"Quarantena" and coffee ( Atto V)
di
Rot43
genere
prime esperienze
- 2 giorni alla fine dell’isolamento
Aprì gli occhi a tarda mattinata, Laura dormiva rannicchiata su di me mentre le sue tette morbide affondavano nel mio petto. Si era assopita completamente nuda avvinghiata a me ed evidentemente la temperatura durante la notte le aveva consigliato di cercare riparo sul mio corpo. Sollevai la coperta per accertarmene ed effettivamente era così: prona e senza veli. Esaminai con circospezione quel suo culetto tondo e morbido, mostrava qualche piccola smagliatura dovuta alla cellulite, ma nulla di così grave, allungai la mano, lo afferrai palpandolo villanamente godendo della solidità e malleabilità della sua deliziosa pelle. La rozza frizione la destò ma essendo sempre stata una instancabile dormigliona si disarcionò dal mio petto e proseguì il suo riposo sgattaiolando al centro del materasso assopendosi a pancia in su in un istante. Sollevai nuovamente le coperte questa volta per regalarmi la vista del suo monte di venere castano che carezzai con il palmo della mano. Sotto di esso le sue labbra erano ancora tumide e leggermente umide dagli umori della nottata precedente, mi bastò strofinare l’indice e il medio per insozzarli del suo seme. La osservavo dormire in quel lettone, in tutto il suo splendore, con la testa riversa sul cuscino in direzione opposta alla mia e le braccia e le gambe distese a bastone. Le accarezzai la pancia, lievemente pronunciata dal suo respiro, e il contatto con il suo corpo spronò di colpo i sogni che durante la notte mi avevano cullato e che la vedevano impegnata in fantasiosi e osceni amplessi orgiastici. Mi attizzai al pensiero di celebrare questo ricordo e riversai le mie attenzioni sui suoi orifizi vaginali. Per sottrarsi alle mie incessanti angherie questa volta si voltò dalla parte opposta restituendomi le spalle. Per non svegliarla decisi di alzarmi e dopo essermi dato una riordinata uscì dalla stanza. In cucina Remo si godeva il panorama seduta vicino alla finestra , davanti ad una fumante tazza di caffè, ci salutammo e mi indicò la caffettiera ancora calda sul tavolo. Versai il caffè nella tazzina e presi posto sulla sedia. Dopo qualche istante lui interruppe il silenzio:
R:- Stanotte ho riflettuto e mi sono messo nei tuoi panni. Sai Eric ho una vaga idea di quale sarebbe stata la mia reazione ad apprendere determinate situazioni , ma credimi amico mio sono curioso di scoprire cosa passa nella tua di testa ora che sei al corrente di tutte le condizioni attorno a te.
Mi voltai a guardarlo e lo vidi intento a scrutare fuori dalla finestre mentre continuava a fumare, pensai che non volesse guardarmi negli occhi per evitare reciproci imbarazzi perciò continuai a darli le spalle, poi risposi:
:-Remo in questa testa transitano un turbine di emozioni e idee che non riesco più a far combaciare: da una parte è presente la voglia di assecondarle e dall’altra questa voglia è frenata dalla paura di creare precedenti che possano incrinare il rapporto di coppia.
Mi sorpresi della mia stessa ammissione e capì che avevo bisogno di confidarmi, e forse anche sfogarmi, con qualcuno. La mia testa era satura e non riusciva più a trattenere pensieri e azioni. Tagliai corto:
:- E poi il richiamo di Marie si fa ogni giorno più irrefrenabile!
Ci mettemmo a ridere entrambi.
R:- Quella donna ha un sex appeal a cui è difficile resistere.
:- Già!
Incuriosito poi gli domandai come fosse iniziato quel rapporto triangolare tra loro. Remo espirò il fumo della sigaretta e mi raccontò:
R:- Una sera di luglio passai a trovarli per un saluto. Avevo appena rotto con quella tizia separata che avevo conosciuto al parco, ricordi?
:- Si, come si chiamava, Paola se non sbaglio?
