La donna serpente
di
Adelina69
genere
pulp
L'ho inserito in pulp, anche se sarebbe uno sci-fi.
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Sono seduta sotto alla veranda, il grande spiazzo asfaltato davanti a me si allarga fino alle pensiline, dove le colonnine per le ricariche ronzano, e fanno brillare le loro lucine a led.
E’ una bella giornata, il sole illumina l’aria tersa, più lontano scorre silenzioso il traffico dei grossi articolati che percorrono la superstrada.
Ad intervalli di tempo programmati qualche conducente si ferma, e dopo essersi accostata ad una delle colonnine, il sistema di ricarica ad onde di propulsione, trasmette l’energia al motore dell’enorme macchinario.
Di solito la conducente approfitta per riposare, oppure per sfamarsi, nell’abitacolo ormai tutti, hanno una di quelle stampanti che generano cibarie già cotte e pronte per essere mangiate.
Ci fu un periodo in cui, tutto il traffico era gestito da una rete di computer, interfacciati con i satelliti e le antenne sparpagliate ogni dove, ma poi, un gruppo di Hakher al soldo di una organizzazione terrorista ha sabotato il sistema, e tutti i mezzi in movimento si sono schiantati nello stesso istante in tutto il pianeta.
I morti furono a decine di migliaia, e ci vollero mesi per superare la crisi dovuta all’improvvisa paralisi, di tutte le merci e le persone.
Si decise allora di utilizzare nuovamente autisti veri, e moltissime donne dovettero adattarsi alla nuova situazione.
Era infatti da molti decenni che i maschi, erano stati relegati a compiti puramente riproduttivi, oppure di piacere sessuale.
I riproduttori validi, che hanno superato i test genetici specifici, vengono allevati e utilizzati come fornitori di seme fecondo, mentre quelli più adatti per dimensioni e resistenza alla copula, dopo essere stati sterilizzati e resi inoffensivi, popolano i centri di piacere, dove le donne possono andare a sfogare le loro voglie sessuali , ancora legate all’antica pulsione eterosessuale.
Oggi mi girano per la testa questi strani pensieri, di come la storia dell’umanità abbia intrapreso questa strana forma matriarcale, dopo che la popolazione maschile si è quasi del tutto decimata, quando una droga sintetica che aveva preso campo in tutto il pianeta, li ha fatti impazzire, e si sono ammazzati tra di loro a centinaia di migliaia.
Osservo i tre esemplari che tengo esposti dietro alla grossa vetrata che si affaccia su di un lato della costruzione sul grande piazzale.
Non sono di prima scelta, siamo una casa del piacere di basso rango, lungo una superstrada, qui si fermano solo autiste di autoarticolati, qualche viaggiatrice a cui viene qualche prurito da far passare, a volte comitive di gitanti, spesso tutte ubriache, quasi sempre anziane, lo fanno tutte di nascosto, le loro compagne dormono tranquille a casa, quasi mai hanno il coraggio o l’ardire di confessare queste voglie di maschio mal represse.
Uno è un nero, muscoloso e ben proporzionato, ha una dotazione standard, di solito i neri sono molto più forniti, per questo è una terza scelta.
L’altro è scuro, probabilmente di antiche origini maghrebine, e ha davvero un bell’arnese, ma è un po’ troppo magro, e poi a volte pecca un po’ nella durata.
L’unico che potrebbe davvero ben figurare anche nelle case del piacere più rinomate è un esemplare biondo, tonico e ben strutturato, con una dotazione sproporzionata, una trentina di centimetri di lunghezza per quasi dieci di diametro, che purtroppo non gli viene mai del tutto dura, resta un po’ spugnosa, ma che vi assicuro, un paio di volte per collaudarlo l’ho provata, è davvero arduo farsi infilzare.
Se ne stanno nudi, con le loro mazze barzotte in bella mostra, ad osservare i movimenti nel piazzale, attendono apatici di potersi applicare nell’unica funzione vitale che le loro menti limitate, riescono a concepire.
