Weekend lovers - L'amica generosa

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etero

Dovreste dirmi che sono una brava amica. Cioè, anche se non me lo dite sticazzi, me lo dico da sola. Però è vero, è obiettivamente vero. Perché quello che sto per fare per Serena, beh, non è roba da poco. Mi sono stupita io stessa della mia generosità.

Già ospitarla per la notte con il suo manzo non è una cosa che farebbero tutte. Lasciarle addirittura campo libero, poi… “Ma tu dove cazzo dormi?”, si è degnata di chiedermi a un certo punto. Già, io dove cazzo dormo? Stefy non c’è, è via con Simone, il suo ragazzo. Trilli nemmeno a parlarne, con quella stronza di sua madre… Io dove la passo la notte? Vedremo, ma intanto una carta di riserva ce l’ho, eh? Buona e generosa sì, ma non scema. Se arrivata una certa ora non trovo nulla… beh, me ne torno a casa. Ok, ok, il più tardi possibile, cerco di non disturbare. Nel caso, dormirò nel letto dei miei, o in salone. No, nella mia stanza no. E’ attaccata a quella di Martina, non ho proprio voglia di sentirvi né di essere svegliata. A proposito, cercate di non fare tanto casino, eh? In tutti i sensi.

Brava amica, buona e generosa. Ho pure messo delle lenzuola pulite. Domani rimetto quelle vecchie, per non destare sospetti. Non comportatevi come animali, please. Cioè, tra voi due sì, fate il cazzo che vi pare, ma risparmiate la casa, ok? Che poi, siamo proprio al paradosso. Tra un po’ finisce che rimango la sola a non avere mai fatto roba a casa mia. Ehi, conoscete qualcun altro/a interessato/a per caso? No perché, magari, mi metto a stampare i bigliettini elimina-code.

Vabbè, torno dal mio jogging e aspetto sotto casa Serena per consegnarle un paio di chiavi. E mentre aspetto cerco di organizzare la mia, di serata.

Perché c’è anche questo aspetto da considerare, e che cazzo. Serena e il suo tipo ok, auguri. Ma anche io avrei voglia di conoscere qualcuno da vicino stasera, eh? Diciamo tanta voglia e tanto da vicino. Ho una voglia tale che nemmeno i ditalini mi vengono bene. Ma del resto sono giorni che va così. Ho la necessità impellente di finire tra le grinfie di qualcuno dotato di cazzo. E per dirla tutta, non mi accontenterei di fare un pompino.

Che c’è, ve l’ho messa giù troppo dura? Ma guardate che è la pura verità. Ho voglia di scopare uno sconosciuto. Uno. Anche due. Forse pure tre, non lo so. Non so mica a che punto mi fermerei. Magari è solo un modo di dire, ok. Ma è per farvi capire la situazione. E mentre cercate di capirla, considerate pure che sto prendendo sì in esame l’ipotesi di organizzarmi per la notte ma, prima, anche di farmi rimorchiare da qualcuno che non c’entra assolutamente un cazzo e fargli un pompino in clandestinità. Così, giusto per scaldare un po’ la serata.

Ecco, forse in questo modo vi fate una idea più precisa del mio delirio. Un delirio che per di più si autoalimenta. Invece di dirmi che è una stronzata, più ci penso e più l’elenco delle zozzerie che potrei fare o che sarei disposta a farmi fare si allunga.

Prima di andarmene definitivamente via di testa, però, mi impongo di restare lucida e di pianificare bene le mie mosse. Sono un po’ intimorita da ciò che potrei fare, non vorrei mettermi nei guai.

Perciò, prima che il demone prenda completamente il sopravvento, faccio in modo che siano la paura e il senso di prudenza a guidarmi. Il che significa, nel caso in questione, una ricerca ad ampio spettro su Tinder. Non è facile, perché vengo letteralmente assalita. E anche perché a un certo punto arriva Serena a reclamare le chiavi e mi tocca far finta di essere lì a smanettare sulla mia applicazione per il running. Le consegno le chiavi, le faccio tutte le raccomandazioni del caso, mi dice che lei e quell’altro dovrebbero arrivare a casa verso l’una, le due (“ma non escludo anche prima, ahahahah”, mi avverte). Mi dà fastidio che, dopo avermi ringraziata in modo persino eccessivo stamattina, adesso lo consideri quasi un atto dovuto, il mio. Per certi versi non la invidio.

