Non so come sia potuto accadere, ma è accaduto!
di
Rot43
genere
etero
Serata tra amici, non ci vedevamo tutti assieme da un bel po’. Finalmente questo maledetto COVID, grazie al vaccino pare arretrare e ci consente di ritornare a vederci con una leggera tranquillità. Siamo un piccolo gruppetto di amici che non ha mai smesso di frequentarsi sin dalla nostra giovane età, anche durante la pandemia abbiamo mantenuto i contatti con telefonate e video chiamate confortandoci a vicenda in quei brutti e tristi periodi. Con la riapertura avevamo ripreso a frequentarci fuori negli spazi aperti, però ora che le cose sembrano tornare lentamente alla normalità assieme a mio marito Giorgio decidemmo di organizzare una cena. Ero molto contenta di organizzare una rimpatriata come i vecchi tempi, contenti, stabilimmo di proporre ai nostri compagni una cena a casa nostra per il sabato successivo. Accettarono entusiasti, così un poco alla volta ricevute le conferme di tutti ci preparammo all’evento. L’invito era rivolto a Viviana e Marco, Luisa e Andrea, Luca e Raul. Vi presento la compagnia: le prime due coppie sposate da qualche anno come noi, Raul il più piccolo di tutti single per scelta, e da noi, ribattezzato “l’eterno fanciullino” e infine il nostro amico Luca reduce da un divorzio un po’ burrascoso. Dal principio della settimana con mio marito avevamo pensato a come deliziare i nostri amici con un menù sfizioso, eravamo davvero felici e ci confrontammo sulle diverse idee culinarie da proporre. I giorni volarono e il sabato arrivò e con esso anche i nostri amici. All’arrivo dei primi ospiti ero ancora in cucina indaffarata a preparare e dunque ancora in abiti caserecci. I primi ad arrivare furono Viviana e Marco, ci salutammo al solito con affetto e notai che entrambi per dare risalto alla loro gioia e all’importanza dell’evento avevano deciso di abbigliarsi come ad una cena di gala. Arrivarono poi Luca e Raul, anche loro eleganti, intanto avevo terminato i miei preparativi e approfittando del ritardo dei soliti Luisa e Andrea, lasciai gli ospiti con mio marito Giorgio e ne approfittai per andare a fare una doccia veloce. Ero molto contenta e non vedevo l’ora di raggiungerli, in camera mentre mi rivestivo, udivo provenire dal salotto le loro voci divertite mentre scherzavano con mio marito. Per l’occasione non volevo certo essere da meno quindi aprì l’armadio alla ricerca di qualcosa di raffinato da indossare per l’onorata occasione. Decisi per un abito a tubino nero con bretelle regolabili, lo indossai e mi guardai insistentemente allo specchio, era l’abito giusto, cadeva perfettamente sul mio corpo, mettendo in mostra le mie esigue ma tonde curve. Lo scollo a fascia assieme all’effetto arricciato della parte inferiore del capo mi regalava un’audace eleganza, forse troppa, ma era una serata speciale. Mentre mi rimiravo, sentì suonare il campanello, anche gli storici ritardatari erano orami arrivati, dovevo muovermi. Indossai i sandali in pelle bianchi con punta tonda, tomaia a intreccio di lacci da annodare intorno alla caviglia, e il tacco effetto glitter, e uscì dalla camera. La mia entrata in sala fu annunciata dal fragore del tacco e una volta nella stanza fui accolta dagli astanti con un fischio affettuoso di approvazione. Eravamo tutti belli, ben vestiti e soprattutto carichi di allegria per l’evento, dopo i calorosi saluti iniziammo a darci da fare sorseggiando i vari vini accompagnati dagli antipasti presenti. Ognuno degli invitati aveva portato delle bottiglie di vino e la serata trascorse allegra tra musica e buon cibo. Ovviamente a fine serata eravamo tutti un po’abbastanza alticci, ma non così tanto da perdere il controllo. A mezzanotte inoltrata i nostri ospiti lasciarono la casa, tutti a eccezione di Raul che per tutta la serata non aveva fatto che bere e allietarci con i suoi mille racconti da girovago e turista perenne per il mondo. Anche Luca sembrava più sereno del solito e questo mi fece piacere, tuttavia arrivato il momento dei saluti Raul si rese conto di avere leggermente esagerato con l’alcool e tutti eravamo d’accordo che rimettersi alla guida non fosse poi una cosa così saggia. Luca si offrì di accompagnarlo con la sua auto, ma Giorgio mio marito, grande amico del nostro eterno fanciullino gli propose di rimanere a dormire nella stanza di nostro figlio che avevamo opportunamente spedito dai nonni proprio in previsione del caso che si fossero verificati eventi, non tanto infrequenti, del genere. Raul dopo un attimo di perplessità si convinse a restare e tra le risate generali accompagnammo il resto dei nostri amici alla porta. Determinate occasioni