La bella giornata non fa si che ci sia molto interesse per la mia merce, le autiste approfittano del bel tempo per macinare chilometri, il movimento di solito è la sera, quando si fermano per dormire, un bell’orgasmo per stemperare la tensione della giornata, non è insolito che vengano in due o tre amiche, e li prendono tutti e tre insieme, fanno una bella ammucchiata, le sento gridare, ogni tanto do una sbirciatina ai monitor,devo controllare sempre che la situazione non degeneri, loro sono innocui, ma a volte alcune, ubriache o troppo eccitate, hanno rischiato di fargli male, soffocarli con un cuscino, morderli fino a farli sanguinare.
Con questi pensieri cupi, rientro nel mio centro di piacere, la porta scorrevole si chiude dietro di me, la temperatura gestita dall’impianto di climatizzazione è fresca, l’arredamento è essenziale, prendo posto dietro al bancone dove ricevo le clienti, da dove posso controllare i monitor, le funzioni principali della struttura.
Da un elenco digitale inizio a scorrere un catalogo, dove sono esposti gli esemplari disponibili, alcuni sono in vendita, altri possono essere scambiati con dei loro pari grado.
Sotto alle immagini ci sono le caratteristiche, la valutazione, la scadenza, e un breve filmato in cui si vedono in azione.
Ogni mese, massimo due vanno sostituiti, le clienti hanno voglia di ricambio, anche se alcune si intestardiscono su qualche esemplare, spesso succede che ne arrivi qualcuna, che ne cerca uno in particolare, e per tutto il tempo costei si presenta in modo regolare, per poi sparire, quando il proprio preferito viene mandato altrove.
Il suono del sistema che mi avverte quando qualcuno è all’ingresso mi distoglie, e attraverso la vetrata vedo che c’è una cliente.
Di sicuro è una autista di autoarticolati, è una donna di colore, alta e grossa, sembra un uomo, a casa sicuramente è lei quella che fa la parte del maschio, ma ora ha voglia di essere scopata.
Dopo essere entrata mi guarda fisso, e poi mi porge la mano dove ha il microchip, con il lettore le faccio la scansione, nel monitor mi appaiono tutti i suoi dati.
Mi chiede se li potrà avere tutti e tre per un ora.
Controllo che abbia accrediti sufficienti per la prestazione, e le indico il corridoio dove si affacciano le quattro stanze del piacere, questa volta ne basterà una.
Ormai sono le quattro del mattino, l’ultima cliente, una cameriera che lavora al drive in adiacente alla stazione di rifornimento se ne è andata.
Le piacciono gli esemplari di colore, ed ogni volta che ne ho uno, si finisce lo stipendio per farsi scopare.
Lo vedo dal microchip, mi chiedo cosa racconti a casa, alla sua compagna con cui vive ora, convivono da qualche mese, quasi tutti gli anni ne ha una nuova.
Probabilmente per qualche tempo riescono a gestire la situazione, ma poi tutte quante stufe, la lasciano,se continua in questo modo finirà in qualche centro di riproduzione.
Preparo con la stampante le cibarie per i tre esemplari, molte proteine, e vitamine, e il sonnifero che li farà dormire per dieci ore.
Sto per spegnere le luci, quando il cicalino dell’ingresso suona, e la vedo, è Mia, l’unica cliente che abbiamo che viene per stare con una donna.
Nelle grandi città, nemmeno in tutte, ci sono alcune case del piacere molto esclusive, dove gli esemplari sono tutti di sesso femminile, per alcune donne, di solito molto viziose ad altolocate, che cercano il sesso mercenario non con esemplari maschi, ma con delle femmine.
Apparentemente sembra una cosa assurda, tutte a casa e anche altrove hanno infinite possibilità di fare sesso, accoppiarsi tra donne è assolutamente libero, però alcune, hanno questo bisogno di clandestinità, che quasi tutte prima o poi sfogano con i maschi, ma che per loro, si realizza solo con le donne.
Mia è una di loro, conosce i miei orari preferisce venire quando ormai non c’è più nessuno.
La registro con il microchip, so di essere la sua unica avventura, forse prova quell’ antico sentimento che i nostri avi, almeno dai racconti che ho sentito, chiamavano amore, e lo ha riversato su di me.
