Colazione a buffet
di
Yuko
genere
etero
Notte calda, bollente.
Non so se è il Malvasia di ieri o la scottatura della pelle dopo la giornata in canoa. O forse semplicemente la Croazia in agosto è troppo calda.
La pelle brucia, nonostante la crema solare. E sì che avevo già arrampicato in top col sole alle spalle.
Ma un conto è la Lombardia, un conto è la Croazia in agosto.
Sta di fatto che comincia il chiarore fuori dalla finestra e io sono già sveglia come un grillo.
Guardo l'ora al telefono. Le 5 e mezza.
Sbircio la posta e trovo qualche messaggio un po' piccante.
Rispondo a tono col risultato di far montare l'eccitazione nelle zone declivi, laggiù, fra le gambe.
Spedisco la risposta immaginando la faccia di chi leggerà questo mio tono disinibito delle 5 di mattina, accaldata, qui sul letto, ricoperta da uno strato di sudore.
Ma ormai l'appetito è alle stelle e il caldo e il mio abbigliamento in soli slip, non aiutano a placarlo.
Scendo al piano di sotto e apro il frigo. Mi ricordo che era avanzato un wurstel.
Infatti lo trovo al suo posto, che dorme un sonno placido e tranquillo.
Beata innocenza.
Lo prendo delicatamente fra le dita e inizio a succhiarne la punta.
Il sapore è buono e continuo, infilandomelo tutto in bocca.
Sarà l'ambiente caldo, l'umidità, lo scorrimento dato dalla saliva, ma è come se l'insaccato si risvegliasse; il wurstel dà segni di vita.
Lo succhio in punta con le labbra strette e lo accarezzo con la lingua.
Ben bagnato di saliva lo stringo con le labbra e me lo infilo di nuovo in bocca scoperchiando una bella ciliegia viola, come i duroni di Vignola, scuri, gonfi e pieni di sapore.
Soprattutto lisci e lucidi.
Il wurstel sembra aver gradito il mio lavoretto e com'è, come non è, mi ritrovo in bocca un bel salsicciotto.
Il padrone dell'insaccato si è destato.
All'inizio stupito di vedere la testa di una giapponese che curiosava tra i tesori di casa, poi decisamente ben disposto di fronte al movimento ripetitivo del mio capo.
Si è messo comodo, anzi, sfilandosi i calzoncini del pigiama, mentre io armeggiavo in modo sempre più convincente con l'amichetto lì sotto.
Di nuovo, all'alba, il rito dell'alzabandiera.
Ora è una bella salamella che mi riempie tutta la bocca e che si estende fin quasi in gola.
È sempre piacevole sentire crescere nella propria bocca questo prodigio della carne.
I movimenti del mio capo si fanno più ampi, dalla punta di quello che ormai è una florida salamella, fino a sentire tutto l'insaccato penetrarmi fin quasi a toccarmi la gola, fino quasi a tossire, fermandomi poco prima di provocarmi un conato di vomito.
Con le guance stringo e con la lingua avvolgo, il tutto in leggera suzione, mentre vocalizzi olandesi mi danno un valido feedback del mio lavoro.
Buono il sapore e eccezionale la consistenza. E poi quel senso di pienezza nella bocca, di riempimento che non lascia spazi.
Quando avverto le prime scosse premonitrici mi fermo ed estraggo la freccia dalla faretra.
Un breve check con le dita fra le gambe per verificare che anche il mio apparato riproduttivo sia ricettivo.
Sì. Moto ondoso in aumento.
Mi sfilo le mutandine, mi metto in piedi sul letto, inforco l'olandese e calo con circospezione piegando le ginocchia.
Appena percepisco la prua del sommergibile, do il via libera al processo di immersione.
Con le dita assesto un po' le piccole labbra e il sommergibile scende a quota periscopica.
Riprendo io il comando, mentre il biondo vichingo si accomoda il cuscino dietro alla schiena e le braccia dietro alla testa.
Appoggio le ginocchia e calo come si cala un asso di briscola sull'asta che mi trapassa tutta, da parte a parte.
Impietosa e fino in fondo.
Me lo sento bene dentro, mi ci muovo intorno per farlo ambientare.
Poi su lentamente e di nuovo giù, due o tre volte per lubrificare bene il pistone nel suo cilindro.
Anni di studi di meccanica dei motori sono alle spalle di questo sapiente rodaggio.
Su e giù di nuovo, ma questa volta mi spingo bene contro il corpo contundente.
Sfrego con precisione il clitoride contro il pube olandese.