R:- Esatto! Diciamo che quindi l’umore non era proprio dei migliori, come sai non è stata una storia lunga, tuttavia un po’ mi dispiaceva. Quella sera faceva davvero molto caldo e quando arrivai a casa loro, Sergio mi accolse amichevolmente porgendomi un bicchiere di un eccellente vino. Ci sedemmo in salotto e lui da buon amico mi ascoltò sfogare. Marie sopraggiunse dopo un po’ dal laboratorio dove stava dipingendo presentandosi con dei pantaloncini attillati e una canotta bianca da cui si intravedevano nitidamente i capezzoli. Dopo avermi salutato e abbracciato, entrambi mi convinsero a rimanere per cena. Sergio come al solito si offrì di preparare uno dei suoi particolari piatti gourmet e ci lasciò da soli in salotto a conversare con una bottiglia di vino. Tra una chiacchiera e l’altra toccammo diversi argomenti tra cui anche pensieri personali sull’amore e il sesso.
Remo sosteneva che durante la conversazione fosse scattata tra loro una sorte di attrazione empatica che si protrasse anche durante lo svolgimento della cena alla presenza dello stesso Sergio.
R:- Il vino scorreva a fiumi e alla fine se non fu difficile dimenticare l’argomento Paola non fu altrettanto semplice ignorare i capezzoli che continuavano a fare capolino dalla canotta di Marie. Mi sentivo in difetto nei confronti di Sergio il quale, nonostante avesse notato il mio sguardo interessato, continuava a starsene tranquillo ridendo divertito mentre continuava a sorseggiare il suo calice di vino. Poi accadde qualcosa che svoltò in maniera inaspettata la serata e che denota la straordinarietà della sua donna. Al mio ennesimo colpo d’occhio sui suoi seni, lei con naturalezza si liberò della canotta rimanendo a petto scoperto. Davanti al mio stupore incrociò le braccia sul ventre e con un piglio stizzito, reagì dicendo:
“Se continui a sforzarti a guardarle attraverso la canotta diverrai cieco, così è meglio, no?”.
Rimasi senza parola e divenni rosso come un pomodoro, mi voltai verso Sergio che mi fissava dubbioso e poi nuovamente verso di lei, abbassai lo sguardo e accampai delle scuse. Seguì un silenzio tombale che dopo pochi istanti fu interrotto da una grande risata guidata da Sergio e subito dopo seguita dalla stessa Marie. Stavo per alzarmi e andare via, quando lei abile mi anticipò, si alzò e mi venne incontro prendendo posto sopra le mie gambe, eravamo tutti e tre un po’ brilli, mi sbatté letteralmente le sue tette in faccia e poi prese le mie mani e le lasciò scivolare su di esse invitandomi a palparle e baciarle. Guardavo Sergio immobile mentre lui serafico mi strizzava l’occhio invitandomi ad assecondarla. Inizialmente lo feci con una punta di imbarazzo, ma quando lei iniziò a vagire per il piacere dei tocchi e delle leccate, che si fecero sempre più audaci, mi lasciai prendere dalla foga e tutto cambiò in un istante. Ad un tratto mi levò violentemente le mani dal suo corpo, lasciandomi nuovamente esterrefatto, lesta si alzò dalle mie ginocchia, si alzò, e una volta in piedi mi prese per mano, poi porse l’altra a Sergio, lui l’afferrò sereno e si fece issare dalla sedia. Lui con l’altra mano fece in tempo ad afferrare l’ultima mezza bottiglia rimasta sul tavolo prima di lasciarci condurre entrambi per mano in camera da letto. Nel tragitto, Marie, mi sussurrò all’orecchio “ Stasera te la faccio dimenticare io quella troia, non ti preoccupare.”. Come sono andate le cose poi lo puoi immaginare da te.
Rimasi con la bocca semi aperta e pensai: possibile che ogni cazzo di giorno in questa casa scopro e vivo storie di una certa e intensa carica erotica che non accadono nemmeno nei porno giapponesi? Dopo una boccata di fumo Remo concluse:
R:- Da allora, quando ne abbiamo voglia ci incontriamo da loro o da me e ci divertiamo. Tutto qui...
Bene, iniziava a preoccuparmi che non avessi ancora ricevuto la mia buona carica di testosterone a colazione. Il racconto di Remo rinsaldò le doti provocatorie di Marie e capì che effettivamente al fascino di una persona del genere non si può rimanere immuni, la sua bellezza mista alla sua sicurezza e sfrontatezza ammaliano e regalano un fascino maledetto da cui nessuno ne è esente, Laura compresa. A proposito che tempismo, terminata la storia Laura sopraggiunse in cucina ancora assonnata, forse per la fretta aveva dimenticato di mettere il reggiseno e da sotto al pigiama si intravedevano i gonfi capezzoli torturati dalla mi bocca per parte della nottata. Salutò Remo a cui di certo il dettaglio non sfuggì, e poi baciò me prima di bere la sua dose di caffè mattutina. Era ancora assonnata e quindi di poche parole, Remo terminò la sua sigaretta e prima di ritirarsi in camera ci propose una passeggiata da fare più tardi tra i boschi nella zona, con Laura ci dimostrammo concordi e rimandammo la discussione al risveglio di Marie e Sergio. Rimanemmo soli e continuammo a conversare pacati ancora un po’ circa la proposta, fino a quando lei non mi afferrò sicura la mano sul tavolo e con un tono di voce profondo disse:
L:- Ti devo parlare.
