Il garage
di
Lucrezia
genere
etero
Sì dai inculami, spaccami dietro, dai che poi ti spompino.
Tra me e Adriano erano queste le frasi che andavano di più al momento, e d'altronde il sesso tra noi era sempre stato come un fuoco che ti arde dentro.
E poco ci importava se fossimo in auto, nascosti da qualche parte, o come in questo momento nel mio garage.
Già il garage, l'avevo ereditato dai miei genitori insieme alla casa, ma già lo utilizzavo per questo scopo da ragazza per portarci i primi filarini.
Ora non sembrava nemmeno più un garage, a tutti gli effetti era uno "scannatoio" in piena regola.
Un letto kingsize dove doveva esserci un'automobile, comodini, frigobar e luci soffuse, mancava giusto la musica, per non farci sentire ed evitare di insospettire i condomini.
Ma a chi la davo a bere? A parte che la musica ce la stavamo mettendo su noi, prosa diranno alcuni, poesia dico io.
Ma poi considerando che lo usavo per certi scopi da circa vent'anni, e che qualcuno di quei ragazzetti con cui mi appartavo in quasi casti baci, casti sì certo; ora me li portavo giusto su quel letto dove di casto non c'era più nulla.
E sì che questi erano nel tempo diventati papà; a me importava nulla del loro status coniugale, basta che le consorti non sapessero e tutto filava liscio.
A volte persino i loro figli passavano di qua, e certo una nuova generazione.
Certe volte pensavo che potevo essere la loro madre per età, e chissà se fossi riuscita ad esser pure nonna.
Pensieri che scacciavo, mi bastava vivere nel presente.
Dai Stefano pompami dai fammi impazzire, gridavo!
Come sei Adriano? Va bè dai non importa, tu scopi meglio.
Tra me e Adriano erano queste le frasi che andavano di più al momento, e d'altronde il sesso tra noi era sempre stato come un fuoco che ti arde dentro.
E poco ci importava se fossimo in auto, nascosti da qualche parte, o come in questo momento nel mio garage.
Già il garage, l'avevo ereditato dai miei genitori insieme alla casa, ma già lo utilizzavo per questo scopo da ragazza per portarci i primi filarini.
Ora non sembrava nemmeno più un garage, a tutti gli effetti era uno "scannatoio" in piena regola.
Un letto kingsize dove doveva esserci un'automobile, comodini, frigobar e luci soffuse, mancava giusto la musica, per non farci sentire ed evitare di insospettire i condomini.
Ma a chi la davo a bere? A parte che la musica ce la stavamo mettendo su noi, prosa diranno alcuni, poesia dico io.
Ma poi considerando che lo usavo per certi scopi da circa vent'anni, e che qualcuno di quei ragazzetti con cui mi appartavo in quasi casti baci, casti sì certo; ora me li portavo giusto su quel letto dove di casto non c'era più nulla.
E sì che questi erano nel tempo diventati papà; a me importava nulla del loro status coniugale, basta che le consorti non sapessero e tutto filava liscio.
A volte persino i loro figli passavano di qua, e certo una nuova generazione.
Certe volte pensavo che potevo essere la loro madre per età, e chissà se fossi riuscita ad esser pure nonna.
Pensieri che scacciavo, mi bastava vivere nel presente.
Dai Stefano pompami dai fammi impazzire, gridavo!
Come sei Adriano? Va bè dai non importa, tu scopi meglio.
2
voti
voti
valutazione
2
2
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Consapevolezza dell'essereracconto sucessivo
Baldanza e codardia
Commenti dei lettori al racconto erotico