La signora Mirella 5° - Tutto ha una fine
di
Lizbeth Gea
genere
dominazione
Come spesso succede nella vita, tutta ha una fine. Era un periodo che frequentavo più Mirella rispetto a Silvia, e la mia amica si faceva e mi poneva delle domande. Io ovviamente dovevo stare zitta. Ogni tanto fantasticavo di lei con sua madre, ma ovviamente era una cosa impossibile. Ultimamente la mia signora voleva provare l’esperienza della domininazione, ma io non ero molto esperta, potevo copiare solamente gli atti della mia ex.
Quel giorno decisi di passare dal sexy shop, dove acquistai un costume, delle manettte, dei lacci e un frustino. Lo considero il minimo indispensabile. Come sapete, possedevo di già un bel fallo di gomma.
Tra le tante cose che trovai, scelsi un body con sensuali aperture, che lasciano gran parte del seno e della schiena scoperte, con fantasiose stringe intreggiate sul petto. Al tutto aggiunsi una fascia al collo, delle calze, un reggicalze e un perizome anch’esse in semipelle. Ai piedi indossai lunghi stivali con tacchi a spillo.
Guardandomi allo specchio, mi sentivo imbarazzantissima, non potevo andare per strada conciata così, quindi rubai un lungo cappotto a mia madre.
Infilai gli accessori nel mio zaino e mi diressi dalla signora Mirella, avevo appuntamento per cena.
Appena giunsi al portone, ebbi la mia prima sorpresa, incontrai sua figlia.
“E tu dove vai?” – Mi guardai in giro, non sapevo che rispondergli – “Volevo chiederti se venivi al Macdonald con me.” – Era la prima palla che mi venne in mente.
“Non potevi mandarmi un messaggio” – Cazzo sempre la risposta pronta.
“A dire il vero ero in zona, per lavoro, e visto che c’ero” – Lasciai la frase in sospeso.
Mi baciò – “Cazzo mi sarebbe piaciuto troppo, ma devo andare a cena con mio padre, facciamo un'altra volta”
Sorrisi e l’accompagnai alla metropolitana, dovetti comprare un biglietto per destare i sospetti.
Aspettai qualche minuto e tornai indietro dei miei passi. E suonai il campanello tre volte, era il nostro segnale segreto. Lei aprì immedietamente.
Appena mi aprì la porta, capii che era più nervosa del solito.
“Ha capito tutto”
“Chi, cosa?”
“Mia figlia, ha capito che esco con donne?”
“Ha scoperto di noi due?”
“Noo, ricordi la signora al matrimonio, a quante pare la conosce benissimo” – Si sedette affaticata sul divano – “Mi ha riempita di domande, ho dovuto dirle la verità, mi ha chiesto pure di te?”
“E cosa gli hai detto?”
“Nulla, gli ho solo detto che vi ho viste fare sesso e mi sono incuriosita”
“Cazzo, l’ho vista proprio ora qui sotto, avevo notato qualcosa che non andava”.
Poi improvvisamente notò il mio abbigliamento – “Perché ti sei vestita così, non hai caldo”
“A dire il vero mi volevo nascondere, ho una sorpresa per te” – Mi tolsi il cappotto e le mostrai il body.
“O merda” – Fu l’unica cosa che riuscì a dire.
Mi accarezzò le gambe – “Come al solito sei bellissima, ma non so se mi sento dell’umore giusto”.
Cazzo avevo preparato tutto, mi vergognavo come una bestia di essere vestita così, ora mi rifiutava.
Ricordai le regole primarie, che mi disse una volta la mia ex, quando si vuole fare la dominatrice:
- Si arrogante;
- Si egoista;
- Fatti sempre rispattere;
- Fai solo cose che piacciono a te.
Le tenei le mani incollate al divano e le infilai la lingua in bocca – “Oggi signora si fa quello che dico io, fanculo sua figlia”
Indossava una camicia e una gonna e immaginai che sotto non portasse l’intimo, come di norma nei nostri incontri.
Le presi la testa e me la ficcai tra le tette – “Leccamele” – Non crediate, io ero quella più agitata.
Lei mi accarezzò, mi leccò la parte che rimaneva scoperta seno.
“Forse dovremmo darci una pausa”
“Zitta come osi parlare” – Madonna ero una copia sputata della mia ex.