Andiamo nella mia stanza del piacere, e ci togliamo la tuta azzurra ed aderente che tutte indossiamo, aprendo la cerniera ermetica che la chiude sulla schiena.
E’ fatta di un tessuto speciale, che ci ripara tanto dal caldo quanto dal freddo, mantiene la pelle liscia e profumata, tanto che non ci dobbiamo mai lavare.
Una volta al giorno ci applichiamo uno speciale liquido sulle parti intime, che ce le mantiene fresche e pulite.
Mia nuda è davvero bella, le sue cosce sono lunghe e lisce, le tette belle sode, il culo tondo a mandolino.
Mi sdraio sul letto del piacere, so già che mi vuole supina, infilo le braccia e le gambe negli anelli di ritenzione, che si chiudono, per mezz’ora saro’ in suo potere.
Sul comodino c’è lo scudiscio, ma Mia non lo usa, questa è la sua più grande trasgressione.
Si avvicina piano e poi inizia a leccarmi, in ogni dove.
Parte dal collo e dalla faccia, mi infila la lingua in bocca, poi inizia a scendere , si ferma sulle tette, sulla pancia, poi scende lungo le cosce, mi lecca i piedi, poi risale fino alla vagina, dove resta per un tempo infinito.
Quando abbasso gli occhi vedo che si tocca, con entrambe le mani, si strofina, sempre più forte, e poi caccia un urlo selvaggio, cade sfinita.
Quando si riprende, afferra lo scudiscio, e decide di farmi godere.
Inizia a percuotermi la vagina, prima piano, poi sempre più forte, inizio a mugolare, il mio sguardo è concentrato in mezzo alle mie cosce, vedo il clitoride che inizia a sanguinare sono prossima alla venuta.
Da un vasetto sul comodino Mia prende la crema, e me la spalma, tra cinque minuti la mia fica sarà di nuovo perfetta, completamente rimarginata.
La vedo che è ancora inquieta, allora la faccio sdraiare, lei docile si lascia imprigionare, prendo lo scudiscio, la percuoterò selvaggiamente, mentre lo faccio mi tocco anche io,la crema sta facendo il suo effetto, sento la pelle che si ripara sotto alle mie dita, voglio venire quando la vedrò godere.
Il decimo giorno è quello di riposo, gli autoarticolati sono fermi, siamo in estate, le donne vanno al mare, portano le bimbe al parco, molto difficilmente qualcuna viene al centro del piacere.
La giornata trascorre pigra e lenta, mi era quasi venuta voglia di giacere con l’esemplare bianco, quella sensazione di essere riempita da quella enorme mazza gommosa, ogni tanto fa capolino nei miei pensieri, quando sento il suono del cicalino. Sono sei donne, e guardando fuori vedo il minivan con cui sono arrivate, sono una squadra di virtual volley, l’unico sport ancora praticato.
E’ un misto di sport e realtà virtuale, ormai tutte le manifestazioni sportive lo sono diventate, però questo è diventato molto popolare, la gente riempie i palasport, le leghe più ricche e famose sono seguite in tutto il mondo.
Loro fanno parte sicuramente di una lega minore, e devono essere venute in trasferta nella nostra piccola cittadina, per la partita del pomeriggio.
Le faccio entrare e scansiono i loro microchip.
Cinque, le più giovani sono giocatrici, hanno già adocchiato gli esemplari , quella che sembra il capo, si prende il biondo superdotato, mentre le altre quattro si divideranno il nero e il maghrebino.
L’allenatrice mi guarda fisso e mi dice “io voglio te”.
Dalla scansione mi è subito sembrata strana, pochissime informazioni, l’unica cosa chiara, che è l’allenatrice della squadra.
La scorto nella mia stanza, il rituale è sempre lo stesso, a parte Mia, di solito vogliono essere legate e poi percosse, fino al godimento estremo.
Ci togliamo la tuta azzurra, e restiamo nude.
Lei si vede che è ben oltre la trentina, ma è molto tonica, ben fatta, il suo fare è risoluto di chi è abituato al comando, di chi non vuol sentire obiezioni.
