Viaggiando con mia figlia - 1 -
di
zorrogatto
genere
dominazione
Con Giulia dovevo proprio farlo, questo viaggio: avevo bisogno di stare con lei, parlare, capire cosa le passasse per la mente dopo... dopo quello che avevo saputo, saputo su di lei.
Avevo detto che sarei stato via una decina di giorni, ma che poi mi sarei fatto vivo per dire se tornavo o se sarei restato assente ancora, avevo messo i due borsoni coi nostri cambi nel bagagliaio e via, senza una destinazione, senza percorrere autostrade perchè non avendo una destinazione, lo scopo del viaggio era il viaggio stesso.
E in effetti anche lei si godeva il viaggio e a volte mi indicava cose: «Guarda papà, quelle nuvole... guarda che bella chiesetta... oh, che bel mare...» ed era uno stupirsi per i suoi vent'anni, ma anche per i miei, prossimi ad essere cinquanta.
Viaggiavamo, anche attraversando paesi e città e tant'è non trovavo la forza, la voglia, il coraggio di affrontare quel discorso...
Eppure... dentro di me rivedevo quelle foto e poi pensavo a quello che si sussurrava in giro ed a quello che quell'ex poliziotto aveva scoperto investigando...
Dovevamo parlare, Giulia ed io, ma non trovavo... l'occasione, la scintilla giusta per cominciare il discorso.
Mi ero portato dietro il dossier completo, con foto e relazioni e rapporti e lo tenevo nella mia borsa, sul sedile posteriore.
Avevo paura di farla sentire aggredita, anche se forse il sapere che anche io sapessi... chissà, magari le avrebbe dato piacere... Avevo intuito, anche dal suo carattere così simile al mio, che forse anche lei subiva le fascinazioni di un certo tipo di situazioni.
Eravamo nella strada probabilmente principale di questa piccola cittadina e vedevo che davanti a noi c'era un semaforo; con una corsia transennata per un qualche lavoro, era normale che fossimo in coda. Quando scatta il verde per noi, io sono ancora abbastanza lontano dal semaforo e vedo che il mezzo davanti a me, riparte con tutta calma; poi accelera ed io dietro e scatta il giallo e lui passa ed io freno, calcolando che non ce l'avrei fatta. In effetti scatta il rosso, ma «Thump!», un colpo dietro: siamo stati tamponati!
Scendo e vado a vedere i danni, inveendo «Eccheccazzo!, Ma stai attento, no?»
Arrivo dietro e vedo che il danno è solo la plastica delle luci di sinistra fracassata.
«Senza che tu incazzi tanto, sa!» mi dice il tipo che mi ha tamponato, scendendo, mentre anche il suo passeggero scende dal grosso pickup: io li guardo e loro guardano noi -anche Giulia è scesa- con sguardo feroce. Sono grossi, muscolosi, forse palestrati, tra i 25 ed i 30, dei veri fustacchioni e ben più alti di me, vagamente minacciosi.
Non voglio mettermi a discutere... e con due così grossi, poi!
«No, sa, mi scusi... ma lei mi è venuto addosso...»
«Se tu cretino che accelera e poi inchioda, io ti tampona!»
«Ma sì... no... sa.. il semaforo... diventato rosso...» Loro ci guardano poi parlano tra loro nella loro lingua e fanno un breve risata cattiva.
Capisco che è meglio chiudere la faccenda: «Va bene, su: facciamo il Cud per l'assicurazione e...» «No, tu aspetta! Tuo danno è plastica di luci, giusto?»
Annuisco; lui scambia due battute con l'amico che prende il cellulare e fa una telefonata e poi annuisce sorridendo.
«Allora senti me: niente assicurazione. Noi davanti e tu dietro, andiamo da mio amico con officina, lui mette plastica nuova e noi amiconi, sì? Perché tu no sei di queste parti, vero?» Mi chiede con un mezzo, strano sorriso che forse vuole essere gentile.
Sorrido anche io: «No siamo di un'altra regione... con mia figlia stiamo facendo un viaggio senza meta, giusto per girare e... sa com'è: ci si ferma a mangiare quando si ha fame ed a dormire dove si ha sonno...»
