Quarantena and coffe
di
Rot43
genere
prime esperienze
Siamo in vacanza, si fa per dire, in montagna in località Grand Haury a circa mezz’ora da Aosta bloccati nello chalet del mio capo da circa una settimana in attesa del risultato dell’ultimo tampone, la negatività del test sarà il nostro salva condotto per la partenza, nonché lo strumento per mettere fine a questa “prigionia dorata”. Vi scrivo seduto alla grande scrivania in salotto da dove mi sto concedendo una vista strepitoso, a circa 50 km di distanza svetta infatti maestoso il monte Bianco. Sono qui con mia moglie Laura, il mio capo Sergio, la sua compagna Marie e Remo un collega. Come ci siamo finiti qui? Ora ve lo racconto, fatemi fare prima un piccolo preambolo sui personaggi di questa storia. Sergio è il mio datore di lavoro e da tanti anni gestisce un’agenzia pubblicitaria molto importante che in questo periodo sta vivendo un’ importantissima crescita lavorativa e anche economica. Io mi chiamo Eric e da altrettanti anni svolgo la figura del media planning per l’azienda del mio capo e, assieme ad alcuni miei altri colleghi, sono un po’ il fautore di questa prodigiosa crescita aziendale. Lavoro per lui da circa 15 anni, e 40 è il numero della mia età anagrafica. Sergio e io abbiamo un buon rapporto lavorativo oltre che di amicizia. Lui è più grande di me di circa 8 anni, quando fondò l’agenzia io fui uno dei primi a rispondere a quell’annuncio sul giornale locale da parte di un’azienda che cercava impiegati specializzati. Anni fa eravamo meno di 10 persone a lavorare, oggi tra fissi e precari siamo circa una cinquantina di persone. Sono in compagnia di Laura dapprima compagna di corso all’università e ora mia compagnia di vita da circa una decade, non lavora per la nostra azienda in quanto impiegata alle poste della cittadina in cui viviamo e lavoriamo da sempre. Il quarto personaggio è lo stategic planner dell’azienda, Remo, anche lui una risorsa strategica per tutto l’entourage, lavora con noi da una decina di anni e insieme ci troviamo molto bene, ha compiuto da poco trentotto anni ed è single. Infine Marie, la compagna del ”boss”, di origini francesi e nativa della città di Digione in Borgogna. E’ un’artista diciamo complessa e un pelino matta, si è trasferita in Italia da qualche anno dopo un matrimonio tramontato troppo presto con un provenzale e da qualche anno è la compagna di Sergio. Tutto ebbe inizio circa due mesi fa, quando a novembre Sergio aveva iniziato a spaccare le palle con l’idea delle vacanze natalizie in Valle d’Aosta nello chalet di famiglia, ci ripeteva che durante l’anno avevamo lavorato tanto e bene e che tutti meritavamo una vacanza, quindi per tutto il periodo pre-natalizio non aveva fatto altro che suggerire l’idea di accoglierci nella sua “casa relax” , come la chiama, lui in Valle d’Aosta. E così con Laura e Remo ci siamo lasciati convincere a trascorrere questi 10 giorni tutti assieme. Effettivamente sin dai primi giorni ci siamo trovati benissimo, qui è tutto un incanto, e tra l’altro dal momento in cui siamo arrivati non ci siamo fermati un attimo tra passeggiate, ciaspolate, piste da sci, locali, escursioni … insomma nei primi tre giorni Sergio non ci ha fatto davvero mancare nulla, compreso un pranzo a casa di alcuni amici di Marie in un paesino molto carino a pochi passi dal confine con la Francia. Peccato però che il giorno dopo quel pranzo sia iniziato il nostro “ritiro forzato”. Il giorno appresso infatti, Marie ha ricevuto da uno dei suoi amici la notizia che purtroppo uno dei commensali seduto tra noi era risultato positivo al COVID. Così da allora è iniziata la nostra quarantena nello chalet che per fortuna è davvero molto grande, ogni coppia ha una camera matrimoniale spaziosa e anche la stanza singola di Remo è abbastanza grande. Le odiose, ma giuste, regole da seguire sono quelle di non vedere gente per una settimana e di auto isolarci, quindi ciò non ci permette assolutamente di avere contatti con estranei o di scendere in paese. Fortunatamente appena arrivati avevamo provveduto a fare un maxi rifornimento e quindi non abbiamo avuto problemi di scorte alimentari. Dopo avervi presentato sommariamente il quadro della situazione ora posso raccontarvi quanto accaduto durante queste folli giornate.