Quell'impagabile sensazione di riempimento vaginale unita allo strofinamento di quel singolo punto, dopo che un po' di secrezioni vaginali sono evase dal regno del buio eterno per esplorare con circospezione le regioni limitrofe.
Clitoride e vagina, insieme, unite per un risultato esplosivo, una sinergia irripetibile.
Ancora salgo e scendo e finalmente sento che il piacere mi offusca i sensi, che vista, olfatto e udito si spengono per lasciare alla sensazione tattile il pieno campo di battaglia, la totalità delle mie capacità sensitive.
Il tulipano geme roco, apprezza l'impegno, e mi ripaga prendendomi in mano le tette.
Poche carezze e subito mi strizza i capezzoli.
Io aumento il ritmo, appoggiata con le mani sulle sue spalle, per dare quel po' di rotazione al busto che mi permette di farmelo entrare più in profondità.
Raddrizzo la schiena per migliorare l'efficienza delle spinte col sedere, e intanto Jos mi controlla il movimento dei seni tenendomi per i capezzoli.
Mi fermo spingendomi contro i peli maschili, stringo le labbra, mi strofino in tondo e mi concedo un orgasmo clitorideo.
Il respiro si fa affannoso, riapro gli occhi e trovo di fronte a me l'espressione beata dell'uomo dei paesi bassi. Lo guardo mentre il mio petto si gonfia di respiri profondi.
Sporgo provocante il seno verso di lui e riprendo il movimento pendolare.
Ne voglio ancora.
Speriamo che l'orange duri, in fondo anche lui è a digiuno da un po'.
Risalgo e lavoro un po' la punta. Piccoli movimenti millimetrici sul glande con la vulva che cola copiose secrezioni e vedo la bocca dell'olandese che si apre.
Scendo giù, ancora, come un'implacabile ghigliottina. Risalgo fin quasi a farmelo uscire, indugio e calo lentamente.
Sento l'avanzata trionfale che mi dilata le mucose, che si fa strada dentro di me.
Una sensazione che si propaga all'interno, che mi raggiunge i seni e mi paralizza la mente.
Salgo e scendo, mi alzo e calo, e intanto fisso negli occhi la mia vittima.
Completamente in mio potere. Ogni mio gesto controlla ogni sua reazione.
Solo le tette gli lascio manovrare e lui le prende in mano, le tasta, le spreme, le accarezza, ci affonda le dita come un panettiere nella pasta. Poi mi tira i capezzoli, li sfrega, con un certo sforzo di addominali mi si avvicina e li succhia mentre con le mani mi stringe dietro alla schiena.
E io ancora su e di nuovo giù.
I miei liquidi escono da me come lava di un cratere vulcanico in piena eruzione, caldi e viscosi e riempiono l'ambiente del mio odore di femmina eccitata, colano intorno ai genitali che mi penetrano e mi posseggono.
Il tulipano resiste e io sono prossima all'orgasmo.
Ed ecco che esco, mi sfilo lo speculum dalla vagina, l'isteroscopio dal mio apparato riproduttivo.
Mi bagno le dita con abbondante saliva e mi bagno per bene il buchetto di dietro.
In tutto questo lavoro di sondaggio devo dire che le mucose rettali hanno reagito bene.
Afferro saldamente in mano la leva del cambio, mi riavvicino, prendo bene la mira e, prima con precauzione, poi con sempre più decisione, mi infilo per bene il paletto nel buco più esclusivo e stretto.
Alcuni movimenti incerti e preparatori e finalmente posso ritrovare la piena posizione seduta.
Il tizio di fronte a me sembra aver gradito il passaggio di consegna e mi guarda con un'espressione quasi stupita. Gli occhi spalancati e la bocca aperta in un mormorio gutturale che sa di apprezzamento.
Mi raddrizzo, nel nuovo assetto.
Non più il busto piegato in avanti, ma una posizione rigorosamente ortogonale.
Mi appoggio con le braccia indietro.
Quando la conoscenza dell'anatomia si sposa alla matematica.
90°
Sporgo il petto mentre lascio la mia gola libera di emettere i suoni che le vengono spontanei.
Mi alzo e scendo sentendomi penetrare nel culo, profondamente e selvaggiamente.
Ora sono le mie urla che prendono la scena. Primitive, roche, incontenibili.
Salgo e scendo e quando appoggio il clitoride e le labbra, mi strofino per sentirmi il palo ancora più profondamente nelle viscere.
Animale da monta, donna da riproduzione, oggetto di piacere.
Non mi interessa più nulla, godo, godo e basta.
