Mara

di
genere
etero


MARA


Giunse nella nuova Centrale con riluttanza. Tanti chilometri da casa, in un'isola come un condannato. Gente rozza all'intorno, indisponente. In Centrale tante donne, qualcuna carina e questo gli piacque. Il bello, specie quello femmineo, è sempre un conforto, almeno per lui così era sempre stato e alla prima riunione fu evidente l'attrazione che esercitava, era, come si dice, palpabile: risatine, squittii, mormorii, sguardi sorridenti dal significato inconfondibile. L'attrazione del Capo, ma anche il suo indiscusso appeal, quello di Carlo. Non era una novità, era successo altre volte in altre sedi e sapeva come sarebbe andato a finire. Lui non cercava, non l'aveva mai fatto, venivano a cercarlo e la forza con cui questo accadeva non gli dava scampo. Dipendeva molto da loro volontà, quella che ci mettevano per averlo. Per averlo dovevano penare, scoprire le carte seppure in modi e stili diversi secondo personalità, secondo le sensazioni provate nel rapporto, più interne, più esterne, profonde, superficiali. Alla fine, talvolta cedeva, talvolta, non sempre, solo quando sentiva che lei non ne poteva più, era sfinita, esaurita. Un dono che le faceva, una concessione dall'alto, gratificante per entrambi.
Questa lei viene da fuori, ha una leggera inflessione romana. Gli si presenta in tailleur pantalone. Mentre gli parla lo scruta, gli si avvicina per fargli vedere il foglio di trasferimento, gli fa soprattutto sentire il seno con una chiara mossa intenzionale ma lui non si scompone. È sicuramente appetibile la signora ed ha voglia, la sente. Parlano di lavoro ma pensano ad altro, si capisce dagli sguardi che si gettano addosso. Lei profuma, un profumo di quelli buoni, intrigante, sensuale, sa di... donna, si amalgama con quello naturale e lo esalta. Lui, un lieve turbamento e poi:
L'aspetto in ufficio nel pomeriggio, mi trattengo.
Bene, verso le quattro?
Ok, è l'ora giusta, suoni, le apro io, sarò solo.

Si è molto impegnato sul lavoro e le quattro sono già passate da tempo. Dunque, non è venuta, fa niente, non si chiede neppure perché, la cosa non gli interessa poi molto. Ora è stanco, lascia tutto e se ne torna a casa, un appartamento preso in affitto come tanti altri in altre città, è notte una classica notte invernale fredda ma serena, un sereno smaccato rilucente di stelle tanto luminose e ammiccanti che sembrano raggiungibili. Anche la luna splende. Anch'essa a portata di mano. Carlo è solo nell'ennesimo posto sconosciuto, anonimo, insignificante, come sempre, come lo è sempre stato, per scelta naturalmente. Dirigente in carriera, non si è mai fermato in alcun luogo per più di sei mesi, troppo poco per intessere relazioni di un qualche significato. Tante donne gli sono state intorno ma tutte alla fine lo hanno infastidito, è uno scapolo naturale, imprendibile, incorreggibile. Eccoci a casa, uno stabile in periferia, cento metri quadri al secondo piano, la sua abitazione. C'è qualcuno seduto su una panchina del vicino parco, si intravede appena alla luce lunare, poi si alza e si dirige verso il portone dello stabile, si ferma in attesa, ora lo vede anzi la vede è lei, Mara ha detto che si chiama. Non gli piace, la situazione non gli piace, lei sì non c'è dubbio, indossa un montgomery blu, è visibilmente infreddolita e gli si fa incontro:
Ti aspettavo...-
Ti aspettavo anch'io, credevo ci avessi rinunciato
Macché. C'era mio marito, di passaggio per Roma e non potevo...
Capito ma così... mi hai colto di sorpresa
Spero una bella sorpresa
Ma sì certo, dai saliamo...se vuoi...
Se voglio... non ho pensato ad altro che a te in queste ore e alla fine non ho potuto resistere, mi sono informata sulla tua abitazione ed eccomi qui, in casa non c'eri ma immaginavo che saresti tornato presto
Sai quello che vuoi tu e mi chiedo il motivo di tanto trasporto
Non c'è un motivo, mi piaci, molto e sono sola, vedi ci stiamo dando del tu e ci siamo appena presentati ma è come se già...
Avessimo fatto l'amore...
Avessimo fatto l'amore, io almeno l'ho già fatto con il pensiero così accrescendo la voglia di averti subito.