-7 giorni alla fine dell’isolamento
Ricevuto l’infausta notizia, circa la possibilità di essere entrati in contatto con il virus, l’euforia per la vacanza iniziò a calare e lo scoramento misto alla paura iniziarono a tramutare quell’aria festosa in una quasi funeraria. Mi ci volle mezza giornata solo per consolare Laura e altrettanto a Marie per consolare Sergio, a mio avviso più incazzato per il fatto di non potersi muovere quanto per il possibile contagio. Chi la prese invece con filosofia fu Remo che cercò di tirare su tutti sin dal primo momento cercando lati positivi del tutto dubbi, ma apprezzabili. Dopo la prima giornata passata nello sconforto in attesa di notizie sul da farsi, nel primo pomeriggio arrivarono le indicazioni dal centro sanitario locale che ci avvisava di eseguire una quarantena preventiva di circa 7 giorni alla fine della quale avremmo dovuto fare un tampone molecolare e se questi avesse dimostrato la nostra negatività al virus, saremmo stati nuovamente liberi. A quel punto liberi, si, ma di rientrare a casa. Ricevuto le indicazioni cercammo di affrontarla con razionalità e tentammo di organizzarci in qualche modo il resto delle lunghe giornate. Davanti a noi vi era un piccolo boschetto isolato che da quando eravamo arrivati non avevamo ancora avuto modo di visitare. Essendo all’aperto pensammo di ispezionarlo il giorno seguente in modo da svolgere almeno un’attività all’aria aperta rispettando così anche l’isolamento visto che non avevamo visto nessuno attraversarlo.
- 6 giorni alla fine dell’isolamento
La mattinata seguente trascorse in completo relax, ci alzammo tutti un po’ tardi, tranne Marie che anticipò tutti regalandoci una luculliana prima colazione. Si era alzata presto e aveva preparato un buffet abbondante con tutto quello che avevamo in casa: latte, caffè, the, cornetti caldi farciti con nutella e varie marmellate, frutta e spremuta di arancia. La cucina così profumata ci strappò un sorriso mentre le abbondanti calorie distribuite sul tavolo ci regalarono l’energia giusta per iniziare il nostro primo giorno di quarantena. Durante la colazione Remo ci allietò con qualche suo simpatico aneddoto di vita, mentre Marie ci coccolava continuando a sfornare croissant caldi. Questi piccoli gesti e attenzioni ci aiutarono a mettere da parte un po’ la paura. Quella mattina ci stringemmo attorno a quel tavolo raccontandoci che quei giorni in ogni modo dovevano passare e che a quel punto tanto valeva farli passare in serenità, ci scrollammo della paura e dell’incertezze che ci trascinavamo nell’inconscio. Finita la colazione ci demmo appuntamento, entro un’ora, attorno allo stesso tavolo per decidere cosa avremmo fatto durante la giornata. Rientrati nelle rispettive camere ci preparammo, Laura era più serena e il suo umore nonostante la preoccupazione ora era abbastanza alto. A turno utilizzammo il piccolo bagno di cui ogni camera è provvista e all’ora concordata rientrammo in sala da pranzo. Io e Laura una volta pronti raggiungemmo la cucina e trovammo Sergio alle prese con la traduzione di una interminabile mail lavorativa inviata da una ditta estera che chiedeva informazioni e preventivo su un servizio pubblicitario in Italia. Laura incuriosita chiese spiegazioni di tanto impegno e subito si offrì di aiutarlo vista la sua ottima conoscenza della lingua, io nonostante l’abbondante colazione mi allontani per mettere su un altro caffè. Nel frattempo chiesi a Sergio degli altri, lui distrattamente mi rispose che Marie era sotto la doccia e Remo al telefono nella propria camera. Misi la moka sui fornelli e mi avvicinai al tavolo per dare il mio apporto alla traduzione, ma i due se la cavavano benissimo e la mia assistenza sarebbe stato superflua. Presi posto sulla poltrona vicina, per ingannare l’attesa cercai nelle tasche dei miei pantaloni il mio smartphone. Volevo controllare la mia posta quando mi accorsi di averlo lasciato in camera, mi allontanai per andare a recuperarlo. Per rientrare in camera dovevo percorrere il corridoio