Emanuele e la puttana, the end
di
RunningRiot
genere
etero
Averlo sopra di me, proprio con la sua faccia quasi incollata alla mia. E' tutto così irreale che mi sdoppio. La Annalisa distesa sul lenzuolo lo osserva ipnotizzata e incapace di parlare, immobile se non fosse per il respiro che le fa gonfiare e sgonfiare il petto. La Annalisa che fluttua un po' più sopra comincia a guardare proprio da lì. Poi però lo sguardo si allarga sul letto già sfatto e su quei due corpi proprio nel mezzo di quel lenzuolo bianco e sgualcito, sui muscoli dorsali di Emanuele che guizzano mentre cerca la sua posizione. Quando si abbassa a infilarle la lingua in bocca il suo corpo finisce per nascondere completamente quello esile della bionda. Se ne vedono solo le braccia e le mani che corrono tra i capelli sulla nuca dell'uomo, come per fermarlo, incastrarlo in quel bacio. E le gambe sottili, che spuntano aperte, leggermente ripiegate.
Non è mica raro che nel mio lavoro mi capiti di vedermi in terza persona. Succede spesso che mi astragga e mi distragga. Annalisa-the-mind pensa ad altro mentre guarda la me distesa sul letto, Annalisa-the-body, che ripete al cliente cose tipo "che bel cazzo che hai", "come spingi bene", oppure finge l'orgasmo gemendo "vieni anche tu!". Vabbè, che devo fare? Mica può piacermi sempre, no? In genere le due Annalise si riuniscono quando il puttaniere di turno giace tronfio e ansimante. Annalisa-the-body scende dal letto con un preservativo usato in mano, riservando un sorriso e una carezza a quell'essere grufolante: "ti dispiace? torno subito, stanotte mi hai distrutta" e si avvia verso il bagno. Annalisa-the-mind le fa "ehi, aspetta" e si ricongiunge alla prima dicendole "stavo pensando che quando arriva il bonifico potremmo andare a vedere quel gazebo da mettere sul terrazzo, o avevi altre idee?".
Questa volta però non va così: da Annalisa-the-body arriva un immediato cazziatone a Annalisa-the-mind: "Torna subito qui, ho bisogno di te!". Sì perché quando Emanuele smette di baciarmi ho bisogno di essere tutta intera, di chiamare a raccolta tutte le mie forze e le mie emozioni. Perché dopo cinquecento milioni di cazzi presi mi sembra di essere tornata indietro alla prima volta.
In realtà per un po' non sento assolutamente nulla. Cioè, no, un attimo, l'ho detta male. Volevo dire che non sento nulla di quei momenti precedenti e tipici. I corpi che si sistemano, il suo peso, il mio ventre schiacciato, la sua mazza che mi cerca, mi sfiora, bussa all'ingresso. Le mie cosce che si aprono un po' di più dicendo "dai, ci sei quasi". Nulla. E' come se dal punto dei vista dei sensi fossi isolata dal resto del mondo. Di colpo invece vuoto-pieno, tutto dentro, sento qualsiasi cosa. Continuo a non poter parlare, ma stavolta perché mi ha lasciata senza fiato.
No, brutale no. Più che altro è come un movimento che sai che prima o poi dovrà finire ma che, intanto, ti sembra che durerà sempre. Incessante e perpetuo. Costante nel suo ritmo eppure, allo stesso tempo, di una progressione inarrestabile. Non fa più forte, non accelera. Sono io che lo sento ad ogni affondo un po' di più. Non è possibile: l'ho visto, quel cazzo, l'ho baciato, leccato, preso in bocca, succhiato, fatto esplodere, ripulito. E' un cazzo normale, come tanti altri che ho accolto in vita mia, non ha nulla di super. Ma ad ogni spinta è come se avanzasse e si ingrandisse sempre di più, sempre di più, sempre di più. Nel movimento ondeggiante, persino le mie tette sembrano ingrandirsi tra le sue mani. E ondata dopo ondata Emanuele mi allarga, fino a farmi sentire quasi come se fossi io il suo involucro. Sono inebetita dalla sorpresa: tutta me stessa, e non solo la mia fica, lo avvolge, pulsa, lo stringe. Ed io ad ogni botta ansimo sempre un po' più forte. Niente urletti, niente grida, niente strilli. E nessun dolore nonostante tutto. Solo sospiri sempre più profondi finché tutto diventa insostenibile e penso un'altra volta "non è umano". Vorrei che finisse, ma se finisse mi butterei dalla finestra. Non ce la faccio a sopportarlo, ma se non lo avessi dentro di me sarei solo una troia senza senso. Non è umano. Chiudo gli occhi e appoggio le mani sulle sue spalle, con una delicatezza che non c'entra proprio nulla con il tumulto che mi sento addosso.
- Sto per godere... - sussurro.
Cosa pensate che faccia lui, che aumenti il ritmo? Che mi dica "godi troia" oppure qualche cazzata tipo "tu godi solo quando te lo dico io"? Oppure "quanto sei zoccola"? No, nulla di tutto questo. Si arresta, immobile. E' l'attimo sospeso più lungo del mondo. Quando riapro gli occhi lo so che mi sta guardando in silenzio.
- Non fermarti mai.
Ecco quello che mi dice. Poi ricomincia e io urlo. E urlo. E urlo. E' un nubifragio di orgasmi, un ciclone tropicale, ma non mi fermo mai.
Io.
Lui invece sì, solo un'altra volta, dopo che mi ha girata alla pecorina anche se sono mezza morta.
- Mettimelo nel culo!
- Hai detto che non lo fai - esita.
- Ma ho voglia! - imploro aprendomi le chiappe.
