Io rivale di una trans
di
Lizbeth Gea
genere
trio
Vi ricordate di Liang, quel spettacolare uomo asiatico. Bene con lui avevo stipulato un patto particolare. Per lui ero diventata, praticamente, la Netflix del sesso. Mi passava 2000 euro al mese e mi poteva chiamare quando voleva. Raramente facevamo sesso, anzi, uscivamo a cena, chiaccheravamo, andavamo a fare shopping, e ogni tanto gli facevo da interprete.
Una sera mi chiamò, era l’otto marzo, mi voleva vedere quella sera stessa, aveva bisogno di compagnia. Quando chiamava lui, io correvo sempre, era un piacere stare assieme a un uomo simile ed era sempre molto cortese con me.
Con lui non avevo bisogno di fingere, neppure farmi carina, infatti quel giorno indossai dei semplici pantaloni, una camicia bianca e un giacchettino per il freddo.
Arrivai puntuale al solito hotel, ormai i dipendenti mi conoscevano e potevo girare come volevo, andai all’ascensore e premetti il tasto e rimasi in attesa.
Mentre ero lì ferma, si avvicinò una bionda altissima, non fecì caso a lei, e premette il pulsante ripetutamente.
“Prima o poi arriverà”
“Come scusa”
“Dico, non c’è bisogno di premere così tanto, prima o poi arriverà al nostro piano”
Mi sguadrò con arroganza – “E tu fatti i cazzi tuoi”
Bene, a quanto pare le stronze le incontro tutte io. Finalmente le porte si aprirono e salimmo, ovviamente volle entrare per prima, ma quanta fretta aveva.
Le chiesi in che piano dovesse andare, solo per gentilezza, mi disse al terzo piano, guarda caso quello che dovevo raggiungere io. In attesa di arrivare al piano giusto, l’osservai bene. Era decisamente una bella donna, altissima, il seno era sicuramente rifatto, ma c’era qualcosa di lei che stonava. A dire il vero erano più di una: i suoi muscoli, la sua postura, il suo atteggiamente e devo dire anche la voce. Dall’accento mi sembrava brasiliana.
Di sicuro aveva un pessimo gusto nel vestire, minigonna e top tigrati e una giacchetta rossa. Neppure una puttana di strada, con tutto il rispetto, si vestiva così.
Finalmente l’ascensore si aprì, dandomi la sensazione di libertà, mi avviai verso la solita stanza, e notai che lei mi seguiva. La snobbai. Bussai alla porta, e lei si fermò dietro di me.
Ma che cosa voleva?
Dopo qualche secondo Liang mi aprì la porta, guardò me e lei – “Bene siete arrivate”
In che senso siete,
“Entrate pure” – aveva usato ancora il plurale.
Mi accomodai, appoggiai il mio cappotto sull’attaccapanni, invece lei baciò direttamente il cliente.
Attesi che quella scena patetica finisse, e poi chiesi – “Mi vuoi spiegare?”
Si sedette sul letto – “Nulla oggi avevo voglia di qualcosa di diverso” – e prendendo la mano della rivale – “Ti presento Fernanda” – e la baciò ancora.
Ero un filo gelosa.
“Bene che facciamo”
“Io per ora nulla” – e si sdraio sul letto – “Baciatevi”
“Ma sei pazzo” – lo dicemmo in sincronia.
“No” – ci guardò entrambe – “Io, pago e io decido”
Non aveva tutti i torti, ma non avevo ne voglia, ne attrazzione.
Nessuno si muoveva, e il mio cliente si stava impazientendo – “Ok, lizzy” – gli avevo detto il mio vero nome – “Facciamo così, visto la situazione particolare, al tuo prezzo aggiungo 500 euro, va bene?”
Con lui i soldi non mi interessavano, mandai già il groppone e accettai.
Mi alzai, mi avvicinai alla tipa e gli infilai la lingua in gola, lei non rispose immediatamente. Ma poi, guardando Liang, mi accarezzò il seno.
Non ero sciolta come al solito, dentro di me mi sentivo strana e, ripeto, c’era qualcosa in lei che non mi convinceva. Comunque mi concentrai sul lavoro, e gli toccai quelle tette di gomma.