Ora Carlo può vederla meglio alla luce dell'appartamento semivuoto, anonimo, freddo ma che la presenza di lei riempie, riscalda. È bella, non aveva ancora realizzato, una bellezza ancora giovane ma con qualche segno del tempo, però giusto, nei punti giusti: capelli castani che gli sfiorano le spalle, occhi grandi, nocciola con un po' di trucco, sopracciglia nere, lunghe, naturali, appena curate. Indossa sempre l'abito della mattina che le dona. Ha un bel portamento e una voce rauca, da fumatrice . Ma ad attrarlo è soprattutto questo suo giocare a carte scoperte senza reticenze o finzioni. Qualche scambio per saperne un po' di più l'uno dell'altra e l'altra dell'uno ma poca roba, non sono certo lì per conversare. Carlo non può nemmeno offrirle da bere, si scusa ma lei è già lì, gli si accosta, lo bacia sulle guance, sugli occhi facendogli sentire il suo corpo caldo e vibrante di desiderio. Carlo risponde annusandola. Lo fa con i capelli, il collo, le orecchie, vuole odorarla prima di toccarla e lei si eccita ancora di più. Poi un lungo, umido bacio con le lingue che si toccano, si assaporano. Ora non ci si ferma più, le sbottona la giacca del tailleur e gliela toglie scoprendo il bel seno che bacia e succhia voracemente. Mara manda sospiri e gemiti sopiti, lui la solleva a sedere sul tavolo lì vicino, le apre le gambe e l'accarezza lì tra le cosce dove l'umido del suo sesso si fa sentire attraverso gli indumenti. La libera dei calzoni, le chiede di togliersi le mutandine e di dargliele come in un'offerta. Lui le annusa in profondità con godimento e vuole che Mara partecipi al gioco. Le chiede di chiedergli che gliela lecchi e lei risponde subito perché non attendeva altro. Carlo si inginocchia e si pone a compiere la dolce operazione, dapprima delicatamente poi con sempre più foga ed ardore tra gemiti, sussulti e tanto liquore che sgorga da quella fonte e denota il grande piacere di lei che stimola e ancora stimola quello di lui. Infine, un orgasmo lungo e prolungato, all'unisono ma senza penetrazione. Sono spossati ora e si stendono, Mara riversa sul tavolo, Carlo scivolato a terra su un vecchio tappeto. Non si vedono ma reciprocamente sentono i loro sussulti in attesa di un relax che tarda a venire e placare i due corpi scossi. La notte è ancora lunga e dopo un po' il desiderio risale ma lei deve andare, il marito le telefonerà e non può non farsi trovare in casa a quell'ora. Carlo non insiste, dopo l'amore ha sempre preferito restare solo, un po' perché gli piace rivivere in solitudine l'ebbrezza, un po' come a voler far capire che quei rapporti sono qualcosa di bello ma che non ha niente che possa far pensare all'inizio di una relazione, tanto meno di una convivenza. Ma con Mara, lui l'ha capito, non c'è pericolo, si vede che ci tiene al matrimonio, che storie come quella appena vissuta e che forse avrà un seguito vogliono essere però episodiche, niente che porti a una rottura con il coniuge e i suoi due figli.
Carlo è ormai giunto alla cinquantina e ha impostato la sua vita sull'apatia, l'indifferenza ai casi della vita quelli belli, quelli brutti, uno stoico moderno che non cerca la felicità per sfuggire al suo opposto. Epicuro anche ma senza saperlo. Cresciuto da una zia paterna dopo la morte della madre e l'abbandono del padre unitosi ad un'altra dopo la vedovanza, si è riversato sullo studio, la carriera e la ricerca del piacere, quello fisico, dei sensi ma anche intellettuale: quindi arte, letteratura, sesso, gastronomia e sport, tanto sport. Lo sport ed il sesso per il piacere di sentire il proprio corpo, narcisisticamente. Stamattina però è triste e non sa perché, non gli va nemmeno di rincontrarla Mara e spera che nel caso sia lei a toglierlo d'imbarazzo. Infatti, la vede da lontano, vede anche che l'ha visto ma sta prendendo un'altra direzione, quasi volesse anche lei sfuggirlo, senza “quasi”, è così. Che strano, questa mossa lo infastidisce, gli sembra fuori luogo ma naturalmente lascia perdere. Ora è in ufficio e gli viene la voglia di rivederla, di metterla in imbarazzo magari. La manda a chiamare da un usciere:
- La signora...” (non finisce perché non ricorda il cognome) la signora dell'ufficio Collaudi arrivata da poco, la chiamano Mara”.
