Weekend lovers - La voglia

di
genere
etero

Ho un programma molto semplice, in fondo. Fra tre ore ho un appuntamento con Lollo, un ragazzo conosciuto su Tinder. Si beve qualcosa insieme e poi si vede. E quando dico "si vede" non ho in mente tantissime opzioni. Almeno in teoria.

In pratica, invece, è il momento dell'inquietudine. Perché c'è sempre il brivido dell'ignoto, dell'imponderabile, no? Voglio dire, questo Lollo mi sembra un tipo a posto e simpatico, che al novantanove per cento cerca quello che cerco io, ma gli inconvenienti ci possono sempre essere. E il diavolo, come al solito, si nasconde tra i dettagli. Per esempio: la foto che ho visto è la sua? E diciamo pure che lo è e non è ritoccata, ok, è un bel ragazzo. Ma metti che è alto uno e cinquanta? O che alla lunga risulta noioso? O, che ne so, non ha un bell'alito? Cose così, insomma. Senza contare che non sai mai chi ti trovi davanti. Anche mettendo da parte i rischi, che non si possono escludere ma insomma... direi che ce ne sono pochi, magari ti capita un originale? Uno stravagante? Il primo appuntamento su Tinder lo ebbi a Londra con un pittore che non voleva per nulla fare sesso con me, viveva con un trans e mi aveva contattata per farmi delle foto mentre mi masturbavo per poi dipingerci un quadro. Come a dire che bisogna sempre aspettarsi di tutto.

La cosa sulla quale non ho dubbi è, invece, l'outfit. Che misteriosamente viene da sé, senza nemmeno starci a pensare troppo. Intimo nero, microfibra, nemmeno troppo impegnativo. E sopra una camicetta anch'essa nera, leggermente velata ma anche in questo caso senza esagerare. Il tocco da mignotta lo riservo alla mini di pelle. Questa sì un po' ardita, ma poni il caso che poi si va a ballare, ci sta. Stivaletti con le borchiette sull'orlo superiore e - per stroncare l'effetto-Morticia - giubbino di jeans un po' chiaro e borsa vezzosetta. Ho un dubbio sulle calze, perché non sembra così caldo come le previsioni avevano promesso, ma alla fine decido di osare.

Dispongo le cose sul letto, come faccio sempre, a parte l'intimo che indosso subito. I colpetti di rossetto e di mascara me li riservo per dopo, il trucco pesante non è il mio genere. A immaginarmi vestita così e allacciata al fianco di un ragazzo mi viene anche un leggero senso di eccitazione. Il pensiero che arriva immediatamente dopo, invece, è molto meno leggero, la voglia mi è improvvisamente salita. Voglia, ad esempio, di dare la bocca prima di tutto il resto. Mi impongo di reprimerla immediatamente, anche se non è semplice. Andiamo per gradi, che tattica userò? Farò la gatta morta? La troia “aggressive”? La stupidina? Forse niente di tutto questo. Colpo su colpo. Lui si apre, io mi apro. Lui propone, io accetto. Lui prende, io do. Solo questo, è semplice. Ma prima devo fare ancora qualcosa. Tipo prepararmi da mangiare, per dirne una.

All'appuntamento arrivo con un quarto d'ora di ritardo regolamentare. Ma non c'è nulla di studiato. Semplicemente, non trovavo parcheggio. Colpa mia che non ci ho pensato prima. Colpa mia che sto andando fuori di capoccia. La parola "nervosismo" non ha più alcun significato. Ieri ero nervosa, stamattina ero nervosa, un'ora fa ero nervosa. Adesso, mentre chiudo la macchina e mi avvio verso il locale dove questo Lollo mi aspetta, ho tutti i sensi oltre il livello di allarme. Ma molto oltre. Non l'ho nemmeno visto che già fantastico di fare sesso con lui, di chiedergli "ti piace scoparmi?", di sentirmi confessare che si è fatto una sega pensando a me dopo che ci siamo dati appuntamento.

Annalisa, va bene tutto, ma datti una calmata. Perché poi magari non ti piace e ti tocca dare le capocciate al muro e tornare a casa. Dove, by the way, c'è Serena che intrattiene il suo manzo. Forse darle le chiavi non è stata un'idea così brillante.

Invece, devo dire, il tipo mi piace. O meglio, non mi dispiace. Certo, non è Douglas Booth e non è nemmeno il tipo che appena lo vedi ti fa sesso. Non è altissimo e ha un viso un po' troppo squadrato per i miei gusti. Però ha un sorriso simpatico e uno sguardo impertinente, un bel fisico che si intuisce anche sotto la felpa color prugna. E pure le mani mi piacciono molto. Hanno dita affusolate ma allo stesso tempo forti, capaci di stringerti per bene, di strapazzarti.

Ci facciamo abbastanza rapidamente due giri. Io vado a margarita, lui a Baileys-con-qualcosa. Parliamo di cosa facciamo nella vita e delle ore appena trascorse. Mi racconta della sua pizzata con gli amici, io al proposito non ho molto da dire. Più che altro, a un certo punto, accavallo le gambe e lo ascolto fumando molto lentamente una sigaretta. Lascio che sbirci le mie cosce nude credendo di non essere visto. Sono contenta che apprezzi lo spettacolo.

