere un individuo perverso e sadico. Era chiaro che se volevo sopravvivere dovevo riflettere bene a cosa rispondevo pesando sempre le parole.
“Ti piace ora Debby?”
“Si, mi piace, grazie!”
Lo scolai tutto riuscendo a mascherare il disgusto che provavo.
Proseguimmo con l’attività ginnica, Luca dimostrava di avere una buona competenza tecnica in ogni esercizio che facevo, correggendo la postura e dando indicazioni di dettaglio su come effettuare gli esercizi nel migliore modo possibile. Pettorali, gambe, dorsali, bicipiti, tricipiti, spalle ma soprattutto addominali, culo e tanta tanta corsa, tutto secondo un programma di allenamento organizzato in tempi e ripetizioni. Come diceva Luca, dovevo allenare bene anche il culo, quindi per tutto l’allenamento, esercizio dopo esercizio, corsa dopo corsa, falli e cunei anali dovevano fare il proprio lavoro, aumentando di dimensioni nel corso delle settimane di training e allargando il buco del culo.
Dopo ogni corsa c’era il solito squirtraining, godevo da impazzire, ma mi sfiniva e mi toglieva ogni forza necessaria a proseguire l’attività. Fortunatamente dopo il terzo trattamento ci fermammo per il pranzo organizzato da un servizio di catering. Si mangiava in una piccola saletta ristoro attigua alla palestra. Anche l’alimentazione doveva essere rigorosamente controllata come quantità, la qualità del cibo era buona. L’ora di pausa pranzo era l’unico momento di riposo della giornata, ad eccezione del mio culo sempre pieno.
Riprendemmo l’attività ginnica in modo graduale tale da facilitare la digestione, quindi: corsa, esercizi, corsa e squirtraining. Il tutto ripetuto più volte.
Al termine della sessione degli esercizi ero completamente distrutta e con il culo infiammato! Era solo il primo giorno di training e mi veniva da piangere!
Era già pomeriggio inoltrato, mi sentivo sporca, desideravo fare una doccia e distendermi, ma incredibilmente non era ancora finita! Luca, spogliandosi completamente, venne verso di me:
“Mettiti a quattro zampe e succhiami il cazzo. Senza mani troia! Quando ritieni sia sufficientemente duro mettimi questo profilattico usando solo la bocca, come fanno le zoccole!”
Feci quanto mi aveva chiesto, ebbi difficoltà a mettere il preservativo con la bocca e questo mi costò altre due violente sculacciate; un dolore interminabile!
“Faccia per terra, inarca la schiena e mettimi il culo e disposizione. Per oggi hai goduto abbastanza per cui mi prenderò il tuo culo e lo lavorerò a fondo!
A sentire tali parole cominciai a singhiozzare supplicandolo di non farlo:
“Nooo ti prego, il culo no, mi brucia tanto!”
Mi inculò per almeno dieci minuti martellandomi senza sosta.
Avevo il culo in fiamme! il lavoro del fallo prima e del cazzo di Luca dopo erano stati devastanti, così supplicai nuovamente Luca:
“Ti prego mi brucia da impazzire! Ti prego, basta!”
Lo sentii che respirava a fatica e subito dopo riempì il profilattico.
“Ok ti applicherò una crema lenitiva. Intanto finisci di bere il tuo succo.”
Nel mentre che bevevo dalla bottiglia da mezzo litro, conservò il profilattico colmo di sperma quindi prese un dildo, lo cosparse bene con la crema protettiva e me lo consegnò:
“Inculati con questo, fallo ruotare bene all’interno ma cerca di non godere! Ah, ah, ah …!
Detto questo andò a farsi una doccia e si congedò:
“Ci vediamo domani alla stessa ora. Cerca di riposare, buona serata e buona notte troia!”
Distrutta dalla fatica e dolorante andai a farmi una doccia e a riposarmi. La cena, rigorosamente controllata, sarebbe stata consegnata in serata dal solito servizio di catering.
Continua…

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scritto il
2019-04-24
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