Quattro-cinque secondi di dolore vero, di quello che sento quando permetto ai clienti di stuprarmi là dietro. Poi torna subito l'invereconda sensazione di essere fottuta da una enormità incapace di procurarti alcun male. Devo pure smettere di tenermi aperta e mi aggrappo alla testiera perché... boh, perché mi viene così, perché sennò mi sentirei spazzata via. Alla fine sono quattro le volte che gli piagnucolo "vengo ancora". Dunque cinque, in totale. In un tempo indefinito, cinque orgasmi di fila. Per quanto riguarda il mio ingresso sul retro, ho esaurito il bonus per i prossimi tre-quattro anni. Il colpo di grazia è l'ultimo, quando mi zampilla dentro ruggendo. Zampillo anche io, ma fuori. Cambieremo le lenzuola, sticazzi. Cambieremo il materasso, il letto, tutto. Chissenefrega, sai quanto cazzo mi interessa in questo momento. Voglio solo trovare un posto dove continuare a tremare e a piangere. Eh sì, mi fa piangere anche lui quando vengo, come Lucrezia e Giovanna.
Il ritorno è molto graduale, avvolto nelle spire di fumo di una sigaretta. Appoggio la testa al suo petto e una vocina domanda "mi fai fare un tiro?" con le dita aperte a V. Mi sento molto una ragazzina nella sua prima volta con il fidanzatino dei suoi sogni. La prima volta, la prima boccata di sigaretta. Do una sola tirata, ma molto lunga. Per il solo fatto che questa sigaretta è passata per le sue labbra mi sembra molto preziosa, da sfruttare al massimo. Espiro, brivido e pelle d'oca come se fosse una canna.
- Mi hai scopata da dio, da dio... nessuno mi ha mai scopata così - sussurro allungando la mano verso il pelo del suo ventre, giocandoci con le dita.
- Te lo meritavi... in generale meriti più di quello che hai - risponde.
- Ho già tanto, pure troppo per una puttana.
- Ahahahah e chi l'ha detto? Cosa sarebbe troppo? - ribatte - piuttosto, la vuoi sentire la storia di una puttana che conosco io?
- Dimmela.
- Beh, insomma, c'è questa qui che fa il tuo mestiere. Come te, non è che batte per strada, è una escort, una call girl, chiamala come vuoi...
- Ribadisco quello che t'ho detto ieri, sempre troie siamo.
- Vabbè, come vuoi. Comunque, questa ragazza, molto molto giovane, ha un cliente parecchio più anziano. Cioè, anziano, diciamo che sta di poco sotto la sessantina. Un cliente che ha tutto: ha tirato su dal nulla un'azienda per allestire impianti per l'energia rinnovabile che l'ha reso miliardario, ha una vita tranquilla, una bella famiglia, una moglie brillante, finanzia eventi culturali e attività per le periferie. Vabbè, ogni tanto vuole scoparsi la sua mignotta ma che vuoi che sia? Non è un puttaniere, va solo con lei perché solo lei gli fa girare la testa e... diciamo che gli provoca altre reazioni.
- Conoscevo un tipo così - lo interrompo.
- Ah sì? Ok, ora zitta e ascolta. Quest'uomo ha un unico cruccio, il figlio. Che, per carità, è un ragazzo d'oro, intelligentissimo, una scheggia. Ha studiato a Londra ed è praticamente pronto ad affiancare il padre in azienda. Anzi, il padre potrebbe tranquillamente dedicarsi al golf a tempo pieno. Però è un po' all'antica, vorrebbe vedere il figlio sistemato. Non per altro, è uno che pensa che la famiglia sia importante, che assicuri stabilità e solidità. Tuttavia non l’ha mai visto con una ragazza. E’ come se per suo figlio quella parte di vita lì non esistesse. E questo lo preoccupa. Allora fa una specie di pazzia: convinto che possa succedere chissà che, porta il figlio dalla sua escort. All'inizio il ragazzo non ne vuole sapere nulla, è chiaro, ma visto che il vecchio insiste tanto... eccolo là, a casa di questa puttana. Lui le chiarisce subito che non ha nessuna intenzione di scopare, lei gli fa ok, d'accordo, ma visto che il mio tempo è pagato bene qualcosa dovremo fare. Così, invece di infilarselo nel letto, lo infila nella vasca da bagno con una bottiglia di champagne e le candele e vanno avanti a parlare per ore. Con lei, che è una studentessa universitaria e che è poco meno che una sua coetanea, il giovane si apre come non ha mai fatto prima. Ed esce fuori che sì, in effetti è terribilmente attratto dai ragazzi ma che non ha mai combinato niente, niente. Si è sempre represso, se n'è sempre vergognato e si vergogna anche in quel momento. La puttana gli dice scialla, che c'è di male, vivi la tua vita, i tuoi sentimenti e anche il sesso. Fallo un po' con chi ti pare e come ti pare, a tuo padre ci penso io e se vuoi anche a te ci penso io. La ragazza - che, consentimi di dire, non solo è una mignotta ma anche un po' una figlia di mignotta - non solo rassicura il padre, ma si fa anche pagare un extra perché certe prestazioni non erano nei patti. Il padre, figurati, è ben contento di pagare. Lei gli propone di organizzare per sé e per il figlio un bel weekend da soli, per dargli la svezzata finale. Lui, tanto per non esagerare, gli organizza una settimana bianca a Zermatt. Solo che la ragazza si porta dietro un suo amico. Che sporadicamente non disdegna le donne, ma è sostanzialmente gay anche lui. E' un ragazzo bellissimo, un modello, ma è soprattutto una persona molto delicata, dolce. Tra i due scoppia la scintilla, quella dell'amore prima ancora che del sesso. La puttana è deliziata