erano già accadute quando io e Giorgio vivevamo da soli, prima dell’arrivo di nostro figlio, infatti spesso qualche amico rimaneva a dormire da noi e quindi per me non era un fatto poi così eclatante avere altri uomini durante la notte oltre a mio marito in casa, quindi accettai la decisione di Giorgio senza alcuna obiezione. Accompagnammo Raul in camera del bambino e gli preparammo il letto per la notte. Poi dopo esserci augurati la buonanotte, io e Giorgio tornammo in camera nostra dove ci preparammo per la notte. Anche io avevo bevuto abbastanza ed ero piuttosto euforica, non vi nascondo che mi sarebbe piaciuto concludere con mio marito la serata nel migliore dei modi. Così provai a stuzzicarlo, ma Giorgio era uno degli ammaccati dei reduci della serata così non appena aveva poggiato la testa sul cuscino si era consegnato nelle braccia di Morfeo. I miei tentativi di stimolarlo verso un’azione erotica anche fulminea furono vani e quando iniziò debolmente anche a russare abbandonai ogni speranza e un po’ delusa mi andai a dare una sistemata in bagno per la notte. In bagno davanti allo specchio mi esaminai con ancora addosso il mio abitino sexy e pensai che durante la serata avevo riscosso successo e che la “OLA” di approvazione dei miei amici, al mio ingresso in sala, lo avesse generosamente sottolineato. Anche Viviana e Luisa poi quella sera mi avevano confessato che ero in splendida forma e che il vestito mi stava benissimo. Continuavo a mirarmi davanti allo specchio convincendomi che effettivamente facevo la mia porca figura. Nonostante i miei quasi quarant’anni sono ancora abbastanza avvenente e il look di quella sera lo sottolineava. I corti capelli mi toccavano a mala pena le spalle e il colore si intonava perfettamente con il nero del mio vestito che aderiva perfettamente alla mia pelle chiara favorendo comodamente il riempimento dei naturali avallamenti e permettendo al mio seno di poggiare perfettamente su quella morbida stoffa concedendomi così di esibire un soffice e accentuato decolté. Come già detto non ho una grande taglia ma i miei seni nonostante appaiano un po’ svuotati e leggermente cadenti, vi sfido ad avere un seno impeccabile dopo la gravidanza, sono abbastanza rotondi e sodi. Presa da un insolito narcisismo, feci un giro su me stessa per mirare il mio culo che è sempre stato il mio cavallo da battaglia, piccolo e sodo, una pesca che ho difeso e mantenuto anche dopo la gravidanza. Intravedere la sua forma e floridezza, fare capolino sotto la parte arruffata dell’abito, mi inorgogliva. Mi tirai su la gonna osservando le mie natiche fasciate dal filo del perizoma e soddisfatta mi diedi un manrovescio sulla natica sinistra mentre con la mano tenevo alta la gonna. Mi sentivo un fuoco e avrei voluto tanto sentire dentro di me il cazzo di Giorgio. Mi passai una mano sull’orlo degli slip e mi massaggiai per un po’, osservando la mia persona riflessa nello specchio. Fui presa subito da una malsana idea, così abbandonai il lembo della gonna che stringevo sopra la coscia destra, lasciandolo ricadere sulle gambe e portai la stessa mano sul petto lasciandola scivolare tra i miei seni mentre l’altra mano continuava a massaggiare la fica sotto la gonna foderata solo dal perizoma. Infilai la mano destra tra il decolté alla ricerca del seno destro, abbrancandolo, palpandolo con insistenza, immaginando che fosse Giorgio a farlo … chiusi gli occhi. La mano sinistra poi iniziò a torturare finalmente la fica, accarezzando quel piccolo lembo di tessuto che la copriva. Attraversai il residuo monte di venere e poi le grandi labbra dilatate. Giocando mi trastullavo e mi godevo il momento, sommato all’euforia dell’alcol, iniziai a bagnarmi, mentre pensavo che Giorgio sceglie sempre i momenti migliori per addormentarsi. Ero bagnata e ciò mi permetteva di infilarmi dentro prima uno e poi due dita, le facevo scivolare con calma stimolando tutti i punti a me più congeniali. Eccitata spostai le bretelle che tenevano su il mio vestitino rimanendo con il seno nudo, scopando così i capezzoli turgidi. Travolta dalla voglia iniziai a passare le dita della mano destra su di essi praticando con il dito delle piccole circonferenze lungo tutta l’areola. In quel momento reclinai il capo all’indietro vagheggiando, ora tra i miei pensieri non c’era più Giorgio ma quel gran Marcantonio del mio collega di ufficio che vedo ogni mattina prendere il caffè davanti alla macchinetta contornato da quelle civette single delle mie colleghe che godono come me alla sola sua vista. Immaginavo lui e pensavo quanto mi sarebbe piaciuto essere tenuta per i capelli mentre il suo cazzo viola la mia bocca.