“Ah ho capito, dottore, vado subito”.
Dopo un po' eccola in maglione e minigonna davanti a sé, un sorrisetto allusivo e subito:
-Scusi dottore, devo andare in bagno, torno subito... a meno che...
Ameno che?
Non sia lei a raggiungermi, sarebbe bello...
Gli volge le spalle ed esce girandosi un attimo con un altro sorriso. Carlo non dice nulla, così colto di sorpresa ma Mara l'ha eccitato con la sua intraprendenza e non esita, va. Certo i rischi ci sono, qualcuno può vedere, capire, non importa, si sente trascinato, costi quello che costi. È lì che l'aspetta, in piedi, il collant a terra vicino al w. c. Chiude a chiave, gli toglie la giacca, gli sfila il maglione; lo bacia sul torace muscoloso giù giù fino agli addominali, poi gli allenta la cintura e introduce la mano fino a lambire il sesso già eretto, non c'è tempo per togliere i calzoni e così se li abbassa semplicemente. Lei, solleva la gonna, si toglie le mutandine, si pone con le mani al muro di fronte allo specchio e solleva una gamba appoggiando il ginocchio sul bordo del lavandino. Vuole che la prenda comodamente, svelto, da dietro e in un attimo Carlo arriva alle sue spalle. Si introduce in lei umida e accogliente. Spinte reciproche alla ricerca del piacere e frammenti di parole scambiati nell'atto, pieno, rapido, intenso fino all'orgasmo reciproco. Lui la guarda riflessa sullo specchio e le sue espressioni di godimento lo eccitano ancor di più. Un attimo prima Mara gli ha sussurrato “resta pure”. Non poteva in questa situazione che essere quella che usualmente si definisce “una sveltina” e i due ora non possono che ricomporsi in fretta e furia. Fortunatamente nessuno si è avvicinato, altrimenti sarebbe stato difficile nascondersi e nascondere la “cosa”. Un rischio esagerato, certamente, che solo una grande voglia poteva giustificare. Cavolo, era tanto che Carlo non provava una cosa così, un'attrazione forte, indomabile pari a quella di lei per quello che dà modo di sentire perché ora a Carlo viene il dubbio che questa donna semisconosciuta stia giocando con lui, se lo stia “giocando”. Ma a quale scopo dovrebbe? Non c'è spiegazione e poi la sua partecipazione è stata inequivocabile, impossibile una finzione. Vuole subito rivederla non visto, spiarla ma come? Poi un'idea: l'ufficio Collaudi dove Mara lavora e lì di fronte e Mara ha una postazione vicino a una finestra, glielo ha detto che le piace guardare il precoce tramonto invernale all'imbrunire. C'è un potente binocolo nel laboratorio che subito va a prendere e con quello osserva le finestre dell'edificio di fronte, troppo lontano per l'occhio ma non troppo per lo strumento che ha in mano. Ecco la vede ora di profilo davanti al computer, si è pettinata dopo l'amore e rifatta il trucco, coglie la distensione del viso, riscopre una bellezza matura e consapevole. Ora si volta verso i vetri e si mette di faccia, pensa con un atteggiamento malinconico che le si addice. A che pensa? A lui, all'amore? Forse ma forse anche a suo marito, ai figli, all'esistenza, tutto meno che a lui che forse è un gioco, uno sfogo, un'avventura, un mezzo per superare un dolore. Chissà. Sta per lasciare tutto quando arriva un collega, Mariotti, l'ingegnere. Parlano con reciproco piacere e coinvolgimento, si vede dalle espressioni, dai gesti, dagli atteggiamenti. Potrebbe trattarsi di lavoro ma non gli pare. Ora non li vede più si sono allontanati insieme ma poi eccoli fermi in piedi all'uscita dell'edificio fumarsi una sigaretta con atteggiamento confidenziale finché inaspettatamente lui la stringe e la bacia sulla bocca, perfettamente ricambiato. Mara, una ninfomane, una sgualdrina, una lupa divoratrice di uomini? Ma che importa? Che cosa gli può importare? La gelosia lui non sa nemmeno cosa sia e per il resto sono fatti loro, Carlo non è di certo un moralista. Vorrebbe solo distaccarsene, semplicemente, metterla nel novero delle tante che in tanti anni ha avuto in equivalenti avventure ma si accorge di non farcela e questo lo fa arrabbiare. Che ci ha di speciale questa Mara? Non sa darsi una risposta, non sa dirlo ma lo sente sulla pelle.