«Bello, girare senza meta senza nessuni che sa dove sei...» Sorrido ancora: ha colto il succo del nostro giro: «Eh, esatto!»
Lui sorride, tutto contento, mentre l'amico è di nuovo al telefono: «Allora adesso io davanti voi dietro e io entro in portone e voi dietro: è officina di mio amico: abbiamo telefonato e lui aspetta noi...»
Annuisco contento e ripartiamo, seguendoli: strane stradine e stradette e alla fine, ai bordi dell'abitato, un capannone; vedo che uno sta facendo scorrere il portone sulla sua guida e il pickup entra, seguito da noi. Loro spengono e scendono, mentre noi facciamo lo stesso e vedo che stanno facendo di nuovo scorre il portone per chiudere.
Arrivano altri quattro: stessa fascia di età e stesso aspetto dei nostri due nuovi amici, ma con aria seria, mentre il guidatore parla rapidamente nella loro lingua e loro ci guardano.
Mi guardo in giro e vedo che è un magazzino vuoto, non un'officina e, da come sono vestiti, nessuno di loro suggerisce l'idea di essere un meccanico...
Mi si avvicina uno, più anziano e basso e meno in forma degli altri: intuisco che sia... uhm... il capo, forse, di quella gente.
«Allora... -mi scruta con un sorrisetto maligno- … tu che fai scenate ai miei uomini...che li insulti...»
Mi rendo conto che la cosa sta diventando... sgradevole: «Ma no, mi scusi... scusatemi tutti... Era appena successo ed ho... reagito d'istinto, scusatemi...
Ed anche le luci... è solo una plastichina... me ne vado adesso e me la farò cambiare, non preoccupatevi...»
Mentre parlavo, lui mi si avvicina sempre più, fino a un palmo dalla mia faccia... alito non fresco, tra l'altro...
«Tranquilli... - aggiungo- … adesso andiamo via e...»
Non l'ho proprio visto arrivare, ma lo sberlone mi sorprende e perdo l'equilibrio e finisco in terra.
E lui, cattivo, mi assesta anche un calcio nello stomaco!
Mi raggomitolo e guardo preoccupato Giulia e... e vedo che si morde il labbro inferiore.
Uno dei tipi le va dietro e da dietro le strappa la camicetta e lei si gira... non irritata o spaventata, ma come in attesa... allora quello che ho letto... è vero, penso.
«Tu figlio di puttana, bastardo! Sei venuto qui a fare il gradasso, ma adesso ti insegnamo a stare al mondo!»
Oddio!! Sono preoccupato e lo dico: «Fatemi quello che volete... -e tant'è mi attraversa la mente un brividino- … ma lasciate andare via mia figlia, lei non c'entra!»
Il tono è affabile, discorsivo... «Ah... lei è la tua piccola figlia?» «Sì» «E tu sei bravo papà... lei non è la tua puttana che ti porti in giro per chiavare?»
Faccio per rispondere, ma qualcuno mi blocca sul pavimento lurido mettendomi un piede sul collo: la cosa sta diventando... decisamente antipatica! Faccio disperatamente segno di no con la testa, mentre qualcuno mi imbavaglia.
«Allora, se è tua figlia e non la tua troia, tu non l'hai mai vista nuda, sbaglio? O magari l'hai spiata sotto la doccia perché sei un papà porco...» ride cattivo, mentre faccio ripetutamente segno di no con la testa.
Uno dei tipacci si avvicina a Giulia e, dopo aver strappato il bottone della gonna infilando due forti dita sotto la cintura e tirando di scatto, con un coltello che tira fuori dalla tasca, le taglia la gonna e poi gli slippini ed il reggiseno.
Non ho occhi che per lei, che non prova neanche a reagire o sottrarsi, anzi... vedo che i capezzoli (Ma cos'hanno? Delle barrette come piercing???) le si inturgidiscono!
Mani forti mi afferrano per le braccia e mi tirano in piedi e poi mi uniscono le mani dietro la schiena e sento il rumore del nastro adesivo con cui mi legano i polsi insieme.
Qualcuno prende Giulia per i capelli e me la porta vicino e poi la fa girare su se stessa, mostrandomela nuda.