Ecco, è il momento, pensai subito a Sergio e mi balenò il dubbio che le avesse detto di me e Marie. La osservai serio e prima ancora di avere il tempo di replicare qualcosa, lei aggiunse:
L:- Ieri quando mi sono allontanata con Sergio, per scattare delle foto, abbiamo parlato molto. Sono state tante le cose affrontate e alcuni argomenti non sono stati facili per via dell’imbarazzo.
Ecco che il dubbio divenne certezza.
L:- Devo essere sincera con te, anche perché so che ne sei al corrente e fino ad ora hai fatto finta di nulla perché mi ami e ti amo un sacco anche io, proprio per questo voglio tranquillizzarti e spiegarti che quanto è successo non ha scalfito minimamente il nostro rapporto.
Osservai che i suoi occhi grandi e sinceri diventarono lucidi e capì quanto lo sforzo che stava realizzando per confessarmi qualcosa, di cui nonostante sapesse che ne fossi a conoscenza, le pesasse sulla coscienza, Apprezzai tantissimo la sua prima preoccupazione: salvaguardare il nostro rapporto da inutili dubbi.
L:- Sergio, mi ha detto che l’altro giorno eravate nella segheria e che ci avete viste insieme.
Annuisco.
L:- Sappi che non vuol dire nulla, ti amo e ti amerò sempre.
Era sincera e strinse forte la mia mano mentre i suoi occhioni si bagnarono. Non ebbi il coraggio di ammettere quello che era successo con Marie, non ero ancora pronto, e quindi le strinsi la mano e aggiunsi:
:-Aspettavo solo che me lo confessassi, lo so che mi ami e che niente e nessuno potrà mai cambiare il nostro sentimento.
Alla mia comprensione il suo volto si rilassò e un sorriso la avvolse rendendola bella come non mai, poi si alzò e mi baciò appassionata. Inaspettatamente mi prese per mano e mi trascinò in camera. Chiusa la porta, mi abbassa rapida calzoni e mutande e ospita nella sua bocca il cazzo eretto. La interrompo per sfilarle la maglia del pigiama e quando lei riprende a pompare le afferro con una mano entrambi i caldi e gonfi seni mattutini, mentre con l’altra le afferro la nuca e spingo con forza la sua bocca sul mio tumido uccello.
La sua ammissione mi mise nella condizione di asserire curiose porcate sulle sue inclinazioni saffiche.
Mi abbandono ad un turpiloquio fiabesco e non voglio ammettere alcuna replica, voglio che rimangano mie dichiarazioni sul suo conto e per non darle nemmeno la possibilità di risposta le serro il cazzo in fondo alla gola. Forse questo sistema la eccita perché inghiotte e non cerca di svincolarsi, questa remissione mista all’immaginazione di lei assieme a Marie mi sta fa salire la sborra. Le libero con prepotenza la bocca e la lascio cadere all’indietro per riprendere fiato. Mi compiaccio della visione che la espone, mezza nuda ai piedi del letto, con le labbra umide di bava e le sue burrose tette che ancora ballonzolano per il respiro corto. Mentre riprende a rilento fiato con flebile voce, mi interroga:
L:- L'altro giorno ti sei eccitato a vedermi inchinata tra le cosce di Marie, vero? E ora stai pensando a quanto è eccitante vedere la propria moglie inerme sottomessa al tuo e al volere altrui, eh?
