Fidanzate - La strategica coatta
di
Browserfast
genere
etero
Quando ho un appuntamento cui tengo, in genere, mi presento con dieci-quindici minuti di studiato ritardo. Quando ho un appuntamento cui DAVVERO tengo, in genere arrivo in anticipo. E’ per questo che alle 17 e 21 di mercoledì 16 gennaio 2019 sono già seduta al dehor di questo bar un po’ fighetto. E’ già buio, ma non fa molto freddo. E in ogni caso mi sono assicurata il posto più vicino al fungo. Roberta arriva un quarto d’ora dopo l’ora stabilita. Faccio fatica a riconoscere la ragazza Parioli-based che avevo conosciuto alla festa. E’ sempre bellina, delicata, e ha lo stesso taglio di capelli asimmetrico. Ma stavolta indossa un paio di jeans strappati, un maglione che anche quello sembra scientificamente sdrucito e un paio di Converse blu di cui una bucata su un lato. Sopra, però, ha una cosa che a me sembra un chiodo biker di Loewe e, tenuta in una mano come se fosse un sacchetto di plastica, una borsa che devo reprimere la mia curiosità di chiederle se sia una Bottega Veneta o un tarocco.
Ma di diverso, rispetto a quando l’ho conosciuta, ha soprattutto l’espressione, il modo di muoversi. Se mi dicessero: questa è la stessa brunetta elegante e con quell’impudica voglia di scopare disegnata sul volto alla quale hai sussurrato “mi piacerebbe leccarti la fica”… ecco, no. Ma proprio no. Ha una faccia di quelle artificiosamente scazzate, più una posa che altro, che non smonta nemmeno quando si siede di fronte a me. “Ciao”, “ciao”. “Io sono Giulia”, “sì, lo so”.
– Senti – dice dopo essersi tolta gli inutili occhiali da sole – chiariamo subito una cosa, io non sono lesbica.
– Nemmeno io, prendi qualcosa?
Devo cercare di assorbire il suo approccio aggressivo e approfittare del fatto che il cameriere si sta avvicinando. “Red Bull ce l’avete?”, “Sì”, “Allora me porti ‘na Red Bull e un gin doppio, e un bicchierone, poi ce penso io a mischià tutto”. “Signorina, lei?”, “per me un cappuccino e un cornetto, grazie”. “ma che, te sei svejata adesso?”, “ok, una birra”, “abbiamo solo l’Heineken”, “va benissimo l’Heineken, grazie”.
– Però hai detto che me volevi leccà la fica – dice senza nemmeno aspettare che il cameriere si sia allontanato del tutto.
– Sì, non posso negarlo – rispondo.
– E sei venuta qui per quello.
– Non necessariamente – replico con il tono di chi cerca di indugiare un pochino – ma anche quella è una possibilità. Ma sai com’è, non è detto.
– E poi quella sera te sei fatta dà un cannone da Gange e sei andata da un’altra ragazza, e avete cominciato a pomicià su una poltrona. Poi siete sparite.
– Beh, non mi ricordo benissimo, ma non mi pare che pomiciavamo… e comunque sì, siamo sparite, ma non insieme.
– E co’ chi?
– Io con un ragazzo e lei con un altro.
– E quello che te stava a toccà le tette sbracato sur divano?
– Con quello ho scopato più tardi, quando siamo tornati a casa. E’ il mio ragazzo… Cioè, lo è da quella sera.
– Che hai fatto? Hai scelto quello che scopa mejo? – domanda ridendo.
– Nnnno… no. Non è proprio così, è più complicato.
– E com’è?
– Senti – taglio corto anche per recuperare un po’ il controllo della conversazione – quella mia amica con cui hai detto che pomiciavo è, per l’appunto, un’amica. Poi ok, ogni tanto finisce che scopiamo. Oppure che ci baciamo per strada. Ma io non lo so se sono lesbica, etero o bisex. Cioè, più che altro non me ne frega un cazzo.
– Però te piacciono le ragazze.