Iniziava a fare caldo, mi tolsi rapidamente i vestiti e rimasi in intimo. Lei mi scostò la tela sinistra e mi leccò il capezzolo, c’era qualcosa che pungeva, possibile.
Infilai la mano nella sua minigonna e lì capii la verità. Allargai l’elastico, introdussi pian piano la mano, accarezzai la sua pancia depilata, arrivai alle mutandine, cozzati contro qualcosa di duro. Mi si spalancarono gli occhi. Mi incuriosii, introdussi la mano in profondità e mi ritrovai in mano uno scettro. Ritrassi immediatamente le dita, e guardai entrambi.
“Sorpresa” – Ero così scioccata che non capii chi avesse parlato.
Lei, lui, si tolse la gonna e le mutandine, e notai il suo, piccolo, cazzo mulatto.
“Mah.. mah..”
Il cliente invece di giustificarsi, mi guardò – “che aspetti succhialo”
“Prima voglio vedere i soldi”
Sembrava seccato, si alzò, prese il portafoglio, e mi diede cinque banconote, che appoggiai accanto ai miei vestiti. In tutto questo notavo la sua eccitazione sotto i pantaloni.
Afferrai le tette finte della tipa e le strinsi, mi inginocchiai e presi quell’afferino in bocca. Il suo cazzo era a mezz’asta e mi sentii offesa. Me lo infiali tra le labbra mezzo moscio. Mi venne automatico infilargli due dita nel culo, tanto era abituata.
A quel gesto il cazzo si indurì subito, guardai Liang, volevo vedere se fosse soddisfatto, aveva il cazzo in mano, ne fui contenta.
La signorina, sono ironica, si massaggiava le tette e si leccava le labbra con la lingua. Davvero al mio amico piaceva una persona così volgare.
Il cazzo di lei mi usci di colpo dalla bocca e la vidi dirigersi verso di lui, proprio non le interessavo. Si chinò e inizio a succhiarli il cazzo con passione.
Che potevo fare, li lasciai da soli, mi sedetti sulla poltrona e mi accarezzai il clito.
Devo dire che Fernanda ci sapeva fare, ma quelle palle che le pensolavano facevano orrore. Davvero presi in considerazione l’opzione di lasciarli da soli, non prendere i soldi e andarmene, il guardai, erano tanti.
Mi alzai, andai dietro al culo della tipa e gli infilai tre dita dentro, lei non fece una piega, pensava solo a quel cazzo, duro, saporito.
Mi dava noia essere la spettatrice, quindi salii sul letto e appoggia la mia passera sul viso di lui e con la mano accarezzavo il suo cazzo, mentre lei leccava, la quale mi fulminò all’istante.
Ma questa specie di donna non si rilassava mai?
Chiusi gli occhi e mi lasciai trasportare dalla lingua di Liang, sculettavo, mi accarezzavo. Da come respirava, il pompino della tizia lo stava facendo godere.
Sentii una mano accarezzarmi il seno, era quella di lui.
Dato che avevo voglia di provocare, mi distesi sopra di lui e leccai pure io quell’asta poderosa. La trans non mi disse nulla, del resto non era lei che comandava, ogni tanto le nostre lingue si intracciavano e facevamo a gara, a chi dovesse succhiare la cappella.
In tutto questo lui se la godeva e ci lasciava fare. Mi strinse le chiappe e mi leccò il buco del culo.
Lo volevo, volevo il suo cazzo dentro di me. Lo volevo anche per dimostrare alla Fernanda, chi comandasse. La spinsi via, mi girai e in un colpo solo mi infilai quel cazzo nella figa.. e iniziai a possederlo, avete capito bene, possederlo non farmi possedere.
Sentii una bastarda mormorare dietro di me.
“Stronzo leccami le tette” – Dissi quelle parole, piu per lei che per lui.
Me le strinse, me le leccò e per un’attimo l’altra presenza svani dalla mia testa.
Lui mi afferrò le chiappe e me le spalancò, cosa aveva in mente. Una terza mano mi accarezzò il buchetto e sentiti una lingua penetrarmi. Almeno faceva qualcosa di utile.