“Mmmh! Oddio come mi piacerebbe”.
Mentre le dita scivolavano dentro di me, serravo le cosce per sentire meglio il contatto tra esse e le altre dita della mano, cercando di provare la sensazione di un contatto tra due corpi diversi, e appena le mie gambe sfiorarono le dita fui percossa da un brivido.
Mi bastava ancora un po’ e poi sarei giunta alla mia soddisfazione personale, ma ….
La maniglia della porta si abbassa, e la porta si apre, spalanco gli occhi, ma non sono nelle condizioni di potermi ricomporre velocemente. Anche i riflessi dell’intruso sono appannati probabilmente per il vino, mi guarda incredulo e allo stesso tempo estasiato. Mi ricompongo trafelata. Lui mi chiede scusa e dopo aver scrutato ogni centimetro della mia pelle nuda e registrato ogni gesto del mio autoerotismo, con imbarazzo dopo qualche istante, chiude la porta, lasciandomi nell’impaccio più totale.
:-Ecco, che cazzo!
Arruffata poggio le mani sul lavabo e incazzata fisso la figura riflessa davanti ai miei occhi, mi risistemo l’abbigliamento, e arrabbiata penso
“che cazzo avrebbe potuto almeno bussare”.
Non mi rincresce tanto per la “figura” barbina, quanto per il fatto che mi ha impedito di godermi il mio cazzo di orgasmo.
Vabbè basta così per stasera…
Decido di uscire dal bagno. In quel momento però percepisco di essere più arrabbiata che turbata. La violazione involontaria della privacy mi indisponeva più del turbamento che avrei forse dovuto avvertire per essere stata vista, dal migliore amico di mio marito, mentre praticavo autoerotismo. Mi dirigo pensierosa verso la mia stanza, ma mentre lo faccio mi volto nel corridoio e noto che la porta della camera di mio figlio è socchiusa e dal pertugio si intravede uscire un barlume di luce. Mi arresto e risoluta vado verso la porta schiudendola prudentemente, Raul è seduto sul ciglio del letto singolo, con la testa bassa e le mani incrociate. Mi fermo sulla porta con le mani sui fianchi e la testa bassa, non so da dove iniziare … vorrei sbraitare e dirgli di bussare la prossima volta, ma non voglio che Giorgio si svegli e venga a conoscenza di quanto appena accaduto, l’imbarazzo ora si palesa impedendomi di proferire parola. Ma trovo il coraggio di alzare il capo e di guardarlo perlomeno in faccia, ci scrutiamo per un attimo in silenzio, poi lui accampa un mi dispiace smorzato. Sono arrabbiata, ma capisco che non lo ha fatto a posta, dissimulo un sorriso di circostanza e cerco le parole guardandolo negli occhi. Lui si alza e si avvia verso il bagno senza fiatare, rimango come una scema ferma sulla porta mentre lui si muove verso di me, mi passa accanto, ma all’improvviso si ferma, si volta verso di me in silenzio, mi volto anch’io, ci guardiamo nel silenzio tombale che regna in casa. Siamo vicini, troppo, e non è mai successo, poi lui prontamente mi bacia sulle labbra per poi subito lentamente ritrarsi in attesa di una mia conseguente azione che non arriva. I miei occhi si sgranano, assaporo il suo sapore, e la la reazione è tutta lì, lui ardimentoso lo rifà e questa volta più adagio. Il contatto più duraturo con quelle labbra carnose stimola qualcosa e mi pervade un brivido. Il mio inoperoso comportamento lo spinge a proseguire, ora è troppo vicino e il suo corpo mi sovrasta, premendomi come un sandwich tra il suo possente fisico e la porta. Apro le labbra e accolgo la sua lingua che inizia a muoversi dentro di me, abbandono ogni speranza di difesa e gli lascio campo libero, socchiudo le labbra e gli permetto di continuare a pompare dentro la mia bocca la sua lingua e la sua saliva. Il suo corpo preme sul mio e il suo sesso sta crescendo considerevolmente tra i suoi calzoni. Le mie braccia rimangono stese lungo i fianchi, non si muovono appaiono come paralizzate, ma appena le sue mani si intrufolano sotto la mia gonna alla ricerca delle mie mutandine, il mio blocco fisico viene meno. Le sue dita cercano svelte la mia intimità e solcano i miei slip facendosi pienamente strada tra le mie labbra, lo fa adagio e con delicatezza, dando il tempo al mio sesso di iniziare a far sgorgare parte del suo nettare prezioso. In un attimo mi ritrovo il perizoma fradicio, lo sento. Rispondo ai suoi colpi con la lingua e mi avvinghio con le braccia intorno al suo collo. Ho la passera in fiamme e ora anche