Non le rispondo e le infilo con veemenza ancora il cazzo in bocca, stavolta recita una parte, mugola e cerca di divincolarsi, ma sono più energico e la sottometto nuovamente fino a quasi soffocarla. Le fotto la bocca con rabbia, ma dopo una serie di affondi un po’ troppo profondi mi vedo obbligato a liberarle la cavità orale impastata di saliva che ora gocciola dalla mia cappella virtuosa. Rannicchiata e nuovamente con il fiatone, mi guarda quasi inerme, ora comprende benissimo che il suo tradimento mi ha arrapato e forse ne è sorpresa, ma la situazione credo stia iniziando a piacerle e ora vuole solo essere assoggettata. La prendo per le braccia con violenza e la isso su, con la stessa foga le abbasso i calzoni, e con una mano le lacero le mutande e la spingo sul letto. Il suo busto impatta sul materasso svelando il suo soffice e tondo culo che mi sollazza la vista e trasforma il cazzo in un dardo infuocato. Mi fiondo sul suo corpo leggermente in carne e la palpo voluttuoso e una volta su di lei ammetto che vederla sottomessa al giogo di Marie mi ha eccitato terribilmente. Mi isso sul materasso con le ginocchia e avvicino il mio uccello alla sua fica umida e mi appresto a penetrarla, ma a sorpresa lei si abbassa e schiaccia i gomiti sul letto porgendomi il tondo sedere e nel suo linguaggio osceno sussurra con voce bassa:
L:- Mettimelo nel culo!
Non me lo faccio ripetere, le apro le natiche burrose e senza umettare l’ingresso centrale posiziono la mia cappella nel buco del culo. Ovviamente non è lubrificato abbastanza e impiego la saliva che mi ritrovo sul glande, così fatico un po’ a sbatterlo dentro, lei si irrigidisce ma la voglia di punirla va oltre la pietà, così non mi arresto e dunque spingo con fermezza la mia cappella dentro, ne entra un quarto e lei già urla, le tappo la bocca e con più decisione lo spingo ancora più in fondo. La mano non basta a tramortire i suoi guaiti, la penetro con un altro colpo più deciso e finalmente, nonostante i suoi strazianti vagiti, entro totalmente dentro al suo pertugio. Il calore del suo piccolo sfintere avvolge il corpo del pene e inizio a cavalcarla severamente. Ho ancora la mano che le trattiene chiusa la bocca per le ripetute urla che vengono ora subissate dai frenetici e ritmi colpi di reni che ora si infrangono indecentemente sui suoi glutei burrosi. Adagio i lamenti perdono di intensità e forse lasciano spazio anche al di piacere, non lo so, ma sottometterla in questo modo barbaro mi regala soddisfazione. Svuoto tutto il mio seme dentro il suo pertugio quasi immacolato e poi mi accoscio accanto. Lei si fianco è sfinita, si massaggia il bacino dolorante con la mano e dopo aver trovato la giusta sensibilità nel ricomporsi si volta verso di me e mi chiede placida:
L:- Ti è piaciuto farmi pagare il prezzo del mio peccato?
La bacio con foga e le ammetto che sarei disposto a punirla in quel modo altre milioni di volte, lei soddisfatta mi abbraccia e dopo avermi baciato mi risponde misteriosa:
L:- Così sia!
Quel giorno Sergio e Marie dormirono fino al pomeriggio tardo e quando si svegliarono, non erano rimaste molte ore di luce per fare qualche escursione fuori, cosi restammo in casa a bere e a giocare a vecchi giochi di società fino all’ora di cena. La giornata era stata abbastanza piena e io a sera avevo consolidato un'altra dissoluta certezza nel mio mondo erotico: il voyeurismo. Scoprì che osservare o immaginare mia moglie impegnata con qualcun’altra/o mi regalava un piacere mai provato prima e nei miei pensieri iniziai a rivalutare il discorso di ieri fatto con Marie la quale nella giornata mi era apparsa stranamente più cauta e rilassata verso il resto della compagnia maschile ma sempre ben disponibile verso Laura. Dopo le rivelazioni di mia moglie, Laura mi appariva più animata dalla compagnia inoltre sin dal primo pomeriggio quando aveva rivisto Marie notai più affiatamento tra loro e forse, complice l’alcol, anche più intimità. Prima della cena si appartarono in privato e parlarono molto tra loro prima di raggiungerci in cucina. La cena fu molto divertente e ora tutti intorno mi sembravano abbastanza sbottonati, Laura e Marie si ubriacarono e questo non fece altro che aumentare la percezione di tutti i presenti circa i loro giochi di sguardi maliziosi su cui non mancarono battute da parte di Sergio, ma anche di Remo. A fine serata raggiungemmo tutti le nostre stanze, Laura si avvinghiò a me e prima di cadere in un sonno profondo mormorò:
L:- A quanto pare, al momento, sei in vantaggio tu ma non preoccuparti, capisco e ti perdono, ma sappi che recupererò. A domani!