Mi indica il letto, vuol essere lei a iniziare.
Infilo mani e piedi negli anelli che si richiudono precisi, mi guarda per un attimo e si viene a piazzare in ginocchio tra le mie cosce.
Penso subito ad un'altra Mia, anche questa vuole qualche stravaganza, mi sto preparando alla sua lingua che mi esplora, quando la vedo che si stringe con la testa le mani, alza il bacino e mi mette in mostra la fessura. All’improvviso si apre, e fuoriesce una specie di serpente, che inizia a muoversi, in cima è tondo e liscio, non ha bocca né altri fori.
Dopo aver un po’ vagato si avvicina, e con un colpo secco mi entra dentro.
Ora vorrei gridare, ma la sensazione di piacere che provo, è troppo intensa, rapida e inaspettata.
Il serpente è caldo, liscio, si muove e mi tocca dappertutto, con dolcezza e precisione. Dopo qualche istante si incolla in un punto preciso in cima alla vagina, forse quello che ho sentito dire, gli antichi chiamavano punto G, e inizia ad aspirare e a pulsare, si gonfia e si sgonfia, con un movimento circolare mi tocca tutte le fonti più misteriose del piacere.
Un calore sempre più forte mi riempie la pancia, mi si contraggono i muscoli dell’addome, poi, improvvisa come un esplosione mai provata, un getto di liquido biancastro mi scappa fuori dalla fessura.
Il serpente all’improvviso si ritrae, e rientra nella vagina della donna, che si ricompone, prende il frustino e inizia a percuotermi con selvaggia decisione.
Mi risveglio, che il sole è alto.
La donna ha voluto essere anche lei percossa, poi dopo le applicazioni di crema, si è rivestita, ha recuperato le giocatrici, e come è venuta, è ripartita.
Ho dato dose doppia di sonnifero agli esemplari, oggi dormiranno, ci prenderemo il giorno di riposo stagionale, io farò una ricerca per scoprire, chi è la donna serpente con cui ho per la prima volta in vita mia scopato.
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Sono seduta sotto alla veranda, il grande spiazzo asfaltato davanti a me si allarga fino alle pensiline, dove le colonnine per le ricariche ronzano, e fanno brillare le loro lucine a led.
E’ una bella giornata, il sole illumina l’aria tersa, più lontano scorre silenzioso il traffico dei grossi articolati che percorrono la superstrada.
Ad intervalli di tempo programmati qualche conducente si ferma, e dopo essersi accostata ad una delle colonnine, il sistema di ricarica ad onde di propulsione, trasmette l’energia al motore dell’enorme macchinario.
Di solito la conducente approfitta per riposare, oppure per sfamarsi, nell’abitacolo ormai tutti, hanno una di quelle stampanti che generano cibarie già cotte e pronte per essere mangiate.
Ci fu un periodo in cui, tutto il traffico era gestito da una rete di computer, interfacciati con i satelliti e le antenne sparpagliate ogni dove, ma poi, un gruppo di Hakher al soldo di una organizzazione terrorista ha sabotato il sistema, e tutti i mezzi in movimento si sono schiantati nello stesso istante in tutto il pianeta.
I morti furono a decine di migliaia, e ci vollero mesi per superare la crisi dovuta all’improvvisa paralisi, di tutte le merci e le persone.
Si decise allora di utilizzare nuovamente autisti veri, e moltissime donne dovettero adattarsi alla nuova situazione.
Era infatti da molti decenni che i maschi, erano stati relegati a compiti puramente riproduttivi, oppure di piacere sessuale.
I riproduttori validi, che hanno superato i test genetici specifici, vengono allevati e utilizzati come fornitori di seme fecondo, mentre quelli più adatti per dimensioni e resistenza alla copula, dopo essere stati sterilizzati e resi inoffensivi, popolano i centri di piacere, dove le donne possono andare a sfogare le loro voglie sessuali , ancora legate all’antica pulsione eterosessuale.