lui lo sa, toglie la sua mano dalle mie labbra incendiate e con vigore mi ghermisce le natiche con entrambe le mani. In quella presa sento tutta la sua robustezza e mi rendo conto che potrebbe aprirmele in due in qualsiasi momento grazie a quelle braccia possenti, le agita, le tasta e le sbatacchia per bene come se fossero maracas. Ad un tratto il perizoma scivola lungo le cosce me ne rendo conto, ma immantinente mi ritrovo sospesa tra le sue braccia in aria, sostenuta per le natiche dai suoi abbondanti chili di muscoli e con la schiena contro la porta. Ci guardiamo vicini stupiti per quanto sta succedendo, ma non c’è tempo per i ripensamenti e lo capisco quando percepisco nettamente le mie chiappe allargarsi. Mi fissa negli occhi nel silenzio della casa mentre una delle sue dita si fa strada nel mio sedere. Il buco del culo si dilata lentamente ed è quello che lui vuole. Provo a scostarmi, ma mi accorgo di avere ormai mezzo polpastrello nel culo, leggero lo fa scivolare spingendolo pian piano dentro, avverto una forte pressione e mi fa male, ma provo a reggere senza far rumore. Chiudo gli occhi e quando gli riapro mi ritrovo mezzo dito dentro. Procede tutto a rilento e in silenzio e questo mi eccita tremendamente. Il dito ora si muove libero nel culo e inizio provare anche soddisfazione, reclino comodamente la testa sulla porta, lui continua a muovere come meglio può il suo dito medio dentro di me, fottendomi e cercando di spingerlo sempre più su, finché le nocche delle altre dite non mi danno notizia che mi ritrovo pienamente impalata. E’ così forte fisicamente che sul mio magro corpo potrebbe fare qualsiasi cosa. Ad un tratto mi rendo conto che il sostegno alle mie spalle viene meno e mi ritrovo a volteggiare nell’aria nella stanza accompagnata dalla presa delle sue forti braccia. Il dito stura il buco del mio culo e causandomi un fastidio non indifferente, ma mi ritrovo nuovamente sulla “terra” stavolta in piedi davanti al letto, ho le mutandine calate e lui mi avvolge il sesso con la sua mano sinistra per vedere quali frutti abbia portato allargarmi il buco del culo in quel modo. I risultati sono ottimi, se ne avvede fiero, e mentre la mano si fa strada tra le mie labbra infuocate, porta il polpastrello con cui mi ha sodomizzata all’altezza del suo naso odorando come un animale tutto il mio sapore intimo. Fiuta soddisfatto e poi sicuro lo posa sulle mie labbra spingendolo all’intermo della mia bocca. Lo accolgo all’interno, lo lascio fare, mi impiastra la bocca del mio sapore e poi lo spinge curioso in fondo alla cavità orale. Mi sussurra di succhiarlo, non mi sottraggo al volere e lo faccio. Tutto ciò mentre la sua mano sinistra sta continuando a lavorare sulla mia passera ormai alluvionata e trasudata. Non manca tanto all’orgasmo, lui lo sa, e da porco qual è decide che non è ancora arrivato il momento di concedermi questa soddisfazione. Mi libera la bocca dal suo dito e lentamente scivola sul mio petto accarezzandomelo dolcemente, poi una volta su di esso fa scivolare lentamente le bretelle del vestito liberando le mie tette. Le guarda mentre continua a fottermi la fica con le dita, poi velocemente esce dalla mia martoriata passera e con entrambe le mani mi palpa le tette con forza, i capezzoli sono ormai turgidi e proiettati verso di lui. Ora la mia eccitazione è davvero incontenibile. Barbaro si fionda tra i miei seni spogliati ciucciandone prima uno e poi l’altro capezzolo. Sento scorrere la sua bava sul petto mentre la barba ispida mi arrossa la pelle chiara. Mi contorco, la sua faccia ora sbatte tra i miei seni e nella veemenza svicola per terra anche il mio vestito, lasciandomi con addosso solo le mutandine calate. Sono nuda davanti ai suoi famelici istinti e arretro verso il letto, ma ci inciampo e mi ritrovo stesa sul materasso con le gambe semi aperte. Le mutandine mi impediscono di spalancarle. L’impasse dura un nano secondo il tempo di permettere alla belva di strapparle e liberarmi da quell’ultima difesa, tra la mia fica e il suo cazzo che ora rigonfia la patta dei suoi pantaloni di lino nero. Una volta libera mi divarica le gambe e in un baleno la sua faccia scompare tra di esse. Il mio odore lo inebria, il sapore lo incanta e la sua faccia passa in rassegna con un certo entusiasmo tutto