Aprì gli occhi a tarda mattinata, Laura dormiva rannicchiata su di me mentre le sue tette morbide affondavano nel mio petto. Si era assopita completamente nuda avvinghiata a me ed evidentemente la temperatura durante la notte le aveva consigliato di cercare riparo sul mio corpo. Sollevai la coperta per accertarmene ed effettivamente era così: prona e senza veli. Esaminai con circospezione quel suo culetto tondo e morbido, mostrava qualche piccola smagliatura dovuta alla cellulite, ma nulla di così grave, allungai la mano, lo afferrai palpandolo villanamente godendo della solidità e malleabilità della sua deliziosa pelle. La rozza frizione la destò ma essendo sempre stata una instancabile dormigliona si disarcionò dal mio petto e proseguì il suo riposo sgattaiolando al centro del materasso assopendosi a pancia in su in un istante. Sollevai nuovamente le coperte questa volta per regalarmi la vista del suo monte di venere castano che carezzai con il palmo della mano. Sotto di esso le sue labbra erano ancora tumide e leggermente umide dagli umori della nottata precedente, mi bastò strofinare l’indice e il medio per insozzarli del suo seme. La osservavo dormire in quel lettone, in tutto il suo splendore, con la testa riversa sul cuscino in direzione opposta alla mia e le braccia e le gambe distese a bastone. Le accarezzai la pancia, lievemente pronunciata dal suo respiro, e il contatto con il suo corpo spronò di colpo i sogni che durante la notte mi avevano cullato e che la vedevano impegnata in fantasiosi e osceni amplessi orgiastici. Mi attizzai al pensiero di celebrare questo ricordo e riversai le mie attenzioni sui suoi orifizi vaginali. Per sottrarsi alle mie incessanti angherie questa volta si voltò dalla parte opposta restituendomi le spalle. Per non svegliarla decisi di alzarmi e dopo essermi dato una riordinata uscì dalla stanza. In cucina Remo si godeva il panorama seduta vicino alla finestra , davanti ad una fumante tazza di caffè, ci salutammo e mi indicò la caffettiera ancora calda sul tavolo. Versai il caffè nella tazzina e presi posto sulla sedia. Dopo qualche istante lui interruppe il silenzio:
R:- Stanotte ho riflettuto e mi sono messo nei tuoi panni. Sai Eric ho una vaga idea di quale sarebbe stata la mia reazione ad apprendere determinate situazioni , ma credimi amico mio sono curioso di scoprire cosa passa nella tua di testa ora che sei al corrente di tutte le condizioni attorno a te.
Mi voltai a guardarlo e lo vidi intento a scrutare fuori dalla finestre mentre continuava a fumare, pensai che non volesse guardarmi negli occhi per evitare reciproci imbarazzi perciò continuai a darli le spalle, poi risposi:
:-Remo in questa testa transitano un turbine di emozioni e idee che non riesco più a far combaciare: da una parte è presente la voglia di assecondarle e dall’altra questa voglia è frenata dalla paura di creare precedenti che possano incrinare il rapporto di coppia.
Mi sorpresi della mia stessa ammissione e capì che avevo bisogno di confidarmi, e forse anche sfogarmi, con qualcuno. La mia testa era satura e non riusciva più a trattenere pensieri e azioni. Tagliai corto:
:- E poi il richiamo di Marie si fa ogni giorno più irrefrenabile!
Ci mettemmo a ridere entrambi.
R:- Quella donna ha un sex appeal a cui è difficile resistere.
:- Già!
Incuriosito poi gli domandai come fosse iniziato quel rapporto triangolare tra loro. Remo espirò il fumo della sigaretta e mi raccontò:
R:- Una sera di luglio passai a trovarli per un saluto. Avevo appena rotto con quella tizia separata che avevo conosciuto al parco, ricordi?
:- Si, come si chiamava, Paola se non sbaglio?
R:- Esatto! Diciamo che quindi l’umore non era proprio dei migliori, come sai non è stata una storia lunga, tuttavia un po’ mi dispiaceva. Quella sera faceva davvero molto caldo e quando arrivai a casa loro, Sergio mi accolse amichevolmente porgendomi un bicchiere di un eccellente vino. Ci sedemmo in salotto e lui da buon amico mi ascoltò sfogare. Marie sopraggiunse dopo un po’ dal laboratorio dove stava dipingendo presentandosi con dei pantaloncini attillati e una canotta bianca da cui si intravedevano nitidamente i capezzoli. Dopo avermi salutato e abbracciato, entrambi mi convinsero a rimanere per cena. Sergio come al solito si offrì di preparare uno dei suoi particolari piatti gourmet e ci lasciò da soli in salotto a conversare con una bottiglia di vino. Tra una chiacchiera e l’altra toccammo diversi argomenti tra cui anche pensieri personali sull’amore e il sesso.