Mi tolsi il piccolo perizoma - “Su che aspetti leccamela”
Lei era ancora insicura, ma si diede da fare.
Spalancai le gambe, per accoglierla meglio. In questi mesi la sua lingua si era fatta piu esperta, probabilmente aveva fatto pratica con la rossa. Mi abbandonai un attimo alla sua lingua. Accarezzavo i suoi lungui capelli, la strattonai e le infilai la lingua in bocca.
La sua solita ansia, si stava esaurendo.
“Non farmi male, però” – Quella parole mi misero in difficoltà, ma rimasi nella parte.
“Mettiti a carponi sul pavimento” - dopo avermi obbedito, sventolai il mio tacco destro davanti alla tua faccia – “Leccalo”
Spalancò gli occhi – “Ma dici sul serio?” – Ovviamente risposi affermativamente.
Avvicinai ancora di più il tacco al suo volto. Lei allungo la lingua e assaggiò, quella punta fredda di metallo.
La mia suola era appoggiata allla sua fronte. E scorrevo il tacco all’interno della sua gola. Lei di sua iniziativa si masturbava la passera.
“Come ti permetti, smettila di toccarti”
Allontanò la mano dalla sua passera e l’appoggio al pavimento. Gli la scalpestai con il tacco. Ovviamente urlò.
Dentro di me sapevo di aver esagerato, ma andai oltre.
Mi alzai in piedi, avvicinai la mia figa al suo volto – “Continua, troia”
La mia cagnolina infilò la sua lingua dentro di me. Era diventata così brava, che tremavo dal piacere.
Afferai lo zaino, che avevo lasciato sul divano, e ci tirai fuori la frusta. La cosa mi spaventava un po’, ma la commessa mi disse che era piacere assicurato.
Era più lunga del normale. Aveva una impugnatura spessa, ed era lunga circa 15 cm. La parte finale era composta da un cuore borchiato. Le feci sollerevare la gonna fino ala vita. Sbattei l’apice immediatamente sul culo. Sentii le sue urle di dolore direttamente dentro la mia passera. Il fatto che non mi insultò e neppure scappò, mi invogliò a continuare. Spostai la mia concentrazione sulla schiena, la sua bella camicetta, andò a brandelli. Mi sentivo stranamento potente.
Il mio orgasmo stava soppraggiungendo lentamente. Ti sua iniziativa, mi afferrò le chiappe, gli lo lasciai fare.
Dato che un’altra regola delle dominazione è quella di non raggiungere mai l’orgasmo, la spinsi per terra.
Le passavo la parte terminale della frusta sul corpo, mi ricordai un aspetto della mia ex. Quindi, dato che Mirella era gia in ginocchio, la feci mettere la faccia per terra. Mi ripromisi che dopo quella sera, l’avrei riempita di regali per farmi perdonare.
Schiacciai la sua testa con il mio stivale destro e le infilai il manico della frusta nella figa. Lo usai come un cazzo. La penetravo con forza e lei godeva da matti.
“Oddio sei fantastica” – La signora aveva indole da schiava.
Improvvisamente ebbi un deja vu. Solo che al posto di Mirella c’ero io, e la mia dominatrice era Antonella.
Mi chinai sopra di lei e le sputai in faccia. Lei si leccò la mia saliva.
Appoggiai lo stivale sul suo culo e le penetrai il tacco con il sedere. Sapevo che fosse doloroso, quindi mi soffermai davvero pocchissimo.
Le tirai i capelli, la intimai di alzarsi – “Faccia al muro” – Vedevo che le uscivano delle lacrime dagli occhi, forse con il tacco avevo esagerato. La baciai delicatamente – “Fidati di me”
Si avvicinò lentamente al muro, appoggiò il viso al muro.
Senza farmi vedere, presi i lacci, le manette e lo strap-on.
Le strinsi le gambe con i lacci, le ammannettai le mani dietro la schiena e indossai lo strap.
Le passai la mano sulla schiena, la sculacciai.
La feci piegare leggermente e gli infilai il cazzo nella figa stretta, mentre la penetravo le stringevo le mani al collo. Sentivo che era senza fiato, ma sorvolai.
Più spingevo, più stringevo. Dentro di me sapevo che era il momento di finire, la stavo tirando per la lunga.
Quindi, tornai dolce, le baciai il collo e la scopai con forza.
“Afferrami le tette” – Disobbedii alle regole della dominazione e gli le afferrai da sopra la camicia.