- Invece della disco ti va una festa? Sono amici miei, ma credo ci sarà anche un sacco di altra gente… decidi tu, eh? Mi è venuto in mente solo dopo che ci siamo sentiti, all’inizio avevo deciso di non andarci – mi dice

- Ma per me non c’è problema – rispondo – come mai avevi deciso di non andarci?

- Perché non avevo voglia di stare in mezzo al casino e soprattutto perché non avevo voglia di andarci da solo… con te è diverso.

- E perché con me è diverso? – domando.

- A chi non piacerebbe portarti ad una festa? – sorride.

E’ una bella lusinga, lo devo ammettere. Anche nel tono, che è cristallino e per nulla piacione. Non ci penso nemmeno che, in teoria, sarebbe un rischio optare per una casa privata anziché un luogo pubblico. Sarò io che non mi so gestire o saranno i suoi modi avvolgenti, ma non mi sento per niente in pericolo. Mi chiedo piuttosto quale sarà la sua strategia con me.

La sua strategia prevede che mi cinga il fianco mentre ci incamminiamo verso la sua macchina e chiacchieriamo di cazzate. Non perde tempo e questo mi dà una lieve scossa. Lo fa con naturalezza, senza foga eccessiva ma anche senza titubanza. Ovviamente lo assecondo, lasciando che sia lui a decidere se e quando chiedere di più. Ovviamente lui capisce abbastanza presto che può chiedere di più.

Eh sì, Lollo, non ci siamo dati appuntamento per avviare un’amicizia, direi. Quindi puoi iniziare a chiedere di più. Il "di più" arriva subito ed è un bacio appena saliti in macchina, facilitato anche dal fatto che mi protendo impercettibilmente verso di lui. Le sue labbra si appoggiano alle mie e vi indugiano per qualche secondo, come a chiedere permesso, poi la sua lingua mi invade la bocca e si attorciglia alla mia. E' un bacio semplice, di intensità diciamo media, ma dato con la certezza che non mi sarei tirata indietro. Piuttosto, devo essere io ad impegnarmi a non trasformarlo in un bacio-fottimi-subito. Il contatto fisico mi ha riaccesa, ma mi impongo di dominarmi.

Il bacio-fottimi-subito me lo dà invece lui appena parcheggiata la macchina, con tanto di passata di mano sulla camicetta, zona-tette. Mentre lo fa allargo un po' le cosce. E' un gesto quasi istintivo, sulle prime non me ne accorgo e nemmeno lui. Quando invece me ne rendo conto, è come se mi si squadernassero davanti tutte le mie intenzioni di stasera. Che si riassumono sostanzialmente nella voglia di essere troia, ma tanto troia, davanti a un sacco di gente. E poi di farmi scopare da lui. Per quanto mi riguarda la fase di studio è finita.

Di baci del genere ce ne sono altri due, mentre ci avviamo verso la festa. Anche il modo in cui mi stringe il fianco e mi incolla a sé si è fatto più forte, deciso. Vorrei che il possesso me lo facesse sentire subito, in mezzo alla strada. Vorrei che mentre mi bacia mi toccasse le tette o il culo, che mi infilasse la mano dentro le mutandine. Vorrei avere il coraggio di domandargli "dimmi cosa pensi esattamente in questo momento" e vorrei che lui mi confessasse una sua fantasia oscena. Onestamente, cosa pensi lui non lo so, ma so cosa penso io: penso che se lo chiedesse a me gli direi di portarmi in un angolino buio, gli direi che se vuole posso fargli subito un pompino o, anche meglio, lasciarmi scopare. In piedi e da dietro, come una puttana, come piace a me. Gli direi che ho voglia di salire su alla festa con le mutandine già bagnate dal suo sperma oltre che dai miei succhi.

Non succede niente di ciò, ma ci penso e per qualche istante me ne vado quasi via di testa dietro le mie contrazioni. Lo osservo mentre suona il citofono e annuncia il nostro arrivo con un tono deciso che sinora con me non ha mai avuto. Dico a me stessa che deve essere uno di quei tipi che si sanno controllare ma che, quando si arriva al dunque, ti scopano come se non ci fosse un domani e poi ti lasciano sul letto che sei uno straccio, ancora boccheggiante e con le gambe spalancate. Ho un altro paio di brividi e di contrazioni molto forti che mi annunciano che, tra le cosce, sto per passare dalla modalità "bagnata" alla modalità "zuppa". Mi viene in mente Serena. Chissà se a quest'ora è già stesa sul letto di mia sorella a farsi trivellare dal suo ragazzo, a ricevere quello che senza mezzi termini ha definito "un tronco". Penso a lei che se lo succhia, quel tronco, sulle scale di un condominio, la notte precedente. E penso alla domanda che le ho fatto: ma non potevi fartelo nell'ascensore? Beh, certo, l'ascensore. Potrebbe essere il luogo dove mettere le cose in chiaro con Lollo, qui e ora, no? Forse se appena richiuse le porte appiccico le mie labbra alle sue e mi struscio qualche idea gli viene.

