Disgeusia

di
genere
etero

Torno a casa dal supermercato col carrello pieno di succo di papaia e di ananas.
Il signore alla cassa mi guardava strano.
Non stupito o incuriosito.
Si è messo a sogghignare sotto i baffi, anche se veri baffi non ne aveva, un pizzetto e una spolverata di baffi sale e pepe.
Come se sapesse.
Ma devo fare un esperimento ed assolutamente devo sapere cosa né è della mia capacità di provare i gusti, i sapori.
L'ultimo ragù di agnello è stata una sorpresa ed una delusione. Non sentivo alcun sapore, anche se Jos ha apprezzato molto e diceva che si percepiva nettamente.
Porca miseria, il COVID mi ha rovinata.
Maledetto virus del cazzo. Lo stronzetto sferico ricoperto di trombette.
L'infezione da COVID può dare perdita completa della sensibilità olfattiva e del sapore (ageusia. Mai saputo cosa significasse fino a questo disastroso 2020). Oppure un'alterazione, la perdita di alcuni sapori; selettiva, solo per alcuni sapori; o la percezione errata di altri sapori (disgeusia).
Gli ultimi ravioli al vapore con carne di maiale mi facevano sboccare.
Strano. Io adoro la cucina cinese, ma proprio non riuscivo più a mangiarli. Una schifezza.
Cazzo di virus.
Può andare bene quando entri in stanza visita ed il paziente si è appena cagato addosso, e tu, meravigliosamente, non percepisci nulla.
Ma se mi altera i sapori, mi incazzo come una iena giapponese.
E ora DEVO sapere.
Jos mi accoglie con stupore.
“Che ci facciamo con tutti questi succhi, tutti uguali?”
“Te li bevi tu, uno alla papaia ed uno all'ananas. Due litri al giorno. Niente aglio e cipolla, niente canne, caffè, alcool e spini per 5 giorni, ok?”
“E perchè?”
“Sperimentazione scientifica! Bevi molto e mangia poco sale. Devo sapere!”
“Sapere cosa?”
“Se ho perso alcuni dei sapori che contano. Ti ricordi l'agnello?”
Il mio fidanzato, nonché coinquilino, si sottopone alla dieta consigliata dal dottore. Quando si tratta di terapie non si scherza e dopo cinque giorni precisi, 10 litri di papaia ed ananas e tutto il resto, è pronto per l'esperimento.
È sera.
“Che devo fare?”
Lo prendo a braccetto ed entriamo in camera. Stacco i telefoni e chiudo a chiave.
Lo sbatto sul letto e mi ci avvento addosso.
“Ma non dovevi fare l'esperimento sulla disgeusia?”
“Questo è l'esperimento”
“Ma se l'esperimento alla fine è una scopata, potevo evitarmi tutta la dieta cui mi hai sottoposto!”
“Hey! Non si parla così ad una signora!”
E senza perdere tempo gli slaccio la camicia ed i calzoni.
Lui ride senza capire. In men che non si dica è già in boxer.
Gli strappo di dosso le ultime resistenze tessili e sono su di lui.
Neanche il tempo di un'erezione.
“Ma che... ma...” balbetta divertito vedendomi così indaffarata e piena di fervore.
È così bello prenderlo in bocca quando è solo e sguarnito.
Quando è piccolo ed indifeso.
Timido e restio.
Morbido e flessibile.
Ed assistere alla metamorfosi di tutte queste caratteristiche da pollicino, che si trasformano nella bocca.
Assaporare il contrasto.
La saliva, come la polverina magica di Trilly, trasforma un lombrico sonnolento in una Excalibur scintillante e severa.
Il caldo umido, l'avvolgente carezza della lingua, la suzione operano il miracolo.
Fino ad un troneggiar di cuspidi, vette dolomitiche, menhir, tronchi di pini e di conifere, obelischi.
Quello che era un mollusco esangue diventa un bastone nodoso che ti ingombra il cavo orale e si insinua a lambirti la gola, ad insidiarti il faringe.
Si gonfia, pulsa, la pelle si ritrae lasciando il posto ad una viola testata nucleare, che lampeggia di balenii sinistri.
Non devo neanche più tenerlo con la mano, sta su da solo.
Se fossi un'equilibrista, un'artista di circo, potrei provare a starci in equilibrio a testa in giù e senza mani.
Che immagine poetica.
Altro che donna cannone. Qui ragazza impalata al rovescio.
“Ma, scusa, Yuko!”
Alzo gli occhi verso il proprietario del calippo, senza neanche sfilarmelo dalla bocca.
“Mmmmm?” riesco a pronunciare. Non sono nella condizione di formulare discorsi articolati.
Con un gesto esplicito mi fa notare che lui si trova completamente nudo con l'uccello ben piantato nel mio esofago, mentre io sono ancora tutta vestita. Non mi sono neanche tolta le scarpe, tutta presa dalla foga scientifica, dall'ardore della sperimentazione medica.