Risalita in casa mi dedico ad affinare la mia ricerca su Tinder. La restringo a cinque-sei persone, di età variabile dai venticinque ai trentacinque anni, stando almeno a quello che dicono. Cerco di capire che tipi sono. Provoco reazioni tra il divertito e l’eccitato quando annuncio urbi et orbi che devo sospendere per un po’ per farmi una doccia, in due mi chiedono una foto in privato. Me la faccio davanti allo specchio del bagno, nuda e con le goccioline d’acqua che mi scorrono addosso, nascondendo la faccia con il telefono e il flash, sfumando lo sfondo con una app di editing. Ricevo un “wow, grazie, sei una fata!” da uno e un “pensavo che avessi le tette più grandi” da un altro. Quest’ultimo lo depenno subito dalla lista domandandomi come si faccia a essere così coglioni.

Alla fine combino con un ragazzo di ventotto anni, Lollo. Mi sembra un tipo a posto. Sì, lo so che non si può mai dire, ma mi fido del mio istinto tenuto a bada dalla mia ultima, residua, razionalità. Dice che ha una pizza con i suoi compagni di squadra (di quale sport non specifica) ma che verso le dieci e mezza-undici possiamo vederci. Aggiunge: a meno che tu non voglia fare anche qualcosa prima, nel qual caso disdico la cena. Mi piace, lo rassicuro che per me le undici vanno benissimo. Chiede cosa mi va di fare e gli rispondo che per me si può bere qualcosa da qualche parte e poi si vede. Mi fa “disco?”, gli dico che può essere anche la disco, che mi va di divertirmi un po’. Replica “anche a me” e mi confida che lui e la sua ragazza si sono lasciati appena tornati dalle vacanze. Mento dicendogli che per me vale più o meno la stessa cosa. “Vabbè, un po’ di divertimento allora ce lo meritiamo”, mi scrive aggiungendo uno smile. Per un attimo mi eccito a pensare quanto si divertirebbe a scoparmi mentre io lo imploro di non smettere. Divento un lago all’istante. Gli rispondo “ma sì, non c’è niente di male”. E mi eccito anche di più a pensare che, probabilmente, in questo momento abbiamo entrambi la stessa idea di divertimento. C’è un non detto che mi piace moltissimo, una specie di sexting morbido che mi fa uscire fuori di testa molto più di quanto lo farebbe uno estremo, con tanti saluti a quell’imbecille di Giuseppe che ieri mattina mi ha mandato la foto del suo cazzo e a quell’altro incapace di Valerio che ieri sera mi ha letteralmente pisciata. Per un istante mi dico pure che il sentimento di rivalsa di Serena nei confronti del bel Lapo che l’ha mollata un po’ ci sta, lo capisco. Guardo sconsolatamente l’ora sul telefono e penso che, cazzo, alle undici manca veramente ancora parecchio.

Mentre mi propone due o tre locali dove vederci mi sposto nella stanza di Martina. Perché lì c’è uno specchio davanti al letto. Mi accendo una sigaretta e mi tolgo l’accappatoio. Asciugamano sulla testa a parte, mi trovo bellissima, impossibile da non desiderare. Gli rispondo lasciandogli ampia facoltà di scelta, ma in questo momento sono molto più interessata a fumare lentamente e a osservarmi. Mi sfioro morbidamente capezzoli e pube, mentre lo faccio, ma non vado oltre. Mi scrive prospettandomi anche un paio di posti dove andare a ballare, dopo. Prima di rispondergli, mi metto a quattrozampe sul letto di Martina, con la faccia rivolta verso lo specchio. Mi faccio una foto nascondendo il viso dietro il telefono, come ho fatto con quei due di prima. Ho la testa e le spalle quasi sul materasso, i capelli liberi dall’asciugamano e ancora umidi che si sparpagliano verso il basso. La schiena che risale su e, al top, il profilo perfetto del mio sedere. Osservo la foto e accarezzo l’idea di mandargliela accompagnata dalla scritta: “A me però piacerebbe ballare così tutta la notte”. Anzi, lo scrivo proprio. Poi però rinuncio. Cancello tutto, ci sarà tempo per tutto. Gli rispondo “va bene, dopo decidiamo insieme” e gli do appuntamento alle undici. Cazzo, manca davvero parecchio alle undici.

Mi lascio completamente andare in quella posizione, rilasso tutti i muscoli, mi abbandono. Sento una goccia stillare sul mio interno coscia.


CONTINUA

scritto il
2021-01-02
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