Oggi mi girano per la testa questi strani pensieri, di come la storia dell’umanità abbia intrapreso questa strana forma matriarcale, dopo che la popolazione maschile si è quasi del tutto decimata, quando una droga sintetica che aveva preso campo in tutto il pianeta, li ha fatti impazzire, e si sono ammazzati tra di loro a centinaia di migliaia.
Osservo i tre esemplari che tengo esposti dietro alla grossa vetrata che si affaccia su di un lato della costruzione sul grande piazzale.
Non sono di prima scelta, siamo una casa del piacere di basso rango, lungo una superstrada, qui si fermano solo autiste di autoarticolati, qualche viaggiatrice a cui viene qualche prurito da far passare, a volte comitive di gitanti, spesso tutte ubriache, quasi sempre anziane, lo fanno tutte di nascosto, le loro compagne dormono tranquille a casa, quasi mai hanno il coraggio o l’ardire di confessare queste voglie di maschio mal represse.
Uno è un nero, muscoloso e ben proporzionato, ha una dotazione standard, di solito i neri sono molto più forniti, per questo è una terza scelta.
L’altro è scuro, probabilmente di antiche origini maghrebine, e ha davvero un bell’arnese, ma è un po’ troppo magro, e poi a volte pecca un po’ nella durata.
L’unico che potrebbe davvero ben figurare anche nelle case del piacere più rinomate è un esemplare biondo, tonico e ben strutturato, con una dotazione sproporzionata, una trentina di centimetri di lunghezza per quasi dieci di diametro, che purtroppo non gli viene mai del tutto dura, resta un po’ spugnosa, ma che vi assicuro, un paio di volte per collaudarlo l’ho provata, è davvero arduo farsi infilzare.
Se ne stanno nudi, con le loro mazze barzotte in bella mostra, ad osservare i movimenti nel piazzale, attendono apatici di potersi applicare nell’unica funzione vitale che le loro menti limitate, riescono a concepire.
La bella giornata non fa si che ci sia molto interesse per la mia merce, le autiste approfittano del bel tempo per macinare chilometri, il movimento di solito è la sera, quando si fermano per dormire, un bell’orgasmo per stemperare la tensione della giornata, non è insolito che vengano in due o tre amiche, e li prendono tutti e tre insieme, fanno una bella ammucchiata, le sento gridare, ogni tanto do una sbirciatina ai monitor,devo controllare sempre che la situazione non degeneri, loro sono innocui, ma a volte alcune, ubriache o troppo eccitate, hanno rischiato di fargli male, soffocarli con un cuscino, morderli fino a farli sanguinare.
Con questi pensieri cupi, rientro nel mio centro di piacere, la porta scorrevole si chiude dietro di me, la temperatura gestita dall’impianto di climatizzazione è fresca, l’arredamento è essenziale, prendo posto dietro al bancone dove ricevo le clienti, da dove posso controllare i monitor, le funzioni principali della struttura.
Da un elenco digitale inizio a scorrere un catalogo, dove sono esposti gli esemplari disponibili, alcuni sono in vendita, altri possono essere scambiati con dei loro pari grado.
Sotto alle immagini ci sono le caratteristiche, la valutazione, la scadenza, e un breve filmato in cui si vedono in azione.
Ogni mese, massimo due vanno sostituiti, le clienti hanno voglia di ricambio, anche se alcune si intestardiscono su qualche esemplare, spesso succede che ne arrivi qualcuna, che ne cerca uno in particolare, e per tutto il tempo costei si presenta in modo regolare, per poi sparire, quando il proprio preferito viene mandato altrove.
Il suono del sistema che mi avverte quando qualcuno è all’ingresso mi distoglie, e attraverso la vetrata vedo che c’è una cliente.
Di sicuro è una autista di autoarticolati, è una donna di colore, alta e grossa, sembra un uomo, a casa sicuramente è lei quella che fa la parte del maschio, ma ora ha voglia di essere scopata.
Dopo essere entrata mi guarda fisso, e poi mi porge la mano dove ha il microchip, con il lettore le faccio la scansione, nel monitor mi appaiono tutti i suoi dati.