Si rivedono due giorni dopo, Carlo è ritornato nella sua città di origine per la morte di suo padre, un padre assente dalla sua vita di cui però non ha mai sentito la mancanza. Un padre, tuttavia, è sempre un padre, un padre che gli ha lasciato molti dei caratteri somatici e comportamentali per quel poco che sa di lui. Gli ha trasmesso l'amore per le donne e la potenzialità seduttiva verso di esse, lo riconosce. Insomma, se non c'è mai stato affetto tra di loro o stima o simpatia, è stata la natura a segnare un indiscutibile legame. Imbriani Junior lui, indiscutibilmente. Della madre, diceva la zia quando ne parlava, una dolce sensibilità femminea, una freccia in più al suo arco per colpire le ragazze e ferirle dentro. Non c'è molta gente al cimitero per l'inumazione. Del resto, Mario Imbriani non aveva molti amici e lì ce ne sono alcuni che gli porgono le condoglianze, compagni di avventure, giocatori, faccendieri. C'è anche la compagna di Mario, una bella giovane donna ed un signore che si presenta come un notaio, il notaio presso cui suo padre ha depositato le proprie volontà. Gli dà un appuntamento, lo dà anche a Lia la convivente. Un testamento! Non se l'aspettava, non credeva che suo padre avesse qualcosa da lasciare...
Si rivedono dunque dopo due giorni, con Mara che incontra e gli fa le condoglianze. La incontra per strada, lei a piedi, lui in auto. La invita a salire e lei si fa raccontare, il racconto continua nel posteggio vicino alla Centrale. La vicinanza, il profumo di donna, il profumo di Mara lo travolge ancora: un misto di selvatico, floreale, pepe e cannella. Inebriante, irresistibile. Riparte improvvisamente, come trascinato, “ti voglio” le dice, ti voglio subito e lei ha un sussulto. Escono di città, escono dalla strada, Carlo si ferma all'improvviso, in una radura tra gli alberi. Tutti e due sapevano dove volevano arrivare ed eccoli lì in cerca di una posizione difficile da trovare, poi retrocedono, c'è più spazio lì. Lei lo slaccia, lo sente duro, ansima e gli sale sopra, lo cavalca lo sente tra le cosce e lo indirizza dove vuole, dove lo sente di più e meglio. E' lei che conduce la danza e Carlo non può che partecipare come può, sollevando il bacino, andandogli incontro. Gemiti, sospiri, un urlo soffocato alla fine della cavalcata selvaggia e appagante. Il fruscio delle fronde mosse dal vento, qualche verso di uccello. Il silenzio segue nell'estasi, poi, dopo un po' il freddo li prende e si ricompongono: si asciugano con dei clinex, si rivestono. Dopo un po', riavutisi:
E dunque dimmi, che è successo?
Te l'ho detto è morto mio padre e sono andato
Ti sei commosso?
Ma no. i rapporti con mio padre sono stati così sporadici che...
Quanti anni aveva?
Settantacinque
Dove viveva?
A Monterano in provincia di Frosinone
Io lo conosco Monterano, i miei nonni erano di lì e io ci sono andata spesso da piccola ma anche nel periodo del liceo, d'estate dopo il mare
Non mi dire, ma io non so niente di te e tu di me, la conoscenza è stata per ora solo “carnale”
Già la conoscenza migliore, la più sincera
Sì, sono d'accordo ma potremmo approfondire, anche il sesso può trarne giovamento
No, io non credo, credo tutto il contrario, il sesso migliore è quello animalesco basato su sapori, odori, brividi, lussuria. Tutto il resto reca solo disturbo
Forse hai ragione tu, restiamo così quasi sconosciuti, tu Mara io Carlo, un uomo, una donna come Tarzan e Jane, Jane e Tarzan. Mi viene da ridere
Anche a me ma la cosa è seria
