Il "dopo pipì" fu una gradita sorpresa 2.

di
genere
etero

Dopo che le slegai ambedue, mentre Susanna piagnucolava ancora assai dolorante, Sandra mi chiese di essere nuovamente posseduta ma in figa. Chiaramente le dissi di acconsentire cosa mi stava chiedendo ma la mia indole sadica anche in quel momento prevalse sopratutto, infatti, senza slinguarle la figa la penetrai a colpi duri e decisi da farla gridare dal gran dolore che le stava creando il mio modestamente enorme batacchione ma, dopo die o tre penetrazioni strazianti, volli peggiorarle la situazione ed estraetti fuori dal suo martoriato fighino il cazzone per poi introdurlo nello stretto culo facendola gridare straziata dal gran dolore che ruiscii a causarle. Chiaramente lei strillava, piangeva, implorandomi di smetterla a farla soffrire. Mi fermai dandole così l'illusione di non continuare nella dolorosissima azione ma, dopo alcuni minuti che feci trascorrere sempre col batacchio nel suo culo assai dolorante, lo feci uscire fuori per poi rinfilarglielo tutto dentro con colpi che furono per lei strazianti e per nulla soddisfacenti, eccitanti ma comunque io continuai imperterrito fino a quando lasciai schizzare nel culetto una ingente massa di sborra. Senza darle tregua feci uscire fuori il cazzo e glielo presentai davanti alla sua bocca, ordinandole con prepotenza, con cattivaria, di mettersi a ripulirlo con la lingua e lei invece subito vomitò in terra e tutta la scena, sin dal primo attimo, fu seguita da Sandra che certo immaginava che dopo sarebbe stato il suo turno ed infatti così fù perchè mi "cadde l'occhio" sul tavolino dove erano in bella mostra le racchette da Ping Pong e che io interpretai strumenti adatti a dare ad ambedue dolore, sofferenza, così afferrai Sandra e la feci sdraiare sulle mie gambe e, dopo che le abbassai le mutandine sulle cosce, presi a colpirla sulle natiche sode e "gommose", facendo schioccare bene la racchetta sculacciandola a ritmo intenso e lì lei iniziò una serie di urla, imprecazioni nei miei confronti che gradii moltissimo perchè ciò significava che la stavo sculacciando con intensità. Dopo che lei scalciò tentando di interrompere il martirio, le bloccai le cosce col provvidenziale cordino della vestaglia e così potei continuare a colpirla a racchettate decise e sonore col loro "sciaff" ripetuto più volte. Poi, dopo una breve pausa venne il turno di Susanna che appena intuì che mi stavo avvicinando a lei per bloccarla e sculacciarla, subito scappò a chiudersi nella sua stanza ma, senza indugio, io diedi un sonoro calcio alla porta ben chiusa e la serratura saltò via, permettendomi così di afferrarla ai polsi e, con una provvidenziale cintura potei immobilizzarla e, sdraiatala sul suo letto a pancia sotto, iniziai a sculacciarla: lei gridava ed io invece godevo malignamente. Che goduria per me che fù!
scritto il
2022-02-17
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