– Anche questo non è del tutto vero. Mi piacciono i ragazzi. Poi, sì, è vero, mi è piaciuta anche qualche ragazza. E con un paio ci ho scopato pure. C’è anche un’altra mia amica con la quale scoperei con mucho gusto, ma non ho mai avuto il coraggio di farlo. Come ti dicevo, le cose a volte sono complicate. O forse con le ragazze ho dei criteri di selezione più rigidi, che ne so?
– E io in quale selezione sarei? – chiede con un tono un po’ diffidente.
– Quella sera sicuramente nella top three.
Avete presente quel momento in cui vi sembra che una persona stia cambiando completamente idea su di voi? O che stia decidendo se cambiare atteggiamento? Ecco, quel momento lì. Roberta mi guarda a lungo in silenzio, con una smorfia indecifrabile sul viso. Mentre io mi rendo conto che incredibilmente con lei, da quando si è seduta di fronte a me, non ho usato nessun tipo di strategia. Né attacco né difesa. Ho semplicemente spiattellato quello che avevo da spiattellare.
– Devo fatte ‘na piccola confessione. Quando mi hai detto quella cosa mi sono eccitata. Un po’ m’ha dato fastidio, ma me sò eccitata. Me sò portata Gange a casa e j’ho fatto fà a mejo scopata della vita sua, l’ha detto lui. Maaa… è per questo che te lo dico… prima me la sò fatta leccà, a lungo. Lui nemmeno voleva, è uno che non bada tanto ai preliminari, forse non l’ha nemmeno mai fatti. Ho dovuto insiste, avevo in mente quello. E la colpa era tua.
“Wow, è bello avere queste colpe, chissà che gli hai fatto!”, le dico con un’ironia abbastanza forzata. E mentre lei mi risponde “non j’ho fatto nulla che non gli avessi mai fatto prima, solo che è stato molto ma molto più intenso” avverto per la prima volta, ma in modo quasi violento, il calore, la contrazione, il senso di umido. Avverto la sensazione della vagina dischiusa e del mio succo che cola. La sua “piccola confessione” ha avuto come conseguenza quella di farmi bagnare in modo indecente.
– Problemi? – domanda. La mia faccia deve essere cambiata.
– Sai quella sera che ti ho mandato quel messaggio chiedendoti di vederci cosa ho pensato?
Fa cenno di no con la testa per invitarmi a continuare, e io sposto la sedia per avvicinarmi un po’ a lei e continuo.
– Ero a letto con il mio ragazzo. Ho pensato “ora lo sveglio”, perché avevo voglia. E tieni conto che avevamo appena scopato. Poi però non l’ho fatto. Sai che ho fatto invece?
– Dimme.
– Mi sono sgrillettata pensando a te. E ho pensato anche una cosa scema-scema. Ho pensato che quando ci saremmo viste ti avrei detto: “Sono stata dall’estetista ieri, se mi bagno luccico. Vuoi vedere?”. Beh, io ieri ci sono stata davvero dall’estetista, e se mi bagno luccico davvero. Vuoi vedere?
Indosso un vestito nero di lana, con la gonna nemmeno tanto corta. Ma me la tiro un po’ su, badando che sul marciapiede non stia passando nessuno e che dall’interno del bar nessuno faccia caso a noi. E quando me la tiro su si scopre che quelli che indosso non sono collant, ma autoreggenti. E che sotto non porto le mutandine. Apro le gambe e per la prima volta sulla faccia di Roberta appare qualcosa che potrebbe sembrare stupore.
Sarà durato tutto non più di quattro-cinque secondi. So di avere fatto una cosa, più che da troia, da pazza. Una pazza da legare. Ma non me ne frega un cazzo, mi sento come liberata da un peso.
– Pure te sei bella scema, però… – commenta.
Io ridacchio guardandola. Ma allo stesso tempo mi smonto un po’, perché la sua espressione sembra tornata quella di prima. Come se non fosse successo niente.