Mi chiede se li potrà avere tutti e tre per un ora.
Controllo che abbia accrediti sufficienti per la prestazione, e le indico il corridoio dove si affacciano le quattro stanze del piacere, questa volta ne basterà una.
Ormai sono le quattro del mattino, l’ultima cliente, una cameriera che lavora al drive in adiacente alla stazione di rifornimento se ne è andata.
Le piacciono gli esemplari di colore, ed ogni volta che ne ho uno, si finisce lo stipendio per farsi scopare.
Lo vedo dal microchip, mi chiedo cosa racconti a casa, alla sua compagna con cui vive ora, convivono da qualche mese, quasi tutti gli anni ne ha una nuova.
Probabilmente per qualche tempo riescono a gestire la situazione, ma poi tutte quante stufe, la lasciano,se continua in questo modo finirà in qualche centro di riproduzione.
Preparo con la stampante le cibarie per i tre esemplari, molte proteine, e vitamine, e il sonnifero che li farà dormire per dieci ore.
Sto per spegnere le luci, quando il cicalino dell’ingresso suona, e la vedo, è Mia, l’unica cliente che abbiamo che viene per stare con una donna.
Nelle grandi città, nemmeno in tutte, ci sono alcune case del piacere molto esclusive, dove gli esemplari sono tutti di sesso femminile, per alcune donne, di solito molto viziose ad altolocate, che cercano il sesso mercenario non con esemplari maschi, ma con delle femmine.
Apparentemente sembra una cosa assurda, tutte a casa e anche altrove hanno infinite possibilità di fare sesso, accoppiarsi tra donne è assolutamente libero, però alcune, hanno questo bisogno di clandestinità, che quasi tutte prima o poi sfogano con i maschi, ma che per loro, si realizza solo con le donne.
Mia è una di loro, conosce i miei orari preferisce venire quando ormai non c’è più nessuno.
La registro con il microchip, so di essere la sua unica avventura, forse prova quell’ antico sentimento che i nostri avi, almeno dai racconti che ho sentito, chiamavano amore, e lo ha riversato su di me.
Andiamo nella mia stanza del piacere, e ci togliamo la tuta azzurra ed aderente che tutte indossiamo, aprendo la cerniera ermetica che la chiude sulla schiena.
E’ fatta di un tessuto speciale, che ci ripara tanto dal caldo quanto dal freddo, mantiene la pelle liscia e profumata, tanto che non ci dobbiamo mai lavare.
Una volta al giorno ci applichiamo uno speciale liquido sulle parti intime, che ce le mantiene fresche e pulite.
Mia nuda è davvero bella, le sue cosce sono lunghe e lisce, le tette belle sode, il culo tondo a mandolino.
Mi sdraio sul letto del piacere, so già che mi vuole supina, infilo le braccia e le gambe negli anelli di ritenzione, che si chiudono, per mezz’ora saro’ in suo potere.
Sul comodino c’è lo scudiscio, ma Mia non lo usa, questa è la sua più grande trasgressione.
Si avvicina piano e poi inizia a leccarmi, in ogni dove.
Parte dal collo e dalla faccia, mi infila la lingua in bocca, poi inizia a scendere , si ferma sulle tette, sulla pancia, poi scende lungo le cosce, mi lecca i piedi, poi risale fino alla vagina, dove resta per un tempo infinito.
Quando abbasso gli occhi vedo che si tocca, con entrambe le mani, si strofina, sempre più forte, e poi caccia un urlo selvaggio, cade sfinita.
Quando si riprende, afferra lo scudiscio, e decide di farmi godere.
Inizia a percuotermi la vagina, prima piano, poi sempre più forte, inizio a mugolare, il mio sguardo è concentrato in mezzo alle mie cosce, vedo il clitoride che inizia a sanguinare sono prossima alla venuta.
Da un vasetto sul comodino Mia prende la crema, e me la spalma, tra cinque minuti la mia fica sarà di nuovo perfetta, completamente rimarginata.
