Notturno
di
Lucrezia
genere
trio
È notte, sono le 2 ed i miei tacchi fanno rumore sul marciapiede, sono in una zona considerata malfamata della mia città.
Sono sotto un cavalcavia e sto percorrendo la via che porta dietro la stazione ferroviaria, luogo pericoloso a quest'ora come di giorno probabilmente.
Però io ci ho aggiunto del mio ad aumentare questo senso d'inquietudine, indosso qualcosa di troppo sexy e striminzito e sotto non indosso nulla.
Certo la situazione è eccitante, sento il fresco della notte sui seni e sotto la gonna; se non fossi sola sarei felice, ma così sto rischiando l'aggressione.
Una moto, la sento, ho un sobbalzo, è dietro di me, non mi giro ma mi si affianca; errore, le moto sono due, i tipi di fermano, mettono il cavalletto, spengono il motore, scendono, si tolgono il casco.
Tutto è al rallentatore, non so se è studiato o è solo nella mia testa.
Uno mi si para davanti, non mi parla ma mi blocca il passo.
L'altro mi viene dietro, troppo vicino, mi si appoggia, sento il suo chiodo appoggiarsi alla pelle della mia schiena lasciata nuda dal vestito troppo succinto.
Sospiro, qui va a finire male.
Finalmente il tipo davanti a me smette di scrutare nella mia scollatura, ma lo fa solo per dirmi che ho delle belle tette, poi tenta di baciarmi, giro la testa, ma solo per trovare il volto di quello dietro che ora mi blocca i polsi con le mani.
Poi vengo girata e appoggiata al muro di mattoni del ponte, il mio vestito viene sollevato e parte un fischio di approvazione: "ma guarda un po' questa, fa la santarellina e va in giro combinata così".
Una mano si infila tra le mie cosce, mi tocca, io giro la testa, non voglio, poi sento altre mani che mi abbrancano le cosce. Loro due mi sollevano per le cosce, me le aprono, io mi appoggio al muro dietro di me per non cadere all'indietro.
Si tirano giù i pantaloni a mezza gamba, penso che se mi divincolarsi ora potrei farcela a scappare, ma desisto, loro hanno le moto, mi sarebbero subito addosso.
Vedo i loro cazzi, sono tesi, duri, uno punta verso di me, mani sul culo, mi punta la figa, è secca, spinge, mi fa male.
Ora sono in braccio a lui, infilzata, l'altro mi viene dietro, stessa scena ma altro buco.
Dolore, ma se ne fregano, mi usano, non voglio ma non posso farci nulla.
Godono i porci, eiaculano in me, non sono protetta merda, escono da me ed io mi accucciò per piangere ma loro non paghi si ripuliscono con i miei capelli e ridono, "cazzo vi ridete dico io".
"No dico, va bene il finto stupro stronzi, ma eravamo d'accordo per non rovinarmi l'acconciatura cazzo".
"Eddai Lucrezia, ci siamo lasciati prendere, e non dirmi che non ti è piaciuto".
"No che non lo dico, anzi aggiungo che è stata una figata; oh la prossima volta però vengono pure Luigina e Carmelo, che io da sola mi sono sentita morire".
"Volevi il brivido", mi fa Maurizio, "hai avuto ciò che volevi" rincalza Marco.
"Ora noi andiamo", "ok mi date un passaggio?" Faccio io.
"Ma che sei scema? Con tutta quella roba che ti esce da sotto, mi sporchi la sella e chissà cos'altro, la prossima volta le mutande mettile".
Maurizio sa essere proprio stronzo quando vuole, lo guardo con occhi supplichevoli, ma loro mettono in moto e se ne vanno.
"Stronzi!" Grido alle loro schiene.
Sono sotto un cavalcavia e sto percorrendo la via che porta dietro la stazione ferroviaria, luogo pericoloso a quest'ora come di giorno probabilmente.
Però io ci ho aggiunto del mio ad aumentare questo senso d'inquietudine, indosso qualcosa di troppo sexy e striminzito e sotto non indosso nulla.
Certo la situazione è eccitante, sento il fresco della notte sui seni e sotto la gonna; se non fossi sola sarei felice, ma così sto rischiando l'aggressione.
Una moto, la sento, ho un sobbalzo, è dietro di me, non mi giro ma mi si affianca; errore, le moto sono due, i tipi di fermano, mettono il cavalletto, spengono il motore, scendono, si tolgono il casco.
Tutto è al rallentatore, non so se è studiato o è solo nella mia testa.
Uno mi si para davanti, non mi parla ma mi blocca il passo.
L'altro mi viene dietro, troppo vicino, mi si appoggia, sento il suo chiodo appoggiarsi alla pelle della mia schiena lasciata nuda dal vestito troppo succinto.
Sospiro, qui va a finire male.
Finalmente il tipo davanti a me smette di scrutare nella mia scollatura, ma lo fa solo per dirmi che ho delle belle tette, poi tenta di baciarmi, giro la testa, ma solo per trovare il volto di quello dietro che ora mi blocca i polsi con le mani.
Poi vengo girata e appoggiata al muro di mattoni del ponte, il mio vestito viene sollevato e parte un fischio di approvazione: "ma guarda un po' questa, fa la santarellina e va in giro combinata così".
Una mano si infila tra le mie cosce, mi tocca, io giro la testa, non voglio, poi sento altre mani che mi abbrancano le cosce. Loro due mi sollevano per le cosce, me le aprono, io mi appoggio al muro dietro di me per non cadere all'indietro.
Si tirano giù i pantaloni a mezza gamba, penso che se mi divincolarsi ora potrei farcela a scappare, ma desisto, loro hanno le moto, mi sarebbero subito addosso.
Vedo i loro cazzi, sono tesi, duri, uno punta verso di me, mani sul culo, mi punta la figa, è secca, spinge, mi fa male.
Ora sono in braccio a lui, infilzata, l'altro mi viene dietro, stessa scena ma altro buco.
Dolore, ma se ne fregano, mi usano, non voglio ma non posso farci nulla.
Godono i porci, eiaculano in me, non sono protetta merda, escono da me ed io mi accucciò per piangere ma loro non paghi si ripuliscono con i miei capelli e ridono, "cazzo vi ridete dico io".
"No dico, va bene il finto stupro stronzi, ma eravamo d'accordo per non rovinarmi l'acconciatura cazzo".
"Eddai Lucrezia, ci siamo lasciati prendere, e non dirmi che non ti è piaciuto".
"No che non lo dico, anzi aggiungo che è stata una figata; oh la prossima volta però vengono pure Luigina e Carmelo, che io da sola mi sono sentita morire".
"Volevi il brivido", mi fa Maurizio, "hai avuto ciò che volevi" rincalza Marco.
"Ora noi andiamo", "ok mi date un passaggio?" Faccio io.
"Ma che sei scema? Con tutta quella roba che ti esce da sotto, mi sporchi la sella e chissà cos'altro, la prossima volta le mutande mettile".
Maurizio sa essere proprio stronzo quando vuole, lo guardo con occhi supplichevoli, ma loro mettono in moto e se ne vanno.
"Stronzi!" Grido alle loro schiene.
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