Sentivo le mie chiappe dilatarsi, intuii i desideri di lui. Qualcosa di duro, mi attraverso le chiappe e si introdusse prepotentemente nel mio culo, a quanto pare era il loro scopo sin dall’inizio.
Finalmente iniziai ad arraparmi davvero. I due cazzi dentro di me scorrevano a fatica e io impazzivo.
Per l’entusiamo, girai la testa in cerca della trans, la stronza non mi baciò, allora baciai il mio amico.
Quella che mi fotteva con più forza era Fernanda, sentivo dentro di me la sua cattiveria, la sua invidia. Probabilmente con il pensiero di farmi del male, mi tirò per i capelli, ma la cosa mi eccitò il triplo.
Non c’è cosa più bella di avere due cazzi dentro di te, e questo te lo possono dire tutte le donne. Sentii le sue tette appoggiarsi sopra di me, e vidi che cercava di baciare il nostro uomo, mi scostai leggermente, mi sentii imprigionata e vidi le loro lingue leccarsi.
“Spostati” – Sentii, in un primo momento, una spinta disumana buttarmi sul lato del letto, poi un dolore atroce provenire dalla parti intime, ero stata disorcionata con violenza.
La trans prese il mio posto e si introdusse quel cazzo rigido tra le chiappe e si fece sbattere in un morza candele, aveva attuato la sua controoffensiva.
Non mi diedi pace, mi alzai in piedi sul letto, gli leccai le tette e gli sbattei la figa sul suo viso pungente.
“Sono sicura che al nostro capo faccia piacere”
Ci sputò sopra e mi lecco il clito.
Delle mani mi afferrarono da dietro e caddi sul letto di schiena.
“Fotti lei”
Il cinese, con ancora il suo cazzo nel culo dell’altra, mi spalancò le mie gambe e gli fece capire meglio le sue intenzioni. Fernanda, delusa, si sfilo quel coso, si sdraio sopra di me, e mi infilò, senza ritegno, il cazzo dentro di me. Non era grande, ma faceva il suo dovere, e quei capezzoli in faccia mi eccitarono.
“Brave, molto brave”
Lui non perse tempo e inculò la puttana. Lo guardavo, vedevo quel cazzone, scorregli dentro. Sentivo il pene di Fernanda, farsi ancora più grosso, ma volevo lui, questa non la sopportavo, anche se godevo, non mi sentivo soddisfatta del tutto.
“Sto per venire, voglio te mio caro, voglio solo te” – Sapevo che la trans si sarebbe offesa, ma me ne fregai. Il mio principe asiatico ascoltò le mie suppliche, vede allontare Fernando mi alzà le gambe e, super eccitato, mi violentò.
Finalmente, qualcuno mi scopava come si deve.
La trans non la prese bene, cercò di sbattermi il suo cazzetto in bocca, ma io la rifiutai. Sapevo che la nostra rivalità non faceva bene alle prestazioni, ma tutte e due volevano primeggiare.
La vidi in piedi che si segava, cercava qualcosa da fare, forse qualcosa per vendicarsi di me.
Si avvicinò a lui, pensai “non avrà mica intenzione di fare quello che immagino”, la vidi accarezzagli la schiena, gli afferrò le chiappe. E lo spinse verso di me. Sentii del dolore, ma resistetti.
Gli leccò il culo, aveva gli occhi fissi su di me, era un chiaro gesto di sfida. Affondava la lingua all’interno dell’ano. Tornò ad accarezzarlo. Si prese il pene in mano. “Lo fa davvero”. Affondò la sua cappella dentro di lui, il quale emesse un grido misto tra gioia e dolore.
Il cinese si fermò sopra di me per un attimo.
La trans, strinse la pelle intorno alla sua vita e lo sbattè lentamente. Lui tornò a scoparmi, ma lo sentivo distratto, e io avevo smesso di eccitarmi. Sentivo di aver perso la partita.
MI sfilai da quella situazione, loro non se ne accorsero. Mi masturbai davanti alla sua faccia ma nulla. Lei sorrise beffardamente.