Godo brutalmente, selvaggia e primitiva.
Sensazioni primordiali e urla senza più rispetto.
Monto il mio uomo, sono io che comando.
Le secrezioni anali si mescolano con quelle prostatiche e il movimento procede liscio e senza ostacoli.
Una donna che scopa il suo uomo.
Niente di più e niente di meno.
La ricerca del piacere bruto.
Aumento il ritmo, piego la testa indietro e mi lacero il petto in urla sempre più disumane.
Il seno mi balla incontrollato, finchè due forte mani me lo prendono, me lo spremono come due pompelmi di Jaffa, le unghie nella carne mentre io mi impalo e urlo il mio piacere.
Finalmente sento un getto caldo invadermi le interiora e gli sbuffi soffocati dell'olandese che mi sta facendo un clisma di sperma.
L'uomo rantola sotto i miei colpi che rallentano per assecondarne lo svuotamento.
Liquido caldo mi scorre nel basso ventre ed è con questa ultima sensazione che anch'io abbandono ogni resistenza e con un grugnito da scrofa esplodo in un orgasmo soffocante.
Mi scuoto sull'asta che ancora, a stento, mi tiene infilzata come uno spiedo.
Ad ogni colpo un urlo e un'ondata di piacere ottenebrante.
Ancora, ancora più dentro, ancora in fondo al culo.
Un urlo, un gorgoglio inumano. I denti serrati, gli occhi chiusi e il mio corpo che sfugge selvaggio al controllo della mente. Scosse e tremori, le mie tette serrate nella morsa della unghie dell'uomo.
Poi dolcemente, come dopo la tempesta, come una brezza leggera, mi sciolgo sul corpo muscoloso e caldo che mi ha sorretto.
Liquida lo avvolgo, calda e morbida.
I miei capelli lo circondano, seta sottile e preziosa, i miei seni si appoggiano come mani delicate e soffici, il mio ventre si adagia sul suo, mentre ancora il membro rigido mi tiene inchiodata al maschio corpo.
La mente si dissolve e un dolce torpore si impadronisce dei miei sensi.
Mi addormento così, col pene impiantato nel culo, sazia, tutti i sensi appagati, riempita come un krapfen, protetta da calde e forti braccia che dolcemente mi avvolgono e mi stringono a un petto che ancora ansima di piacere.
Colazione a letto.
Non so se è il Malvasia di ieri o la scottatura della pelle dopo la giornata in canoa. O forse semplicemente la Croazia in agosto è troppo calda.
La pelle brucia, nonostante la crema solare. E sì che avevo già arrampicato in top col sole alle spalle.
Ma un conto è la Lombardia, un conto è la Croazia in agosto.
Sta di fatto che comincia il chiarore fuori dalla finestra e io sono già sveglia come un grillo.
Guardo l'ora al telefono. Le 5 e mezza.
Sbircio la posta e trovo qualche messaggio un po' piccante.
Rispondo a tono col risultato di far montare l'eccitazione nelle zone declivi, laggiù, fra le gambe.
Spedisco la risposta immaginando la faccia di chi leggerà questo mio tono disinibito delle 5 di mattina, accaldata, qui sul letto, ricoperta da uno strato di sudore.
Ma ormai l'appetito è alle stelle e il caldo e il mio abbigliamento in soli slip, non aiutano a placarlo.
Scendo al piano di sotto e apro il frigo. Mi ricordo che era avanzato un wurstel.
Infatti lo trovo al suo posto, che dorme un sonno placido e tranquillo.
Beata innocenza.
Lo prendo delicatamente fra le dita e inizio a succhiarne la punta.
Il sapore è buono e continuo, infilandomelo tutto in bocca.
Sarà l'ambiente caldo, l'umidità, lo scorrimento dato dalla saliva, ma è come se l'insaccato si risvegliasse; il wurstel dà segni di vita.
Lo succhio in punta con le labbra strette e lo accarezzo con la lingua.
Ben bagnato di saliva lo stringo con le labbra e me lo infilo di nuovo in bocca scoperchiando una bella ciliegia viola, come i duroni di Vignola, scuri, gonfi e pieni di sapore.
Soprattutto lisci e lucidi.
Il wurstel sembra aver gradito il mio lavoretto e com'è, come non è, mi ritrovo in bocca un bel salsicciotto.
Il padrone dell'insaccato si è destato.
All'inizio stupito di vedere la testa di una giapponese che curiosava tra i tesori di casa, poi decisamente ben disposto di fronte al movimento ripetitivo del mio capo.