nel vederli tubare. La sera, a cena, siede in mezzo ai due che la trattano come una principessa. E un po' è come se fosse davvero la loro principessa. Nonostante dormano tutti e tre nella stessa suite, per le prime notti non succede nulla, se non carezze e baci più o meno languidi. La quarta notte il ragazzo domanda alla puttana come dovrebbe comportarsi, lei gli risponde "amore mio, posso insegnarti a fare un pompino non a assecondare ciò che hai dentro". Detto questo, si veste e lascia loro la suite, va dal portiere di notte e gli dice "se tu mi lasci dormire in ufficio io mi lascio scopare". In realtà di scopate se ne fanno tre perché il tipo è proprio bravo e lei è oggettivamente arrapata, ma questo è un dettaglio secondario. La mattina rientra in stanza e li trova che dormono abbracciati. La cosa si ripete fino alla fine della vacanza, tranne l'ultima sera quando lei dice ai due "adesso fate uno sforzo per me, perché ho voglia di una doppia". Tutti sono felici. I due ragazzi e anche il padre, cui viene presentata un'amica della puttana che - debitamente ricompensata - fa da copertura. Ed è così che muore il padre, felice e in pace con se stesso: un ictus se lo porta via mentre è nel suo ufficio. Il ragazzo prende le redini dell'azienda e della sua vita, non ha più bisogno di alcuna copertura, lui e il suo innamorato vanno a convivere. Ma non dimentica la puttana gentile: poiché lei si sta laureando in ingegneria gestionale la assume come collaboratrice ad personam. Il bello è che la ragazza ci si mette pure di impegno e, poiché pensa al futuro, ogni mese dirotta il suo stipendio in due fondi di investimento. Non è stupida, sa di essere uno splendore e guadagna tanto facendo la escort ma, beh, non durerà per sempre, no?
Al termine del racconto di Emanuele dovrei essere ghiacciata dalla sorpresa e paralizzata dal terrore. Dovrei ritrarmi inorridita, mettermi a urlare. Invece sento una grande tranquillità scivolarmi addosso.
- Come cazzo fai a sapere tutte queste cose di me? - gli domando, invece - conosci Matteo?
Sempre perché non è una situazione normale, non saprei proprio come definirla, glielo domando facendo scendere la mano che prima giocava con i peli del suo ventre. Gli accarezzo i testicoli e il cazzo. Non perché ne abbia voglia ma perché... boh, qualcosa mi spinge a farlo.
- No, non conosco Matteo, ma da ieri sera conosco te - risponde Emanuele.
Me lo dice così, semplicemente. E altrettanto semplicemente gli credo, anche se non ci capisco più nulla.
- Emanuele, cosa sta succedendo? - domando.
- Nulla di cui ti debba preoccupare, Annalisa.
- Mi conosci da ieri sera e sai tutte queste cose? - chiedo ancora.
- Oh, siete tanti, mica posso ricordarmi di tutto. Però consulto il database e mi informo...
- Sono in qualche database?
- Ci siete tutti, nel database.
- E quindi l'incontro di ieri sera non è stato casuale? Mi stavi già dietro? - domando.
- No, quello è stato un caso - mi fa - anzi all'inizio, in quell'autogrill, mi stavi pure sul cazzo. Poi però... mi hai invitato qui a mangiare, a fare il brindisi di mezzanotte, mi hai addirittura offerto il tuo letto dove dormire. Ho pensato che valesse la pena aprire il tuo file. A dire il vero, quando ti ho vista stamattina, ho anche pensato che valesse la pena scoparti. Fai un certo effetto, sai? Sarebbe stato un peccato lasciarti sfuggire...
- Ahahahahah, ora non fare il gradasso!
- Non faccio il gradasso, è così. Ho deciso di averti e ti ho avuta.
- Eeeebbbum! E' arrivato il supermegatrombatore dell'universo! Cioè, per trombare trombi da dio, te l'ho detto, ma guarda che la decisione l'ho presa io, eh?
- L'hai presa dopo che ti ho guardata stamattina - risponde Emanuele - ti ricordi per caso quando ti è venuta voglia di scopare? Quella voglia irrefrenabile, intendo dire.
- Quando... quando sono andata in cucina a farti il caffè - rispondo quasi balbettando - ma che c'entra?
- C'entra, se decido di guardarti in un certo modo non hai scampo. Né tu né le altre.
- Ah sì, eh? Tutte quante? Basta che le guardi e ti saltano addosso? Compresa quella ragazzina che ti scopavi quando tua moglie ti ha sorpreso? A Emanuè, e daje…
- Tutte quelle che voglio io, naturalmente - risponde - compresa quella lì, sì. Che c'è? Non guardarmi in quel modo, a parte l'incidente con mia moglie ho sempre fatto le cose in maniera discretissima.
- No, non penso a quello - gli dico - penso... come mai non riesco a non credere a queste cazzate colossali che mi stai raccontando? E' ovvio che non sono vere: tu non sembri matto e io non sono Alice nel paese delle meraviglie, eppure credo a ogni parola che dici.
- Perché ogni parola che dico è la verità... -
- Emanuè, per favore...
- E così... - assicura.
- Come no... e sta specie di superpotere da quando ce l'avresti?
- Uff, diciamo da sempre. In verità è solo l'infinitesima parte di un package molto più esteso e complesso, ma non l'ho mai usato appieno.
- Un package, eh? E che ci sarebbe dentro? Perché non l'hai mai usato? - domando.
- Ma perché è un lavoraccio, bisogna guardarci dentro, scaricare un sacco di roba, risolvere i conflitti tra le interfacce... sono pigro. Sai quelle cose che dici "ci penso dalla settimana prossima"?
