Inculami
di
Y
genere
prime esperienze
Mi chiamo Y, e sono al mondo esattamente da 18 anni e una settimana.
Sette giorni fa ho perso la verginità, ci tenevo che l’evento coincidesse con il conseguimento della maggiore età, ma non sono arrivata al giorno della mia deflorazione digiuna di sesso.
X è il mio ragazzo, un anno più grande di me, anche lui con un’esperienza relativa, anzi, per essere più precisa sono stata la sua prima volta in tutto, pure il primo bacio.
Stiamo insieme da sei mesi, quello che provo è del tutto ininfluente ai fini del racconto. E’ uno strumento, è il compagno con il quale ho scelto di esprimere il mio corpo. Che lo ami o meno non importa.
Prima della prima volta ci siamo masturbati a vicenda, con buoni risultati. E’ sempre riuscito a farmi venire, non senza che gli indicassi per filo e per segno cosa dovesse fare, e io sono riuscita a fare altrettanto.
Dove? Dentro un fazzoletto, per terra, sul lenzuolo o addosso a lui stesso.
Lo sperma non ha mai toccato il mio corpo, sebbene lo volessi, e il motivo è che avevo un piano ben preciso.
Pianificai il mio sverginamento nei minimi dettagli, mi depilai tutta, mi feci prescrivere la pillola, decisi la posizione iniziale e, considerata la copertura ormonale, che dovesse venirmi dentro.
La faccio breve, lacerò il mio imene stando sopra, dopo qualche minuto lo feci fermare e, nonostante il bruciore, gli dissi di invertire la posizione.
Sapevo già come muovermi, riuscì pure a raggiungere prima l’orgasmo e quindi provocarlo a lui.
Sangue e sperma. Ma soprattutto sperma. Caldo e copioso dentro di me. L’ho sentito tutto ed è stata la cosa più bella, quella che desideravo.
Ho amato anche sentirlo colare tra le cosce, dopo che ho tirato fuori il cazzo di X dalla mia fica.
Oh, sono così diretta vero? “Cazzo”, “fica”. Ma come parla questa ragazzina dall’aspetto così pudico?
Il punto è che io non parlo così, io penso così.
E’ un finto pudore il mio, nella mia testa non c’è “farlo da dietro” ma la “pecorina”, non c’è “prenderlo in bocca” bensì “fare un pompino”.
Tutte procedure che per ora non conosco, perché quelli di prima sono soltanto degli esempi per rendere l’idea.
Ripeto, io ho pianificato il mio percorso sessuale in una maniera abbastanza precisa. Arriverà il momento dell’orale, ma prima ho deciso di…
Farmi inculare.
Sì. Voglio provare l’anale. Cosa c’è di strano? Non mi interessa che sia solo da una settimana che mi abbia sverginata. Non me ne frega niente della gradualità, dell’esplorazione reciproca, non mi importa di essere così esplicita, vogliosa.
Voglio che X metta il suo cazzo nel mio culo. Detto così, senza tanti giri di parole.
E in questo esatto momento, mentre sono sopra di lui e lo cavalco, è quello che gli dico.
Avvicino la mia bocca all’orecchio, lecco il lobo e gli sussurro “X, mettimi a pecora e inculami”.
X è sconvolto. Non mi importa della sua reazione, non ho usato quei termini per turbarlo o che.
Io sono questa, penso così e ora che sono nuda sopra di lui, con il suo cazzo dentro la mia fica, parlò così.
Gli sorrido e aggiungo “stai sereno, mi sono lavata bene, benissimo, forse troppo”.
X è un maniaco dell’igiene, anche per questo lo voglio come partner sessuale.
Il semplice aver espresso il mio desiderio in quella maniera, mi ha fatto bagnare ancora di più, ed essendomi lui ben conficcato dentro, non credo che ci sia bisogno di ulteriore lubrificazione per forzare il mio ano.
Scendo e mi posiziono. Lo fa pure lui.
Sento che è un po’ emozionato, impacciato. Non se lo aspettava ma sono sicura che non si tirerà indietro.
