Sono stanca, fai tutto tu!
di
Yuko
genere
etero
La fatica di un turno durato oltre tredici ore.
A casa, sui fornelli, qualcosa di rapido e ci rilassiamo con le bacchette in mano di fronte alle ciotole di un ottimo phở.
Con i tagliolini di riso, il cipollotto fresco, le foglie di coriandolo e le spezie, la fatica manipola la mia stanchezza e solo poco dopo sono sul divano, in camicia da notte, così stanca da non riuscire a decidermi ad andare a letto.
Ci vuole qualcosa per valorizzare questa giornata di puro massacro, ed eccoti di fronte a me.
Io, svaccata con i piedi sui cuscini e le ginocchia sollevate.
Tu, con quello sguardo da canaglia.
Mi prendi le ginocchia e le allarghi.
Sì, la camicia da notte è corta e già hai visto che sotto sono nuda.
Sopra, be', si vedeva anche prima.
Stai lì, in piedi, davanti alle mie cosce, a guardarmela.
E già solo sotto il tuo sguardo la sento che si scioglie.
I capezzoli rispondono come le due antennine di una lumaca, si drizzano e ti cercano.
E ancora me la guardi, la ammiri, te la gusti.
Prendi in considerazione ogni dettaglio.
E io me la lascio guardare.
'Fai tutto tu, ora', penso.
Già la sento pulsare.
Seguo il tuo sguardo che scompare sotto il lembo della camicina di cotone ed è come se già tu me la toccassi.
La sensazione di piccoli brividi che risalgono sulle cosce serpeggia sulla pelle.
Allarghi ancora di più le ginocchia e la sento che si apre.
Percepisco l'aria fresca sulle mucose bagnate.
In questa posizione so che la passera ti si presenta in tutti i suoi particolari, satelliti e corollari.
I tuoi occhi scattano in rapidi movimenti per cogliere ogni minuzia.
I peli?
Le piccole labbra, scure e luccicanti?
La piega del sedere che scompare buia e insondabile verso il divano?
Resto in attesa mentre il tuo sguardo mi violenta, mi penetra, mi sonda, mi attraversa.
Quasi senza pensarci mi ritrovo a toccarmi una tetta.
E mi sto già mordendo un labbro.
L'impazienza.
Piego la testa in avanti e i capelli mi scivolano sul seno, mentre mi slaccio un paio di bottoni della camicina.
Il tuo sguardo viene distolto dal mio armeggiare e lo sento risucchiato nell'incavo tra i miei seni.
I capezzoli si palesano sollevando il cotone.
Ecco, ti avvicini.
Sentirai già l'odore della mia eccitazione?
Ora ce l'hai praticamente sotto il naso.
Le tue mani scorrono e mi afferri le caviglie.
Le alzi e mi ritrovo con le gambe per aria, i piedi nudi verso il soffitto.
Spalanchi le mie gambe come se fossero due ante di una baita, di fronte al nuovo giorno.
Quanto ti adoro quando mi prendi per le caviglie, mi allarghi e me la guardi.
Tu, in piedi di fronte alla mia intimità che non vuole celarsi in alcun modo.
Io, nelle tue mani, nuda e pronta a riceverti.
Tu, dall'alto della prospettiva delle mie cosce che inchiodano la tua attenzione alla mia vulva.
E ora ti avvicini, ti pieghi, e quando il tuo profilo supera l'orlo del cotone bianco sento il tuo alito sulla vulva.
Un momento che si dilata quasi all'infinito e arrivano i tuoi baci, la tua lingua, prima discreta e poi decisa.
Mi lascio incantare dalla visione delle tue mani che mi stritolano le caviglie mentre la tua nuca sporge appena oltre il lembo della camicina.
La tua lingua intanto mi rapisce e io non oppongo più alcuna resistenza.
Tra le tue mani, le mie caviglie nella tua stretta, le cosce piegate mentre mi divori.
E quando il mio respiro si frantuma in singhiozzi e scosse che si propagano lungo i fianchi, ti rialzi a contemplarmi, mollemente abbandonata, ancora sotto i tuoi occhi.
La tua bocca bagnata dai miei umori.
Ti guardo implorante mentre respiro affannosamente a bocca aperta.
Ed ecco, lasci le mie caviglie e ti slacci i calzoni.
Resto a gambe in aria a guardarti mentre ti sfili i vestiti, con lentezza.
Mi riprendi le caviglie, dolce e delicato, e ancora il tuo sguardo si inoltra nelle mie profondità.
E finalmente ti appoggi alle mie gambe mentre ti accasci sopra di me.
Piegata in due, le cosce aperte, ti sento finalmente entrare trionfante fra festoni di mucose gocciolanti di soffice muco.
Sei dentro di me.
I sospiri si trasformano in gemiti, ritmati dalle tue spinte.