Tornai in piedi, cercai i miei vestiti. Sentivo i testicoli di Fernanda sbattere con il sedere di lui, mi sentii delusa. Mi revestii, afferrai i soldi. Non mi consideravamo minimamente. Me ne andai arrabbiata.
Da allora rividi ancora il milionario, ma i miei sentimenti mutarono, tornai a considermi una escort.
Una sera mi chiamò, era l’otto marzo, mi voleva vedere quella sera stessa, aveva bisogno di compagnia. Quando chiamava lui, io correvo sempre, era un piacere stare assieme a un uomo simile ed era sempre molto cortese con me.
Con lui non avevo bisogno di fingere, neppure farmi carina, infatti quel giorno indossai dei semplici pantaloni, una camicia bianca e un giacchettino per il freddo.
Arrivai puntuale al solito hotel, ormai i dipendenti mi conoscevano e potevo girare come volevo, andai all’ascensore e premetti il tasto e rimasi in attesa.
Mentre ero lì ferma, si avvicinò una bionda altissima, non fecì caso a lei, e premette il pulsante ripetutamente.
“Prima o poi arriverà”
“Come scusa”
“Dico, non c’è bisogno di premere così tanto, prima o poi arriverà al nostro piano”
Mi sguadrò con arroganza – “E tu fatti i cazzi tuoi”
Bene, a quanto pare le stronze le incontro tutte io. Finalmente le porte si aprirono e salimmo, ovviamente volle entrare per prima, ma quanta fretta aveva.
Le chiesi in che piano dovesse andare, solo per gentilezza, mi disse al terzo piano, guarda caso quello che dovevo raggiungere io. In attesa di arrivare al piano giusto, l’osservai bene. Era decisamente una bella donna, altissima, il seno era sicuramente rifatto, ma c’era qualcosa di lei che stonava. A dire il vero erano più di una: i suoi muscoli, la sua postura, il suo atteggiamente e devo dire anche la voce. Dall’accento mi sembrava brasiliana.
Di sicuro aveva un pessimo gusto nel vestire, minigonna e top tigrati e una giacchetta rossa. Neppure una puttana di strada, con tutto il rispetto, si vestiva così.
Finalmente l’ascensore si aprì, dandomi la sensazione di libertà, mi avviai verso la solita stanza, e notai che lei mi seguiva. La snobbai. Bussai alla porta, e lei si fermò dietro di me.
Ma che cosa voleva?
Dopo qualche secondo Liang mi aprì la porta, guardò me e lei – “Bene siete arrivate”
In che senso siete,
“Entrate pure” – aveva usato ancora il plurale.
Mi accomodai, appoggiai il mio cappotto sull’attaccapanni, invece lei baciò direttamente il cliente.
Attesi che quella scena patetica finisse, e poi chiesi – “Mi vuoi spiegare?”
Si sedette sul letto – “Nulla oggi avevo voglia di qualcosa di diverso” – e prendendo la mano della rivale – “Ti presento Fernanda” – e la baciò ancora.
Ero un filo gelosa.
“Bene che facciamo”
“Io per ora nulla” – e si sdraio sul letto – “Baciatevi”
“Ma sei pazzo” – lo dicemmo in sincronia.
“No” – ci guardò entrambe – “Io, pago e io decido”
Non aveva tutti i torti, ma non avevo ne voglia, ne attrazzione.
Nessuno si muoveva, e il mio cliente si stava impazientendo – “Ok, lizzy” – gli avevo detto il mio vero nome – “Facciamo così, visto la situazione particolare, al tuo prezzo aggiungo 500 euro, va bene?”
Con lui i soldi non mi interessavano, mandai già il groppone e accettai.
Mi alzai, mi avvicinai alla tipa e gli infilai la lingua in gola, lei non rispose immediatamente. Ma poi, guardando Liang, mi accarezzò il seno.
Non ero sciolta come al solito, dentro di me mi sentivo strana e, ripeto, c’era qualcosa in lei che non mi convinceva. Comunque mi concentrai sul lavoro, e gli toccai quelle tette di gomma.
Iniziava a fare caldo, mi tolsi rapidamente i vestiti e rimasi in intimo. Lei mi scostò la tela sinistra e mi leccò il capezzolo, c’era qualcosa che pungeva, possibile.