dove sulla parte destra erano ubicate le due doppie e su quella sinistra la singola. Entrai nella prima camera, quella mia e di Laura, recuperai il cellulare e uscì nuovamente chiudendo la porta. Voltandomi verso sinistra intravidi la porta centrale del corridoio socchiusa, mi avvicinai e guardai tramite lo spiraglio all’interno della camera e vidi Sergio in accappatoio e infradito stazionare davanti al letto, pensai di affacciarmi per salutarlo, mi accostai alla porta socchiusa, stavo per schioccare le nocche contro la porta quando vidi che non era solo, accovacciata davanti a lui c’era Marie con il suo uccello in bocca impegnata, a giudicare dall’espressione di benessere di Remo con lo sguardo rivolto verso il soffitto, in un bocchino famelico. Ero arrivato giusto in tempo per assistere all’atto finale, la mano di Marie che correva lungo l’asta del suo cazzo infatti rallentò e subito dopo la sua gola fu invasa dal copioso nettare maschile. Cercai di non fare rumore per evitare di essere visto e allungai la gamba sinistra il più lontano possibile in direzione opposta alla camera in modo da allontanarmi dalla soglia. Stavo per riportare la destra nella stessa direzione quando Marie ancora in ginocchio, e intenta a ripulirsi le labbra, ebbe la visuale libera dalla sagoma di Remo che nel frattempo si era mosso e vide la mia immagine riflessa nello specchio davanti a lei. Ci guardammo per pochissimi secondi prima che io sparissi per raggiungere la gamba con il resto del mio corpo . Una volta ricongiuntomi girai i tacchi e tornai in cucina. I due avevano quasi terminato la traduzione e Laura mi avvisò distrattamente, senza distogliere lo sguardo dal monitor, che il caffè era pronto. Nessuno badava a me e non avrei chiesto altro in quell’istante se non rifugiarmi in un luogo appartato lontano da sguardi esterni per permettere al mio viso paonazzo di schiarirsi e permettere allo stesso tempo al mio stato confusionale di stabilizzarsi. Accelerai muto il passo verso il fornello per ritirare il caffè fumante che da qualche secondo aromatizzava la stanza . Recuperato il mio colore portai il caffè in tavola, nessuno dei presenti era propenso a berne un’altra tazza, così lo bevvi da solo e poi uscì a fumare una sigaretta, fuori al freddo, per abbassare ulteriormente la mia temperatura corporea. Al mio rientro in cucina Laura e Sergio avevano terminato di tradurre la mail e scherzavano con Remo e Marie che nel frattempo li avevano raggiunti. Remo sembrava sereno e mi salutò come se nulla fosse successo, mentre Marie guardandomi fissa negli occhi espresse gratitudine per il caffè con un sorriso sornione. Il resto della giornata passò quasi allegramente, Remo era serenissimo e questo mi fece pensare che lui non mi avesse visto e che allo stesso tempo Marie non gli avesse raccontato nulla circa il mio raid in camera. Lei passò l’intera giornata abbracciata a Sergio, fece ridere spesso Laura e Remo e non mancò di riversarmi sguardi eloquenti circa quanto successo al mattino. Ebbi l’impressione che mi stesse ricattando lanciandomi occhiate furbe che si traducevano in un “io so che tu sai, ma non ti conviene raccontarlo per non rovinare la convivialità che mi sto impegnando a creare tra tutti per vivere a meglio questa delicata situazione”, ed effettivamente devo riconoscerlo che è sempre stata lei la fonte empatica causa della nostra vitale distensione di tutti questi giorni. Cercai di convincermi a dare meno credito a quanto visto, in fin dei conti non erano fatti miei, ma ogni volta che Sergio si avvicinava per scherzare o dirmi qualcosa mi sentivo una grande merda a celare la verità tenendogli nascosto l’amarezza del tradimento della sua partner. Trascorremmo il resto della giornata attorno al casolare e quando rientrammo era quasi buio. Una cioccolata calda e una doccia calda ci rimise tutti nuovamente al mondo e dopo qualche ora di relax ci dedicammo alla cena che trascorse piacevole fino a mezzanotte, poi ognuno raggiunse le sue stanze…
-7 giorni alla fine dell’isolamento