Non ho più alcun pensiero: chiudo gli occhi e sono tua.
A casa, sui fornelli, qualcosa di rapido e ci rilassiamo con le bacchette in mano di fronte alle ciotole di un ottimo phở.
Con i tagliolini di riso, il cipollotto fresco, le foglie di coriandolo e le spezie, la fatica manipola la mia stanchezza e solo poco dopo sono sul divano, in camicia da notte, così stanca da non riuscire a decidermi ad andare a letto.
Ci vuole qualcosa per valorizzare questa giornata di puro massacro, ed eccoti di fronte a me.
Io, svaccata con i piedi sui cuscini e le ginocchia sollevate.
Tu, con quello sguardo da canaglia.
Mi prendi le ginocchia e le allarghi.
Sì, la camicia da notte è corta e già hai visto che sotto sono nuda.
Sopra, be', si vedeva anche prima.
Stai lì, in piedi, davanti alle mie cosce, a guardarmela.
E già solo sotto il tuo sguardo la sento che si scioglie.
I capezzoli rispondono come le due antennine di una lumaca, si drizzano e ti cercano.
E ancora me la guardi, la ammiri, te la gusti.
Prendi in considerazione ogni dettaglio.
E io me la lascio guardare.
'Fai tutto tu, ora', penso.
Già la sento pulsare.
Seguo il tuo sguardo che scompare sotto il lembo della camicina di cotone ed è come se già tu me la toccassi.
La sensazione di piccoli brividi che risalgono sulle cosce serpeggia sulla pelle.
Allarghi ancora di più le ginocchia e la sento che si apre.
Percepisco l'aria fresca sulle mucose bagnate.
In questa posizione so che la passera ti si presenta in tutti i suoi particolari, satelliti e corollari.
I tuoi occhi scattano in rapidi movimenti per cogliere ogni minuzia.
I peli?
Le piccole labbra, scure e luccicanti?
La piega del sedere che scompare buia e insondabile verso il divano?
Resto in attesa mentre il tuo sguardo mi violenta, mi penetra, mi sonda, mi attraversa.
Quasi senza pensarci mi ritrovo a toccarmi una tetta.
E mi sto già mordendo un labbro.
L'impazienza.
Piego la testa in avanti e i capelli mi scivolano sul seno, mentre mi slaccio un paio di bottoni della camicina.
Il tuo sguardo viene distolto dal mio armeggiare e lo sento risucchiato nell'incavo tra i miei seni.
I capezzoli si palesano sollevando il cotone.
Ecco, ti avvicini.
Sentirai già l'odore della mia eccitazione?
Ora ce l'hai praticamente sotto il naso.
Le tue mani scorrono e mi afferri le caviglie.
Le alzi e mi ritrovo con le gambe per aria, i piedi nudi verso il soffitto.
Spalanchi le mie gambe come se fossero due ante di una baita, di fronte al nuovo giorno.
Quanto ti adoro quando mi prendi per le caviglie, mi allarghi e me la guardi.
Tu, in piedi di fronte alla mia intimità che non vuole celarsi in alcun modo.
Io, nelle tue mani, nuda e pronta a riceverti.
Tu, dall'alto della prospettiva delle mie cosce che inchiodano la tua attenzione alla mia vulva.
E ora ti avvicini, ti pieghi, e quando il tuo profilo supera l'orlo del cotone bianco sento il tuo alito sulla vulva.
Un momento che si dilata quasi all'infinito e arrivano i tuoi baci, la tua lingua, prima discreta e poi decisa.
Mi lascio incantare dalla visione delle tue mani che mi stritolano le caviglie mentre la tua nuca sporge appena oltre il lembo della camicina.
La tua lingua intanto mi rapisce e io non oppongo più alcuna resistenza.
Tra le tue mani, le mie caviglie nella tua stretta, le cosce piegate mentre mi divori.
E quando il mio respiro si frantuma in singhiozzi e scosse che si propagano lungo i fianchi, ti rialzi a contemplarmi, mollemente abbandonata, ancora sotto i tuoi occhi.
La tua bocca bagnata dai miei umori.
Ti guardo implorante mentre respiro affannosamente a bocca aperta.
Ed ecco, lasci le mie caviglie e ti slacci i calzoni.
Resto a gambe in aria a guardarti mentre ti sfili i vestiti, con lentezza.
Mi riprendi le caviglie, dolce e delicato, e ancora il tuo sguardo si inoltra nelle mie profondità.
E finalmente ti appoggi alle mie gambe mentre ti accasci sopra di me.
Piegata in due, le cosce aperte, ti sento finalmente entrare trionfante fra festoni di mucose gocciolanti di soffice muco.
Sei dentro di me.
I sospiri si trasformano in gemiti, ritmati dalle tue spinte.
Non ho più alcun pensiero: chiudo gli occhi e sono tua.
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