Infilai la mano nella sua minigonna e lì capii la verità. Allargai l’elastico, introdussi pian piano la mano, accarezzai la sua pancia depilata, arrivai alle mutandine, cozzati contro qualcosa di duro. Mi si spalancarono gli occhi. Mi incuriosii, introdussi la mano in profondità e mi ritrovai in mano uno scettro. Ritrassi immediatamente le dita, e guardai entrambi.
“Sorpresa” – Ero così scioccata che non capii chi avesse parlato.
Lei, lui, si tolse la gonna e le mutandine, e notai il suo, piccolo, cazzo mulatto.
“Mah.. mah..”
Il cliente invece di giustificarsi, mi guardò – “che aspetti succhialo”
“Prima voglio vedere i soldi”
Sembrava seccato, si alzò, prese il portafoglio, e mi diede cinque banconote, che appoggiai accanto ai miei vestiti. In tutto questo notavo la sua eccitazione sotto i pantaloni.
Afferrai le tette finte della tipa e le strinsi, mi inginocchiai e presi quell’afferino in bocca. Il suo cazzo era a mezz’asta e mi sentii offesa. Me lo infiali tra le labbra mezzo moscio. Mi venne automatico infilargli due dita nel culo, tanto era abituata.
A quel gesto il cazzo si indurì subito, guardai Liang, volevo vedere se fosse soddisfatto, aveva il cazzo in mano, ne fui contenta.
La signorina, sono ironica, si massaggiava le tette e si leccava le labbra con la lingua. Davvero al mio amico piaceva una persona così volgare.
Il cazzo di lei mi usci di colpo dalla bocca e la vidi dirigersi verso di lui, proprio non le interessavo. Si chinò e inizio a succhiarli il cazzo con passione.
Che potevo fare, li lasciai da soli, mi sedetti sulla poltrona e mi accarezzai il clito.
Devo dire che Fernanda ci sapeva fare, ma quelle palle che le pensolavano facevano orrore. Davvero presi in considerazione l’opzione di lasciarli da soli, non prendere i soldi e andarmene, il guardai, erano tanti.
Mi alzai, andai dietro al culo della tipa e gli infilai tre dita dentro, lei non fece una piega, pensava solo a quel cazzo, duro, saporito.
Mi dava noia essere la spettatrice, quindi salii sul letto e appoggia la mia passera sul viso di lui e con la mano accarezzavo il suo cazzo, mentre lei leccava, la quale mi fulminò all’istante.
Ma questa specie di donna non si rilassava mai?
Chiusi gli occhi e mi lasciai trasportare dalla lingua di Liang, sculettavo, mi accarezzavo. Da come respirava, il pompino della tizia lo stava facendo godere.
Sentii una mano accarezzarmi il seno, era quella di lui.
Dato che avevo voglia di provocare, mi distesi sopra di lui e leccai pure io quell’asta poderosa. La trans non mi disse nulla, del resto non era lei che comandava, ogni tanto le nostre lingue si intracciavano e facevamo a gara, a chi dovesse succhiare la cappella.
In tutto questo lui se la godeva e ci lasciava fare. Mi strinse le chiappe e mi leccò il buco del culo.
Lo volevo, volevo il suo cazzo dentro di me. Lo volevo anche per dimostrare alla Fernanda, chi comandasse. La spinsi via, mi girai e in un colpo solo mi infilai quel cazzo nella figa.. e iniziai a possederlo, avete capito bene, possederlo non farmi possedere.
Sentii una bastarda mormorare dietro di me.
“Stronzo leccami le tette” – Dissi quelle parole, piu per lei che per lui.
Me le strinse, me le leccò e per un’attimo l’altra presenza svani dalla mia testa.
Lui mi afferrò le chiappe e me le spalancò, cosa aveva in mente. Una terza mano mi accarezzò il buchetto e sentiti una lingua penetrarmi. Almeno faceva qualcosa di utile.
Sentivo le mie chiappe dilatarsi, intuii i desideri di lui. Qualcosa di duro, mi attraverso le chiappe e si introdusse prepotentemente nel mio culo, a quanto pare era il loro scopo sin dall’inizio.