Remo sosteneva che durante la conversazione fosse scattata tra loro una sorte di attrazione empatica che si protrasse anche durante lo svolgimento della cena alla presenza dello stesso Sergio.
R:- Il vino scorreva a fiumi e alla fine se non fu difficile dimenticare l’argomento Paola non fu altrettanto semplice ignorare i capezzoli che continuavano a fare capolino dalla canotta di Marie. Mi sentivo in difetto nei confronti di Sergio il quale, nonostante avesse notato il mio sguardo interessato, continuava a starsene tranquillo ridendo divertito mentre continuava a sorseggiare il suo calice di vino. Poi accadde qualcosa che svoltò in maniera inaspettata la serata e che denota la straordinarietà della sua donna. Al mio ennesimo colpo d’occhio sui suoi seni, lei con naturalezza si liberò della canotta rimanendo a petto scoperto. Davanti al mio stupore incrociò le braccia sul ventre e con un piglio stizzito, reagì dicendo:
“Se continui a sforzarti a guardarle attraverso la canotta diverrai cieco, così è meglio, no?”.
Rimasi senza parola e divenni rosso come un pomodoro, mi voltai verso Sergio che mi fissava dubbioso e poi nuovamente verso di lei, abbassai lo sguardo e accampai delle scuse. Seguì un silenzio tombale che dopo pochi istanti fu interrotto da una grande risata guidata da Sergio e subito dopo seguita dalla stessa Marie. Stavo per alzarmi e andare via, quando lei abile mi anticipò, si alzò e mi venne incontro prendendo posto sopra le mie gambe, eravamo tutti e tre un po’ brilli, mi sbatté letteralmente le sue tette in faccia e poi prese le mie mani e le lasciò scivolare su di esse invitandomi a palparle e baciarle. Guardavo Sergio immobile mentre lui serafico mi strizzava l’occhio invitandomi ad assecondarla. Inizialmente lo feci con una punta di imbarazzo, ma quando lei iniziò a vagire per il piacere dei tocchi e delle leccate, che si fecero sempre più audaci, mi lasciai prendere dalla foga e tutto cambiò in un istante. Ad un tratto mi levò violentemente le mani dal suo corpo, lasciandomi nuovamente esterrefatto, lesta si alzò dalle mie ginocchia, si alzò, e una volta in piedi mi prese per mano, poi porse l’altra a Sergio, lui l’afferrò sereno e si fece issare dalla sedia. Lui con l’altra mano fece in tempo ad afferrare l’ultima mezza bottiglia rimasta sul tavolo prima di lasciarci condurre entrambi per mano in camera da letto. Nel tragitto, Marie, mi sussurrò all’orecchio “ Stasera te la faccio dimenticare io quella troia, non ti preoccupare.”. Come sono andate le cose poi lo puoi immaginare da te.
Rimasi con la bocca semi aperta e pensai: possibile che ogni cazzo di giorno in questa casa scopro e vivo storie di una certa e intensa carica erotica che non accadono nemmeno nei porno giapponesi? Dopo una boccata di fumo Remo concluse:
R:- Da allora, quando ne abbiamo voglia ci incontriamo da loro o da me e ci divertiamo. Tutto qui...
Bene, iniziava a preoccuparmi che non avessi ancora ricevuto la mia buona carica di testosterone a colazione. Il racconto di Remo rinsaldò le doti provocatorie di Marie e capì che effettivamente al fascino di una persona del genere non si può rimanere immuni, la sua bellezza mista alla sua sicurezza e sfrontatezza ammaliano e regalano un fascino maledetto da cui nessuno ne è esente, Laura compresa. A proposito che tempismo, terminata la storia Laura sopraggiunse in cucina ancora assonnata, forse per la fretta aveva dimenticato di mettere il reggiseno e da sotto al pigiama si intravedevano i gonfi capezzoli torturati dalla mi bocca per parte della nottata. Salutò Remo a cui di certo il dettaglio non sfuggì, e poi baciò me prima di bere la sua dose di caffè mattutina. Era ancora assonnata e quindi di poche parole, Remo terminò la sua sigaretta e prima di ritirarsi in camera ci propose una passeggiata da fare più tardi tra i boschi nella zona, con Laura ci dimostrammo concordi e rimandammo la discussione al risveglio di Marie e Sergio. Rimanemmo soli e continuammo a conversare pacati ancora un po’ circa la proposta, fino a quando lei non mi afferrò sicura la mano sul tavolo e con un tono di voce profondo disse:
L:- Ti devo parlare.
