Una storia inquietante
di
Andrea2022
genere
tradimenti
Seduto sul divano davanti alla TV, mi sentivo come svuotato nel corpo e sereno nella mente mentre dalla camera da letto, mi giungevano le risa ed i gemiti di mia moglie e del suo amante.
Nonostante il mio matrimonio fosse ben riuscito agli occhi di tutti ed anche di mia moglie soddisfatta dal tenore di vita che il nostro lavoro ci permetteva di condurre ed i nostri momenti di intimità piuttosto soddisfacenti e con una cadenza di rapporti superiore alla media, qualcosa mi rendeva inquieto e insoddisfatto.
In cuor mio sentivo che non era quella la mia vita.
Eppure avevo tutto, una bella moglie fedele e calda al punto giusto.
Un lavoro di prestigio che mi procurava il rispetto dei clienti e dei collaboratori eppure, eppure, qualcosa turbava la mia tranquilla routine.
Vivevo la cosa tra me e me nel timore di coinvolgere mia moglie alterando la sua serenità.
Mia moglie, una bella donna della quale mi ero innamorato subito ricambiato con incredibile sollecitudine e passione.
Avevamo fatto l'amore la sera stessa in cui ci eravamo conosciuti; così, con naturalezza come se fosse già stato tutto scritto per noi.
Dopo pochi mesi il matrimonio in municipio (Entrambi non abbiamo una particolare predisposizione verso il sacro che ci appare ambiguo, falso nei contenuti e blasfemo nei comportamenti) con l'unica pecca, dei figli che tardavano ad arrivare nonostante fossero passati già tre anni dal nostro primo incontro.
Tutto era cambiato quel giorno in cui entrambi un po' su di giri per aver esagerato con l'alcool in un piano bar, mia moglie aveva subito delle avances da un giovane col quale aveva ballato diverse volte durante la serata.
Io ero seduto sul divano col bicchiere ancora in mano ed osservavo mia moglie stretta a quello sconosciuto che pareva accettare certi suoi atteggiamenti alquanto arditi.
Era un ballo lento.
Lui la stringeva cingendola con entrambe le mani dietro la schiena mentre lei gli teneva le braccia intorno al collo e la testa appoggiata alla sua spalla.
Dalla mia postura, potevo vedere che lei aveva gli occhi chiusi mentre i loro corpi mi sembravano sempre più stretti.
Nei loro movimenti durante il ballo, potevo anche vedere che lui le teneva le labbra vicino ad un orecchio e le diceva qualcosa alla quale lei rispondeva accennando un sorriso.
Poi, comportandosi come se io non esistessi, lui l'aveva presa per mano e se l'era portata via.
Dopo alcuni minuti non vedendola apparire, mi ero alzato per andarli a cercare.
Non erano nel locale accanto e non erano neanche nei bagni dove lei avrebbe potuto chiedergli di accompagnarla.
Un po' preoccupato avevo cominciato a cercarli dappertutto trovandoli infine all'esterno del locale in una zona in cui, nella bella stagione attrezzavano i tavoli intorno ad una pista rotonda.
La zona completamente immersa nel buio era illuminata solo da un lampione oltre le siepi e questo mi permetteva di vederli in controluce senza essere visto a mia volta.
La scena era sconvolgente!
Mia madre col busto appoggiato al tavolo e la gonne piegata sulla schiena, aveva dietro di se un uomo di colore che la stava montando con una verga dalle dimensioni impressionanti.
Avevo dieci anni allora ed ero fuggito con impressa nella mente in maniera indelebile quella incredibile scena e negli orecchi le urla di mia madre.
Anche quella sera ero fuggito alla vista dell'enorme cazzo di quel giovane che da dietro stantuffava la fica di mia moglie strappandole oscene grida di godimento.
Come in un incubo avevo rivissuto la stessa scena di tanti anni prima.
L'epilogo era stato lo stesso, la mia fuga con una variante però: Il risveglio di un ricordo traumatico che credevo sopito definitivamente nella mia memoria.
Quando mia moglie era tornata da sola da me mi aveva accarezzato il viso e mi aveva detto "Ciao tesoro della mamma, come stai"
Aveva sulla mano lo stesso odore di maschio di quello di mia madre e tra le cosce, un rivolo di sperma che luccicava alla luce dell'abajour sul tavolino accanto al divano.
Quando si era seduta alla poltroncina di fronte alla mia accanto con accanto mio padre, aveva allargato le cosce mostrandomi la fica senza mutande col pelo scuro impregnato di qualcosa di biancastro.
-Amore, sono stanca, andiamo a casa a letto che domani dobbiamo andare al lavoro.-
Mi aveva mormorato con dolcezza mia moglie replicando la parole di mia madre che mi aveva detto "Tesoro della mamma, sei stanco, vieni che ti accompagno a letto perché domani devi andare a scuola."
