Amabili, piccole tette

di
genere
etero

Sono al bar e ordino un cappuccino. Nell'attesa sbircio sul bancone e accanto ad una scatola per le offerte a favore di una bambina che si deve sottoporre ad un trapianto ve n'è un'altra per Monia " che si deve rifare le tette". E' uno scherzo evidentemente e allora chiedo ma mi si risponde che no, che Monia delle tette è quella ragazza là che sta per arrivare. Me la presentano, mi interesso e Monia mi dice che ha preso questa risoluzione perché i ragazzi che ha avuto l'hanno lasciata tutti per questo motivo, non ha le tette e lei non ne può più di questo che giudica un handicap, una mancanza genetica. Le dico: "Ma sei matta, sei così carina, i ragazzi che mi hai detto non capiscono niente, una come te dovrebbe solo essere amata e conservata. Le tette piccole possono essere molto attraenti più di un seno florido e preminente. C'è stato un periodo in cui quelle come te andavano di gran moda e tu avresti perfettamente corrisposto ai canoni estetici dominanti: un bel visetto da adolescente con lo sguardo languido, un corpo esile e slanciato, dei seni piccolo da potersi racchiudere in una mano, Twiggy. E tu ti sottoporresti ad un'operazione chirurgica rischiosa e dolorosa per sciuparti, divenire un'altra da te, anonima e banale. Monia mi ascolta compiaciuta e ribatte: "Quelli che frequentano dovrebbero avere i suoi stessi gusti ma purtroppo.." "So bene, un pescatore di spugne avrà questa perla rara". "Come?" "Niente, niente, una poesia" " Ma io ho capito e allora dove lo trovo un pescatore di perle?" "Eccomi, le dico, io di perle me ne intendo". " E io mi farei pescare volentieri da un pescatore come lei" Sono lusingato e attratto, non posso nasconderlo ma c'è la solita e castrante questione dell'età, per quanto Monia abbia di gran lunga superato i diciotto. Una contestabile legge vieta che il fiore sia amorevolmente colto ancora in boccio, deve sfiorire perché lo si possa avere e ad averlo deve essere, se mai, un insulso ragazzetto che non ha ancora l'esperienza per poter capire, sentire la bellezza. Distorsioni della così detta civiltà.
Quando Monia, dopo altri incontri al bar dove lavora, scopre la mia identità professionale, si interessa ancora di più e allora le dico.. mi azzardo e la invito a cena, quando avrà tempo, quando e se vorrà. "Certo , mi dice, con grande piacere, domani sera sono libera. Ci salutiamo, c'è gente ha da fare.

"Corsi quella notte il migliore dei cammini sopra una puledra di madreperla senza briglie e senza staffe". Ripensando a quella serata, mi rivengono in mente questi famosi versi di Garcia Lorca perché non esistono parole più vere e belle per descrivere quell'amplesso sulla spiaggia al chiaro di luna. Mi tenni il suo odore addosso per giorni e giorni evitando di bagnarmi e ho ancora in bocca l'aspro sapore della sua giovane pelle, la dura consistenza dei suoi rosei capezzoli in un seno androgino eccitante e ed eccitato.
Dopo qualche giorno passai dal bar per salutare Monia prima di andarmene, quasi a voler sapere se avevo lasciato il segno. Il barattolo di quella stupida offerta non c'era più, c'era lei che, sorridente, mi baciò sulla guancia.

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2022-06-17
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