Un'esplosione
di
Frossi
genere
etero
"Che fa, chi aspetta?"
"Lei, chi altri
"E allora salga, sono qui"
Lo faccio, lei mi guarda e sorride, poi riprende la marcia
"Dove andiamo?"
"Dove vuole, dove posso averla"
"Allora a casa mia, che ne dici? Diamoci del tu"
"Ne dico bene, non vedo l'ora di baciarti"
Allungo la mano la tocco lì tra le cosce, sento la sua fica palpitare sotto le mutandine bagnate. Mi guarda, sospira, sorride, ha un piccolo sbandamento ma poi si controlla e prudentemente mi scosta.
Ora siamo a casa abbracciati, ci baciamo con una grande voglia reciproca, le lingue che guizzano e si assaporano. Lei sa di sale, di caffè di sesso. Mi morde sul collo e mi fa male, un male eccitante che ovviamente mi piace.
Eccoci nudi, gli indumenti sparsi a terra. La lecco dappertutto e mi soffermo là dove più forte olezza la bionda femmina arrapata: tra le cosce sudate, sulle ascelle profumate. Geme , mi dice "dai, fammelo sentire" e intanto lo afferra, lo accarezza, se lo accosta dove vuole. "Come è duro, come è bello, mettilo dentro il cattivone". Le sollevo una gamba, la sua fica è pronta, gonfia, umida, sussultante. Sono dentro, spingo e lei asseconda come meglio può la penetrazione.
Ora è in ginocchio, lo vuole in bocca e lo prende, lo lecca dalle palle alla testa che le piace tenere tra le labbra, come un frutto. Sente la mia reazione taurina e questo la spinge ancor più. Tiene le mani dietro la schiena per meglio simulare la scopata, nella bocca che attende l'orgasmo, l'attende la lingua che è fuori e si muove in attesa della imminente sborra mentre lei mi guarda fissa con un lieve sorriso.
Ora è lì, ultimo atto, lappa l'essenza che le ha coperto la faccia, che le è caduta dalla bocca al seno. Vuole arrivarci per leccare anche lì e solleva le zinne per portarle alla lingua.
Grande scopata, bella, travolgente, al termine di un'aspettativa durata qualche settimana, da che nella istituzione ci siamo incontrati, scontrati e sempre desiderati.
Un'esplosione!
"Lei, chi altri
"E allora salga, sono qui"
Lo faccio, lei mi guarda e sorride, poi riprende la marcia
"Dove andiamo?"
"Dove vuole, dove posso averla"
"Allora a casa mia, che ne dici? Diamoci del tu"
"Ne dico bene, non vedo l'ora di baciarti"
Allungo la mano la tocco lì tra le cosce, sento la sua fica palpitare sotto le mutandine bagnate. Mi guarda, sospira, sorride, ha un piccolo sbandamento ma poi si controlla e prudentemente mi scosta.
Ora siamo a casa abbracciati, ci baciamo con una grande voglia reciproca, le lingue che guizzano e si assaporano. Lei sa di sale, di caffè di sesso. Mi morde sul collo e mi fa male, un male eccitante che ovviamente mi piace.
Eccoci nudi, gli indumenti sparsi a terra. La lecco dappertutto e mi soffermo là dove più forte olezza la bionda femmina arrapata: tra le cosce sudate, sulle ascelle profumate. Geme , mi dice "dai, fammelo sentire" e intanto lo afferra, lo accarezza, se lo accosta dove vuole. "Come è duro, come è bello, mettilo dentro il cattivone". Le sollevo una gamba, la sua fica è pronta, gonfia, umida, sussultante. Sono dentro, spingo e lei asseconda come meglio può la penetrazione.
Ora è in ginocchio, lo vuole in bocca e lo prende, lo lecca dalle palle alla testa che le piace tenere tra le labbra, come un frutto. Sente la mia reazione taurina e questo la spinge ancor più. Tiene le mani dietro la schiena per meglio simulare la scopata, nella bocca che attende l'orgasmo, l'attende la lingua che è fuori e si muove in attesa della imminente sborra mentre lei mi guarda fissa con un lieve sorriso.
Ora è lì, ultimo atto, lappa l'essenza che le ha coperto la faccia, che le è caduta dalla bocca al seno. Vuole arrivarci per leccare anche lì e solleva le zinne per portarle alla lingua.
Grande scopata, bella, travolgente, al termine di un'aspettativa durata qualche settimana, da che nella istituzione ci siamo incontrati, scontrati e sempre desiderati.
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