il mio apparato riproduttivo. Baci, leccate e risucchi continui lo impegnano, per qualche minuto abbondante, mentre io continuo a mordermi le labbra per evitare di emettere gemiti in grado di svegliare Giorgio. Mi guardo con le cosce in aria poggiate sulle sue spalle vigorose ricamate da una pelle olivastra abbronzata e mi eccito, afferro le sue braccia muscolose e le palpo con forza, la sua pelle è liscia e la sua lingua lunga arriva in qualsiasi zona erogena dentro di me. Premo la fica sulla sua faccia perché sto godendo troppo e ho voglia di prolungare questo diletto, lui recepisce il messaggio e mi serra le cosce facendo una contro leva affondando così la sua faccia dentro di me. Sono così in estasi che non capisco più nulla, mentre mi sottopone a questa piacere sento finalmente il rumore della sua zip, capisco che si sta slacciando la patta, ma non voglia che si stacchi dalla fica, così cerco di abbrancarlo per la nuca per trattenerlo ancora lì, ma mi sfugge e con forza riprende il comando della situazione. Come prima, impiegando un quarto della sua forza, mi tira su e mi ritrovo nuovamente in piedi, con decisione. Mi sottomette con lo sguardo, capisco che devo inginocchiarmi, lo faccio e appena mi ritrovo prostata davanti ai suoi addominali scolpiti, dalle sue mutande fa capolino un cazzo venoso, grosso e totalmente depilato che lui spinge violentemente contro il mio muso. Apro le labbra vogliosa e lo faccio accomodare tra le mie fauci, accolgo la sua cappella viola con la mia lingua e succhio con piacere tutto il suo sapore, insozzandomi tutte le labbra. Lo spompino aggressivamente e questo a lui piace, me ne accorgo quando mi inizia con violenza a montarmi la bocca. I suoi glutei spingono il suo pene in avanti con persistenza. E’ un cazzo come dicevo grosso e non ci entra tutto nella mia piccola bocca, ma a lui non frega un cazzo e continua a spingermelo dentro senza alcun riguardo facendomi sgorgare saliva mista ai suoi fluidi. Gli piace violento e quindi non si persuade a rallentare anzi per diletto decide di tapparmi anche il naso, perdo il respiro e sbavo come una lumaca. E’ eccitato. Quando riprendo fiato mi sbraga il pene e i testicoli vischiosi sulla faccia. Sono tutta infuocata, essere trattata senza ritegno, in casa mia da un altro uomo, mi arrapa e sto impazzendo e ora lo pretendo dentro. Devo mettere fine a questo supplizio, ma staccarmi da quel pezzo di carne non è facile. Sfortunatamente ci pensa lui che con la solita forzuta gentilezza non mi concede di muovermi, infatti le sue mani abbrancano le mie ascelle e dopo una aitante spinta verso l’alto, mi ritrovo nuovamente in piedi dinanzi a lui, anche se questa volta per poco. Infatti dopo aver annusato soddisfatto il mio alito sapido dell’odore del suo cazzo, mi protende sul letto di mio figlio e brutale mi volta a pecora. Comprendo e apro le cosce per facilitargli la penetrazione, anche se per come sono messa potrebbe entrarci dentro anche un tir, da dietro e con una veemenza inaudita, mi infila il suo tronco nerboruto stantuffandomi la fica ad un ritmo sempre più crescente. I suoi colpi di verga arrivano fino alle mie viscere e sono continui e regolari, la sua forza fisica e la sua dotazione mi scioccano, non avevo mai pensato a Raul sotto questo punto di vista e scoprirlo in quella circostanza mi fece capire tante cose sulla scelta di rimanere single. Mentre il mio corpo veniva spinto in avanti da quel mostro di nerchia che mi trapanava da parte a parte, un vampata iniziò a spandersi per tutto il corpo, feci in tempo a fiondarmi sul cuscino e sprofondarci la faccia nel mezzo per coprire il grido d’orgasmo che quel cazzone mi procurò. Una volta arrivata rimasi con la testa immobile in quel cuscino in attesa che lui svuotasse quei coglioni da cavallo dentro di me. L’orgasmo fu intenso anche per lui e una volta terminata la monta sprofondò accanto a me sul pavimento. Fu la fiammata di una notte, e quando terminò mi alzai senza dire una parola, raccolsi i miei vestiti lo carezzai sulla guancia sinistra e poi uscì dalla stanza raggiungendo il bagno dove dopo, essermi risistemata, mi avviai in camera da letto. Giorgio russava più intensamente e ciò mi suggeriva che sicuramente non aveva assolutamente potuto udire nulla di quanto accaduto.