«Allora paparino... non l'avevi mai vista nuda la tua bambina troia?» ed io a fare cenno di no.
«Ma tu sei un uomo normale... immagino che ti sia diventato duro a vederla nuda no?» ed io a negare di nuovo, anche se tutta la, pur antipatica!, situazione...
«Adesso vediamo!» e con un colpo di... rasoio, forse, mi trovo coi jeans ed i boxer tagliati sul fianco (che brucia per il taglio superficiale della pelle) e con due strattoni mi trovo con pantaloni e boxer a mezza coscia e... il cazzo che mi si sta alzando!
«Ah! Paparino che si eccita, davanti alla sua bambina nuda!» Ride il tipo e gli altri con lui.
Se solo sapessero...
Uno dietro di me mi molla un forte sculaccione sulle chiappe nude e poi ride: «Bel culo, paparino: liscio e senza peli!»
E tutti ridono... Ma mica è colpa mia, se sono poco peloso!
«Ma papà...» Guardo Giulia: mi sta fissando con un vago sorrisetto divertito, mentre mi guarda il cazzo che -in effetti- sembra saltellare nel tentativo di drizzarsi del tutto... Dio, chevvergogna!!!
Ma anche lei, con quei capezzolini duri-duri, poi...
«Adesso guarda la tua bambina come è brava a succhiarlo!»
E uno della banda che afferra i capelli di Giulia e poi la piega fino a farla arrivare con la bocca davanti al cazzo.
E lei, docilmente, che apre la bocca e se lo fa mettere in bocca e la sua docilità mi intriga... fin troppo: «Ma guardalo il paparino come gli diventa duro il cazzetto a vedere la sua bambina a succhiar cazzi!» e tutti a ridere, anche quello che è nella nostra auto e sta frugando dappertutto e... Oh, no!
Sta frugando nella mia borsa, ha trovato la cartellina con scritto Giulia e.. guarda e riguarda le foto! Chiama il capo nella sua lingua ed anche lui guarda le foto e ride e scorre anche le relazioni, i rapporti...
E sul viso gli si accende sempre più un sorriso malvagio.
«Ma senti, paparino: ma tutte queste cose scritte qui... le hai solo lette o anche viste fare? Rispondi, merdina!»
zorrogattoge@yahoo.it
Avevo detto che sarei stato via una decina di giorni, ma che poi mi sarei fatto vivo per dire se tornavo o se sarei restato assente ancora, avevo messo i due borsoni coi nostri cambi nel bagagliaio e via, senza una destinazione, senza percorrere autostrade perchè non avendo una destinazione, lo scopo del viaggio era il viaggio stesso.
E in effetti anche lei si godeva il viaggio e a volte mi indicava cose: «Guarda papà, quelle nuvole... guarda che bella chiesetta... oh, che bel mare...» ed era uno stupirsi per i suoi vent'anni, ma anche per i miei, prossimi ad essere cinquanta.
Viaggiavamo, anche attraversando paesi e città e tant'è non trovavo la forza, la voglia, il coraggio di affrontare quel discorso...
Eppure... dentro di me rivedevo quelle foto e poi pensavo a quello che si sussurrava in giro ed a quello che quell'ex poliziotto aveva scoperto investigando...
Dovevamo parlare, Giulia ed io, ma non trovavo... l'occasione, la scintilla giusta per cominciare il discorso.
Mi ero portato dietro il dossier completo, con foto e relazioni e rapporti e lo tenevo nella mia borsa, sul sedile posteriore.
Avevo paura di farla sentire aggredita, anche se forse il sapere che anche io sapessi... chissà, magari le avrebbe dato piacere... Avevo intuito, anche dal suo carattere così simile al mio, che forse anche lei subiva le fascinazioni di un certo tipo di situazioni.
Eravamo nella strada probabilmente principale di questa piccola cittadina e vedevo che davanti a noi c'era un semaforo; con una corsia transennata per un qualche lavoro, era normale che fossimo in coda. Quando scatta il verde per noi, io sono ancora abbastanza lontano dal semaforo e vedo che il mezzo davanti a me, riparte con tutta calma; poi accelera ed io dietro e scatta il giallo e lui passa ed io freno, calcolando che non ce l'avrei fatta. In effetti scatta il rosso, ma «Thump!», un colpo dietro: siamo stati tamponati!