“Così tesorino, siiii”
Strinsi e spinsi cosi tanto il suo seno, che se lo ritrovò in gola.
Il suo corpo tremava tutto.
Le strinsi il clito con due dita.
I muscoli delle sue gambe si contrassero.
Stava per venire.
Tolsi quel cazzo enorme dalla sua passera. La sua vagina si stava lubrificando in modo eccezionale. Io le davo sberle sulla sua passera, pure quello me l’aveva insegnato la mia ex. Ad ogni colpo sei si contraeva. Il suo clitorite si dilatò, le infilai pian piano tutta la mano all’interno del suo piacere. Le sue contrazioni muscolari aumentarono e improvvisamente si rilassò. Aveva raggiunto l’orgasmo.
Le tolsi la mano dalla sua passera e gli la feci leccare.
Mi rilassai, avevo smesso di interpretare il mio ruolo faticoso. Per disfarmi definitivamente di quella parte, mi tolsi tutto, vestito e accessori inclusi; per tornare a casa, avrei preso in prestito qualche vestito dall’armadio di Silvia, sperando che lei non se ne accorgesse.
Ci sedemmo sul divano, ci abbracciammo, ci baciammo – “Sei stata strepitosa” – Ne fui lusingata.
Lei mi accarezzava il mio corpo nudo e sudato.
Si soffermò sulla mia passera.
All’improvviso il panico, non sentimmo la porta aprirsi, forse perché era successo mentre la fottevo, ma sentimmo chiamamente la sua voce.
“Lo sapevo che mi nascondevate qualcosa” – era sua figlia.
Entrambe ci coprimmo i nostri corpi con le mani.
“Troia rivestiti” – Si riferiva a me.
Persi totalmente il controllo, infilai tutte le mie cose nello zaino. Indossai il mio cappotto, senza nulla sotto e scappai via da quella casa.
Cosa successe dopo? Semplice, per il bene di tutti e per la mia amicizia, io e Mirella ci separammo per sempre, o quasi. Silvia con il tempo mi perdonò. Invece la signora, dopo un breve fidanzamento, si risposò di nuovo, stavolta con un brav’uomo e, dalle informazione che mi sono arrivate, ancora oggi non disdegna il suo lato saffico.
(ora voglio essere sincera, quel giorno non accadde esattamente quello che ho raccontato, le linee base ci sono tutte, sono stata molto meno meschina, mi sono lasciata prendere dalla fantasia, ma spero che apprezzerete comunque).
Quel giorno decisi di passare dal sexy shop, dove acquistai un costume, delle manettte, dei lacci e un frustino. Lo considero il minimo indispensabile. Come sapete, possedevo di già un bel fallo di gomma.
Tra le tante cose che trovai, scelsi un body con sensuali aperture, che lasciano gran parte del seno e della schiena scoperte, con fantasiose stringe intreggiate sul petto. Al tutto aggiunsi una fascia al collo, delle calze, un reggicalze e un perizome anch’esse in semipelle. Ai piedi indossai lunghi stivali con tacchi a spillo.
Guardandomi allo specchio, mi sentivo imbarazzantissima, non potevo andare per strada conciata così, quindi rubai un lungo cappotto a mia madre.
Infilai gli accessori nel mio zaino e mi diressi dalla signora Mirella, avevo appuntamento per cena.
Appena giunsi al portone, ebbi la mia prima sorpresa, incontrai sua figlia.
“E tu dove vai?” – Mi guardai in giro, non sapevo che rispondergli – “Volevo chiederti se venivi al Macdonald con me.” – Era la prima palla che mi venne in mente.
“Non potevi mandarmi un messaggio” – Cazzo sempre la risposta pronta.
“A dire il vero ero in zona, per lavoro, e visto che c’ero” – Lasciai la frase in sospeso.
Mi baciò – “Cazzo mi sarebbe piaciuto troppo, ma devo andare a cena con mio padre, facciamo un'altra volta”
Sorrisi e l’accompagnai alla metropolitana, dovetti comprare un biglietto per destare i sospetti.
Aspettai qualche minuto e tornai indietro dei miei passi. E suonai il campanello tre volte, era il nostro segnale segreto. Lei aprì immedietamente.
Appena mi aprì la porta, capii che era più nervosa del solito.
“Ha capito tutto”
“Chi, cosa?”
“Mia figlia, ha capito che esco con donne?”