- Invece da quanto è che sta lì?
- Eh... più o meno otto anni - mi dice facendo un rapido calcolo mentale.
- Alla faccia della settimana prossima - rispondo - e che ci dovresti fare?
- Beh, spiegarlo così su due piedi è un po' complicato. A farla molto ma molto semplice... salvare il mondo. Sai... guerre, carestie, ingiustizie sociali, femminicidi...
- Più quello scherzetto che ti consente di scoparti chiunque te lo faccia tirare?
- Sì, ma quello è... come dire, l'aspetto ricreativo, ludico... tipo quando nello Start di Windows ci trovi il solitario, hai presente? E' una applicazione appoggiata lì, nel caso ti andasse di rilassarti ogni tanto.
- Il solitario... Emanuè, ma tu quanti anni hai?
- Quarantuno, fatti la settimana scorsa, perché?
- Perché ti comporti come un adolescente in piena tempesta! Fammi capire una cosa: otto anni fa dovevi cominciare a salvare il mondo e invece sei andato in giro a fottere? Ma sei scemo?
- Te l'ho detto, sono pigro. E in più mi piace la figa, mica è colpa mia...
- No, no, è che sei anche un po' stronzo, eddai... possibile che ti sia venuto in mente di usare solo la modalità "fuck everybody"?
- No, non è così, qualche volta ho usato anche altre app. Se è per questo ne vado anche fiero.
- Tipo?
- Beh, per esempio, una volta ho beccato uno steso sul marciapiede che gli era venuto un infarto, avevano chiamato una ambulanza ma non sarebbe mai arrivata in tempo...
- Nel package c'è anche l'app "defibrillatore"?
- No, c'è quella "si alzi e vada a casa".
- E dici che l'hai usata solo una volta, mentre invece quella "a me gli occhi che ti scopo"...
- Ammetterai che è molto più divertente...
Gli lancio una lunga, silenziosa, occhiata. Che, nonostante l'assurdità delle cose che mi racconta, gli creda ciecamente l'ho già detto. Ancora più assurdo è che, anziché indignarmi, lo trovi divertente, simpatico, piacevole. Come se in fondo avessi di fronte un semplice figlio di puttana, un mattacchione con la fissa delle donne. E che sarà mai?
- Ma come funziona questa app? Voglio dire, ci vorranno dei requisiti minimi di sistema, o no? - domando.
- Davvero minimi, basta uno sguardo per acchiapparti. Da quel momento in poi stabilisco io anche cosa ti piace e quanto ti piace, fino a farti perdere la testa. Quest'estate con quella ragazzina ho esagerato, per questo mia moglie ci ha scoperti. E in definitiva, anche prima con te... beh, volevo che te la godessi proprio, con il tuo lavoro non ti capita spesso, vero? Da quanto tempo è che non te la godevi così? Di' la verità...
- In questo modo, probabilmente, mai - rispondo - da questo punto di vista è stata tutta una specie di "prima volta"...
- Che con una come te, perdona la franchezza, è un gran bel risultato. Ma del resto avevo impostato tutti i parametri al massimo.
- Quindi, se non mi è mai piaciuto così tanto fare un pompino, il merito è tuo? - gli chiedo.
- Oh beh, in quel caso tu sei già vicina ai massimi. Di natura, direi. E' bastata una spintarella... Ma tanto che sei brava lo sai, no? Mi riferivo a un'altra cosa.
Ho capito a cosa si riferisce. E lo guardo con un'aria metà desolata e metà indispettita. Come si guarda uno che ti ha appena rivelato per filo e per segno come e quanto ti ha truffata senza che tu ti rendessi conto di nulla e che, anzi, te l'ha fatto pure piacere.
- Cioè, scusa una cosa, sei stato tu a farmi venire voglia di essere inculata, prima?
- Beh, lo confesso, perdonami...
- Ma... ma mi hai pure chiesto se fossi proprio sicura, esitavi... - ribatto.
- Un po' di scena la dovevo fare, dai... - risponde con un sorrisino sfacciato.
- Sei un cazzo di porco! Non è che sei un po' stronzo, sei proprio tanto tanto tanto stronzo!
- E' vero, scusami, ma è anche vero che un culo come il tuo non si vede spesso... e poi hai gradito, no?
- Ci mancava che decidessi di non farmelo piacere!
- Ahahahah, comunque, detto tra noi, ti fai pagare anche poco per quel capolavoro... questo anche a prescindere dal fatto che non ti piaccia tanto.
- Zitto, sono offesa! Non toccare più l'argomento!
- Se è solo l'argomento, ok - dice allungando una mano sul sedere.
- Stai calmo - reagisco togliendogli la mano da lì e mettendomela sul seno - piuttosto dimmi, non puoi far nulla per queste?
- Sono il Salvatore, mica un chirurgo estetico.
- Vabbè, ma mica chiedo tanto, una coppa in più... naturale, non finta. Sai quante volte mi hanno offerto di rifarmele? Non mi va.
- E fai bene, sono belle così, non fare la scema.
A differenza di quanto è avvenuto prima, la sua mano sulle tette non mi dà quella specie di frustata assurda che mi ha quasi resa incapace di intendere e di volere. Piuttosto, è come tornare a vedermi in terza persona e risalire ancora sulla macchina del tempo. Rivivere un’altra volta quel pomeriggio della ragazza sulle ginocchia del suo primo fidanzatino. Si baciano e lui infila la mano sotto il maglione e la camicetta, accarezza la piccola mammella, gioca con il piccolo capezzolo che si indurisce subito. Poi, quando il bacio finisce, le domanda incerto “lo facciamo?”. E lei, un po’ impaurita e un po’ vergognosetta, gli sussurra “sì…”.
