Conoscenza..carnale

di
genere
etero

Ci conoscevamo da sempre, solo di vista però, non ci eravamo mai parlati, neppure incidentalmente e le nostre stesse voci ci erano ignote. Io, molto più grande, la guardavo spesso, una bella ragazza, un po' straniera, appariva una, che so, tedesca, francese, svizzera o inglese, magari americana. Bionda ma non troppo, carnagione chiara, lineamenti marcati, un bel corpo e un atteggiamento distaccato, con quel viso curato ma senza trucco, i capelli raccolti, occhiali ben scelti, professionali. Qualche incrocio per il corso, qualche occhiata reciproca, sfuggente ma significativa. Insomma, mi piaceva, lei non so ma avevo la sensazione di essere ricambiato in questo senso. Comunque, niente, per tanti anni, mai un'occasione, cercata o no. Poi eccoci ad una festa di matrimonio di una comune amica fiorentina. Siamo isolati dagli altri che non conosciamo e ci incontriamo al buffet. Qualche scambio banale e scontato, poi io: "Finalmente ci parliamo, finalmente sento la tua voce". "Finalmente, hai detto, perché "finalmente"?". "Perché è stato un lungo desiderio quello di poterlo fare" "Beh anch'io.. insomma, ricambiavo ma il destino, la timidezza forse.." Io so che Adriana è libera, ha avuto degli uomini ma non si è mai sposata e il rapporto è sempre durato poco. Dopo un po' di chiacchiere insignificanti, rompo gli indugi e le dico: "Mi piacerebbe fare all'amore con te, sei così attraente.." "E dove, qui sul prato? Del resto siamo al buio e se ci infrattiamo.. Mi piace la camporella". Lo dice ridendo. "Non ridere Adriana". Le cingo la vita e la bacio, sul collo, poi in bocca e lei cede alla mia stretta abbandonandosi e poi reagendo, sollevando il bacino per sentirmi meglio (da lontano qualcuno ci guarda incuriosito per cotanto ardore). Ho in bocca il sapore della sua pelle, del suo profumo, del suo sudore e le chiedo di andarcene, di trovare un rifugio". "Ma dove?" "Non so, in macchina. La mia è molto grande, non troppo scomoda". "Va bene, dai, mi piace, sa di avventura giovanile, di tradimento, di puttana", lo dice senza ritegno. Questa volte non ride, le trema quasi la voce per l'emozione che le ha suscitato l'idea. Così andiamo, senza salutare, tanto nessuno ci conosce e la sposa è troppo impegnata. La prendo per mano e quasi di corsa ce ne andiamo verso il posteggio.
In campagna, sul sedile di dietro, io a sedere, i calzoni calati, gli slip strappati da Adriana arrapata che mi cavalca facendomela sentire attraverso le sue mutandine bagnate; le scosto e sento la sua fica calda e pulsante, sento la clitoride scappucciata ed eretta che si sfrega sulla mia "testa" e lei che geme e dice "che bello, che bello" mentre le mie mani giocano con i capezzoli eretti, duri come chiodi. Vengo alla fine abbondantemente, allagandola e lei allora si accarezza la fica e succhia di gusto le dita inzuppate ma non le basta, lo vedo, lo sento. Infatti si masturba e vuole che la guardi, vuole che guardi come si fa e se vorrò potrò leccargliela, me lo indica chiaramente. La mia eccitazione ora è rinata, lappo e lappo dall'ano alla clitoride che bacio e succhio mentre Adriana sussurra "continua continua, fammi venire, dai, fai vedere chi sei". Sono esausto, il godimento di lei mi ha impegnato allo spasimo ma la conclusione è stata bellissima. "Ci rivedremo?" mi chiede al distacco. "Certo, ci siamo appena conosciuti, non possiamo che approfondire, cercare di conoscerci meglio e di più". A casa non mi voglio lavare, mi piace troppo sentirmi il suo odore addosso e non posso resistere alla voglia di masturbarmi, per tutta la notte.
di
scritto il
2024-09-12
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