“Ha scoperto di noi due?”
“Noo, ricordi la signora al matrimonio, a quante pare la conosce benissimo” – Si sedette affaticata sul divano – “Mi ha riempita di domande, ho dovuto dirle la verità, mi ha chiesto pure di te?”
“E cosa gli hai detto?”
“Nulla, gli ho solo detto che vi ho viste fare sesso e mi sono incuriosita”
“Cazzo, l’ho vista proprio ora qui sotto, avevo notato qualcosa che non andava”.
Poi improvvisamente notò il mio abbigliamento – “Perché ti sei vestita così, non hai caldo”
“A dire il vero mi volevo nascondere, ho una sorpresa per te” – Mi tolsi il cappotto e le mostrai il body.
“O merda” – Fu l’unica cosa che riuscì a dire.
Mi accarezzò le gambe – “Come al solito sei bellissima, ma non so se mi sento dell’umore giusto”.
Cazzo avevo preparato tutto, mi vergognavo come una bestia di essere vestita così, ora mi rifiutava.
Ricordai le regole primarie, che mi disse una volta la mia ex, quando si vuole fare la dominatrice:
- Si arrogante;
- Si egoista;
- Fatti sempre rispattere;
- Fai solo cose che piacciono a te.
Le tenei le mani incollate al divano e le infilai la lingua in bocca – “Oggi signora si fa quello che dico io, fanculo sua figlia”
Indossava una camicia e una gonna e immaginai che sotto non portasse l’intimo, come di norma nei nostri incontri.
Le presi la testa e me la ficcai tra le tette – “Leccamele” – Non crediate, io ero quella più agitata.
Lei mi accarezzò, mi leccò la parte che rimaneva scoperta seno.
“Forse dovremmo darci una pausa”
“Zitta come osi parlare” – Madonna ero una copia sputata della mia ex.
Mi tolsi il piccolo perizoma - “Su che aspetti leccamela”
Lei era ancora insicura, ma si diede da fare.
Spalancai le gambe, per accoglierla meglio. In questi mesi la sua lingua si era fatta piu esperta, probabilmente aveva fatto pratica con la rossa. Mi abbandonai un attimo alla sua lingua. Accarezzavo i suoi lungui capelli, la strattonai e le infilai la lingua in bocca.
La sua solita ansia, si stava esaurendo.
“Non farmi male, però” – Quella parole mi misero in difficoltà, ma rimasi nella parte.
“Mettiti a carponi sul pavimento” - dopo avermi obbedito, sventolai il mio tacco destro davanti alla tua faccia – “Leccalo”
Spalancò gli occhi – “Ma dici sul serio?” – Ovviamente risposi affermativamente.
Avvicinai ancora di più il tacco al suo volto. Lei allungo la lingua e assaggiò, quella punta fredda di metallo.
La mia suola era appoggiata allla sua fronte. E scorrevo il tacco all’interno della sua gola. Lei di sua iniziativa si masturbava la passera.
“Come ti permetti, smettila di toccarti”
Allontanò la mano dalla sua passera e l’appoggio al pavimento. Gli la scalpestai con il tacco. Ovviamente urlò.
Dentro di me sapevo di aver esagerato, ma andai oltre.
Mi alzai in piedi, avvicinai la mia figa al suo volto – “Continua, troia”
La mia cagnolina infilò la sua lingua dentro di me. Era diventata così brava, che tremavo dal piacere.
Afferai lo zaino, che avevo lasciato sul divano, e ci tirai fuori la frusta. La cosa mi spaventava un po’, ma la commessa mi disse che era piacere assicurato.
Era più lunga del normale. Aveva una impugnatura spessa, ed era lunga circa 15 cm. La parte finale era composta da un cuore borchiato. Le feci sollerevare la gonna fino ala vita. Sbattei l’apice immediatamente sul culo. Sentii le sue urle di dolore direttamente dentro la mia passera. Il fatto che non mi insultò e neppure scappò, mi invogliò a continuare. Spostai la mia concentrazione sulla schiena, la sua bella camicetta, andò a brandelli. Mi sentivo stranamento potente.
Il mio orgasmo stava soppraggiungendo lentamente. Ti sua iniziativa, mi afferrò le chiappe, gli lo lasciai fare.
Dato che un’altra regola delle dominazione è quella di non raggiungere mai l’orgasmo, la spinsi per terra.