Giro la testa e gli dico “appoggia la punta piano, ti dico io quando e quanto entrare. Se pensi di non essere abbastanza bagnato sputaci sopra. Sputa anche su di me”, mentre con entrambe le mani divarico i glutei.
Che bravo X, fa esattamente quello che gli ordino. E’ delicato e gentile. Lo sento spingere delicato ma deciso e allargarmi. Sono fortunata, l’ano si adatta al glande facilmente, quindi lo incoraggio.
“Ancora, dai, ancora”.
Sostituisce le sue mani alle mie, ora è lui che mi allarga.
Sono libera di stimolarmi il clitoride, e quindi lo faccio.
“X”, gemo.
“Dimmi”.
“Posso prenderlo, mettilo tutto dentro”.
E’ titubante ma alla fine lo fa, fino a sentire i suoi testicoli poggiarsi sulla mia fica.
Sono piena, brucia un po’ ma sono piena.
“Ora muoviti, scopami il culo e…” faccio fatica a parlare “quando stai per sborrare piantati fino in fondo”.
Mi sa che stavolta ho esagerato. Poverino, le parole che ho usato gli hanno fatto perdere il controllo, e con il cazzo completamente dentro il mio culo viene.
“Scusa”.
Non gli rispondo, perché ora voglio venire pure io. Infilo due dita nella fica e con l’altra mano mi torturo il clito.
“Resta dentro, non ti azzardare a uscire”.
Ci vuole veramente poco, e godo.
Godo mentre sono pregna sia dietro che davanti, godo perché il mio corpo è fatto per godere, perché ogni corpo ha il diritto e il dovere di godere.
Lo urlo proprio: sto venendo.
I brividi lentamente finiscono, ed X è ancora dentro di me esausto.
Buon per lui.
Io però sono delusa. Se con il sesso vaginale li ho sentiti chiaramente gli schizzi di sborra (ma quanto sono volgare) stavolta è stata solo un’ombra, una percezione lontana del suo pulsare.
“X”.
“Dimmi”.
Devo passare a un altro livello.
“Domani mi vieni in bocca”.
Sette giorni fa ho perso la verginità, ci tenevo che l’evento coincidesse con il conseguimento della maggiore età, ma non sono arrivata al giorno della mia deflorazione digiuna di sesso.
X è il mio ragazzo, un anno più grande di me, anche lui con un’esperienza relativa, anzi, per essere più precisa sono stata la sua prima volta in tutto, pure il primo bacio.
Stiamo insieme da sei mesi, quello che provo è del tutto ininfluente ai fini del racconto. E’ uno strumento, è il compagno con il quale ho scelto di esprimere il mio corpo. Che lo ami o meno non importa.
Prima della prima volta ci siamo masturbati a vicenda, con buoni risultati. E’ sempre riuscito a farmi venire, non senza che gli indicassi per filo e per segno cosa dovesse fare, e io sono riuscita a fare altrettanto.
Dove? Dentro un fazzoletto, per terra, sul lenzuolo o addosso a lui stesso.
Lo sperma non ha mai toccato il mio corpo, sebbene lo volessi, e il motivo è che avevo un piano ben preciso.
Pianificai il mio sverginamento nei minimi dettagli, mi depilai tutta, mi feci prescrivere la pillola, decisi la posizione iniziale e, considerata la copertura ormonale, che dovesse venirmi dentro.
La faccio breve, lacerò il mio imene stando sopra, dopo qualche minuto lo feci fermare e, nonostante il bruciore, gli dissi di invertire la posizione.
Sapevo già come muovermi, riuscì pure a raggiungere prima l’orgasmo e quindi provocarlo a lui.
Sangue e sperma. Ma soprattutto sperma. Caldo e copioso dentro di me. L’ho sentito tutto ed è stata la cosa più bella, quella che desideravo.
Ho amato anche sentirlo colare tra le cosce, dopo che ho tirato fuori il cazzo di X dalla mia fica.
Oh, sono così diretta vero? “Cazzo”, “fica”. Ma come parla questa ragazzina dall’aspetto così pudico?
Il punto è che io non parlo così, io penso così.