“Mmmh! Oddio come mi piacerebbe”.
Mentre le dita scivolavano dentro di me, serravo le cosce per sentire meglio il contatto tra esse e le altre dita della mano, cercando di provare la sensazione di un contatto tra due corpi diversi, e appena le mie gambe sfiorarono le dita fui percossa da un brivido.
Mi bastava ancora un po’ e poi sarei giunta alla mia soddisfazione personale, ma ….
La maniglia della porta si abbassa, e la porta si apre, spalanco gli occhi, ma non sono nelle condizioni di potermi ricomporre velocemente. Anche i riflessi dell’intruso sono appannati probabilmente per il vino, mi guarda incredulo e allo stesso tempo estasiato. Mi ricompongo trafelata. Lui mi chiede scusa e dopo aver scrutato ogni centimetro della mia pelle nuda e registrato ogni gesto del mio autoerotismo, con imbarazzo dopo qualche istante, chiude la porta, lasciandomi nell’impaccio più totale.
:-Ecco, che cazzo!
Arruffata poggio le mani sul lavabo e incazzata fisso la figura riflessa davanti ai miei occhi, mi risistemo l’abbigliamento, e arrabbiata penso
“che cazzo avrebbe potuto almeno bussare”.
Non mi rincresce tanto per la “figura” barbina, quanto per il fatto che mi ha impedito di godermi il mio cazzo di orgasmo.
Vabbè basta così per stasera…
Decido di uscire dal bagno. In quel momento però percepisco di essere più arrabbiata che turbata. La violazione involontaria della privacy mi indisponeva più del turbamento che avrei forse dovuto avvertire per essere stata vista, dal migliore amico di mio marito, mentre praticavo autoerotismo. Mi dirigo pensierosa verso la mia stanza, ma mentre lo faccio mi volto nel corridoio e noto che la porta della camera di mio figlio è socchiusa e dal pertugio si intravede uscire un barlume di luce. Mi arresto e risoluta vado verso la porta schiudendola prudentemente, Raul è seduto sul ciglio del letto singolo, con la testa bassa e le mani incrociate. Mi fermo sulla porta con le mani sui fianchi e la testa bassa, non so da dove iniziare … vorrei sbraitare e dirgli di bussare la prossima volta, ma non voglio che Giorgio si svegli e venga a conoscenza di quanto appena accaduto, l’imbarazzo ora si palesa impedendomi di proferire parola. Ma trovo il coraggio di alzare il capo e di guardarlo perlomeno in faccia, ci scrutiamo per un attimo in silenzio, poi lui accampa un mi dispiace smorzato. Sono arrabbiata, ma capisco che non lo ha fatto a posta, dissimulo un sorriso di circostanza e cerco le parole guardandolo negli occhi. Lui si alza e si avvia verso il bagno senza fiatare, rimango come una scema ferma sulla porta mentre lui si muove verso di me, mi passa accanto, ma all’improvviso si ferma, si volta verso di me in silenzio, mi volto anch’io, ci guardiamo nel silenzio tombale che regna in casa. Siamo vicini, troppo, e non è mai successo, poi lui prontamente mi bacia sulle labbra per poi subito lentamente ritrarsi in attesa di una mia conseguente azione che non arriva. I miei occhi si sgranano, assaporo il suo sapore, e la la reazione è tutta lì, lui ardimentoso lo rifà e questa volta più adagio. Il contatto più duraturo con quelle labbra carnose stimola qualcosa e mi pervade un brivido. Il mio inoperoso comportamento lo spinge a proseguire, ora è troppo vicino e il suo corpo mi sovrasta, premendomi come un sandwich tra il suo possente fisico e la porta. Apro le labbra e accolgo la sua lingua che inizia a muoversi dentro di me, abbandono ogni speranza di difesa e gli lascio campo libero, socchiudo le labbra e gli permetto di continuare a pompare dentro la mia bocca la sua lingua e la sua saliva. Il suo corpo preme sul mio e il suo sesso sta crescendo considerevolmente tra i suoi calzoni. Le mie braccia rimangono stese lungo i fianchi, non si muovono appaiono come paralizzate, ma appena le sue mani si intrufolano sotto la mia gonna alla ricerca delle mie mutandine, il mio blocco fisico viene meno. Le sue dita cercano svelte la mia intimità e solcano i miei slip facendosi pienamente strada tra le mie labbra, lo fa adagio e con delicatezza, dando il tempo al mio sesso di iniziare a far sgorgare parte del suo nettare prezioso. In un attimo mi ritrovo il perizoma fradicio, lo sento. Rispondo ai suoi colpi con la lingua e mi avvinghio con le braccia intorno al suo collo. Ho la passera in fiamme e ora anche lui lo sa, toglie