Finalmente iniziai ad arraparmi davvero. I due cazzi dentro di me scorrevano a fatica e io impazzivo.
Per l’entusiamo, girai la testa in cerca della trans, la stronza non mi baciò, allora baciai il mio amico.
Quella che mi fotteva con più forza era Fernanda, sentivo dentro di me la sua cattiveria, la sua invidia. Probabilmente con il pensiero di farmi del male, mi tirò per i capelli, ma la cosa mi eccitò il triplo.
Non c’è cosa più bella di avere due cazzi dentro di te, e questo te lo possono dire tutte le donne. Sentii le sue tette appoggiarsi sopra di me, e vidi che cercava di baciare il nostro uomo, mi scostai leggermente, mi sentii imprigionata e vidi le loro lingue leccarsi.
“Spostati” – Sentii, in un primo momento, una spinta disumana buttarmi sul lato del letto, poi un dolore atroce provenire dalla parti intime, ero stata disorcionata con violenza.
La trans prese il mio posto e si introdusse quel cazzo rigido tra le chiappe e si fece sbattere in un morza candele, aveva attuato la sua controoffensiva.
Non mi diedi pace, mi alzai in piedi sul letto, gli leccai le tette e gli sbattei la figa sul suo viso pungente.
“Sono sicura che al nostro capo faccia piacere”
Ci sputò sopra e mi lecco il clito.
Delle mani mi afferrarono da dietro e caddi sul letto di schiena.
“Fotti lei”
Il cinese, con ancora il suo cazzo nel culo dell’altra, mi spalancò le mie gambe e gli fece capire meglio le sue intenzioni. Fernanda, delusa, si sfilo quel coso, si sdraio sopra di me, e mi infilò, senza ritegno, il cazzo dentro di me. Non era grande, ma faceva il suo dovere, e quei capezzoli in faccia mi eccitarono.
“Brave, molto brave”
Lui non perse tempo e inculò la puttana. Lo guardavo, vedevo quel cazzone, scorregli dentro. Sentivo il pene di Fernanda, farsi ancora più grosso, ma volevo lui, questa non la sopportavo, anche se godevo, non mi sentivo soddisfatta del tutto.
“Sto per venire, voglio te mio caro, voglio solo te” – Sapevo che la trans si sarebbe offesa, ma me ne fregai. Il mio principe asiatico ascoltò le mie suppliche, vede allontare Fernando mi alzà le gambe e, super eccitato, mi violentò.
Finalmente, qualcuno mi scopava come si deve.
La trans non la prese bene, cercò di sbattermi il suo cazzetto in bocca, ma io la rifiutai. Sapevo che la nostra rivalità non faceva bene alle prestazioni, ma tutte e due volevano primeggiare.
La vidi in piedi che si segava, cercava qualcosa da fare, forse qualcosa per vendicarsi di me.
Si avvicinò a lui, pensai “non avrà mica intenzione di fare quello che immagino”, la vidi accarezzagli la schiena, gli afferrò le chiappe. E lo spinse verso di me. Sentii del dolore, ma resistetti.
Gli leccò il culo, aveva gli occhi fissi su di me, era un chiaro gesto di sfida. Affondava la lingua all’interno dell’ano. Tornò ad accarezzarlo. Si prese il pene in mano. “Lo fa davvero”. Affondò la sua cappella dentro di lui, il quale emesse un grido misto tra gioia e dolore.
Il cinese si fermò sopra di me per un attimo.
La trans, strinse la pelle intorno alla sua vita e lo sbattè lentamente. Lui tornò a scoparmi, ma lo sentivo distratto, e io avevo smesso di eccitarmi. Sentivo di aver perso la partita.
MI sfilai da quella situazione, loro non se ne accorsero. Mi masturbai davanti alla sua faccia ma nulla. Lei sorrise beffardamente.
Tornai in piedi, cercai i miei vestiti. Sentivo i testicoli di Fernanda sbattere con il sedere di lui, mi sentii delusa. Mi revestii, afferrai i soldi. Non mi consideravamo minimamente. Me ne andai arrabbiata.
Da allora rividi ancora il milionario, ma i miei sentimenti mutarono, tornai a considermi una escort.
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