Fantastica, difficile incontrare una donna così...”libìneare”, così diretta, sfrenata. Comincia a pensarci un po' troppo Carlo e si sente nervosamente troppo attratto, mai accaduto con le altre: prese e lasciate, da ragazzacci si diceva “una botta e via”. Invece ora nel corso della giornata non fa che pensarla, rivivere tutte le intense sensazioni provate. Non si è neppure fatto la doccia perché non vuole cancellare il suo odore, sopire il “brivido animale” che questo gli trasmette. Chissà che per lei non sia la stessa cosa o se invece sia alla ricerca di nuove prede. Ecco sì, una predatrice, pane per i suoi denti. Quel Mariotti, ma possono essercene altri. E poi che coincidenza, Monterano, il piccolo paese scelto da suo padre dopo la vedovanza, lo stesso dei suoi nonni paterni che Carlo non ha fatto a tempo a conoscere. A Monterano ce lo spediva la zia quando lei viaggiava e non si fidava a lasciarlo solo. Telefonava a Mario, lo infilava in un autobus e lui in breve si ritrovava al paesello, accolto con non molto entusiasmo da un padre che teneva troppo alla sua privacy, alla sua intimità. Lia, così giovane e bella, sembrava invece contenta di quella presenza. Un ragazzo quasi della sua età con il quale poter condividere gusti e impulsi. Mario la capiva ma la cosa non gli piaceva, era molto geloso ma non voleva manifestarlo apertamente. Un giorno d'estate, dopo una mattina trascorsa insieme al mare e Mario assente per un giro d'affari, Lia si fece avanti e se lo prese Carlo, di nascosto, con grande trasporto. Per lui era la prima volta e fu indimenticabile. Lia temeva che qualcosa potesse trapelare ma il fatto che ripartiva il giorno dopo la rassicurò. Carlo però... ora gli riveniva alla mente un particolare, aveva avuto la sensazione che qualcuno li guardasse, li avesse guardati mentre... Ma sì, ora ricordava anche il rumore dell'uscio che sotto si chiudeva mentre Lia era in bagno e che lui si era affacciato alla finestra vedendo in lontananza da dietro una ragazza correre via, un vestitino leggero e floreale che nella corsa lasciava intravedere le gambe. Non ci fece molto caso e nella memoria l'amplesso con Lia cancellava e avrebbe cancellato tutto il resto. Sospinto dal flusso dei ricordi di quei giorni lontani, Carlo è ora all' autostazione con suo padre che l'ha accompagnato, entra una ragazzina, dodici, tredici anni, un vestitino colorato a fiori un odore forte di pelle sudata e di ginestra insieme, un effluvio afrodisiaco che colpisce Carlo mentre Mario:
Ciao Mara
Buongiorno signor Imbriani
Che giri, parti?
No, non oggi, sono venuto a controllare l'orario
Questo scambio mentre Mara e Carlo si lanciano sguardi sfuggenti, un “ciao” reciproco tra due che non si conoscono e ora Carlo capisce, ricostruisce. Lei, la nipote di Elda, la donna delle pulizie, era in casa quel giorno lontano e forse aveva visto tutto. Poi furtivamente era uscita e aveva dovuto chiudere facendo il rumore che aveva udito. Carlo collega, inevitabilmente: Monterano, Mara, Lia, loro che fanno... Mara che assiste di nascosto turbata, invogliata forse, questo il passato. Il presente: la ragazzina non ha dimenticato, ora è una donna esperta, l'ha cercato, trovato, scopato ancora e ancora, non un caso, una coincidenza ma una volontà. La chiama per telefono, dal suo ufficio nel suo ufficio:
Ciao, dimmi
Ciao, devo vederti
Ora non posso, questa sera, se vuoi
Va bene, se sei libera, a casa mia
Perché questa urgenza? Una voglia incontenibile!?
Anche, certo, ma c'è dell'altro, devo sapere
Sapere? Che cosa? Non c'è niente da sapere, solo da fare. Alle nove, comunque, sono libera.
Mara si prepara all'appuntamento, decide di non truccarsi e si veste semplicemente, vuole apparire il più possibile naturale. Non è sicura ma è possibile che Carlo abbia capito, ricostruito la sua storia la sua provenienza, l'origine della loro conoscenza e del loro attuale rapporto. Lo scoprirà.
È sera, Carlo ha preparato una cenetta galeotta: risotto ai funghi, uova fritte con asparagi, un buon vino bianco. Mara apprezza l'idea, gli uomini come Carlo, scapoli, donnaioli, di solito sanno anche cucinare e questo è un valore aggiunto, accattivante:
Buono sei bravo, speciale il risotto
Aspetta di arrivare in fondo per dare un giudizio
Hai detto che volevi sapere... non tenermi in sospeso, mi hai incuriosito
Che cosa vedesti quella sera in casa di mio padre a Monterano?
Tu e Lia che facevate l'amore. Te lo faceva lei, tu ti lasciavi fare...
Allora è così, tu sei Mara la nipote di Elda! Ma come e perché eri lì quel lontano pomeriggio?