la sua mano dalle mie labbra incendiate e con vigore mi ghermisce le natiche con entrambe le mani. In quella presa sento tutta la sua robustezza e mi rendo conto che potrebbe aprirmele in due in qualsiasi momento grazie a quelle braccia possenti, le agita, le tasta e le sbatacchia per bene come se fossero maracas. Ad un tratto il perizoma scivola lungo le cosce me ne rendo conto, ma immantinente mi ritrovo sospesa tra le sue braccia in aria, sostenuta per le natiche dai suoi abbondanti chili di muscoli e con la schiena contro la porta. Ci guardiamo vicini stupiti per quanto sta succedendo, ma non c’è tempo per i ripensamenti e lo capisco quando percepisco nettamente le mie chiappe allargarsi. Mi fissa negli occhi nel silenzio della casa mentre una delle sue dita si fa strada nel mio sedere. Il buco del culo si dilata lentamente ed è quello che lui vuole. Provo a scostarmi, ma mi accorgo di avere ormai mezzo polpastrello nel culo, leggero lo fa scivolare spingendolo pian piano dentro, avverto una forte pressione e mi fa male, ma provo a reggere senza far rumore. Chiudo gli occhi e quando gli riapro mi ritrovo mezzo dito dentro. Procede tutto a rilento e in silenzio e questo mi eccita tremendamente. Il dito ora si muove libero nel culo e inizio provare anche soddisfazione, reclino comodamente la testa sulla porta, lui continua a muovere come meglio può il suo dito medio dentro di me, fottendomi e cercando di spingerlo sempre più su, finché le nocche delle altre dite non mi danno notizia che mi ritrovo pienamente impalata. E’ così forte fisicamente che sul mio magro corpo potrebbe fare qualsiasi cosa. Ad un tratto mi rendo conto che il sostegno alle mie spalle viene meno e mi ritrovo a volteggiare nell’aria nella stanza accompagnata dalla presa delle sue forti braccia. Il dito stura il buco del mio culo e causandomi un fastidio non indifferente, ma mi ritrovo nuovamente sulla “terra” stavolta in piedi davanti al letto, ho le mutandine calate e lui mi avvolge il sesso con la sua mano sinistra per vedere quali frutti abbia portato allargarmi il buco del culo in quel modo. I risultati sono ottimi, se ne avvede fiero, e mentre la mano si fa strada tra le mie labbra infuocate, porta il polpastrello con cui mi ha sodomizzata all’altezza del suo naso odorando come un animale tutto il mio sapore intimo. Fiuta soddisfatto e poi sicuro lo posa sulle mie labbra spingendolo all’intermo della mia bocca. Lo accolgo all’interno, lo lascio fare, mi impiastra la bocca del mio sapore e poi lo spinge curioso in fondo alla cavità orale. Mi sussurra di succhiarlo, non mi sottraggo al volere e lo faccio. Tutto ciò mentre la sua mano sinistra sta continuando a lavorare sulla mia passera ormai alluvionata e trasudata. Non manca tanto all’orgasmo, lui lo sa, e da porco qual è decide che non è ancora arrivato il momento di concedermi questa soddisfazione. Mi libera la bocca dal suo dito e lentamente scivola sul mio petto accarezzandomelo dolcemente, poi una volta su di esso fa scivolare lentamente le bretelle del vestito liberando le mie tette. Le guarda mentre continua a fottermi la fica con le dita, poi velocemente esce dalla mia martoriata passera e con entrambe le mani mi palpa le tette con forza, i capezzoli sono ormai turgidi e proiettati verso di lui. Ora la mia eccitazione è davvero incontenibile. Barbaro si fionda tra i miei seni spogliati ciucciandone prima uno e poi l’altro capezzolo. Sento scorrere la sua bava sul petto mentre la barba ispida mi arrossa la pelle chiara. Mi contorco, la sua faccia ora sbatte tra i miei seni e nella veemenza svicola per terra anche il mio vestito, lasciandomi con addosso solo le mutandine calate. Sono nuda davanti ai suoi famelici istinti e arretro verso il letto, ma ci inciampo e mi ritrovo stesa sul materasso con le gambe semi aperte. Le mutandine mi impediscono di spalancarle. L’impasse dura un nano secondo il tempo di permettere alla belva di strapparle e liberarmi da quell’ultima difesa, tra la mia fica e il suo cazzo che ora rigonfia la patta dei suoi pantaloni di lino nero. Una volta libera mi divarica le gambe e in un baleno la sua faccia scompare tra di esse. Il mio odore lo inebria, il sapore lo incanta e la sua faccia passa in rassegna con un certo entusiasmo tutto il mio apparato riproduttivo. Baci, leccate