La sua idea, mentre ci baciamo, è in realtà quella di abbrancarmi le chiappe facendomi mugolare nella sua bocca, scostarmi il perizoma e infilarmi un dito nella fica. Più che infilare sarebbe meglio dire intingere. Mi produco in un gridolino da oca arrapata anche abbastanza spontaneo, per la verità. Uno di quelli che dicono se-mi-vuoi-giustiziare-subito-io-non-ho-nulla-in-contrario. Mi infila la mano intera nelle mutandine, dal davanti stavolta, proprio mentre l'ascensore si ferma al piano. Lo guardo, passiva. Appoggiata a una parete, un po' ansimante. Per quanto mi riguarda potrebbe decidere qualsiasi cosa. Anzi, se decidesse di far ripartire l'ascensore e fermarlo tra due piani non mi dispiacerebbe per nulla.

Lui invece no. Mi da un'occhiata tipo tanto-dove-scappi-? che, se possibile, ha un effetto anche peggiore della sua mano, e apre le porte dell'ascensore. Lo seguo cercando di risistemarmi un po', ma è difficile mantenere la calma.

Quando ci aprono la porta, però, cambia tutto, deflagra tutto. La casa dove si tiene la festa non è certo una villa sull'Appia antica, ma sembra un appartamento abbastanza grande e messo su con cura. Del resto proprio il palazzo e la zona sono tipici rifugi da borghesia medio-alta. Dentro c'è un sacco di gente, ragazzi e ragazze, che ride, beve, si diverte. Sullo sfondo, in un salone che deve essere molto più grande di quello che vedo dall'ingresso, si balla al ritmo di Morgenshtern & Lil pump. E davanti a questa scena, ve l'ho detto, vado fuori di testa. Perché non potete immaginare l'attrazione che provo per questa roba qui, in questo momento. Musica, figure che si muovono seguendo il beat, bocche che ingurgitano alcol o aspirano tabacco e thc. Ragazzi fighi o che si atteggiano a tali che guardano le ragazze e le sfiorano cercando il contatto e il consenso. Ragazze sui tacchi o vestite da esposizione che guardano i ragazzi ammiccando o aspettando l'attacco di quello giusto.

Gente sconosciuta, esseri umani in cerca di spensieratezza. O a caccia. Festa e superficialità notturna, che c’è di male? Che c’è di male a divertirsi, a fare la biondina scema, a mettersi in mostra. Che c’è di male a concedermi a Lollo o a dare l’illusione a tutti gli altri che potrei concedermi pure a loro, a sentirmi addosso la voglia che hanno di mangiarmi viva. E farsi mangiare viva anche da un altro che non sia Lollo? Potrebbe succedere, se trovo un tipo che mi piace, che c’è di male? Che c’è di male ad andare su di giri, a provocare, a farsi desiderare, a farsi sfiorare, a sentire le altre bisbigliare ma chi è quella? Chi è quella troia lì? Ho voglia di tutto questo. Il casino gigantesco che c’è qui dentro ingigantisce tutti i miei desideri. Voglio scopare stanotte, ho bisogno di sesso. Ma in questo momento la prima cosa di cui ho bisogno è esagerare.

Lollo entra dopo di me e mi presenta al ragazzo che ci ha aperto la porta. Deve essere il padrone di casa ma sul momento, distratta dalla confusione e dalla risata di una ragazza a un paio di metri da me, non ne colgo il nome. Ci sarà tempo, semmai. In ogni caso, più che lui e il suo sorriso, mi piace lo sguardo che mi riserva e quello, complice e spudorato, che riserva a Lollo. Non è che siamo entrati pomiciando o mano nella mano. Tuttavia è evidente che siamo qui in modalità prima-o-poi-finisce-che-scopiamo. Proprio mentre lui sta per suggellare l'evidenza con una mano sul mio fianco - o forse sul mio culo, non lo saprò mai - si irrigidisce e mormora "oh cazzo".

Sulle prime non capisco, ma quando vedo una rossa (tinta) con le tette quasi di fuori avvicinarsi a grandi passi un'idea me la faccio.

La ragazza gli dice "ah, ma ci sei anche tu?" guardandolo con un'espressione del genere "chi è sta mignotta che ti sei portato appresso?". Cosa che, come vi ho detto, in un altro momento e con un altro tipo di sguardo apprezzerei, ma non ora. Che sia la sua ex è chiaro. Lo è anche dal modo in cui mi pianta lì quando lei gli fa "vieni un attimo che ti devo dire una cosa?".

E anche se Lollo si allontana con un gesto che significa "scusa, torno subito" capisco che qualcosa si è rotto. Che fino a un momento fa c'era un magic moment che adesso non c'è più. Tutta la sua sicurezza si è infranta quando la sua ex l’ha convocato chissà dove. Me ne resto lì con addosso la mia voglia e la mia sfiga, cercando un posto dove appoggiare il giubbino e la borsa.


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scritto il
2021-01-07
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