Ecco, è il momento, pensai subito a Sergio e mi balenò il dubbio che le avesse detto di me e Marie. La osservai serio e prima ancora di avere il tempo di replicare qualcosa, lei aggiunse:
L:- Ieri quando mi sono allontanata con Sergio, per scattare delle foto, abbiamo parlato molto. Sono state tante le cose affrontate e alcuni argomenti non sono stati facili per via dell’imbarazzo.
Ecco che il dubbio divenne certezza.
L:- Devo essere sincera con te, anche perché so che ne sei al corrente e fino ad ora hai fatto finta di nulla perché mi ami e ti amo un sacco anche io, proprio per questo voglio tranquillizzarti e spiegarti che quanto è successo non ha scalfito minimamente il nostro rapporto.
Osservai che i suoi occhi grandi e sinceri diventarono lucidi e capì quanto lo sforzo che stava realizzando per confessarmi qualcosa, di cui nonostante sapesse che ne fossi a conoscenza, le pesasse sulla coscienza, Apprezzai tantissimo la sua prima preoccupazione: salvaguardare il nostro rapporto da inutili dubbi.
L:- Sergio, mi ha detto che l’altro giorno eravate nella segheria e che ci avete viste insieme.
Annuisco.
L:- Sappi che non vuol dire nulla, ti amo e ti amerò sempre.
Era sincera e strinse forte la mia mano mentre i suoi occhioni si bagnarono. Non ebbi il coraggio di ammettere quello che era successo con Marie, non ero ancora pronto, e quindi le strinsi la mano e aggiunsi:
:-Aspettavo solo che me lo confessassi, lo so che mi ami e che niente e nessuno potrà mai cambiare il nostro sentimento.
Alla mia comprensione il suo volto si rilassò e un sorriso la avvolse rendendola bella come non mai, poi si alzò e mi baciò appassionata. Inaspettatamente mi prese per mano e mi trascinò in camera. Chiusa la porta, mi abbassa rapida calzoni e mutande e ospita nella sua bocca il cazzo eretto. La interrompo per sfilarle la maglia del pigiama e quando lei riprende a pompare le afferro con una mano entrambi i caldi e gonfi seni mattutini, mentre con l’altra le afferro la nuca e spingo con forza la sua bocca sul mio tumido uccello.
La sua ammissione mi mise nella condizione di asserire curiose porcate sulle sue inclinazioni saffiche.
Mi abbandono ad un turpiloquio fiabesco e non voglio ammettere alcuna replica, voglio che rimangano mie dichiarazioni sul suo conto e per non darle nemmeno la possibilità di risposta le serro il cazzo in fondo alla gola. Forse questo sistema la eccita perché inghiotte e non cerca di svincolarsi, questa remissione mista all’immaginazione di lei assieme a Marie mi sta fa salire la sborra. Le libero con prepotenza la bocca e la lascio cadere all’indietro per riprendere fiato. Mi compiaccio della visione che la espone, mezza nuda ai piedi del letto, con le labbra umide di bava e le sue burrose tette che ancora ballonzolano per il respiro corto. Mentre riprende a rilento fiato con flebile voce, mi interroga:
L:- L'altro giorno ti sei eccitato a vedermi inchinata tra le cosce di Marie, vero? E ora stai pensando a quanto è eccitante vedere la propria moglie inerme sottomessa al tuo e al volere altrui, eh?