- Vabbè, meglio che a questo punto mi tolga dalle palle... – dice Emanuele scoprendosi dal piumone.
- No, aspetta... – lo fermo.
- Perché?
- Perché hai aspettato otto anni, anche se cominci a salvare il mondo dal due gennaio non succede un cazzo. Vuoi giocare un altro po' con me? Ho un paio di manette da qualche parte, ti va di mettermele?
FINE
Non è mica raro che nel mio lavoro mi capiti di vedermi in terza persona. Succede spesso che mi astragga e mi distragga. Annalisa-the-mind pensa ad altro mentre guarda la me distesa sul letto, Annalisa-the-body, che ripete al cliente cose tipo "che bel cazzo che hai", "come spingi bene", oppure finge l'orgasmo gemendo "vieni anche tu!". Vabbè, che devo fare? Mica può piacermi sempre, no? In genere le due Annalise si riuniscono quando il puttaniere di turno giace tronfio e ansimante. Annalisa-the-body scende dal letto con un preservativo usato in mano, riservando un sorriso e una carezza a quell'essere grufolante: "ti dispiace? torno subito, stanotte mi hai distrutta" e si avvia verso il bagno. Annalisa-the-mind le fa "ehi, aspetta" e si ricongiunge alla prima dicendole "stavo pensando che quando arriva il bonifico potremmo andare a vedere quel gazebo da mettere sul terrazzo, o avevi altre idee?".
Questa volta però non va così: da Annalisa-the-body arriva un immediato cazziatone a Annalisa-the-mind: "Torna subito qui, ho bisogno di te!". Sì perché quando Emanuele smette di baciarmi ho bisogno di essere tutta intera, di chiamare a raccolta tutte le mie forze e le mie emozioni. Perché dopo cinquecento milioni di cazzi presi mi sembra di essere tornata indietro alla prima volta.
In realtà per un po' non sento assolutamente nulla. Cioè, no, un attimo, l'ho detta male. Volevo dire che non sento nulla di quei momenti precedenti e tipici. I corpi che si sistemano, il suo peso, il mio ventre schiacciato, la sua mazza che mi cerca, mi sfiora, bussa all'ingresso. Le mie cosce che si aprono un po' di più dicendo "dai, ci sei quasi". Nulla. E' come se dal punto dei vista dei sensi fossi isolata dal resto del mondo. Di colpo invece vuoto-pieno, tutto dentro, sento qualsiasi cosa. Continuo a non poter parlare, ma stavolta perché mi ha lasciata senza fiato.
No, brutale no. Più che altro è come un movimento che sai che prima o poi dovrà finire ma che, intanto, ti sembra che durerà sempre. Incessante e perpetuo. Costante nel suo ritmo eppure, allo stesso tempo, di una progressione inarrestabile. Non fa più forte, non accelera. Sono io che lo sento ad ogni affondo un po' di più. Non è possibile: l'ho visto, quel cazzo, l'ho baciato, leccato, preso in bocca, succhiato, fatto esplodere, ripulito. E' un cazzo normale, come tanti altri che ho accolto in vita mia, non ha nulla di super. Ma ad ogni spinta è come se avanzasse e si ingrandisse sempre di più, sempre di più, sempre di più. Nel movimento ondeggiante, persino le mie tette sembrano ingrandirsi tra le sue mani. E ondata dopo ondata Emanuele mi allarga, fino a farmi sentire quasi come se fossi io il suo involucro. Sono inebetita dalla sorpresa: tutta me stessa, e non solo la mia fica, lo avvolge, pulsa, lo stringe. Ed io ad ogni botta ansimo sempre un po' più forte. Niente urletti, niente grida, niente strilli. E nessun dolore nonostante tutto. Solo sospiri sempre più profondi finché tutto diventa insostenibile e penso un'altra volta "non è umano". Vorrei che finisse, ma se finisse mi butterei dalla finestra. Non ce la faccio a sopportarlo, ma se non lo avessi dentro di me sarei solo una troia senza senso. Non è umano. Chiudo gli occhi e appoggio le mani sulle sue spalle, con una delicatezza che non c'entra proprio nulla con il tumulto che mi sento addosso.
- Sto per godere... - sussurro.
Cosa pensate che faccia lui, che aumenti il ritmo? Che mi dica "godi troia" oppure qualche cazzata tipo "tu godi solo quando te lo dico io"? Oppure "quanto sei zoccola"? No, nulla di tutto questo. Si arresta, immobile. E' l'attimo sospeso più lungo del mondo. Quando riapro gli occhi lo so che mi sta guardando in silenzio.
- Non fermarti mai.
Ecco quello che mi dice. Poi ricomincia e io urlo. E urlo. E urlo. E' un nubifragio di orgasmi, un ciclone tropicale, ma non mi fermo mai.
Io.
Lui invece sì, solo un'altra volta, dopo che mi ha girata alla pecorina anche se sono mezza morta.
- Mettimelo nel culo!
- Hai detto che non lo fai - esita.
- Ma ho voglia! - imploro aprendomi le chiappe.