E’ un finto pudore il mio, nella mia testa non c’è “farlo da dietro” ma la “pecorina”, non c’è “prenderlo in bocca” bensì “fare un pompino”.
Tutte procedure che per ora non conosco, perché quelli di prima sono soltanto degli esempi per rendere l’idea.
Ripeto, io ho pianificato il mio percorso sessuale in una maniera abbastanza precisa. Arriverà il momento dell’orale, ma prima ho deciso di…
Farmi inculare.
Sì. Voglio provare l’anale. Cosa c’è di strano? Non mi interessa che sia solo da una settimana che mi abbia sverginata. Non me ne frega niente della gradualità, dell’esplorazione reciproca, non mi importa di essere così esplicita, vogliosa.
Voglio che X metta il suo cazzo nel mio culo. Detto così, senza tanti giri di parole.
E in questo esatto momento, mentre sono sopra di lui e lo cavalco, è quello che gli dico.
Avvicino la mia bocca all’orecchio, lecco il lobo e gli sussurro “X, mettimi a pecora e inculami”.
X è sconvolto. Non mi importa della sua reazione, non ho usato quei termini per turbarlo o che.
Io sono questa, penso così e ora che sono nuda sopra di lui, con il suo cazzo dentro la mia fica, parlò così.
Gli sorrido e aggiungo “stai sereno, mi sono lavata bene, benissimo, forse troppo”.
X è un maniaco dell’igiene, anche per questo lo voglio come partner sessuale.
Il semplice aver espresso il mio desiderio in quella maniera, mi ha fatto bagnare ancora di più, ed essendomi lui ben conficcato dentro, non credo che ci sia bisogno di ulteriore lubrificazione per forzare il mio ano.
Scendo e mi posiziono. Lo fa pure lui.
Sento che è un po’ emozionato, impacciato. Non se lo aspettava ma sono sicura che non si tirerà indietro.
Giro la testa e gli dico “appoggia la punta piano, ti dico io quando e quanto entrare. Se pensi di non essere abbastanza bagnato sputaci sopra. Sputa anche su di me”, mentre con entrambe le mani divarico i glutei.
Che bravo X, fa esattamente quello che gli ordino. E’ delicato e gentile. Lo sento spingere delicato ma deciso e allargarmi. Sono fortunata, l’ano si adatta al glande facilmente, quindi lo incoraggio.
“Ancora, dai, ancora”.
Sostituisce le sue mani alle mie, ora è lui che mi allarga.
Sono libera di stimolarmi il clitoride, e quindi lo faccio.
“X”, gemo.
“Dimmi”.
“Posso prenderlo, mettilo tutto dentro”.
E’ titubante ma alla fine lo fa, fino a sentire i suoi testicoli poggiarsi sulla mia fica.
Sono piena, brucia un po’ ma sono piena.
“Ora muoviti, scopami il culo e…” faccio fatica a parlare “quando stai per sborrare piantati fino in fondo”.
Mi sa che stavolta ho esagerato. Poverino, le parole che ho usato gli hanno fatto perdere il controllo, e con il cazzo completamente dentro il mio culo viene.
“Scusa”.
Non gli rispondo, perché ora voglio venire pure io. Infilo due dita nella fica e con l’altra mano mi torturo il clito.
“Resta dentro, non ti azzardare a uscire”.
Ci vuole veramente poco, e godo.
Godo mentre sono pregna sia dietro che davanti, godo perché il mio corpo è fatto per godere, perché ogni corpo ha il diritto e il dovere di godere.
Lo urlo proprio: sto venendo.
I brividi lentamente finiscono, ed X è ancora dentro di me esausto.
Buon per lui.
Io però sono delusa. Se con il sesso vaginale li ho sentiti chiaramente gli schizzi di sborra (ma quanto sono volgare) stavolta è stata solo un’ombra, una percezione lontana del suo pulsare.
“X”.
“Dimmi”.
Devo passare a un altro livello.
“Domani mi vieni in bocca”.
4
voti
voti
valutazione
2
2
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto sucessivo
Sborrami in bocca.
Commenti dei lettori al racconto erotico