Non le rispondo e le infilo con veemenza ancora il cazzo in bocca, stavolta recita una parte, mugola e cerca di divincolarsi, ma sono più energico e la sottometto nuovamente fino a quasi soffocarla. Le fotto la bocca con rabbia, ma dopo una serie di affondi un po’ troppo profondi mi vedo obbligato a liberarle la cavità orale impastata di saliva che ora gocciola dalla mia cappella virtuosa. Rannicchiata e nuovamente con il fiatone, mi guarda quasi inerme, ora comprende benissimo che il suo tradimento mi ha arrapato e forse ne è sorpresa, ma la situazione credo stia iniziando a piacerle e ora vuole solo essere assoggettata. La prendo per le braccia con violenza e la isso su, con la stessa foga le abbasso i calzoni, e con una mano le lacero le mutande e la spingo sul letto. Il suo busto impatta sul materasso svelando il suo soffice e tondo culo che mi sollazza la vista e trasforma il cazzo in un dardo infuocato. Mi fiondo sul suo corpo leggermente in carne e la palpo voluttuoso e una volta su di lei ammetto che vederla sottomessa al giogo di Marie mi ha eccitato terribilmente. Mi isso sul materasso con le ginocchia e avvicino il mio uccello alla sua fica umida e mi appresto a penetrarla, ma a sorpresa lei si abbassa e schiaccia i gomiti sul letto porgendomi il tondo sedere e nel suo linguaggio osceno sussurra con voce bassa:
L:- Mettimelo nel culo!
Non me lo faccio ripetere, le apro le natiche burrose e senza umettare l’ingresso centrale posiziono la mia cappella nel buco del culo. Ovviamente non è lubrificato abbastanza e impiego la saliva che mi ritrovo sul glande, così fatico un po’ a sbatterlo dentro, lei si irrigidisce ma la voglia di punirla va oltre la pietà, così non mi arresto e dunque spingo con fermezza la mia cappella dentro, ne entra un quarto e lei già urla, le tappo la bocca e con più decisione lo spingo ancora più in fondo. La mano non basta a tramortire i suoi guaiti, la penetro con un altro colpo più deciso e finalmente, nonostante i suoi strazianti vagiti, entro totalmente dentro al suo pertugio. Il calore del suo piccolo sfintere avvolge il corpo del pene e inizio a cavalcarla severamente. Ho ancora la mano che le trattiene chiusa la bocca per le ripetute urla che vengono ora subissate dai frenetici e ritmi colpi di reni che ora si infrangono indecentemente sui suoi glutei burrosi. Adagio i lamenti perdono di intensità e forse lasciano spazio anche al di piacere, non lo so, ma sottometterla in questo modo barbaro mi regala soddisfazione. Svuoto tutto il mio seme dentro il suo pertugio quasi immacolato e poi mi accoscio accanto. Lei si fianco è sfinita, si massaggia il bacino dolorante con la mano e dopo aver trovato la giusta sensibilità nel ricomporsi si volta verso di me e mi chiede placida:
L:- Ti è piaciuto farmi pagare il prezzo del mio peccato?
La bacio con foga e le ammetto che sarei disposto a punirla in quel modo altre milioni di volte, lei soddisfatta mi abbraccia e dopo avermi baciato mi risponde misteriosa:
L:- Così sia!
Quel giorno Sergio e Marie dormirono fino al pomeriggio tardo e quando si svegliarono, non erano rimaste molte ore di luce per fare qualche escursione fuori, cosi restammo in casa a bere e a giocare a vecchi giochi di società fino all’ora di cena. La giornata era stata abbastanza piena e io a sera avevo consolidato un'altra dissoluta certezza nel mio mondo erotico: il voyeurismo. Scoprì che osservare o immaginare mia moglie impegnata con qualcun’altra/o mi regalava un piacere mai provato prima e nei miei pensieri iniziai a rivalutare il discorso di ieri fatto con Marie la quale nella giornata mi era apparsa stranamente più cauta e rilassata verso il resto della compagnia maschile ma sempre ben disponibile verso Laura. Dopo le rivelazioni di mia moglie, Laura mi appariva più animata dalla compagnia inoltre sin dal primo pomeriggio quando aveva rivisto Marie notai più affiatamento tra loro e forse, complice l’alcol, anche più intimità. Prima della cena si appartarono in privato e parlarono molto tra loro prima di raggiungerci in cucina. La cena fu molto divertente e ora tutti intorno mi sembravano abbastanza sbottonati, Laura e Marie si ubriacarono e questo non fece altro che aumentare la percezione di tutti i presenti circa i loro giochi di sguardi maliziosi su cui non mancarono battute da parte di Sergio, ma anche di Remo. A fine serata raggiungemmo tutti le nostre stanze, Laura si avvinghiò a me e prima di cadere in un sonno profondo mormorò:
L:- A quanto pare, al momento, sei in vantaggio tu ma non preoccuparti, capisco e ti perdono, ma sappi che recupererò. A domani!
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