Provo a spogliarmi senza mollare il boccone. Non vorrei che il savojardo si ammosciasse.
Ma faccio obiettivamente una certa fatica, mi sento goffa ed il salsicciotto rischia di andarmi di traverso.
Lo sfodero dall'involucro di bocca e lo minaccio con un dito. “Tu stai lì buono, ne?”
Lo strip più rapido del secolo.
Via le scarpe. Maglioncino e maglietta lanciate nello spazio. Calzoni sfilati in un battibaleno e sono a petto nudo e slip, pronta a riprendere il mio ruolo, con la divisa da lavoro.
“Già meglio” la cavia da esperimento è soddisfatta.
L'arnese ha perso mordente. Lo guardo con deplorazione.
Non ci si può distrarre un attimo!
Mi inginocchio di fronte a quello che ormai da una tour Eiffel ora sembra più una torre di Pisa.
Mi lascio sbavare uno sbocco di saliva tra le tette, mi sdraio sopra e ce lo infilo in mezzo.
Un trattamento di emergenza in voga nei reparti di rianimazione.
Stringo le tette con le mani e ce lo strofino come un hot dog nel suo panino, soffice e caldo.
Riprende tono, ma la posizione, da sopra, è scomodissima e senza indugio riattivo la terapia orale.
Jos mi allunga le mani addosso, mi afferra i capelli, poi le spalle, i fianchi e mi fa girare su di lui.
Quando sono a cavalcioni sul suo corpo, mi sfila le mutandine ed inizia a lavorarmi con la lingua.
Cerco di mantenere una certa obiettività scientifica e di non farmi distrarre da stimoli esterni e continuo il massaggio con le labbra. Le mie dita accarezzano i vassalli del festeggiato.
Già in ottimo vantaggio sul mio antagonista, sento che, lì dietro, Jos perde colpi e si distrae dal lavoretto che mi voleva fare.
Io proseguo; la mia bocca morbida e bagnata lo avvolge e lo strofina, finchè sento le sue mani che mi afferrano i fianchi ed il suo corpo si irrigidisce. Le sue unghie mi strizzano il lardo ed un getto di champagne mi irrora il palato.
Rallento ed allento un poco la presa, mi sollevo e mi lascio andare ad avvolgerlo, assecondando il secondo getto, più copioso e saporito.
Ok, ora sì.
Quel sapore condito di aromi tropicali, meno salato e tendente al dolce, dopo la dieta studiata ad hoc.
Un altro getto, impreziosito da detonazioni gutturali che si spengono tra le mie cosce.
I lombi del mio uomo si contraggono spingendomi in bocca la sua virilità ed io mi disseto, finalmente concedendo le mie papille al gusto dell'ingoio.
Sì, non male, anzi decisamente meglio del solito.
Non è che sia un'esperta sommelière, né una vera e propria amante del gusto, però devo dire che l'esperimento ha funzionato.
Più dolce, meno salato. Bevibile. Resta un retrogusto di testosterone che non è il massimo, ma la dieta a basso contenuto di sale, l'eliminazione di certi alimenti, ma soprattutto l'uso dell'ananas e della papaia, fanno veramente la differenza.
Mi concentro però sull'animale da esperimento di cui ho ancora in bocca l'organo della riproduzione.
Un bell'organetto a 12 canne.
La foga della sperimentazione si smorza, come pure il toro, che cerco di domare con la lingua, si arrende.
Più soffice, si accascia nelle mie guance mentre ne analizzo il sapore, lasciandomi inebriare dagli aromi inconsueti.
“Yuko....” sento sussurrare alle mie spalle, forse meglio dire, alle mie cosce.
“Mmmmm!” rispondo mentre deglutisco il magma della colata vulcanica, risucchiando il pitone che si abbandona al torpore, ancora nella mia bocca.
Dopo l'ultima sorsata devo dire che sono soddisfatta.
Davvero una bella differenza.
Mi rigiro e mi allineo col mio uomo, rammollito sul cuscino; il petto che si solleva in respiri profondi, piccole scosse vengono trasmesse dai lombi.
“Vuoi assaggiare?” gli chiedo, gentile, indicandomi la bocca.
“Uno shottino?” ripeto, di fronte al suo sguardo interrogativo.
La smorfia di disgusto è totalmente fuori luogo.
Deglutisco l'ultimo albume d'uovo che naufraga alla base della lingua e mi sciolgo sul suo corpo caldo.
Soddisfatta di non aver perso la percezione di alcuni dei sapori che contano, anche se un rigido regime dietetico controllato ha migliorato decisamente un sapore che non è esattamente tra i miei preferiti.
Tutt'altra cosa il contesto ed il potere evocativo, che fanno la differenza.
Sapore di uomo, sapore di soddisfazione, di possesso.
Sapore di successo.
Ora toccherà a lui, già si sta rianimando ed allunga le mani.
Ma questo è un altro discorso.
di
scritto il
2020-12-11
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