Ricevuto l’infausta notizia, circa la possibilità di essere entrati in contatto con il virus, l’euforia per la vacanza iniziò a calare e lo scoramento misto alla paura iniziarono a tramutare quell’aria festosa in una quasi funeraria. Mi ci volle mezza giornata solo per consolare Laura e altrettanto a Marie per consolare Sergio, a mio avviso più incazzato per il fatto di non potersi muovere quanto per il possibile contagio. Chi la prese invece con filosofia fu Remo che cercò di tirare su tutti sin dal primo momento cercando lati positivi del tutto dubbi, ma apprezzabili. Dopo la prima giornata passata nello sconforto in attesa di notizie sul da farsi, nel primo pomeriggio arrivarono le indicazioni dal centro sanitario locale che ci avvisava di eseguire una quarantena preventiva di circa 7 giorni alla fine della quale avremmo dovuto fare un tampone molecolare e se questi avesse dimostrato la nostra negatività al virus, saremmo stati nuovamente liberi. A quel punto liberi, si, ma di rientrare a casa. Ricevuto le indicazioni cercammo di affrontarla con razionalità e tentammo di organizzarci in qualche modo il resto delle lunghe giornate. Davanti a noi vi era un piccolo boschetto isolato che da quando eravamo arrivati non avevamo ancora avuto modo di visitare. Essendo all’aperto pensammo di ispezionarlo il giorno seguente in modo da svolgere almeno un’attività all’aria aperta rispettando così anche l’isolamento visto che non avevamo visto nessuno attraversarlo.
- 6 giorni alla fine dell’isolamento
La mattinata seguente trascorse in completo relax, ci alzammo tutti un po’ tardi, tranne Marie che anticipò tutti regalandoci una luculliana prima colazione. Si era alzata presto e aveva preparato un buffet abbondante con tutto quello che avevamo in casa: latte, caffè, the, cornetti caldi farciti con nutella e varie marmellate, frutta e spremuta di arancia. La cucina così profumata ci strappò un sorriso mentre le abbondanti calorie distribuite sul tavolo ci regalarono l’energia giusta per iniziare il nostro primo giorno di quarantena. Durante la colazione Remo ci allietò con qualche suo simpatico aneddoto di vita, mentre Marie ci coccolava continuando a sfornare croissant caldi. Questi piccoli gesti e attenzioni ci aiutarono a mettere da parte un po’ la paura. Quella mattina ci stringemmo attorno a quel tavolo raccontandoci che quei giorni in ogni modo dovevano passare e che a quel punto tanto valeva farli passare in serenità, ci scrollammo della paura e dell’incertezze che ci trascinavamo nell’inconscio. Finita la colazione ci demmo appuntamento, entro un’ora, attorno allo stesso tavolo per decidere cosa avremmo fatto durante la giornata. Rientrati nelle rispettive camere ci preparammo, Laura era più serena e il suo umore nonostante la preoccupazione ora era abbastanza alto. A turno utilizzammo il piccolo bagno di cui ogni camera è provvista e all’ora concordata rientrammo in sala da pranzo. Io e Laura una volta pronti raggiungemmo la cucina e trovammo Sergio alle prese con la traduzione di una interminabile mail lavorativa inviata da una ditta estera che chiedeva informazioni e preventivo su un servizio pubblicitario in Italia. Laura incuriosita chiese spiegazioni di tanto impegno e subito si offrì di aiutarlo vista la sua ottima conoscenza della lingua, io nonostante l’abbondante colazione mi allontani per mettere su un altro caffè. Nel frattempo chiesi a Sergio degli altri, lui distrattamente mi rispose che Marie era sotto la doccia e Remo al telefono nella propria camera. Misi la moka sui fornelli e mi avvicinai al tavolo per dare il mio apporto alla traduzione, ma i due se la cavavano benissimo e la mia assistenza sarebbe stato superflua. Presi posto sulla poltrona vicina, per ingannare l’attesa cercai nelle tasche dei miei pantaloni il mio smartphone. Volevo controllare la mia posta quando mi accorsi di averlo lasciato in camera, mi allontanai per andare a recuperarlo. Per rientrare in camera dovevo percorrere il corridoio dove sulla parte destra