Si è messo comodo, anzi, sfilandosi i calzoncini del pigiama, mentre io armeggiavo in modo sempre più convincente con l'amichetto lì sotto.
Di nuovo, all'alba, il rito dell'alzabandiera.
Ora è una bella salamella che mi riempie tutta la bocca e che si estende fin quasi in gola.
È sempre piacevole sentire crescere nella propria bocca questo prodigio della carne.
I movimenti del mio capo si fanno più ampi, dalla punta di quello che ormai è una florida salamella, fino a sentire tutto l'insaccato penetrarmi fin quasi a toccarmi la gola, fino quasi a tossire, fermandomi poco prima di provocarmi un conato di vomito.
Con le guance stringo e con la lingua avvolgo, il tutto in leggera suzione, mentre vocalizzi olandesi mi danno un valido feedback del mio lavoro.
Buono il sapore e eccezionale la consistenza. E poi quel senso di pienezza nella bocca, di riempimento che non lascia spazi.
Quando avverto le prime scosse premonitrici mi fermo ed estraggo la freccia dalla faretra.
Un breve check con le dita fra le gambe per verificare che anche il mio apparato riproduttivo sia ricettivo.
Sì. Moto ondoso in aumento.
Mi sfilo le mutandine, mi metto in piedi sul letto, inforco l'olandese e calo con circospezione piegando le ginocchia.
Appena percepisco la prua del sommergibile, do il via libera al processo di immersione.
Con le dita assesto un po' le piccole labbra e il sommergibile scende a quota periscopica.
Riprendo io il comando, mentre il biondo vichingo si accomoda il cuscino dietro alla schiena e le braccia dietro alla testa.
Appoggio le ginocchia e calo come si cala un asso di briscola sull'asta che mi trapassa tutta, da parte a parte.
Impietosa e fino in fondo.
Me lo sento bene dentro, mi ci muovo intorno per farlo ambientare.
Poi su lentamente e di nuovo giù, due o tre volte per lubrificare bene il pistone nel suo cilindro.
Anni di studi di meccanica dei motori sono alle spalle di questo sapiente rodaggio.
Su e giù di nuovo, ma questa volta mi spingo bene contro il corpo contundente.
Sfrego con precisione il clitoride contro il pube olandese.
Quell'impagabile sensazione di riempimento vaginale unita allo strofinamento di quel singolo punto, dopo che un po' di secrezioni vaginali sono evase dal regno del buio eterno per esplorare con circospezione le regioni limitrofe.
Clitoride e vagina, insieme, unite per un risultato esplosivo, una sinergia irripetibile.
Ancora salgo e scendo e finalmente sento che il piacere mi offusca i sensi, che vista, olfatto e udito si spengono per lasciare alla sensazione tattile il pieno campo di battaglia, la totalità delle mie capacità sensitive.
Il tulipano geme roco, apprezza l'impegno, e mi ripaga prendendomi in mano le tette.
Poche carezze e subito mi strizza i capezzoli.
Io aumento il ritmo, appoggiata con le mani sulle sue spalle, per dare quel po' di rotazione al busto che mi permette di farmelo entrare più in profondità.
Raddrizzo la schiena per migliorare l'efficienza delle spinte col sedere, e intanto Jos mi controlla il movimento dei seni tenendomi per i capezzoli.
Mi fermo spingendomi contro i peli maschili, stringo le labbra, mi strofino in tondo e mi concedo un orgasmo clitorideo.
Il respiro si fa affannoso, riapro gli occhi e trovo di fronte a me l'espressione beata dell'uomo dei paesi bassi. Lo guardo mentre il mio petto si gonfia di respiri profondi.
Sporgo provocante il seno verso di lui e riprendo il movimento pendolare.
Ne voglio ancora.
Speriamo che l'orange duri, in fondo anche lui è a digiuno da un po'.
Risalgo e lavoro un po' la punta. Piccoli movimenti millimetrici sul glande con la vulva che cola copiose secrezioni e vedo la bocca dell'olandese che si apre.
Scendo giù, ancora, come un'implacabile ghigliottina. Risalgo fin quasi a farmelo uscire, indugio e calo lentamente.
Sento l'avanzata trionfale che mi dilata le mucose, che si fa strada dentro di me.
Una sensazione che si propaga all'interno, che mi raggiunge i seni e mi paralizza la mente.
Salgo e scendo, mi alzo e calo, e intanto fisso negli occhi la mia vittima.
Completamente in mio potere. Ogni mio gesto controlla ogni sua reazione.