Quattro-cinque secondi di dolore vero, di quello che sento quando permetto ai clienti di stuprarmi là dietro. Poi torna subito l'invereconda sensazione di essere fottuta da una enormità incapace di procurarti alcun male. Devo pure smettere di tenermi aperta e mi aggrappo alla testiera perché... boh, perché mi viene così, perché sennò mi sentirei spazzata via. Alla fine sono quattro le volte che gli piagnucolo "vengo ancora". Dunque cinque, in totale. In un tempo indefinito, cinque orgasmi di fila. Per quanto riguarda il mio ingresso sul retro, ho esaurito il bonus per i prossimi tre-quattro anni. Il colpo di grazia è l'ultimo, quando mi zampilla dentro ruggendo. Zampillo anche io, ma fuori. Cambieremo le lenzuola, sticazzi. Cambieremo il materasso, il letto, tutto. Chissenefrega, sai quanto cazzo mi interessa in questo momento. Voglio solo trovare un posto dove continuare a tremare e a piangere. Eh sì, mi fa piangere anche lui quando vengo, come Lucrezia e Giovanna.
Il ritorno è molto graduale, avvolto nelle spire di fumo di una sigaretta. Appoggio la testa al suo petto e una vocina domanda "mi fai fare un tiro?" con le dita aperte a V. Mi sento molto una ragazzina nella sua prima volta con il fidanzatino dei suoi sogni. La prima volta, la prima boccata di sigaretta. Do una sola tirata, ma molto lunga. Per il solo fatto che questa sigaretta è passata per le sue labbra mi sembra molto preziosa, da sfruttare al massimo. Espiro, brivido e pelle d'oca come se fosse una canna.
- Mi hai scopata da dio, da dio... nessuno mi ha mai scopata così - sussurro allungando la mano verso il pelo del suo ventre, giocandoci con le dita.
- Te lo meritavi... in generale meriti più di quello che hai - risponde.
- Ho già tanto, pure troppo per una puttana.
- Ahahahah e chi l'ha detto? Cosa sarebbe troppo? - ribatte - piuttosto, la vuoi sentire la storia di una puttana che conosco io?
- Dimmela.
- Beh, insomma, c'è questa qui che fa il tuo mestiere. Come te, non è che batte per strada, è una escort, una call girl, chiamala come vuoi...
- Ribadisco quello che t'ho detto ieri, sempre troie siamo.
- Vabbè, come vuoi. Comunque, questa ragazza, molto molto giovane, ha un cliente parecchio più anziano. Cioè, anziano, diciamo che sta di poco sotto la sessantina. Un cliente che ha tutto: ha tirato su dal nulla un'azienda per allestire impianti per l'energia rinnovabile che l'ha reso miliardario, ha una vita tranquilla, una bella famiglia, una moglie brillante, finanzia eventi culturali e attività per le periferie. Vabbè, ogni tanto vuole scoparsi la sua mignotta ma che vuoi che sia? Non è un puttaniere, va solo con lei perché solo lei gli fa girare la testa e... diciamo che gli provoca altre reazioni.
- Conoscevo un tipo così - lo interrompo.
- Ah sì? Ok, ora zitta e ascolta. Quest'uomo ha un unico cruccio, il figlio. Che, per carità, è un ragazzo d'oro, intelligentissimo, una scheggia. Ha studiato a Londra ed è praticamente pronto ad affiancare il padre in azienda. Anzi, il padre potrebbe tranquillamente dedicarsi al golf a tempo pieno. Però è un po' all'antica, vorrebbe vedere il figlio sistemato. Non per altro, è uno che pensa che la famiglia sia importante, che assicuri stabilità e solidità. Tuttavia non l’ha mai visto con una ragazza. E’ come se per suo figlio quella parte di vita lì non esistesse. E questo lo preoccupa. Allora fa una specie di pazzia: convinto che possa succedere chissà che, porta il figlio dalla sua escort. All'inizio il ragazzo non ne vuole sapere nulla, è chiaro, ma visto che il vecchio insiste tanto... eccolo là, a casa di questa puttana. Lui le chiarisce subito che non ha nessuna intenzione di scopare, lei gli fa ok, d'accordo, ma visto che il mio tempo è pagato bene qualcosa dovremo fare. Così, invece di infilarselo nel letto, lo infila nella vasca da bagno con una bottiglia di champagne e le candele e vanno avanti a parlare per ore. Con lei, che è una studentessa universitaria e che è poco meno che una sua coetanea, il giovane si apre come non ha mai fatto prima. Ed esce fuori che sì, in effetti è terribilmente attratto dai ragazzi ma che non ha mai combinato niente, niente. Si è sempre represso, se n'è sempre vergognato e si vergogna anche in quel momento. La puttana gli dice scialla, che c'è di male, vivi la tua vita, i tuoi sentimenti e anche il sesso. Fallo un po' con chi ti pare e come ti pare, a tuo padre ci penso io e se vuoi anche a te ci penso io. La ragazza - che, consentimi di dire, non solo è una mignotta ma anche un po' una figlia di mignotta - non solo rassicura il padre, ma si fa anche pagare un extra perché certe prestazioni non erano nei patti. Il padre, figurati, è ben contento di pagare. Lei gli propone di organizzare per sé e per il figlio un bel weekend da soli, per dargli la svezzata finale. Lui, tanto per non esagerare, gli organizza una settimana bianca a Zermatt. Solo che la ragazza si porta dietro un suo amico. Che sporadicamente non disdegna le donne, ma è sostanzialmente gay anche lui. E' un ragazzo bellissimo, un modello, ma è soprattutto una persona molto delicata, dolce. Tra i due scoppia la scintilla, quella dell'amore prima ancora che del sesso. La puttana è deliziata nel vederli tubare. La sera, a cena, siede in mezzo ai due che la trattano come una principessa. E un po' è come se fosse davvero la loro principessa. Nonostante dormano tutti e tre nella stessa suite, per le prime notti non succede nulla, se non carezze e baci più o meno languidi. La quarta notte il ragazzo domanda alla puttana come dovrebbe comportarsi, lei gli risponde "amore mio, posso insegnarti a fare un pompino non a assecondare ciò che hai dentro". Detto questo, si veste e lascia loro la suite, va dal portiere di notte e gli dice "se tu mi lasci dormire in ufficio io mi lascio scopare". In realtà di scopate se ne fanno tre perché il tipo è proprio bravo e lei è oggettivamente arrapata, ma questo è un dettaglio secondario. La mattina rientra in stanza e li trova che dormono abbracciati. La cosa si ripete fino alla fine della vacanza, tranne l'ultima sera quando lei dice ai due "adesso fate uno sforzo per me, perché ho voglia di una doppia". Tutti sono felici. I due ragazzi e anche il padre, cui viene presentata un'amica della puttana che - debitamente ricompensata - fa da copertura. Ed è così che muore il padre, felice e in pace con se stesso: un ictus se lo porta via mentre è nel suo ufficio. Il ragazzo prende le redini dell'azienda e della sua vita, non ha più bisogno di alcuna copertura, lui e il suo innamorato vanno a convivere. Ma non dimentica la puttana gentile: poiché lei si sta laureando in ingegneria gestionale la assume come collaboratrice ad personam. Il bello è che la ragazza ci si mette pure di impegno e, poiché pensa al futuro, ogni mese dirotta il suo stipendio in due fondi di investimento. Non è stupida, sa di essere uno splendore e guadagna tanto facendo la escort ma, beh, non durerà per sempre, no?