Segue
Nonostante il mio matrimonio fosse ben riuscito agli occhi di tutti ed anche di mia moglie soddisfatta dal tenore di vita che il nostro lavoro ci permetteva di condurre ed i nostri momenti di intimità piuttosto soddisfacenti e con una cadenza di rapporti superiore alla media, qualcosa mi rendeva inquieto e insoddisfatto.
In cuor mio sentivo che non era quella la mia vita.
Eppure avevo tutto, una bella moglie fedele e calda al punto giusto.
Un lavoro di prestigio che mi procurava il rispetto dei clienti e dei collaboratori eppure, eppure, qualcosa turbava la mia tranquilla routine.
Vivevo la cosa tra me e me nel timore di coinvolgere mia moglie alterando la sua serenità.
Mia moglie, una bella donna della quale mi ero innamorato subito ricambiato con incredibile sollecitudine e passione.
Avevamo fatto l'amore la sera stessa in cui ci eravamo conosciuti; così, con naturalezza come se fosse già stato tutto scritto per noi.
Dopo pochi mesi il matrimonio in municipio (Entrambi non abbiamo una particolare predisposizione verso il sacro che ci appare ambiguo, falso nei contenuti e blasfemo nei comportamenti) con l'unica pecca, dei figli che tardavano ad arrivare nonostante fossero passati già tre anni dal nostro primo incontro.
Tutto era cambiato quel giorno in cui entrambi un po' su di giri per aver esagerato con l'alcool in un piano bar, mia moglie aveva subito delle avances da un giovane col quale aveva ballato diverse volte durante la serata.
Io ero seduto sul divano col bicchiere ancora in mano ed osservavo mia moglie stretta a quello sconosciuto che pareva accettare certi suoi atteggiamenti alquanto arditi.
Era un ballo lento.
Lui la stringeva cingendola con entrambe le mani dietro la schiena mentre lei gli teneva le braccia intorno al collo e la testa appoggiata alla sua spalla.
Dalla mia postura, potevo vedere che lei aveva gli occhi chiusi mentre i loro corpi mi sembravano sempre più stretti.
Nei loro movimenti durante il ballo, potevo anche vedere che lui le teneva le labbra vicino ad un orecchio e le diceva qualcosa alla quale lei rispondeva accennando un sorriso.
Poi, comportandosi come se io non esistessi, lui l'aveva presa per mano e se l'era portata via.
Dopo alcuni minuti non vedendola apparire, mi ero alzato per andarli a cercare.
Non erano nel locale accanto e non erano neanche nei bagni dove lei avrebbe potuto chiedergli di accompagnarla.
Un po' preoccupato avevo cominciato a cercarli dappertutto trovandoli infine all'esterno del locale in una zona in cui, nella bella stagione attrezzavano i tavoli intorno ad una pista rotonda.
La zona completamente immersa nel buio era illuminata solo da un lampione oltre le siepi e questo mi permetteva di vederli in controluce senza essere visto a mia volta.
La scena era sconvolgente!
Mia madre col busto appoggiato al tavolo e la gonne piegata sulla schiena, aveva dietro di se un uomo di colore che la stava montando con una verga dalle dimensioni impressionanti.
Avevo dieci anni allora ed ero fuggito con impressa nella mente in maniera indelebile quella incredibile scena e negli orecchi le urla di mia madre.
Anche quella sera ero fuggito alla vista dell'enorme cazzo di quel giovane che da dietro stantuffava la fica di mia moglie strappandole oscene grida di godimento.
Come in un incubo avevo rivissuto la stessa scena di tanti anni prima.
L'epilogo era stato lo stesso, la mia fuga con una variante però: Il risveglio di un ricordo traumatico che credevo sopito definitivamente nella mia memoria.
Quando mia moglie era tornata da sola da me mi aveva accarezzato il viso e mi aveva detto "Ciao tesoro della mamma, come stai"
Aveva sulla mano lo stesso odore di maschio di quello di mia madre e tra le cosce, un rivolo di sperma che luccicava alla luce dell'abajour sul tavolino accanto al divano.
Quando si era seduta alla poltroncina di fronte alla mia accanto con accanto mio padre, aveva allargato le cosce mostrandomi la fica senza mutande col pelo scuro impregnato di qualcosa di biancastro.
-Amore, sono stanca, andiamo a casa a letto che domani dobbiamo andare al lavoro.-
Mi aveva mormorato con dolcezza mia moglie replicando la parole di mia madre che mi aveva detto "Tesoro della mamma, sei stanco, vieni che ti accompagno a letto perché domani devi andare a scuola."
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