La spiaggia
di
Frossi
genere
etero
Erano giorni che la guardavo la bella vicina di ombrellone, la signora bionda, bel viso, belle curve. Lei, certamente, lo capiva, lo sentiva e si muoveva molto, assumendo le pose più svariate, così, "involontariamente". Dopo qualche giorno le rivolgo la parola e lei sembra non aspettare altro che una interessante conversazione: vita, politica, cronaca, letteratura. Ci tiene far sentire che non è solo bella, anche se mi accorgo che c'è molto sfoggio nelle sue parole, poca sostanza. L'assecondo comunque, stuzzico la sua vanità e lei si accomoda i capelli, cambia spesso costume, raccoglie con gusto i miei complimenti. Tutto molto eccitante per me ma, capisco, anche per lei. Bisogna che uno rompa gli indugi, così le dico, infine, a bruciapelo che mi piace molto, che sono eccitato, che vorrei baciarla. Rimane sorpresa ma non si sottrae, mi guarda e tace, poi si avvicina e accosta le sue labbra alle mie, le sfiora, si alza di scatto, raccoglie le sue cose e se ne va. Che vorrà dire il suo comportamento? "Anch'io come te"? "Grazie ma non posso, sei carino però"? "Dai, insisti, seducimi fino in fondo, fino alla resa" ? Tutte e tre le risposte soni plausibili, attendo sviluppi. Il giorno dopo Carla non viene, l'indomani arriva pensierosa con poca voglia di parlare, poi palesa la sua solitudine, l'insoddisfazione del suo matrimonio con un uomo che non la considera più, rivolgendosi ad altre, insomma, tutto il repertorio di chi vuole giustificare in anticipo un tradimento. Ascolto e annuisco, poi con una scusa me ne vado, proponendole un appuntamento serale. "Stasera alle 21, davanti al Bar Stella dove preparano gli apericena". Non le do il tempo di rispondere, la voglio libera di decidere, senza impegni.
E' già passata mezzora e Carla non si vede, sto per andarmene, quando la sua voce, che da lontano mi chiama, arresta la mia ritirata. Mi si avvicina, sediamo e ordiniamo un Gin Fizz. Mi sorride, è molto bella così vestita di nero, truccata, il generoso seno in evidenza a controbilanciare il bel culo giottesco. Glielo dico, le piace, mi bacia su una guancia. Beviamo, parliamo di noi e anch'io dico la mia: "Sono stato piantato, i miei figli sono grandi ed autonomi". Carla figli non ne ha ma la cosa non costituisce un dolore, nemmeno un cruccio. Della "mamma" non ha la vocazione. Infine mi dice: "Dai andiamocene, ho vaglia di fare l'amore". La sua schiettezza mi sorprende e mi piace, le rispondo: "Dove, come, quando"? "A casa tua, subito, in piedi".
Ci siamo, lei contro il muro, le slaccio il vestito che cade ai suoi piedi, si scosta per non pestarlo, è nuda ma con le scarpe i cui tacchi la portano quasi alla mia altezza. La bacio insinuando la lingua lentamente con una sua risposta che non tarda a venire. Un magnifico scambio di saliva, un sentore di femmina eccitata dal mio sapore che coglie con gusto. La lecco ora, in ginocchio, tra le cosce, scostando le grandi labbra e bagnando le piccole, poi il clitoride scoperto e magnificamente in vista. Carla geme, manda gridolini e dice cose bellissime che accrescono la mia libido. Mi alzo, le afferro una coscia e la sollevo, mi apro un varco e la penetro lentamente, prima e poi quasi ferocemente in un ambiante umido di umori e intimamente accogliente, mentre lei mi attira a sè, vuole essere baciata. L'orgasmo è simultaneo perché vogliamo così, ci aspettiamo a vicenda e arriviamo insieme dove volevamo. Cediamo, ci ritroviamo a terra ansimanti e sorridenti. Le chiedo: "perché in piedi"? "Mi piace di più".
Ci saranno molte altre sere così fino alla sua partenza. Un distacco dolce e rassegnato, come quello della indimenticata canzone Arrivederci: " Abbiamo sfidato l'amore come per gioco ed ora fingiam di lasciarci soltanto per poco.."
E' già passata mezzora e Carla non si vede, sto per andarmene, quando la sua voce, che da lontano mi chiama, arresta la mia ritirata. Mi si avvicina, sediamo e ordiniamo un Gin Fizz. Mi sorride, è molto bella così vestita di nero, truccata, il generoso seno in evidenza a controbilanciare il bel culo giottesco. Glielo dico, le piace, mi bacia su una guancia. Beviamo, parliamo di noi e anch'io dico la mia: "Sono stato piantato, i miei figli sono grandi ed autonomi". Carla figli non ne ha ma la cosa non costituisce un dolore, nemmeno un cruccio. Della "mamma" non ha la vocazione. Infine mi dice: "Dai andiamocene, ho vaglia di fare l'amore". La sua schiettezza mi sorprende e mi piace, le rispondo: "Dove, come, quando"? "A casa tua, subito, in piedi".
Ci siamo, lei contro il muro, le slaccio il vestito che cade ai suoi piedi, si scosta per non pestarlo, è nuda ma con le scarpe i cui tacchi la portano quasi alla mia altezza. La bacio insinuando la lingua lentamente con una sua risposta che non tarda a venire. Un magnifico scambio di saliva, un sentore di femmina eccitata dal mio sapore che coglie con gusto. La lecco ora, in ginocchio, tra le cosce, scostando le grandi labbra e bagnando le piccole, poi il clitoride scoperto e magnificamente in vista. Carla geme, manda gridolini e dice cose bellissime che accrescono la mia libido. Mi alzo, le afferro una coscia e la sollevo, mi apro un varco e la penetro lentamente, prima e poi quasi ferocemente in un ambiante umido di umori e intimamente accogliente, mentre lei mi attira a sè, vuole essere baciata. L'orgasmo è simultaneo perché vogliamo così, ci aspettiamo a vicenda e arriviamo insieme dove volevamo. Cediamo, ci ritroviamo a terra ansimanti e sorridenti. Le chiedo: "perché in piedi"? "Mi piace di più".
Ci saranno molte altre sere così fino alla sua partenza. Un distacco dolce e rassegnato, come quello della indimenticata canzone Arrivederci: " Abbiamo sfidato l'amore come per gioco ed ora fingiam di lasciarci soltanto per poco.."
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