– Te l’ha dati i cannoni, Gange? – chiedo per superare un imbarazzo che lei non nota.
– Credi che sia solo un problema di questi? – chiede tirando fuori due max-cannoni e posandoli senza imbarazzo accanto al bicchiere – non lo sai nemmeno quanto te stai a sbajà. A me Gange me piace. Sì, ‘o so, ‘n fa que’a faccia.
– Ma davvero, guarda che io…
– Lo so, te stai a chiède che cazzo ce trovo in uno spacciatorello indiano de Vigne nuove, che te devo dì? Me piace.
– Quindi, quando alla festa m’hai chiesto che intenzioni avevo con lui, era proprio gelosia.
– Sì. Naturalmente ti è chiaro che Gange te se vole scopà.
– A questo c’ero arrivata anch’io.
– Sì, ogni tanto capita. A volte è un po’ stronzo, e mica solo per quello. Se sto con lui sono sempre sballata, ma non è che non mi rendo conto di cosa faccio e di cosa succede. Quando ci sono i suoi amici mi tocca dappertutto, je dice che sono la sua “fregna cristiana”, una volta mi ha pure scopata davanti a loro. E un’altra mi ha fatto fare una pompa a un tizio cui doveva dei soldi, per estinguere il debito. Hai mai fatto un pompino a uno mai visto prima? Dovresti provare…
Penso che mi scappi un sorrisino, ma decido di non replicare. Non mi piace, non lo faccio mai in queste situazioni. Non perché non mi piaccia vantarmi, ma perché ho paura di essere presa per una che non vuole sembrare da meno e allora si mette a sparare cazzate. Resta il fatto che una come lei che si innamora di uno come Gange, boh, che vi devo dire, non mi torna, mi fa strano. Come mi fa strano che alla festa, quando l’ho conosciuta, pur essendo sballata persa fosse tutta precisina. Mentre stasera sembra una coatta, parla come una coatta.
– Che ti ha detto Gange quando ti ha dato i cannoni? – le domando.
– Nulla. Mi ha detto “vai e se te tira fatte scopà da quella”.
– Sai che tra me e lui c’è un accordo, te ne ha parlato?
– No.
– Per farmi dare il tuo numero gli ho promesso che, se tra me e te fosse andato tutto bene, ci saremmo incontrati. Io e lui, intendo. Ovviamente non ho nessuna intenzione di mantenere la promessa.
Roberta mi guarda, fa una smorfia che potrebbe anche essere un sorrisino. Poi prende i cannoni e se li rimette nel taschino del giubbotto.
– Se li sparamo a casa mia? – domanda.
CONTINUA
Ma di diverso, rispetto a quando l’ho conosciuta, ha soprattutto l’espressione, il modo di muoversi. Se mi dicessero: questa è la stessa brunetta elegante e con quell’impudica voglia di scopare disegnata sul volto alla quale hai sussurrato “mi piacerebbe leccarti la fica”… ecco, no. Ma proprio no. Ha una faccia di quelle artificiosamente scazzate, più una posa che altro, che non smonta nemmeno quando si siede di fronte a me. “Ciao”, “ciao”. “Io sono Giulia”, “sì, lo so”.
– Senti – dice dopo essersi tolta gli inutili occhiali da sole – chiariamo subito una cosa, io non sono lesbica.
– Nemmeno io, prendi qualcosa?
Devo cercare di assorbire il suo approccio aggressivo e approfittare del fatto che il cameriere si sta avvicinando. “Red Bull ce l’avete?”, “Sì”, “Allora me porti ‘na Red Bull e un gin doppio, e un bicchierone, poi ce penso io a mischià tutto”. “Signorina, lei?”, “per me un cappuccino e un cornetto, grazie”. “ma che, te sei svejata adesso?”, “ok, una birra”, “abbiamo solo l’Heineken”, “va benissimo l’Heineken, grazie”.
– Però hai detto che me volevi leccà la fica – dice senza nemmeno aspettare che il cameriere si sia allontanato del tutto.