Scendo e vado a vedere i danni, inveendo «Eccheccazzo!, Ma stai attento, no?»
Arrivo dietro e vedo che il danno è solo la plastica delle luci di sinistra fracassata.
«Senza che tu incazzi tanto, sa!» mi dice il tipo che mi ha tamponato, scendendo, mentre anche il suo passeggero scende dal grosso pickup: io li guardo e loro guardano noi -anche Giulia è scesa- con sguardo feroce. Sono grossi, muscolosi, forse palestrati, tra i 25 ed i 30, dei veri fustacchioni e ben più alti di me, vagamente minacciosi.
Non voglio mettermi a discutere... e con due così grossi, poi!
«No, sa, mi scusi... ma lei mi è venuto addosso...»
«Se tu cretino che accelera e poi inchioda, io ti tampona!»
«Ma sì... no... sa.. il semaforo... diventato rosso...» Loro ci guardano poi parlano tra loro nella loro lingua e fanno un breve risata cattiva.
Capisco che è meglio chiudere la faccenda: «Va bene, su: facciamo il Cud per l'assicurazione e...» «No, tu aspetta! Tuo danno è plastica di luci, giusto?»
Annuisco; lui scambia due battute con l'amico che prende il cellulare e fa una telefonata e poi annuisce sorridendo.
«Allora senti me: niente assicurazione. Noi davanti e tu dietro, andiamo da mio amico con officina, lui mette plastica nuova e noi amiconi, sì? Perché tu no sei di queste parti, vero?» Mi chiede con un mezzo, strano sorriso che forse vuole essere gentile.
Sorrido anche io: «No siamo di un'altra regione... con mia figlia stiamo facendo un viaggio senza meta, giusto per girare e... sa com'è: ci si ferma a mangiare quando si ha fame ed a dormire dove si ha sonno...»
«Bello, girare senza meta senza nessuni che sa dove sei...» Sorrido ancora: ha colto il succo del nostro giro: «Eh, esatto!»
Lui sorride, tutto contento, mentre l'amico è di nuovo al telefono: «Allora adesso io davanti voi dietro e io entro in portone e voi dietro: è officina di mio amico: abbiamo telefonato e lui aspetta noi...»
Annuisco contento e ripartiamo, seguendoli: strane stradine e stradette e alla fine, ai bordi dell'abitato, un capannone; vedo che uno sta facendo scorrere il portone sulla sua guida e il pickup entra, seguito da noi. Loro spengono e scendono, mentre noi facciamo lo stesso e vedo che stanno facendo di nuovo scorre il portone per chiudere.
Arrivano altri quattro: stessa fascia di età e stesso aspetto dei nostri due nuovi amici, ma con aria seria, mentre il guidatore parla rapidamente nella loro lingua e loro ci guardano.
Mi guardo in giro e vedo che è un magazzino vuoto, non un'officina e, da come sono vestiti, nessuno di loro suggerisce l'idea di essere un meccanico...
Mi si avvicina uno, più anziano e basso e meno in forma degli altri: intuisco che sia... uhm... il capo, forse, di quella gente.
«Allora... -mi scruta con un sorrisetto maligno- … tu che fai scenate ai miei uomini...che li insulti...»
Mi rendo conto che la cosa sta diventando... sgradevole: «Ma no, mi scusi... scusatemi tutti... Era appena successo ed ho... reagito d'istinto, scusatemi...
Ed anche le luci... è solo una plastichina... me ne vado adesso e me la farò cambiare, non preoccupatevi...»
Mentre parlavo, lui mi si avvicina sempre più, fino a un palmo dalla mia faccia... alito non fresco, tra l'altro...
«Tranquilli... - aggiungo- … adesso andiamo via e...»
Non l'ho proprio visto arrivare, ma lo sberlone mi sorprende e perdo l'equilibrio e finisco in terra.
E lui, cattivo, mi assesta anche un calcio nello stomaco!
Mi raggomitolo e guardo preoccupato Giulia e... e vedo che si morde il labbro inferiore.