Le passavo la parte terminale della frusta sul corpo, mi ricordai un aspetto della mia ex. Quindi, dato che Mirella era gia in ginocchio, la feci mettere la faccia per terra. Mi ripromisi che dopo quella sera, l’avrei riempita di regali per farmi perdonare.
Schiacciai la sua testa con il mio stivale destro e le infilai il manico della frusta nella figa. Lo usai come un cazzo. La penetravo con forza e lei godeva da matti.
“Oddio sei fantastica” – La signora aveva indole da schiava.
Improvvisamente ebbi un deja vu. Solo che al posto di Mirella c’ero io, e la mia dominatrice era Antonella.
Mi chinai sopra di lei e le sputai in faccia. Lei si leccò la mia saliva.
Appoggiai lo stivale sul suo culo e le penetrai il tacco con il sedere. Sapevo che fosse doloroso, quindi mi soffermai davvero pocchissimo.
Le tirai i capelli, la intimai di alzarsi – “Faccia al muro” – Vedevo che le uscivano delle lacrime dagli occhi, forse con il tacco avevo esagerato. La baciai delicatamente – “Fidati di me”
Si avvicinò lentamente al muro, appoggiò il viso al muro.
Senza farmi vedere, presi i lacci, le manette e lo strap-on.
Le strinsi le gambe con i lacci, le ammannettai le mani dietro la schiena e indossai lo strap.
Le passai la mano sulla schiena, la sculacciai.
La feci piegare leggermente e gli infilai il cazzo nella figa stretta, mentre la penetravo le stringevo le mani al collo. Sentivo che era senza fiato, ma sorvolai.
Più spingevo, più stringevo. Dentro di me sapevo che era il momento di finire, la stavo tirando per la lunga.
Quindi, tornai dolce, le baciai il collo e la scopai con forza.
“Afferrami le tette” – Disobbedii alle regole della dominazione e gli le afferrai da sopra la camicia.
“Così tesorino, siiii”
Strinsi e spinsi cosi tanto il suo seno, che se lo ritrovò in gola.
Il suo corpo tremava tutto.
Le strinsi il clito con due dita.
I muscoli delle sue gambe si contrassero.
Stava per venire.
Tolsi quel cazzo enorme dalla sua passera. La sua vagina si stava lubrificando in modo eccezionale. Io le davo sberle sulla sua passera, pure quello me l’aveva insegnato la mia ex. Ad ogni colpo sei si contraeva. Il suo clitorite si dilatò, le infilai pian piano tutta la mano all’interno del suo piacere. Le sue contrazioni muscolari aumentarono e improvvisamente si rilassò. Aveva raggiunto l’orgasmo.
Le tolsi la mano dalla sua passera e gli la feci leccare.
Mi rilassai, avevo smesso di interpretare il mio ruolo faticoso. Per disfarmi definitivamente di quella parte, mi tolsi tutto, vestito e accessori inclusi; per tornare a casa, avrei preso in prestito qualche vestito dall’armadio di Silvia, sperando che lei non se ne accorgesse.
Ci sedemmo sul divano, ci abbracciammo, ci baciammo – “Sei stata strepitosa” – Ne fui lusingata.
Lei mi accarezzava il mio corpo nudo e sudato.
Si soffermò sulla mia passera.
All’improvviso il panico, non sentimmo la porta aprirsi, forse perché era successo mentre la fottevo, ma sentimmo chiamamente la sua voce.
“Lo sapevo che mi nascondevate qualcosa” – era sua figlia.
Entrambe ci coprimmo i nostri corpi con le mani.
“Troia rivestiti” – Si riferiva a me.
Persi totalmente il controllo, infilai tutte le mie cose nello zaino. Indossai il mio cappotto, senza nulla sotto e scappai via da quella casa.
Cosa successe dopo? Semplice, per il bene di tutti e per la mia amicizia, io e Mirella ci separammo per sempre, o quasi. Silvia con il tempo mi perdonò. Invece la signora, dopo un breve fidanzamento, si risposò di nuovo, stavolta con un brav’uomo e, dalle informazione che mi sono arrivate, ancora oggi non disdegna il suo lato saffico.
(ora voglio essere sincera, quel giorno non accadde esattamente quello che ho raccontato, le linee base ci sono tutte, sono stata molto meno meschina, mi sono lasciata prendere dalla fantasia, ma spero che apprezzerete comunque).
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