Solo le tette gli lascio manovrare e lui le prende in mano, le tasta, le spreme, le accarezza, ci affonda le dita come un panettiere nella pasta. Poi mi tira i capezzoli, li sfrega, con un certo sforzo di addominali mi si avvicina e li succhia mentre con le mani mi stringe dietro alla schiena.
E io ancora su e di nuovo giù.
I miei liquidi escono da me come lava di un cratere vulcanico in piena eruzione, caldi e viscosi e riempiono l'ambiente del mio odore di femmina eccitata, colano intorno ai genitali che mi penetrano e mi posseggono.
Il tulipano resiste e io sono prossima all'orgasmo.
Ed ecco che esco, mi sfilo lo speculum dalla vagina, l'isteroscopio dal mio apparato riproduttivo.
Mi bagno le dita con abbondante saliva e mi bagno per bene il buchetto di dietro.
In tutto questo lavoro di sondaggio devo dire che le mucose rettali hanno reagito bene.
Afferro saldamente in mano la leva del cambio, mi riavvicino, prendo bene la mira e, prima con precauzione, poi con sempre più decisione, mi infilo per bene il paletto nel buco più esclusivo e stretto.
Alcuni movimenti incerti e preparatori e finalmente posso ritrovare la piena posizione seduta.
Il tizio di fronte a me sembra aver gradito il passaggio di consegna e mi guarda con un'espressione quasi stupita. Gli occhi spalancati e la bocca aperta in un mormorio gutturale che sa di apprezzamento.
Mi raddrizzo, nel nuovo assetto.
Non più il busto piegato in avanti, ma una posizione rigorosamente ortogonale.
Mi appoggio con le braccia indietro.
Quando la conoscenza dell'anatomia si sposa alla matematica.
90°
Sporgo il petto mentre lascio la mia gola libera di emettere i suoni che le vengono spontanei.
Mi alzo e scendo sentendomi penetrare nel culo, profondamente e selvaggiamente.
Ora sono le mie urla che prendono la scena. Primitive, roche, incontenibili.
Salgo e scendo e quando appoggio il clitoride e le labbra, mi strofino per sentirmi il palo ancora più profondamente nelle viscere.
Animale da monta, donna da riproduzione, oggetto di piacere.
Non mi interessa più nulla, godo, godo e basta.
Godo brutalmente, selvaggia e primitiva.
Sensazioni primordiali e urla senza più rispetto.
Monto il mio uomo, sono io che comando.
Le secrezioni anali si mescolano con quelle prostatiche e il movimento procede liscio e senza ostacoli.
Una donna che scopa il suo uomo.
Niente di più e niente di meno.
La ricerca del piacere bruto.
Aumento il ritmo, piego la testa indietro e mi lacero il petto in urla sempre più disumane.
Il seno mi balla incontrollato, finchè due forte mani me lo prendono, me lo spremono come due pompelmi di Jaffa, le unghie nella carne mentre io mi impalo e urlo il mio piacere.
Finalmente sento un getto caldo invadermi le interiora e gli sbuffi soffocati dell'olandese che mi sta facendo un clisma di sperma.
L'uomo rantola sotto i miei colpi che rallentano per assecondarne lo svuotamento.
Liquido caldo mi scorre nel basso ventre ed è con questa ultima sensazione che anch'io abbandono ogni resistenza e con un grugnito da scrofa esplodo in un orgasmo soffocante.
Mi scuoto sull'asta che ancora, a stento, mi tiene infilzata come uno spiedo.
Ad ogni colpo un urlo e un'ondata di piacere ottenebrante.
Ancora, ancora più dentro, ancora in fondo al culo.
Un urlo, un gorgoglio inumano. I denti serrati, gli occhi chiusi e il mio corpo che sfugge selvaggio al controllo della mente. Scosse e tremori, le mie tette serrate nella morsa della unghie dell'uomo.
Poi dolcemente, come dopo la tempesta, come una brezza leggera, mi sciolgo sul corpo muscoloso e caldo che mi ha sorretto.
Liquida lo avvolgo, calda e morbida.
I miei capelli lo circondano, seta sottile e preziosa, i miei seni si appoggiano come mani delicate e soffici, il mio ventre si adagia sul suo, mentre ancora il membro rigido mi tiene inchiodata al maschio corpo.
La mente si dissolve e un dolce torpore si impadronisce dei miei sensi.
Mi addormento così, col pene impiantato nel culo, sazia, tutti i sensi appagati, riempita come un krapfen, protetta da calde e forti braccia che dolcemente mi avvolgono e mi stringono a un petto che ancora ansima di piacere.
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