Calda vigilia

di
genere
saffico

La serata entra nel vivo.
Ci siamo raccontate cose, scambiate notizie, guardate e complimentate.
Le frasi di rito, le occhiate maliziose, cariche di promesse, grondanti di erotismo inconfessato.
Ed ora ci guardiamo, sedute per terra davanti al tuo tavolino basso in soggiorno.
Musiche frastornanti, ritmi tribali, balorda coreografia di suoni scompaginati dal continente nero.
Armeggi in difficoltà con le bacchette intorno al mio sushi, pasticcio con imbarazzante incapacità con le dita impiastricciate attorno al tuo riso e le tue carni dai colori forti ed i sapori piccanti.
Alla fine mangio cibo senegalese con le bacchette giapponesi e tu con le tue abili dita africane manovri alimenti giapponesi.
Il continente giallo di fronte all'Africa nera.
Non stacco i mie occhi dai tuoi mentre le bacchette padroneggiano il tuo riso.
Mi infilo il bambù fra le labbra e lo estraggo lentamente, succhiandone la liscia superficie, come se fossero le tue dita nella mia vulva; sporgo la punta della lingua per accarezzarne le estremità, ed eccitarti.
Ti impossessi dei miei fagottini di riso al vapore, nell'involucro nero dell'alga nori, con esasperante lentezza.
La tua lingua balena come una fiamma rossa nella lava nera dell'Etna, indugia fuori dalle tue labbra verniciate dal rossetto provocante, lambiscono il cibo nipponico che sparisce nella tua bocca.
Lo mastichi muovendo sensualmente le tue grossi labbra, la punta della lingua ricompare per leccarti il contorno della bocca.
Giochi di sguardi, piccole impercettibili contrazioni delle iridi.
Attrazione magnetica, i nostri occhi polarizzati affondano oltre le pupille sguardi, perdendosi nelle stanche anse del fiume giallo, sfilacciandosi nel delta interno del fiume Congo.
Antichi codici genetici nelle terre del sud della Cina, tra i coni calcarei e le foreste di pietra dov'è coltivato il tè dello Yunnan.
Primordiali villaggi ai confini del Sahel, strumenti ad osso e frammenti di ossidiana.
Razze a confronto, unione di corpi dalle pelli complementari.
Tette giapponesi dagli apici scuri, procaci poppe africane dai capezzoli ubertosi e sporgenti.
Zigomi alti, labbra tumide.
Mi provochi e ti lasci eccitare.
Le tue labbra si muovono lente intorno al mio sushi, le sento sui capezzoli quando le atteggi a suggermi i seni.
Con la lingua mi accarezzo gli incisivi superiori e socchiudo mollemente gli occhi per soggiogare i tuoi sensi.
Finchè il cibo diventa un impiccio per le nostre bocche.
Le labbra anelano a sfiorarsi, incontrarsi, toccarsi.
Le lingue ad accarezzarsi.
Il tuo sapore, la tua saliva sulle mie labbra, nella mia bocca.
Incensi e sandalo, vapori e sentori di continenti lontani.
Il sapore della tua pelle, delle tue ascelle, del tuo collo sotto le pennellate delicate della mia lingua.
La tua lingua umida e vischiosa, morbida e ruvida, umida e grezza.
Percorri la valle tra i miei seni.
Promesse con gli sguardi, la manifestazione dei desideri più sconci.
Così forti, nei nostri sguardi che nessuna parola potrebbe esprimerne meglio l'onda erotica.
Tu, muso giallo, non perdere di vista i miei occhi.
Tu, muso nero, non ti staccare dal mio sguardo.
Ci alziamo, una di fronte all'altra, col piede nudo sposti il tavolo.
Rumore di porcellane che scivolano sul tappeto.
Nessun intralcio tra due donne che si stanno promettendo seduzione e perdizione.
Solo il tocco delle mie dita per sciogliere il nodo del panno che riveste il tuo corpo.
Il tessuto, i colori del Senegal scivolano sulla tua pelle, il tuo seno emerge provocante, i capezzoli a punta, neri e contratti, accarezzati dal cotone che ne evoca la presenza ancor prima di appagarmi la vista.
Giaci nuda davanti a me, il tuo pube rasato e lucido, la tua pelle dai riflessi di rame, il tuo sorriso invitante.
Mi sciogli i capelli, tentacoli neri mi scivolano sulle spalle.
Mi slacci la 'obi', i lembi del kimono si sfaldano, il mio corpo nudo si affaccia promettente al tuo sguardo che indaga.
Un piccolo movimento delle spalle e l'indumento mi scivola di dosso.
Nuda di fronte a te, sollevo il seno con un respiro profondo per richiamare i tuoi occhi sul mio petto.