Uno dei tipi le va dietro e da dietro le strappa la camicetta e lei si gira... non irritata o spaventata, ma come in attesa... allora quello che ho letto... è vero, penso.
«Tu figlio di puttana, bastardo! Sei venuto qui a fare il gradasso, ma adesso ti insegnamo a stare al mondo!»
Oddio!! Sono preoccupato e lo dico: «Fatemi quello che volete... -e tant'è mi attraversa la mente un brividino- … ma lasciate andare via mia figlia, lei non c'entra!»
Il tono è affabile, discorsivo... «Ah... lei è la tua piccola figlia?» «Sì» «E tu sei bravo papà... lei non è la tua puttana che ti porti in giro per chiavare?»
Faccio per rispondere, ma qualcuno mi blocca sul pavimento lurido mettendomi un piede sul collo: la cosa sta diventando... decisamente antipatica! Faccio disperatamente segno di no con la testa, mentre qualcuno mi imbavaglia.
«Allora, se è tua figlia e non la tua troia, tu non l'hai mai vista nuda, sbaglio? O magari l'hai spiata sotto la doccia perché sei un papà porco...» ride cattivo, mentre faccio ripetutamente segno di no con la testa.
Uno dei tipacci si avvicina a Giulia e, dopo aver strappato il bottone della gonna infilando due forti dita sotto la cintura e tirando di scatto, con un coltello che tira fuori dalla tasca, le taglia la gonna e poi gli slippini ed il reggiseno.
Non ho occhi che per lei, che non prova neanche a reagire o sottrarsi, anzi... vedo che i capezzoli (Ma cos'hanno? Delle barrette come piercing???) le si inturgidiscono!
Mani forti mi afferrano per le braccia e mi tirano in piedi e poi mi uniscono le mani dietro la schiena e sento il rumore del nastro adesivo con cui mi legano i polsi insieme.
Qualcuno prende Giulia per i capelli e me la porta vicino e poi la fa girare su se stessa, mostrandomela nuda.
«Allora paparino... non l'avevi mai vista nuda la tua bambina troia?» ed io a fare cenno di no.
«Ma tu sei un uomo normale... immagino che ti sia diventato duro a vederla nuda no?» ed io a negare di nuovo, anche se tutta la, pur antipatica!, situazione...
«Adesso vediamo!» e con un colpo di... rasoio, forse, mi trovo coi jeans ed i boxer tagliati sul fianco (che brucia per il taglio superficiale della pelle) e con due strattoni mi trovo con pantaloni e boxer a mezza coscia e... il cazzo che mi si sta alzando!
«Ah! Paparino che si eccita, davanti alla sua bambina nuda!» Ride il tipo e gli altri con lui.
Se solo sapessero...
Uno dietro di me mi molla un forte sculaccione sulle chiappe nude e poi ride: «Bel culo, paparino: liscio e senza peli!»
E tutti ridono... Ma mica è colpa mia, se sono poco peloso!
«Ma papà...» Guardo Giulia: mi sta fissando con un vago sorrisetto divertito, mentre mi guarda il cazzo che -in effetti- sembra saltellare nel tentativo di drizzarsi del tutto... Dio, chevvergogna!!!
Ma anche lei, con quei capezzolini duri-duri, poi...
«Adesso guarda la tua bambina come è brava a succhiarlo!»
E uno della banda che afferra i capelli di Giulia e poi la piega fino a farla arrivare con la bocca davanti al cazzo.
E lei, docilmente, che apre la bocca e se lo fa mettere in bocca e la sua docilità mi intriga... fin troppo: «Ma guardalo il paparino come gli diventa duro il cazzetto a vedere la sua bambina a succhiar cazzi!» e tutti a ridere, anche quello che è nella nostra auto e sta frugando dappertutto e... Oh, no!
Sta frugando nella mia borsa, ha trovato la cartellina con scritto Giulia e.. guarda e riguarda le foto! Chiama il capo nella sua lingua ed anche lui guarda le foto e ride e scorre anche le relazioni, i rapporti...
E sul viso gli si accende sempre più un sorriso malvagio.
«Ma senti, paparino: ma tutte queste cose scritte qui... le hai solo lette o anche viste fare? Rispondi, merdina!»
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