e risucchi continui lo impegnano, per qualche minuto abbondante, mentre io continuo a mordermi le labbra per evitare di emettere gemiti in grado di svegliare Giorgio. Mi guardo con le cosce in aria poggiate sulle sue spalle vigorose ricamate da una pelle olivastra abbronzata e mi eccito, afferro le sue braccia muscolose e le palpo con forza, la sua pelle è liscia e la sua lingua lunga arriva in qualsiasi zona erogena dentro di me. Premo la fica sulla sua faccia perché sto godendo troppo e ho voglia di prolungare questo diletto, lui recepisce il messaggio e mi serra le cosce facendo una contro leva affondando così la sua faccia dentro di me. Sono così in estasi che non capisco più nulla, mentre mi sottopone a questa piacere sento finalmente il rumore della sua zip, capisco che si sta slacciando la patta, ma non voglia che si stacchi dalla fica, così cerco di abbrancarlo per la nuca per trattenerlo ancora lì, ma mi sfugge e con forza riprende il comando della situazione. Come prima, impiegando un quarto della sua forza, mi tira su e mi ritrovo nuovamente in piedi, con decisione. Mi sottomette con lo sguardo, capisco che devo inginocchiarmi, lo faccio e appena mi ritrovo prostata davanti ai suoi addominali scolpiti, dalle sue mutande fa capolino un cazzo venoso, grosso e totalmente depilato che lui spinge violentemente contro il mio muso. Apro le labbra vogliosa e lo faccio accomodare tra le mie fauci, accolgo la sua cappella viola con la mia lingua e succhio con piacere tutto il suo sapore, insozzandomi tutte le labbra. Lo spompino aggressivamente e questo a lui piace, me ne accorgo quando mi inizia con violenza a montarmi la bocca. I suoi glutei spingono il suo pene in avanti con persistenza. E’ un cazzo come dicevo grosso e non ci entra tutto nella mia piccola bocca, ma a lui non frega un cazzo e continua a spingermelo dentro senza alcun riguardo facendomi sgorgare saliva mista ai suoi fluidi. Gli piace violento e quindi non si persuade a rallentare anzi per diletto decide di tapparmi anche il naso, perdo il respiro e sbavo come una lumaca. E’ eccitato. Quando riprendo fiato mi sbraga il pene e i testicoli vischiosi sulla faccia. Sono tutta infuocata, essere trattata senza ritegno, in casa mia da un altro uomo, mi arrapa e sto impazzendo e ora lo pretendo dentro. Devo mettere fine a questo supplizio, ma staccarmi da quel pezzo di carne non è facile. Sfortunatamente ci pensa lui che con la solita forzuta gentilezza non mi concede di muovermi, infatti le sue mani abbrancano le mie ascelle e dopo una aitante spinta verso l’alto, mi ritrovo nuovamente in piedi dinanzi a lui, anche se questa volta per poco. Infatti dopo aver annusato soddisfatto il mio alito sapido dell’odore del suo cazzo, mi protende sul letto di mio figlio e brutale mi volta a pecora. Comprendo e apro le cosce per facilitargli la penetrazione, anche se per come sono messa potrebbe entrarci dentro anche un tir, da dietro e con una veemenza inaudita, mi infila il suo tronco nerboruto stantuffandomi la fica ad un ritmo sempre più crescente. I suoi colpi di verga arrivano fino alle mie viscere e sono continui e regolari, la sua forza fisica e la sua dotazione mi scioccano, non avevo mai pensato a Raul sotto questo punto di vista e scoprirlo in quella circostanza mi fece capire tante cose sulla scelta di rimanere single. Mentre il mio corpo veniva spinto in avanti da quel mostro di nerchia che mi trapanava da parte a parte, un vampata iniziò a spandersi per tutto il corpo, feci in tempo a fiondarmi sul cuscino e sprofondarci la faccia nel mezzo per coprire il grido d’orgasmo che quel cazzone mi procurò. Una volta arrivata rimasi con la testa immobile in quel cuscino in attesa che lui svuotasse quei coglioni da cavallo dentro di me. L’orgasmo fu intenso anche per lui e una volta terminata la monta sprofondò accanto a me sul pavimento. Fu la fiammata di una notte, e quando terminò mi alzai senza dire una parola, raccolsi i miei vestiti lo carezzai sulla guancia sinistra e poi uscì dalla stanza raggiungendo il bagno dove dopo, essermi risistemata, mi avviai in camera da letto. Giorgio russava più intensamente e ciò mi suggeriva che sicuramente non aveva assolutamente potuto udire nulla di quanto accaduto.
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