– Sì, non posso negarlo – rispondo.
– E sei venuta qui per quello.
– Non necessariamente – replico con il tono di chi cerca di indugiare un pochino – ma anche quella è una possibilità. Ma sai com’è, non è detto.
– E poi quella sera te sei fatta dà un cannone da Gange e sei andata da un’altra ragazza, e avete cominciato a pomicià su una poltrona. Poi siete sparite.
– Beh, non mi ricordo benissimo, ma non mi pare che pomiciavamo… e comunque sì, siamo sparite, ma non insieme.
– E co’ chi?
– Io con un ragazzo e lei con un altro.
– E quello che te stava a toccà le tette sbracato sur divano?
– Con quello ho scopato più tardi, quando siamo tornati a casa. E’ il mio ragazzo… Cioè, lo è da quella sera.
– Che hai fatto? Hai scelto quello che scopa mejo? – domanda ridendo.
– Nnnno… no. Non è proprio così, è più complicato.
– E com’è?
– Senti – taglio corto anche per recuperare un po’ il controllo della conversazione – quella mia amica con cui hai detto che pomiciavo è, per l’appunto, un’amica. Poi ok, ogni tanto finisce che scopiamo. Oppure che ci baciamo per strada. Ma io non lo so se sono lesbica, etero o bisex. Cioè, più che altro non me ne frega un cazzo.
– Però te piacciono le ragazze.
– Anche questo non è del tutto vero. Mi piacciono i ragazzi. Poi, sì, è vero, mi è piaciuta anche qualche ragazza. E con un paio ci ho scopato pure. C’è anche un’altra mia amica con la quale scoperei con mucho gusto, ma non ho mai avuto il coraggio di farlo. Come ti dicevo, le cose a volte sono complicate. O forse con le ragazze ho dei criteri di selezione più rigidi, che ne so?
– E io in quale selezione sarei? – chiede con un tono un po’ diffidente.
– Quella sera sicuramente nella top three.
Avete presente quel momento in cui vi sembra che una persona stia cambiando completamente idea su di voi? O che stia decidendo se cambiare atteggiamento? Ecco, quel momento lì. Roberta mi guarda a lungo in silenzio, con una smorfia indecifrabile sul viso. Mentre io mi rendo conto che incredibilmente con lei, da quando si è seduta di fronte a me, non ho usato nessun tipo di strategia. Né attacco né difesa. Ho semplicemente spiattellato quello che avevo da spiattellare.
– Devo fatte ‘na piccola confessione. Quando mi hai detto quella cosa mi sono eccitata. Un po’ m’ha dato fastidio, ma me sò eccitata. Me sò portata Gange a casa e j’ho fatto fà a mejo scopata della vita sua, l’ha detto lui. Maaa… è per questo che te lo dico… prima me la sò fatta leccà, a lungo. Lui nemmeno voleva, è uno che non bada tanto ai preliminari, forse non l’ha nemmeno mai fatti. Ho dovuto insiste, avevo in mente quello. E la colpa era tua.
“Wow, è bello avere queste colpe, chissà che gli hai fatto!”, le dico con un’ironia abbastanza forzata. E mentre lei mi risponde “non j’ho fatto nulla che non gli avessi mai fatto prima, solo che è stato molto ma molto più intenso” avverto per la prima volta, ma in modo quasi violento, il calore, la contrazione, il senso di umido. Avverto la sensazione della vagina dischiusa e del mio succo che cola. La sua “piccola confessione” ha avuto come conseguenza quella di farmi bagnare in modo indecente.
– Problemi? – domanda. La mia faccia deve essere cambiata.
– Sai quella sera che ti ho mandato quel messaggio chiedendoti di vederci cosa ho pensato?
Fa cenno di no con la testa per invitarmi a continuare, e io sposto la sedia per avvicinarmi un po’ a lei e continuo.
– Ero a letto con il mio ragazzo. Ho pensato “ora lo sveglio”, perché avevo voglia. E tieni conto che avevamo appena scopato. Poi però non l’ho fatto. Sai che ho fatto invece?