Le nostre mani si cercano.
Le punta delle dita si incontrano, si accarezzano, si sfiorano.
Poi è il tuo abbraccio che mi conduce, la tua mano dalla curva rientrante della schiena serpeggiano sul mio sedere.
Lo passi in rassegna prima di infilarti tra i glutei e stringermi a te.
Con un gemito mi lascio catturare.
Mi porti a te, sul tuo corpo, i miei seni sui tuoi.
Muovi il petto per accarezzarmi i capezzoli, le tue dita mi entrano in profondità; oltre il sedere, da dietro ti prolunghi a cercare il mio ingresso.
Mi gocciolo addosso, il piacere mi cola sulle cosce e guida la tua mano.
Con un sussurro mi catturi e le tue dite entrano in me.
E allora alzo le braccia e ti avvolgo il collo, la mia testa si deposita stanca sulla tua spalla, gli occhi si chiudono e le tue dita mi esplorano.
Quasi mi sollevi quando mi adagi sul letto.
Non vuoi che ti tocchi, ma le mie dita si perdono nei tuoi ricci selvaggi mentre affondi la tua lingua fra le mie cosce ed io ti stringo la testa per sentirti più dentro.
Gemo, ti disseti di me; urlo, ti stritolo il capo tra le cosce mentre la tua lingua mi tormenta il clitoride. Con un dito mi vìoli il buco più stretto ed io mi abbandono al cuore pulsante del continente caldo.
E quando risali a me mi impossesso dei tuoi seni, nascondo la faccia tra le tue curve e ne emergo bagnandoti di saliva. Ti ribalto e ti cavalco.
Ti giro e ti lecco.
La schiena dalla curva sensuale vibra sotto i miei occhi.
Con la lingua dalla topa ti risalgo nel culo e proseguo sul tuo dorso.
Tu ruoti, ti dimeni come un alligatore ferito.
Di nuovo il tuo seno oscilla mentre giaci supina.
Ti posseggo, ti penetro. Le dita di dietro, la lingua davanti.
Di nuovo ti stringo tra le cosce e ti impasto le tette.
Ti mordo i capezzoli fino quasi a farti male e te li succhio allungandoti i seni.
Tette dure, seni sodi.
Poi mi giro, ti sbatto la figa sul volto e mi dedico alla tua.
Ti succhio e ti lascio, mi immergo e ti aspiro, il mio pollice affonda nel buco tra i glutei.
Mi sculacci le chiappe, mi graffi il culetto; io ti apro le cosce per entrarti più dentro.
Il mio dito scompare nel tuo buco più nero, la mia lingua fa strage nelle tue pieghe vulvari.
Godiamo, i nostri gemiti soffocati nelle fighe bagnate.
Ti stringo fra le cosce mentre mi penetri, ti mordo il clitoride mentre ti sfondo.
Ti scuoti, sobbalzi, i tuoi orgasmi violenti, le mie urla più sciolte.
Poi è solo un liquido scivolare del mio corpo sul tuo, oceani di sudore e saliva.
Mi rigiro per essere di nuovo su di te.
Mi abbandono sui tuoi seni, mi fagociti tra le tue braccia.
Solo poco e di nuovo rotoliamo abbracciate, le nostre bocche aperte a morderci le lingue.
La mia saliva ti ricalca i contorni degli occhi, la mia lingua ti disegna il profilo del naso.
Le mani si imprigionano nei tuoi ricci di piovra.
Le tue palme dalla schiena si saldano sui miei glutei.
I respiri affannosi si spengono e mi ergo, seduta sul tuo pube.
Ancora ci sorridiamo mentre le nostre dita si artigliano e ricomincio a scivolarti avanti ed indietro, la vulva sul tuo pube, i miei liquidi come un lento fiume in piena colano su di te, convergono tra le tue pieghe inguinali.
Sollevi le cosce e ti incrocio nelle mie.
Ti guardo fissa negli occhi, il mio respiro si riaccende mentre con la figa strofino la tua.
Ci stringiamo le dita, come unghie rapaci, il ritmo si innalza, l'affanno si mescola a nuovi gemiti.
Rumori bagnati, la mia vulva affonda nella tua, il mio clitoride si stempera sul tuo, piccoli movimenti circolari.
Poi le dita si lasciano, mi arpioni i seni e mi pieghi verso di te. Allungo una mano sotto il sedere per infilarmi nel tuo.
Ci aspettiamo per un nuovo orgasmo. Urla roche, rantoli feroci, ruggiti, gemiti.
Ti schizzo del mio piacere.
Poi come in un pianto scivolo perduta sul tuo corpo, accolta dal tuo abbraccio, come se non dovessimo risvegliarci mai più.
di
scritto il
2021-02-16
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