erano ubicate le due doppie e su quella sinistra la singola. Entrai nella prima camera, quella mia e di Laura, recuperai il cellulare e uscì nuovamente chiudendo la porta. Voltandomi verso sinistra intravidi la porta centrale del corridoio socchiusa, mi avvicinai e guardai tramite lo spiraglio all’interno della camera e vidi Sergio in accappatoio e infradito stazionare davanti al letto, pensai di affacciarmi per salutarlo, mi accostai alla porta socchiusa, stavo per schioccare le nocche contro la porta quando vidi che non era solo, accovacciata davanti a lui c’era Marie con il suo uccello in bocca impegnata, a giudicare dall’espressione di benessere di Remo con lo sguardo rivolto verso il soffitto, in un bocchino famelico. Ero arrivato giusto in tempo per assistere all’atto finale, la mano di Marie che correva lungo l’asta del suo cazzo infatti rallentò e subito dopo la sua gola fu invasa dal copioso nettare maschile. Cercai di non fare rumore per evitare di essere visto e allungai la gamba sinistra il più lontano possibile in direzione opposta alla camera in modo da allontanarmi dalla soglia. Stavo per riportare la destra nella stessa direzione quando Marie ancora in ginocchio, e intenta a ripulirsi le labbra, ebbe la visuale libera dalla sagoma di Remo che nel frattempo si era mosso e vide la mia immagine riflessa nello specchio davanti a lei. Ci guardammo per pochissimi secondi prima che io sparissi per raggiungere la gamba con il resto del mio corpo . Una volta ricongiuntomi girai i tacchi e tornai in cucina. I due avevano quasi terminato la traduzione e Laura mi avvisò distrattamente, senza distogliere lo sguardo dal monitor, che il caffè era pronto. Nessuno badava a me e non avrei chiesto altro in quell’istante se non rifugiarmi in un luogo appartato lontano da sguardi esterni per permettere al mio viso paonazzo di schiarirsi e permettere allo stesso tempo al mio stato confusionale di stabilizzarsi. Accelerai muto il passo verso il fornello per ritirare il caffè fumante che da qualche secondo aromatizzava la stanza . Recuperato il mio colore portai il caffè in tavola, nessuno dei presenti era propenso a berne un’altra tazza, così lo bevvi da solo e poi uscì a fumare una sigaretta, fuori al freddo, per abbassare ulteriormente la mia temperatura corporea. Al mio rientro in cucina Laura e Sergio avevano terminato di tradurre la mail e scherzavano con Remo e Marie che nel frattempo li avevano raggiunti. Remo sembrava sereno e mi salutò come se nulla fosse successo, mentre Marie guardandomi fissa negli occhi espresse gratitudine per il caffè con un sorriso sornione. Il resto della giornata passò quasi allegramente, Remo era serenissimo e questo mi fece pensare che lui non mi avesse visto e che allo stesso tempo Marie non gli avesse raccontato nulla circa il mio raid in camera. Lei passò l’intera giornata abbracciata a Sergio, fece ridere spesso Laura e Remo e non mancò di riversarmi sguardi eloquenti circa quanto successo al mattino. Ebbi l’impressione che mi stesse ricattando lanciandomi occhiate furbe che si traducevano in un “io so che tu sai, ma non ti conviene raccontarlo per non rovinare la convivialità che mi sto impegnando a creare tra tutti per vivere a meglio questa delicata situazione”, ed effettivamente devo riconoscerlo che è sempre stata lei la fonte empatica causa della nostra vitale distensione di tutti questi giorni. Cercai di convincermi a dare meno credito a quanto visto, in fin dei conti non erano fatti miei, ma ogni volta che Sergio si avvicinava per scherzare o dirmi qualcosa mi sentivo una grande merda a celare la verità tenendogli nascosto l’amarezza del tradimento della sua partner. Trascorremmo il resto della giornata attorno al casolare e quando rientrammo era quasi buio. Una cioccolata calda e una doccia calda ci rimise tutti nuovamente al mondo e dopo qualche ora di relax ci dedicammo alla cena che trascorse piacevole fino a mezzanotte, poi ognuno raggiunse le sue stanze…
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