Avevo accompagnato la nonna per le pulizie, la casa era vuota, una volta uscite, già bel lontane, la nonna mi disse di tornare a chiudere le finestre di cucina di cui si era scordata, dandomi le chiavi. Eseguii e appena fatto quello che dovevo, entraste voi due. Chissà perché capii che sarebbe accaduto qualcosa di...interessante, di bello e la curiosità fu troppo forte, mi nascosi e poi...
Vedesti tutto, tutto
Già, e fu estremamente eccitante, come essere lì con voi voglio dire, non da spettatrice ma da attrice. Non potei fare a meno di socchiudere gli occhi e toccarmi fino all'orgasmo, concomitante con il vostro, proprio come se anch'io fossi lì tra voi due
Poi scappasti e chiudesti senza usare le chiavi, da lì quel rumore che mi fece andare alla finestra e vederti correre via, ogni tanto voltandoti indietro. È così?
Sì, certo e quell'esperienza da quel momento mi rimase addosso condizionando la mia vita futura fino ad oggi
Vuoi dire che il sesso...
È diventata un'ossessione per molto tempo, una vera e propria dipendenza ma non ho mai raggiunto il piacere di quella volta, piacere che raggiunsi guardandovi e tu mi sei rimasto scolpito nell'immaginario al punto di sentire che per liberarmi dovessi ritrovarti ed averti in profondità.
Beh, ci sei riuscita, mi pare, ma come hai fatto a trovarmi, a raggiungermi qui, capisco che non è stata una coincidenza
Ti ho seguito, cioè ho seguito la tua vita, certo e non è stato poi così difficile farlo, almeno all'inizio. Ti ho anche incontrato più di una volta e ti ho avvicinato come fosse per caso ma tu non mi hai mai riconosciuto, eri troppo preso da te stesso, dalla carriera dalle tante che ti stavano intorno. Inoltre, ero improvvisamente cresciuta, cambiata perché tu potessi riconoscermi di sfuggita. Poi te ne sei andato per lavoro in Patagonia e lì non potevo raggiungerti, mi ero già rassegnata, mi sarei portata addosso questa specie di malattia.
Diavolo, non sapevo di essere pedinato. Ma ti sei sposata, hai avuto dei figli...
Sì, certo ma questo non c'entra, ho pensato che sarei potuta guarire nella normalità borghese: una laurea impegnativa, l'assunzione nel tuo stesso importante Ente, il matrimonio con un bell'uomo non convenzionale, un militare d'azione, un ufficiale dei reparti operativi impegnato nelle missioni all'estero e perciò molto assente. Io libera di cercare con altri le sensazioni di quella giornata ma inutilmente. I figli, nella loro importanza, sono stati e sono l'altra faccia della medaglia: la rispettabilità, la moralità, un altro tipo d'amore, sacro
E poi...?
Quando ho saputo che eri ritornato, ho di nuovo seguito i tuoi passi fin qui dove ho chiesto il trasferimento
E tutto questo per rincontrarmi, per qualche scopata
Ma no, allora non hai capito, per liberarmi, per chiudere la partita. Le scopate, come dici tu, sono state il mezzo, non il fine.
La cena è finita, le parole non hanno tolto l'appetito, ora stanno bevendo un whisky sul divano, si guardano, si sorridono, lui riscopre da vicino quell'odore eccitante. Ricorda... lo stesso o quasi dell'autostazione di trent'anni prima, all'entrata di quella Mara appena sbocciata, un odore di terra, di stalla, di ginestra ora arricchito per contrasto da un famoso profumo francese: un amalgama davvero inebriante, un dolce amaro tutto particolare. Infatti, non resiste: la bacia, si baciano a lungo ma questa volta non c'è fretta, si abbracciano anche, al sesso sembra essersi aggiunto qualcosa che potrebbe essere, che assomiglia all'amore. Il ricordo di un passato così remoto, di un breve momento di quel passato si è congiunto al presente trasformandolo, rendendolo sentimentale. Fanno l'amore e lo fanno dolcemente, dormono insieme. La mattina Carlo si alza nella penombra di un giorno appena iniziato, è felice, forse per la prima volta, guarda fuori e vede una ragazza correre via dal portone ogni tanto guardandosi indietro, poi scompare come nel nulla. Gli gira la testa, ritorna a letto dove Mara giace di fianco nella esatta posizione di prima, le si avvicina da dietro, la bacia su una spalla scoperta, è fredda e nella stanza fa molto, molto caldo, ha un presentimento, la chiama, la scuote più volte, la chiama ancora senza risposta, senza risposta...




di
scritto il
2022-01-24
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