Al termine del racconto di Emanuele dovrei essere ghiacciata dalla sorpresa e paralizzata dal terrore. Dovrei ritrarmi inorridita, mettermi a urlare. Invece sento una grande tranquillità scivolarmi addosso.
- Come cazzo fai a sapere tutte queste cose di me? - gli domando, invece - conosci Matteo?
Sempre perché non è una situazione normale, non saprei proprio come definirla, glielo domando facendo scendere la mano che prima giocava con i peli del suo ventre. Gli accarezzo i testicoli e il cazzo. Non perché ne abbia voglia ma perché... boh, qualcosa mi spinge a farlo.
- No, non conosco Matteo, ma da ieri sera conosco te - risponde Emanuele.
Me lo dice così, semplicemente. E altrettanto semplicemente gli credo, anche se non ci capisco più nulla.
- Emanuele, cosa sta succedendo? - domando.
- Nulla di cui ti debba preoccupare, Annalisa.
- Mi conosci da ieri sera e sai tutte queste cose? - chiedo ancora.
- Oh, siete tanti, mica posso ricordarmi di tutto. Però consulto il database e mi informo...
- Sono in qualche database?
- Ci siete tutti, nel database.
- E quindi l'incontro di ieri sera non è stato casuale? Mi stavi già dietro? - domando.
- No, quello è stato un caso - mi fa - anzi all'inizio, in quell'autogrill, mi stavi pure sul cazzo. Poi però... mi hai invitato qui a mangiare, a fare il brindisi di mezzanotte, mi hai addirittura offerto il tuo letto dove dormire. Ho pensato che valesse la pena aprire il tuo file. A dire il vero, quando ti ho vista stamattina, ho anche pensato che valesse la pena scoparti. Fai un certo effetto, sai? Sarebbe stato un peccato lasciarti sfuggire...
- Ahahahahah, ora non fare il gradasso!
- Non faccio il gradasso, è così. Ho deciso di averti e ti ho avuta.
- Eeeebbbum! E' arrivato il supermegatrombatore dell'universo! Cioè, per trombare trombi da dio, te l'ho detto, ma guarda che la decisione l'ho presa io, eh?
- L'hai presa dopo che ti ho guardata stamattina - risponde Emanuele - ti ricordi per caso quando ti è venuta voglia di scopare? Quella voglia irrefrenabile, intendo dire.
- Quando... quando sono andata in cucina a farti il caffè - rispondo quasi balbettando - ma che c'entra?
- C'entra, se decido di guardarti in un certo modo non hai scampo. Né tu né le altre.
- Ah sì, eh? Tutte quante? Basta che le guardi e ti saltano addosso? Compresa quella ragazzina che ti scopavi quando tua moglie ti ha sorpreso? A Emanuè, e daje…
- Tutte quelle che voglio io, naturalmente - risponde - compresa quella lì, sì. Che c'è? Non guardarmi in quel modo, a parte l'incidente con mia moglie ho sempre fatto le cose in maniera discretissima.
- No, non penso a quello - gli dico - penso... come mai non riesco a non credere a queste cazzate colossali che mi stai raccontando? E' ovvio che non sono vere: tu non sembri matto e io non sono Alice nel paese delle meraviglie, eppure credo a ogni parola che dici.
- Perché ogni parola che dico è la verità... -
- Emanuè, per favore...
- E così... - assicura.
- Come no... e sta specie di superpotere da quando ce l'avresti?
- Uff, diciamo da sempre. In verità è solo l'infinitesima parte di un package molto più esteso e complesso, ma non l'ho mai usato appieno.
- Un package, eh? E che ci sarebbe dentro? Perché non l'hai mai usato? - domando.
- Ma perché è un lavoraccio, bisogna guardarci dentro, scaricare un sacco di roba, risolvere i conflitti tra le interfacce... sono pigro. Sai quelle cose che dici "ci penso dalla settimana prossima"?
- Invece da quanto è che sta lì?
- Eh... più o meno otto anni - mi dice facendo un rapido calcolo mentale.
- Alla faccia della settimana prossima - rispondo - e che ci dovresti fare?
- Beh, spiegarlo così su due piedi è un po' complicato. A farla molto ma molto semplice... salvare il mondo. Sai... guerre, carestie, ingiustizie sociali, femminicidi...