– Dimme.
– Mi sono sgrillettata pensando a te. E ho pensato anche una cosa scema-scema. Ho pensato che quando ci saremmo viste ti avrei detto: “Sono stata dall’estetista ieri, se mi bagno luccico. Vuoi vedere?”. Beh, io ieri ci sono stata davvero dall’estetista, e se mi bagno luccico davvero. Vuoi vedere?
Indosso un vestito nero di lana, con la gonna nemmeno tanto corta. Ma me la tiro un po’ su, badando che sul marciapiede non stia passando nessuno e che dall’interno del bar nessuno faccia caso a noi. E quando me la tiro su si scopre che quelli che indosso non sono collant, ma autoreggenti. E che sotto non porto le mutandine. Apro le gambe e per la prima volta sulla faccia di Roberta appare qualcosa che potrebbe sembrare stupore.
Sarà durato tutto non più di quattro-cinque secondi. So di avere fatto una cosa, più che da troia, da pazza. Una pazza da legare. Ma non me ne frega un cazzo, mi sento come liberata da un peso.
– Pure te sei bella scema, però… – commenta.
Io ridacchio guardandola. Ma allo stesso tempo mi smonto un po’, perché la sua espressione sembra tornata quella di prima. Come se non fosse successo niente.
– Te l’ha dati i cannoni, Gange? – chiedo per superare un imbarazzo che lei non nota.
– Credi che sia solo un problema di questi? – chiede tirando fuori due max-cannoni e posandoli senza imbarazzo accanto al bicchiere – non lo sai nemmeno quanto te stai a sbajà. A me Gange me piace. Sì, ‘o so, ‘n fa que’a faccia.
– Ma davvero, guarda che io…
– Lo so, te stai a chiède che cazzo ce trovo in uno spacciatorello indiano de Vigne nuove, che te devo dì? Me piace.
– Quindi, quando alla festa m’hai chiesto che intenzioni avevo con lui, era proprio gelosia.
– Sì. Naturalmente ti è chiaro che Gange te se vole scopà.
– A questo c’ero arrivata anch’io.
– Sì, ogni tanto capita. A volte è un po’ stronzo, e mica solo per quello. Se sto con lui sono sempre sballata, ma non è che non mi rendo conto di cosa faccio e di cosa succede. Quando ci sono i suoi amici mi tocca dappertutto, je dice che sono la sua “fregna cristiana”, una volta mi ha pure scopata davanti a loro. E un’altra mi ha fatto fare una pompa a un tizio cui doveva dei soldi, per estinguere il debito. Hai mai fatto un pompino a uno mai visto prima? Dovresti provare…
Penso che mi scappi un sorrisino, ma decido di non replicare. Non mi piace, non lo faccio mai in queste situazioni. Non perché non mi piaccia vantarmi, ma perché ho paura di essere presa per una che non vuole sembrare da meno e allora si mette a sparare cazzate. Resta il fatto che una come lei che si innamora di uno come Gange, boh, che vi devo dire, non mi torna, mi fa strano. Come mi fa strano che alla festa, quando l’ho conosciuta, pur essendo sballata persa fosse tutta precisina. Mentre stasera sembra una coatta, parla come una coatta.
– Che ti ha detto Gange quando ti ha dato i cannoni? – le domando.
– Nulla. Mi ha detto “vai e se te tira fatte scopà da quella”.
– Sai che tra me e lui c’è un accordo, te ne ha parlato?
– No.
– Per farmi dare il tuo numero gli ho promesso che, se tra me e te fosse andato tutto bene, ci saremmo incontrati. Io e lui, intendo. Ovviamente non ho nessuna intenzione di mantenere la promessa.
Roberta mi guarda, fa una smorfia che potrebbe anche essere un sorrisino. Poi prende i cannoni e se li rimette nel taschino del giubbotto.
– Se li sparamo a casa mia? – domanda.
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