La vedo che è ancora inquieta, allora la faccio sdraiare, lei docile si lascia imprigionare, prendo lo scudiscio, la percuoterò selvaggiamente, mentre lo faccio mi tocco anche io,la crema sta facendo il suo effetto, sento la pelle che si ripara sotto alle mie dita, voglio venire quando la vedrò godere.
Il decimo giorno è quello di riposo, gli autoarticolati sono fermi, siamo in estate, le donne vanno al mare, portano le bimbe al parco, molto difficilmente qualcuna viene al centro del piacere.
La giornata trascorre pigra e lenta, mi era quasi venuta voglia di giacere con l’esemplare bianco, quella sensazione di essere riempita da quella enorme mazza gommosa, ogni tanto fa capolino nei miei pensieri, quando sento il suono del cicalino. Sono sei donne, e guardando fuori vedo il minivan con cui sono arrivate, sono una squadra di virtual volley, l’unico sport ancora praticato.
E’ un misto di sport e realtà virtuale, ormai tutte le manifestazioni sportive lo sono diventate, però questo è diventato molto popolare, la gente riempie i palasport, le leghe più ricche e famose sono seguite in tutto il mondo.
Loro fanno parte sicuramente di una lega minore, e devono essere venute in trasferta nella nostra piccola cittadina, per la partita del pomeriggio.
Le faccio entrare e scansiono i loro microchip.
Cinque, le più giovani sono giocatrici, hanno già adocchiato gli esemplari , quella che sembra il capo, si prende il biondo superdotato, mentre le altre quattro si divideranno il nero e il maghrebino.
L’allenatrice mi guarda fisso e mi dice “io voglio te”.
Dalla scansione mi è subito sembrata strana, pochissime informazioni, l’unica cosa chiara, che è l’allenatrice della squadra.
La scorto nella mia stanza, il rituale è sempre lo stesso, a parte Mia, di solito vogliono essere legate e poi percosse, fino al godimento estremo.
Ci togliamo la tuta azzurra, e restiamo nude.
Lei si vede che è ben oltre la trentina, ma è molto tonica, ben fatta, il suo fare è risoluto di chi è abituato al comando, di chi non vuol sentire obiezioni.
Mi indica il letto, vuol essere lei a iniziare.
Infilo mani e piedi negli anelli che si richiudono precisi, mi guarda per un attimo e si viene a piazzare in ginocchio tra le mie cosce.
Penso subito ad un'altra Mia, anche questa vuole qualche stravaganza, mi sto preparando alla sua lingua che mi esplora, quando la vedo che si stringe con la testa le mani, alza il bacino e mi mette in mostra la fessura. All’improvviso si apre, e fuoriesce una specie di serpente, che inizia a muoversi, in cima è tondo e liscio, non ha bocca né altri fori.
Dopo aver un po’ vagato si avvicina, e con un colpo secco mi entra dentro.
Ora vorrei gridare, ma la sensazione di piacere che provo, è troppo intensa, rapida e inaspettata.
Il serpente è caldo, liscio, si muove e mi tocca dappertutto, con dolcezza e precisione. Dopo qualche istante si incolla in un punto preciso in cima alla vagina, forse quello che ho sentito dire, gli antichi chiamavano punto G, e inizia ad aspirare e a pulsare, si gonfia e si sgonfia, con un movimento circolare mi tocca tutte le fonti più misteriose del piacere.
Un calore sempre più forte mi riempie la pancia, mi si contraggono i muscoli dell’addome, poi, improvvisa come un esplosione mai provata, un getto di liquido biancastro mi scappa fuori dalla fessura.
Il serpente all’improvviso si ritrae, e rientra nella vagina della donna, che si ricompone, prende il frustino e inizia a percuotermi con selvaggia decisione.
Mi risveglio, che il sole è alto.
La donna ha voluto essere anche lei percossa, poi dopo le applicazioni di crema, si è rivestita, ha recuperato le giocatrici, e come è venuta, è ripartita.
Ho dato dose doppia di sonnifero agli esemplari, oggi dormiranno, ci prenderemo il giorno di riposo stagionale, io farò una ricerca per scoprire, chi è la donna serpente con cui ho per la prima volta in vita mia scopato.
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