La frittata

di
genere
saffico

Sono ormai due ore che, sdraiata al sole a rosolare, tutta nuda, osservo i cani che, all’ombra degli ulivi sorvegliano i miei movimenti. La crema solare che mi sono spalmata è evaporata sotto ai raggi del sole,
la mia pelle color nocciola scuro brilla, tra qualche minuto il bisogno di una rinfrescata sarà sempre più impellente, mi attende un tuffo nella grossa vasca, prendo il telecomando e faccio partire le bolle, che iniziano a borbottare lentamente, per poi prendere vigore.
Mi immergo e mi accomodo su di una seduta, il getto di aria e acqua mi colpisce nella schiena, spalanco le cosce, nella confusione del turbinio acquatico osservo la mia fessura depilata, il calore l’ha risvegliata, istintivamente i neuroni ordinano alle mie mani di dirigersi verso quella meta.
Dopo che il lieve e breve orgasmo ha terminato di rilasciare la poca adrenalina, alzo gli occhi e vedo Buck, il capo branco che mi osserva, la sua testa bianca è affacciata oltre il bordo della vasca, forse è attratto dalla mia manovra furtiva, vorrebbe sempre sapere il motivo dei miei, per lui stravaganti movimenti.
Osservo il sole, e mi accorgo che la mattinata ormai è finita, mi devo dedicare a quelle poche operazioni,da cui dipende la sopravvivenza di chi mi sopporta, e con me convive.
Con i cani faccio presto, la loro sbobba è fatta di un misto di ossa, scarti di verdure e ritagli di carne vari, fatti bollire e conservati dentro il frigo.
Una rapida scaldata alla porzione giornaliera , e sono pronti per essere divorati.
Il branco si presenta puntuale, rispettando inesorabile la gerarchia, inizia a divorare il pasto giornaliero.
Prima Buck che guarda torvo la discendenza, poi Frida la mamma sempre famelica e nervosa, infine i due frutti della nostra disattenzione, Pippo e Esmeralda, che da buoni cuccioloni attendono il loro turno, tanto sanno che poi a tavola, Mia non resiste, e li rimpinza nonostante la mia disapprovazione.
Ora devo pensare al nostro pasto, apro il frigo, non so cosa inventare.
Mi ricordo dell’insalata fresca, e delle uova che ci ha portato una vicina, una bella e ricca frittata con l’insalata.
Preparo gli ingredienti, pezzetti di guanciale e pecorino grattugiato, poi ad una ad una rompo le uova.
In una grossa padella un po’ di olio è a riscaldare, ho appena preso la frusta per iniziare a sbattere le uova, quando la sento arrivare.
Non mi sono rivestita, ho solo messo un grembiulino legato sul didietro con un nastrino, ho le chiappe di fuori, le poppe mezze strizzate dalla fettuccia che mi passa dietro al collo, sotto ai capelli che ho legato in una lunga coda.
Mia si avvicina e senza dire nulla, mi accarezza il sedere, osserva la preparazione, e poi mi sussurra in un orecchio, “ Adelina sei la solita puttana”.
Sale al piano di sopra con i cani che la inseguono, e mentre inizio a sbattere le uova, dopo un paio di minuti me la sento di nuovo arrivare dietro.
Giro un attimo lo sguardo e vedo che si è messa una maglietta bianca di cotone,lunga e larga, sotto è nuda, intravedo la peluria che le ricopre la fica, non mi muovo, continuo il mio lavoro di sbattitura.
Le sue mani si infilano sotto al grembiulino, mi strizza le tette con forza, i capezzoli si inturgidiscono
incontrollati, da dietro mi bacia sul collo, sento la sua lingua calda, mi entra in un orecchio, me lo morde piano.
Intanto più sotto ha iniziato a strofinare la sua passera pelosa su di una delle mie chiappe abbronzate, sento che si sfrega, solleva un piede e lo appoggia su di un cassetto mezzo aperto della cucina, cerca di spalancare la vagina, ingrandire la zona di contatto con la mia pelle nuda.
Aumento il ritmo della sbattuta, le uova ora sono cremose, hanno la giusta consistenza, aggiungo un po’ di sale e molto pepe, l’olio ha raggiunto la giusta temperatura, metto il fuoco al minimo, e verso il composto, che per un attimo sfrigola, e poi si deposita uniforme sul fondo della padella.
Faccio in tempo a coprire con un grosso coperchio liscio, quando sento la sua mano che mi si appoggia sulla fica, e inizia a premere e a sfregare.
Appoggio le mani sul bordo del travertino, e mi piego in avanti, alzando il culo, Mia si inginocchia dietro di me, e inizia a leccarmi. Sento il suo naso che mi preme nella fessura, e la lingua che mi sfrega il grillettino, poi sale piano fino al buchetto del sedere, per poi tornare nella posizione originale.
La lascio trastullare con la lingua nel posto che più le piace, dove vorrebbe sempre albergare, ma poi l’odore della frittata che ha iniziato a prendere consistenza mi distrae, di colpo mi rialzo, e scoperchio la padella.
Mia protesta per un attimo, la porcella ha iniziato a toccarsi, sento l’odore della sua fica che non si è lavata,
arrivare alle mie narici, si confonde con quello della panchetta mischiata alle uova.
E’ giunto il momento di girare la frittata, capovolgo la padella e con un movimento deciso la metto sotto sopra, la ricopro e spengo il fuoco.
Poi mi volto e afferro Mia, la tiro contro di me, le infilo una mano sotto alla maglietta e le strizzo una tetta, mentre con l’altra le strofino la fica.
Lei mi spinge contro il bancone, sento le sue dita che mi scorrono tra le grandi labbra, con l’altra mano mi ha presa per i capelli , la sua bocca mi sta succhiando il collo, mi morde una spalla, sa che mi piace quando mi morde la troietta, domani mi resterà un bel livido viola.
I cani sono tutti e quattro coricati intorno al tavolo, sotto al porticato, abbiamo finito di pranzare.
“La frittata era davvero buona” mi dice Mia con un sorrisetto malizioso.
“In ogni caso sei sempre la solita, lo sai che quando torno e ti fai trovare mezza nuda ai fornelli non resisto,
sei la prima cosa che voglio assaggiare”
Mi alzo,la fisso e con lo sguardo le faccio intendere, che la storia è appena incominciata.
“Ora rigoverno” le dico.
“Poi lavati la fica che puzzi come una maiala, e vai ad aspettarmi a letto, che con te ancora non ho finito”.
scritto il
2020-09-08
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