- Più quello scherzetto che ti consente di scoparti chiunque te lo faccia tirare?
- Sì, ma quello è... come dire, l'aspetto ricreativo, ludico... tipo quando nello Start di Windows ci trovi il solitario, hai presente? E' una applicazione appoggiata lì, nel caso ti andasse di rilassarti ogni tanto.
- Il solitario... Emanuè, ma tu quanti anni hai?
- Quarantuno, fatti la settimana scorsa, perché?
- Perché ti comporti come un adolescente in piena tempesta! Fammi capire una cosa: otto anni fa dovevi cominciare a salvare il mondo e invece sei andato in giro a fottere? Ma sei scemo?
- Te l'ho detto, sono pigro. E in più mi piace la figa, mica è colpa mia...
- No, no, è che sei anche un po' stronzo, eddai... possibile che ti sia venuto in mente di usare solo la modalità "fuck everybody"?
- No, non è così, qualche volta ho usato anche altre app. Se è per questo ne vado anche fiero.
- Tipo?
- Beh, per esempio, una volta ho beccato uno steso sul marciapiede che gli era venuto un infarto, avevano chiamato una ambulanza ma non sarebbe mai arrivata in tempo...
- Nel package c'è anche l'app "defibrillatore"?
- No, c'è quella "si alzi e vada a casa".
- E dici che l'hai usata solo una volta, mentre invece quella "a me gli occhi che ti scopo"...
- Ammetterai che è molto più divertente...
Gli lancio una lunga, silenziosa, occhiata. Che, nonostante l'assurdità delle cose che mi racconta, gli creda ciecamente l'ho già detto. Ancora più assurdo è che, anziché indignarmi, lo trovi divertente, simpatico, piacevole. Come se in fondo avessi di fronte un semplice figlio di puttana, un mattacchione con la fissa delle donne. E che sarà mai?
- Ma come funziona questa app? Voglio dire, ci vorranno dei requisiti minimi di sistema, o no? - domando.
- Davvero minimi, basta uno sguardo per acchiapparti. Da quel momento in poi stabilisco io anche cosa ti piace e quanto ti piace, fino a farti perdere la testa. Quest'estate con quella ragazzina ho esagerato, per questo mia moglie ci ha scoperti. E in definitiva, anche prima con te... beh, volevo che te la godessi proprio, con il tuo lavoro non ti capita spesso, vero? Da quanto tempo è che non te la godevi così? Di' la verità...
- In questo modo, probabilmente, mai - rispondo - da questo punto di vista è stata tutta una specie di "prima volta"...
- Che con una come te, perdona la franchezza, è un gran bel risultato. Ma del resto avevo impostato tutti i parametri al massimo.
- Quindi, se non mi è mai piaciuto così tanto fare un pompino, il merito è tuo? - gli chiedo.
- Oh beh, in quel caso tu sei già vicina ai massimi. Di natura, direi. E' bastata una spintarella... Ma tanto che sei brava lo sai, no? Mi riferivo a un'altra cosa.
Ho capito a cosa si riferisce. E lo guardo con un'aria metà desolata e metà indispettita. Come si guarda uno che ti ha appena rivelato per filo e per segno come e quanto ti ha truffata senza che tu ti rendessi conto di nulla e che, anzi, te l'ha fatto pure piacere.
- Cioè, scusa una cosa, sei stato tu a farmi venire voglia di essere inculata, prima?
- Beh, lo confesso, perdonami...
- Ma... ma mi hai pure chiesto se fossi proprio sicura, esitavi... - ribatto.
- Un po' di scena la dovevo fare, dai... - risponde con un sorrisino sfacciato.
- Sei un cazzo di porco! Non è che sei un po' stronzo, sei proprio tanto tanto tanto stronzo!
- E' vero, scusami, ma è anche vero che un culo come il tuo non si vede spesso... e poi hai gradito, no?
- Ci mancava che decidessi di non farmelo piacere!
- Ahahahah, comunque, detto tra noi, ti fai pagare anche poco per quel capolavoro... questo anche a prescindere dal fatto che non ti piaccia tanto.
- Zitto, sono offesa! Non toccare più l'argomento!
- Se è solo l'argomento, ok - dice allungando una mano sul sedere.
- Stai calmo - reagisco togliendogli la mano da lì e mettendomela sul seno - piuttosto dimmi, non puoi far nulla per queste?
- Sono il Salvatore, mica un chirurgo estetico.
- Vabbè, ma mica chiedo tanto, una coppa in più... naturale, non finta. Sai quante volte mi hanno offerto di rifarmele? Non mi va.
- E fai bene, sono belle così, non fare la scema.
A differenza di quanto è avvenuto prima, la sua mano sulle tette non mi dà quella specie di frustata assurda che mi ha quasi resa incapace di intendere e di volere. Piuttosto, è come tornare a vedermi in terza persona e risalire ancora sulla macchina del tempo. Rivivere un’altra volta quel pomeriggio della ragazza sulle ginocchia del suo primo fidanzatino. Si baciano e lui infila la mano sotto il maglione e la camicetta, accarezza la piccola mammella, gioca con il piccolo capezzolo che si indurisce subito. Poi, quando il bacio finisce, le domanda incerto “lo facciamo?”. E lei, un po’ impaurita e un po’ vergognosetta, gli sussurra “sì…”.
- Vabbè, meglio che a questo punto mi tolga dalle palle... – dice Emanuele scoprendosi dal piumone.
- No, aspetta... – lo fermo.
- Perché?
- Perché hai aspettato otto anni, anche se cominci a salvare il mondo dal due gennaio non succede un cazzo. Vuoi giocare un altro po' con me? Ho un paio di manette da qualche parte, ti va di mettermele?
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